La nascosta

Ci è stato offerto questo contributo, che lasceremo in forma anonima.
Siamo davvero lusingate di poterlo pubblicare, perchè esprime quello che vorremmo comunicare, in particolare con il tema di questo mese: si può dire, si può parlare. Tutto si può dire. Usare le parole giuste non deve mai far paura.

aborto“Io sono la NASCOSTA. Cammino nel mondo, ma ai suoi occhi mi nascondo. La maggior parte delle persone che conosco o che frequento non vogliono sapere cosa ho fatto, le metterei nella condizione di vedermi in modo diverso, di compatirmi, condannarmi o far finta di niente. E io non le carico di questo fardello.
Io ho abortito. Volontariamente. C’è stato un momento nella mia vita in cui mi sono trovata difronte a una scelta che poteva essere solo A o B.
Parlarne non è nè facile nè difficile. Affrontare le conseguenze di esporsi è difficile. Le persone hanno la pessima abitudine di appiccicarti addosso le etichette, e tanti con i quali ho un buon rapporto finirebbero per vedermi solamente più come “quella che ha abortito”. Già passata grazie. Non ho la forza di cambiare da sola la testa degli altri e nemmeno è compito mio farlo. Ma mi posso difendere. Io non sono il mio aborto.
Chiamarlo aborto o interruzione volontaria di gravidanza non fa differenza per me. Non cambia la natura delle cose. Forse fa sentire meglio qualcun altro. Sono stanca di dovermi giustificare. Le donne abortiscono dalla notte dei tempi. Ma stranamente, dopo millenni, questo turba ancora il genere umano.
Siamo una società piegata dai sensi di colpa. E non ti è permesso perdonarti.
Io mi sono perdonata e non perchè mi sono detta che ero troppo giovane, con una relazione appena iniziata, con un feto potenzialmente deformato da medicine prese prima di capire che ero incinta. Il perdono arriva da se’, senza cercarlo, senza ambirlo.
Non considero il mio bambino non nato un feto senza importanza. Ho pianto prima di entrare in ospedale, sapendo che ero ancora in tempo per cambiare idea, ho tremato in sala d’attesa e sdraiata sul lettino ho provato un senso di solitudine che credo mai più proverò in vita mia. Ho affrontato un lutto con tutto il dolore che ne consegue, insieme al mio compagno (dei papà ci si dimentica anche in queste situazioni), ma se era mia intenzione fustigarmi a vita sarebbe stato meglio scegliere di farlo nascere.
Ho scelto di mettere la mia vita prima della sua. Non ci sono molte altre parole da aggiungere, altrimenti dovremmo inoltrarci nei sentieri di che cosa è una vita, cosa è giusto o sbagliato, chi o cosa è una madre. Si finirebbe per filosofeggiare senza vinti nè vincitori.
Non vivo tutti i miei giorni nel ricordo del passato, non sono straziata quotidianamente dai rimpianti, non vedo nei giochi di mio figlio la vita che ho negato al suo “feto maggiore” (troppo presto per conoscere il sesso). La vita che sto vivendo è già abbastanza piena per farci stare anche quella che ormai è passata.
A sfregio di tutte quelle donne che fanno i salti mortali per rimanere incinta, io ci sono riuscita due volte quell’anno. Non ho avuto il coraggio di abortire di nuovo, sempre per me, perchè ero io a dover affrontare l’intervento. Mio figlio è un figlio non cercato, accettato e amato col tempo (evidentemente la natura che mi ha resa così fertile si è dimenticata di darmi sufficiente spirito materno). Nel caso ve lo stiate chiedendo il padre è sempre lo stesso. Siamo cresciuti insieme come famiglia e come persone e l’aborto è stata una delle esperienze della nostra vita, che ha formato anche ciò che siamo oggi.
Ora potete scegliere l’etichetta da appiopparmi che più preferite.”

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113 thoughts on “La nascosta”

  1. @Serena,@Claudia-cipi:Si,ne sono sicura,perchè io l’ho trovato..sono proprio così fortunata io?non ci credo!sono tenace,non mi fermo finchè non trovo la soluzione migliore,soffro,piango,fatico..ma alla fine trovo..soluzione e serenità..
    comunque cerco ed ordino subito i libri citati!
    Magari quando li avrò letti se possibile ci risentiremo..
    Saluti

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  2. @ FEDERICA mi viene da sorridere al pensiero che fino ad una decina di anni fa la pensavo esattamente come te 🙂
    Poi ho avuto delle esperienze, vissute in prima persona o raccontate da persone vicine, ed ho cambiato profondamente modo di pormi.
    L’aiuto che basta cercarlo, non c’è sempre, e può essere per tantissimi motivi. Sarebbe troppo lungo parlarne qui, ma può essere uno spunto interessante per nuovi articoli e nuove riflessioni.

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  3. @Claudia-cipi:ok, ecco un primo caso che allenta la mia rigidità,hai ragione:forse in queste situazioni,in cui si può affermare che il bambino morirà SICURAMENTE la mamma può essere messa in condizione di abortire per porre fine il prima possibile a questa sofferenza,sempre previa la più accurata informzaione possibile..ma è ovviamente un’eccezione che conferma la mia regola contro l’aborto
    @StranaMamma,@Silvia:portando l’esempio del divorzio intendevo dire che secondo il mio punto di vista l’aborto è una delle tante scelte sbagliate che si fanno per cancellare le conseguenze di altre scelte fatte non troppo responsabilmente proprio perchè viviamo senza cercare quelle certezze semplici e allo stesso tempo potenti che ci aiutino a fare la felicità nostra e di chi ci sta intorno..e chi ci rimette sono i più piccoli/deboli da cui invece di imparare lezioni importanti ci facciamo spaventare perchè significa prendersi delle responsabilità che sembrano limitare la nostra vita..ed invece io penso che la rendano immensa,infinita..e vi prego di smetterla di definire la mia visione della vita romantica: come spero abbiate capito anch’io ho avuto i miei momenti difficili, le mie crisi,le mie scelte importanti, so come gira la vita, e proprio per questo so anche che facendo scelte eticamente corrette faccio la cosa giusta per me e per gli altri,perchè non sono sola e voglio e devo circondarmi delle persone giuste..e so che tutto questo comporta sacrifici, ma è questo che rende felici: vivere appieno la vita!questo penso significa accettare di prendersi cura di un bambino,che è sicuramente una delle “Persone giuste” di cui dicevo sopra..appena nasce,dopo un po’,chiedendo aiuto a chi si può:c’è sempre qualcuno disposto ad aiutarci,basta avere la voglia di cercarlo!

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    • Federica quando scrivi “c’è sempre qualcuno disposto ad aiutarci,basta avere la voglia di cercarlo!” mi chiedo veramente se sei sicura di questo. Perché per quello che ne so io non è affatto così. Ci sono troppi esempi del contrario di quanto tu affermi in questa frase. Basta leggere “la solitudine delle madri” di Marilde Trinchero o “una madre lo sa” di Concita De Gregorio per avere un’idea di cosa sto parlando. Quando una mamma diventa tale, anche con un bambino “normale”, viene sostanzialmente abbandonata a se stessa. Tutti gli aiutanti spariscono misteriosamente, risucchiati nelle loro vite di sempre. E la mamma viene lasciata ad affrontare ragadi, depressione post-partum, isolamento da tutto quel mondo di cui solo pochi mesi prima era parte integrante. E sto parlando di maternità “normali” senza patologie gravi, senza nessun problema apparente. Tutto questo aiuto di cui parli forse si può trovare da qualche parte, ma non è certo a portata di mano. Anzi. Troppo spesso anche quando lo si cerca attivamente non si riesce proprio a trovarlo.

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  4. @ Federica, purtroppo l’affido temporaneo non è un istituto che prevede la scelta da parte dei genitori. Una madre non può dare in affido temporaneo un neonato di sua iniziativa.
    Il problema, secondo me, non è affatto quello di chi si sposa, mette al mondo dei figli e poi divorzia: permettimi, non c’entra proprio nulla. Nella maggior parte delle separazioni i figli continuano ad avere due genitori e comunque una famiglia. Non pensiamo sempre alle separazioni “patologiche”, ricordiamoci che la maggior parte vengono vissute con una notevole civiltà di rapporti. Che poi comunque causino sofferenza, sono d’accordo, ma il paragone mi sembra decisamente eccessivo

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  5. @ Federica: sinceramente penso che ci sia una certa differenza tra i figli di genitori separati e i figli non voluti, nati e poi dati in adozione; credo che i traumi siano diversi ed anche le condizioni di vita dei figli di genitori separati rispetto a quelli dati in affido. Concordo pienamente sulla scelta responsabile nel rispetto di chi è coinvolto e nella massima trasparenza delle informazioni, qualunque sia la scelta che poi verrà operata nella madre, tuttavia ho il sospetto che questo non avvenga sempre, tu no?
    Hai scritto delle belle cose a proposito della tua esperienza, ma bisogna pensare che c’è anche chi non ha tutte queste certezze e penso che sarebbe assurdo imporre a chi non si sentirebbe pronto ad accogliere un bimbo malformato a portare a termine una gravidanza di questo genere: che senso ha mettere al mondo un bimbo che avrebbe ancora più bisogno di amore degli altri “normali” per abbandonarlo a sé stesso? Ecco a me questa parrebbe una crudeltà.

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  6. @ FEDERICA un bambino senza apparato urinario o senza cervello non può essere salvato. può solo soffrire se arriva a nascere vivo e finchè non muore. non c’è nessunissima speranza di salvarlo, solo illusione. e mi chiedo se vale la pena di farlo soffrire per non accettare prima che non potrà mai vivere e continuare a sperare ed illudersi. per me la risposta è “no”, per altri può essere “sì”. questo non lo giudico, ma mi sembra il caso di rifletterci per bene.

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  7. @Serena: Grazie per la tua risposta, una tra le più efficaci su di me, perchè mi chiarisce quale può essere un punto di vista “positivo” sull’aborto: prendersi la responsabilità di non abbandonare il bambino fregandosene di quel che sarà. Tuttavia penso che, scusate il modo sbagliato di dirlo ma non trovo altre parole, “eliminare il problema” continua a non essere il modo migliore di affrontarlo.
    Penso che ci siano altre soluzioni, altre vie di mezzo, difficili da seguire quanto volete, ma necessariamente da prendere in considerazione e provare a seguire, sempre secondo il mio punto di vista naturalmente. In effetti non sono ovviamente esperta in materia, ma spesso sento parlare di “affidi” temporanei, per esempio, per prendersi il tempo di riorganizzarsi, prepararsi ancora dopo i 9 mesi, stabilizzarsi e riuscire poi a prendersi cura del nuovo arrivato come si merita..perchè penso che l’ultima cosa che si meriti è, e di nuovo scusatemi, essere eliminato..Questo è quello che ho pensato quando dopo pochi mesi dalle vaccinazioni del viaggiatore fatte per andare in Ruanda(dove fra l’altro ho conosciuto la madre di una bimba nata da una violenza sessuale durante il genocidio amare e trattare questa figlia esattamente come le altre, fare meravigliosi progetti per lei, e non credo che questo si chiami fortuna, ma questo io chiamerei coraggio..), ho avuto un bel ritardo seguito da quasi un mese di perdite ematiche..non ho mai saputo se ero davvero incinta, il test preso in farmacia disse si, quello di laboratorio il giorno successivo disse no.L’unica cosa che sapevo era che mi avevano più volte sconsigliato di rimanere incinta prima dei 6 mesi perchè il feto sarebbe stato a rischio malformazioni, ed ho avuto paura: ma non ho mai pensato all’aborto, ero pronta a stravolgere la mia vita in qualsiasi modo per quella vita che, volente o nolente, pronta o non pronta, mi stava chiedendo di accoglierla..

    @LaNascosta:Certo che in me c’è la curiosità di capire qualcosa che io non farei, di capire se sto sbagliando..e forse ad un minimo di comprensione(ovviamente non condivisione!)mi ci sto avvicinando..continuando tuttavia a pensare che l’altruismo è 1 dei fondamenti della vita, perchè è rispetto dell’altro, crescita interiore, limite naturale al, esagernado un po per rendere l’idea, “delirio di onnipotenza” a cui ogni essere umano tende nel tentavivo di controllare un’esistenza che controllabile non è affatto..Già, ad ognuno la sua vita temporale: e chi ci da il diritto di interrompere quella di un altro solo perchè “mette a rischio” la nostra libertà(se poi è vero per davvero..), soprattutto se egli è il risultato di altre nostre scelte?

    @StranaMamma:il problema non è lo stesso di chi si sposa, mette al mondo dei figli e poi divorzia?non sono di nuovi bambini senza padri o madri?non sono di nuovo madri sole?allora non si dovrebbero affatto fare figli visto che non si può prevedere cosa succederà..bene la libertà di scelta(quella di metter su famiglia, quella di rischiare di rimanere incinta anche se non si è eventualmente pronti ad affrontare la maternità,quella di seguire o meno i consigli di chi ci sta intorno), ma sempre con responsabilità, informazione, rispetto per chiunque è coinvolto..o no?

    @Claudia-cipi:penso che la sofferenza sia la stessa, chiunque decida che quella vita non deve andare avanti, i futuri genitori o la natura o chissà chi..ma almeno uno può dire di averci provato a “salvare” quella vita..

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  8. @ FEDERICA tu parli di un bambino diversamente abile.
    Io penso ad una mia ex-compagna-di-pancia che aveva in grambo un bambino senza apparato urinario, con pochissime probabilità di nascere vivo e se anche fosse successo una bassissima aspettativa di vita (forse qualche giorno). Lei e suo marito hanno scelto di tenere il bambino e “lasciare fare al Signore”, così scrivevano (io non sono cattolica). In questo caso peso che avrei preferito l’aborto, che avrebbe causato meno sofferenze al bambino, credo. In ogni caso è morto prima di nascere, a gravidanza inoltrata, ed è stato terribile per tutti.
    Poi penso ai bambini anencefali, che non sviluppano il cervello o lo sviluppano solo in minima parte, assolutament eincompatibile con la vita. I più fortunati sopravvivono pochi giorni dopo la nascita. Fortunati? (girando da un link all’altro anni fa sono capitata su un sito dedicato, una tristezza infinita)
    Penso anche a tutti i bambini malformati, a quelli con la spina bifida, ai gemelli siamesi (si chiamano così quelli attaccati insieme?), …
    Ecco, conoscere questi casi e rifletterci mi ha portato a pensare che non posso ritenermi a tutti i costi contraria all’aborto. Non ce la faccio proprio.
    Mi trovo molto d’accordo con quello che ha scritto Marzia: ogni caso è a sè.

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  9. Una mia compagna di liceo è rimasta incinta quando frequentavamo l’ultimo anno; il padre era un nostro ex compagno che era stato bocciato l’anno precedente. Lei ha tenuto il bambino contro la volontà del padre che l’ha lasciata subito dopo. Quasi tutti hanno plaudito a questa scelta. Io mi sono sempre chiesta come sarebbe stata la vita di quel bambino e se la scelta di tenerlo sia stata effettuata in piena consapevolezza o sia stata frutto di pressioni da parte di quelli che dicevano che bisognava fare la SCELTA GIUSTA. Giusta per chi? Mi auguro ovviamente che tutto sia andato nel migliore dei mondi possibili per mamma e bimbo, ma il beneficio del dubbio mi è rimasto osservando alcuni atteggiamenti, sentendo le mezze parole della ragazza. E sono perfettamente d’accordo con Serena quando dice che forse a volte anche la decisione di non abortire può essere un po’ di comodo e venir presa per non andare contro ai consigli di chi ti circonda e ti consiglia, appunto, “la scelta giusta”

    Io sono per la libertà di scelta operata, il più possibile, limitando le pressioni di quella parte di opinione pubblica e di società (intesa come istituzioni) che consiglia sempre di “fare la scelta giusta” finché si è in gravidanza per poi lavarsene le mani una volta nato il bambino.

    Sulla possibilità di far nascere un bambino per affidarlo ai servizi sociali, mi pare un’opzione più utopica che realistica sia per i forti limiti delle strutture cui si è accennato prima di me, sia per le forti implicazioni psicologiche che comporta per madre e bambino. Una mia amica psicologa ha seguito parecchie persone adottate che, pur avendo una vita regolare e un ottimo rapporto con la “nuova famiglia”, faticano a superare il trauma dell’abbandono e del rifiuto vissuto in tenera età. E poi siamo così sicuri che le strutture di accoglienza dei bambini nati e non riconosciuti siano davvero un bel posto per crescere?

    Io non ho risposte a tutte queste domande, ma penso che non esista la scelta giusta in assoluto, quello che bisogna difendere è la concreta libertà di scelta.

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  10. Comincio da Chiara perchè mi ha fatto notare che in effetti ho scritto una boiata. Non ho spiegato per niente quello che intendevo. Non volevo dire che non ci si deve più turbare,ci mancherebbe, ma che la società lo vive ancora come un tabù (come diceva Silvia), come qualcosa di innominabile, che se si fa DEVE essere nascosto.

    A Federica invece dico che forse non ne hai così tanti di pregiudizi come credi. Hai discusso ed esposto il tuo punto di vista sempre con riguardo. Con i convinti non si può discutere, rimangono arroccati sulle loro posizioni senza possibilità di dialogo. Guardati da un’altra angolazione. Io credo che in te ci sia la curiosità di capire qualcosa che tu non faresti.
    Per usare una metafora è come se si cercasse di spiegare un colore a un cieco dalla nascita. Come si fa? Posso avvicinarmici, ma la non riuscirò mai a trasmetterlo del tutto. Mancano presupposti comuni. Non è una critica, è un dato di fatto.
    Quando i nostri figli cominciano a camminare non siamo lì a spiegargli come fare. Imparano da soli a trovare il loro equilibrio. Per questo non so come fare per farti comprendere il mio punto di vista. Solo tu puoi trovare questa comprensione.

    Come giustamente detto il mio è stato un atto di egoismo, e viviamo l’egoismo come qualcosa di negativo. Il protendere verso gli altri, il mettere gli altri prima di noi a qualunque costo è parte della nostra cultura. E di solito ci fa sentire cattive madri quando vorremmo “strangolare” nostro figlio che non ci fa dormire da svariate settimane.
    Ecco è questo altruismo a ogni costo che io non riesco a comprendere.

    Vogliamo vedere un embrione/feto come una forma di vita e non ne riconosciamo la sua biografia. Come per noi che vivremo chissà quanto o come bambini che muoiono dopo poche ore dal parto, abbiamo vissuto una “linea temporale”. Posso essere investita oggi, qualcuno oggi può decidere della mia vita. Per i bambini non nati è lo stesso. Hanno vissuto una loro linea temporale, diversa dalle altre.

    E dopo questo mi sa che sto straparlando.

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  11. Io nelle parole di Marzia mi sono ritrovata: come se avessi trovato pace alle riflessioni contrastanti che questa ricca conversazione mi genera da due giorni.

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  12. il mio pensiero è pressocchè identico a quello di marzia, e come lei avevo una fede al limite dell’ottuso.Ma le carte a volte ti portano a barare, ed essere intransigenti con gli altri significa esserlo anche con te stessa.Ma le carte non si conoscono prima, e impari a giocare a partita cominciata, purtroppo.

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  13. “Le donne abortiscono dalla notte dei tempi. Ma stranamente, dopo millenni, questo turba ancora il genere umano”

    QUESTO mi ha effettivamente turbato

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  14. Ho letto da spettatrice privilegiata tutte queste intense storie di vita. Privilegiata perchè non mi sono mai dovuta confrontare con certi dolori.
    Però ne ho avuti altri che mi hanno fatto completamente cambiare idea sui concetti di giusto e sbagliato, di costrizione o libero arbitrio. Ognuno di noi ha dei principi e delle convinzioni ma poi, oltre la porta, esiste la vita e non sempre le carte che ci capitano sono quelle con cui ci saremmo aspettati di giocare. Non è mai teoria, è una domanda che ci viene posta in un preciso momento. La stessa domanda in un momento diverso porterebbe probabilmente a risposte diverse.
    Non potrei mai dire di essere assolutamente favorevole o contraria a qualcosa, senza contestualizzarla. Vale anche per la decisione di mettere al mondo un figlio.
    La Nascosta lo ha dimostrato facendo scelte diverse davanti alla stessa questione. Non lo trovo affatto strano.
    Un tempo avevo convinzioni che mi parevano incrollabili, una “fede” che pensavo spiegasse molto … Ma sei giovane e ad entrambi i tuoi genitori diagnosticano un cancro, allora il molto vacilla, allora non esiste più nulla di assoluto. Ho imparato a non sopravvalutare i sensi di colpa, a non fustigarmi per ogni gesto fuori dal comune pensare. Le scelte che facciamo sono parte del cammino ed è giusto pagarne le conseguenze. Ma non spiegano quello che siamo, non definiscono i nostri confini, non necessariamente ci rendono migliori o peggiori. Possiamo continuare ad odiare un’esperienza vissuta ieri, però oggi abbiamo il diritto/dovere di amare la possibilità di essere diversi, la possibilità di rigiocare le nostre carte. I giudizi del mondo colpiscono molto ma non sono niente a confronto di quanto possiamo fare contro noi stessi.
    Il dolore di chi rinuncia ad un bambino è così simile a quello di chi non riesce a generarlo. Il perchè accada non lo chiedo più, è oltre la mia possibilità di comprensione. Semplicemente accetto.

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  15. Bè, ok, allora la mia riflessione è la seguente:
    io penso che scegliere di abortire sia in ogni caso una scelta egoistica.
    Non conosco persone che hanno abortito volontoriamente, per questo ero così interessata alla storia della Nascosta.
    Conosco invece una mamma ed il suo bambino diversamente abile e non ho mai visto una relazione d’amore tanto intensa, una gioia maggiore negli occhi di una mamma, una “caparbietà d’amore” che, andando contro medici e opinioni pubbliche, ha portato il suo bambino,ormai ragazzo, a camminare, sorridere, battere le mani a tempo di musica.
    Forse lei non ha avuto paura di cambiare la sua vita più del previsto trovandosi tra le braccia un bambino più bisognoso delle sue cure?forse lei non ha messo la vita di suo figlio, ancor più fragile e faticosa, prima della sua?
    Per questo non comprendo la scelta di abortire: che colpa ne ha quella piccola vita(a 6 settimane c’è un cuore che batte giusto?alla dodicesima settimana di gestazione, quando sono andata a fare un’ecografia di controllo e mi hanno detto che non c’era più battito ho visto già comunque la testa,le braccia,le gambe del figlio che avevo ormai perso, mi hanno detto, da almeno 3 settimane) se è frutto di scelte superficiali, di egoismo, di un deliquente o se non è perfetto? Perchè negargli la possibilità di riscattare tutto questo? perchè negargli la possibilità di trovare e dare quell’amore che è mancato nel suo concepimento? perchè non rimandare la scelta di quale delle 2 vite è importante a dopo, quando, in qualche modo, entrambe le vite possono decidere?perchè non fare una scelta che dia spazio ad un cambio di rotta?solo perchè è una via difficile?solo per non dover dare spiegazioni al vicino di casa?
    Mi avete gia detto che è sbagliato essere così rigida nel giudicare l’aborto; ma per ora non trovo motivazioni per allentare questa mia rigidità..forse perchè per ora ho incontrato SOLO riflessioni..
    E’ mio solito chiedermi se io posso cambiare ciò che di sbagliato vedo intorno a me o se io posso migliorarmi ogni giorno attraverso quello che incontro sulla mia strada: ho incontrato questo sito, ho incontrato questa discussione e mi sono posta le solite domande..scusate se in qualche modo ho disturbato,ferito,preteso troppo..

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    • Federica ci sono moltissimi esempi di bambini diversamente abili con mamme e papà meravigliosi che riescono a vivere “quasi” come se nulla fosse o anzi riescono a rendere il loro legame ancora più forte e unico. Purtroppo però ne esistono molti altri che non hanno la stessa fortuna. E ti assicuro che la loro vita è un inferno. E allora è difficile avere la stessa idea romantica della vita e dell’amore, o della scelta di portare avanti una gravidanza. Io credo che tutte le scelte siano fatte in modo egoistico. Anche quella di portare avanti una gravidanza a volte è fatta perché non ci si vuole assumere la responsabilità di prendere una decisione difficile, magari fregandosene un po’ delle conseguenze per quella vita che si sceglie di far nascere, ma di cui magari poi non ci si prende cura come meriterebbe. E allora ben venga chi quel coraggio ce l’ha.
      Credo come dice Marzia, che questo tema sia di quelli rispetto ai quali ci si può trovare a cambiare idea moltissime volte. Spero per te che non ti troverai mai di fronte ad una situazione del genere, ma se mai dovessi trovarti in quel momento, spero ti riuscirai ad essere più tollerante con te stessa di quanto tu non riesca a esserlo ora con gli altri.
      Non sento che tu abbia in qualche modo disturbato, ferito o preteso troppo. Il senso di affrontare questo tema difficile questo mese, è proprio quello di riuscire a creare una opportunità di confronto, anche e soprattutto tra chi parte da punti di vista totalmente opposti. E credo che ci stiamo riuscendo grazie agli interventi di tutti.

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