Cosa distingue una persona estroversa da una introversa? Ecco cosa condiziona il comportamento di noi genitori con i nostri figli a seconda del nostro e del loro temperamento
Gli estroversi si sa, hanno bisogno di comunicare. La comunicazione per noi estroversi è una necessità primaria, come il bere, il mangiare o il dormire. Chiudi un estroverso in isolamento per un paio d’ore, lo ritroverai prosciugato con la lingua penzolante. Una volta mi è successo di perdere completamente la voce a causa di una laringite. E’ stata l’esperienza peggiore della mia vita. Ero ad una conferenza, a presentare il mio lavoro, e la mia esigenza comunicativa era talmente forte da farmi riuscire a “parlare” lo stesso.
Scherzi a parte, gli estroversi non si riconoscono in base al numero infinito di amici che frequentano, o al modo chiassoso di fare. E gli introversi non si riconoscono dal loro essere schivi, silenziosi e solitari. Una persona introversa infatti può avere tanti amici quanto una estroversa. Nonostante questi stereotipi possono essere non troppo lontani dalla realtà, la differenza fondamentale tra i due è nel modo che hanno di ricaricare le batterie. Mentre l’estroverso se è stanco ha bisogno di fare quattro chiacchiere per distrarsi e ricaricare le energie perse, l’introverso ha bisogno di isolarsi e interiorizzare per ottenere lo stesso effetto.
Gli estroversi parlano a voce alta per prendere delle decisioni, gli introversi ci pensano e poi decidono. Un’estroversa sposata ad un introverso possono dare luogo a scenette famigliari quasi comiche. Io, estroversa, quando devo preparare le valigie prima di una partenza inizio più o meno il seguente monologo con GG, introverso, nella speranza di ottenere il suo supporto. Che dici farà caldo? Quanti maglioni porto? Forse uno basta, che poi sennò è troppo. Meglio andare con bagaglio leggero, no? Te che fai porti le scarpe per correre? Che poi tanto è inutile non abbiamo mai tempo. I libri però si, dai, magari una mezzora al giorno. Illusa, vero? Lui tace. Poi mi guarda e mi dice che dovrei essere in grado di farmi una valigia da sola alla mia veneranda età.
E’ chiaro che la valigia so farmela da sola (almeno credo 😉 ), il punto è che parlare a voce alta mi aiuta a decidere. Dovrei farmi queste domande in testa, ma l’esternazione dei miei dubbi è un passaggio obbligatorio verso la soluzione dei problemi, dalle scarpe da portare in vacanza a scelte di vita fondamentali. Noi estroversi non possiamo nascondere nulla. Tiriamo fuori le cose man mano che si presentano, confuse, nella nostra testa. Forse rendiamo il mondo meno noioso, più frizzante e spontaneo. Però gli introversi li invidio molto. Sembrano non avere bisogno di nessuno loro, che possono prendere decisioni, ricaricare le batterie e partire all’attacco tutti da soli.
E i bambini? Alla domanda tipica del genitore “come è andata oggi a scuola?” l’introverso risponderà semplicemente “bene” e non sarà possibile tirare fuori nessuna informazione supplementare dalla sua bocca, non saprete nulla di interrogazioni, litigi, o gite scolastiche. Il pargolo non parlerà nemmeno sotto tortura, risponderà a monosillabi, e cercherà di defilarsi al più presto per andare a chiudersi in camera sua.
L’estroverso non vi lascerà nemmeno il tempo di fare la domanda. Inizierà il racconto dettagliato di come le sue due migliori amiche abbiano litigato, il suo amichetto sia caduto in giardino, la maestra che ha interrogato tizio e caio. In breve tempo sarete al corrente di ogni minimo evento accaduto a scuola, volenti o nolenti.
Ogni giorno, quando prendo il Vikingo dall’asilo e gli chiedo come è andata, lui mi dice “bene” poi si mette seduto sul passeggino e ciuccia il dito per un pò, ignorando qualsiasi tipo di domande o conversazioni che io, estroversa, cerco di propinargli. Povero il mio tesoro! A volte però, seppur di rado, succede il contrario. Appena arrivo all’asilo, mi corre incontro e mi inizia a dire “abbiamo giocato prima fuori, poi mangiato, poi giocato con Carl, poi letto libro, poi disegnato“…così tutto di un fiato. Poi tira un sospiro di sollievo e si infila il dito in bocca raccogliendosi nel suo silenzio rigenerante. E’ naturalmente colpa mia. Si deve sentire frustrato da morire quando gli faccio tutte quelle domande a cui non riesce a rispondere. E quindi a volte, si prepara tutto, così chiudiamo subito il discorso e non ne parliamo più.
Insomma noi genitori estroversi di bambini introversi abbiamo un po’ da fare per imparare a rispettare i loro tempi. Spesso succede infatti che se si lascia il tempo all’introverso di rifletterci per conto suo, dopo qualche ora dal ritorno dalla scuola sarà più propenso ad aprire le porte e lasciarvi sbirciare nella sua vita privata. Soprattutto se a quel punto cercherete di aiutarli facendo domande più dirette, e invece di chiedere “come è andata a scuola?” chiedete “che è successo oggi a scuola?”.
I genitori introversi di bambini estroversi devono vincere una sfida diversa: quella di far capire ai loro piccoli cicloni di aver bisogno di un pò di spazio personale, e che non possono tenervi prigionieri di racconti infiniti, con il rischio di vedervi collassare per la stanchezza.
Per l’introverso lo spazio personale è una zona invalicabile, e cede le chiavi del cancello solo a poche fidate persone, e solo in poche e rare occasioni. Il bambino introverso si farà notare presto perchè spinge gli altri bambini quando è molto stanco e ha bisogno di spazio. Per i bambini molto piccoli che ancora non sanno esprimere verbalmente i loro bisogni è importante imparare a dire “ho bisogno del mio spazio, non sono pronto a giocare con te”, e sostituire l’azione fisica a quella verbale.
Insomma come sempre vige la regola d’oro: imparare a rispettare le esigenze di tutti, e imparare a far rispettare le nostre esigenze.
L’ha imparato persino il Vikingo, che di fronte alle mie insistenti domande ha iniziato a dire: “Mamma, te lo ‘cconto dopomani.”
In sintesi.
Gli estroversi:
- hanno bisogno di parlare con qualcuno per capire i propri stati d’animo
- condividono le proprie emozioni mentre le stanno vivendo
- hanno bisogno di feedback e conferme continue
- trovano la soluzione ai problemi parlandone con altre persone
- hanno bisogno della presenza di altri per ricaricare le batterie
- si mettono nei guai perchè fanno troppe domande
- imparano facendo
Gli introversi:
- hanno bisogno di tempo da soli per capire i propri stati d’animo
- condividono le proprie emozioni solo con poche persone
- si sentono privi di energie dopo essere stati in un gruppo numeroso di persone
- hanno bisogno di tempo da soli per ricaricare le energie
- spesso parlano dei fatti accaduti solo dopo qualche tempo
- imparano guardando, leggendo o ascoltando gli altri
- considerano lo spazio personale un bene prezioso e non amano invasioni
Mi sto rifacendo la cultura su introversi ed estroversi! A parte che Sara fino a qualche mese fa quando la prendevo dal nido partiva a macchinetta tipo “abbiamo giocato con le costruzioni, poi ho fatto pipì, poi ho litigato con x, mi sono tolta le ciabatte, ho giocato con la fattoria, a pranzo ho mangiato questo, quello e quell’altro, avevo il bicchiere rosso, due pezzi di pane, la sedia gialla, ….”, insomma, un’ora di dettagli. Ora se gli chiedo di raccontarmi qualcosa dice “uffa!”. Basta.
Anche lei ha bisogno di tempo. I miei parenti sono quelli che arrivano col volume a 35 su 40, urlando “ehii, vieni qui da zio” e prendendola subito in braccio. E ovviamente si dimenticano che in 5 anni li ha visti 3 volte… E lei allora si nasconde, e diventa scontrosa. Ma se le dai il tempo, se la saluti con un ciao e poi la lasci stare, è lei che inizia a uscire dal guscio (ossia da dietro le mie gambe) e intervenire e parlare. E una volta preso il treno non la ferma più nessuno, parla ore, e gioca e salta e ride…
Insomma, un’introversa a scoppio ritardato! 😉 Io invece ho scoperto di essere estroversa fino al midollo, la scena di te che fai le valigie mi calza perfettamente!
@Serena: chiaramente siamo d’accordo sul fatto che il rispetto debba essere in primis e sempre e comunque per le persone, come anche sul fatto che esistano più diversità tra le quali non fare differenza. Sta di fatto, però, che per alcuni il rispetto non è un valore assoluto e allora le persone diventano rispettabili a seconda dei casi. Quanti non rispettano, anzi disprezzano, gli omosessuali, solo per fare un esempio? Ecco che diviene necessario tutelare e difendere i diritti di… e sensibilizzare chi, per storia personale e/o condizionamenti culturali non è in grado di rispettare tutto ciò che è altro da sé.
Va da sé che, poiché nonostante tutto sono ancora numerosi i diritti da difendere, una scelta va fatta nella direzione di questo o quel diritto (o modo d’essere, per tornare all’introversione). Io ritengo che sia una fortuna che si agisca su più fronti e che ci siano associazioni che si battono per cause diverse ma ugualmente nobili.
Che i pregiudizi e i non riconoscimenti, tutti, siano dovuti alla cultura (e non alla natura umana, che è altra cosa) è assodato. Ogni cultura è caratterizzata da modelli normativi che le sono propri e in base ai quei modelli promuove o stigmatizza comportamenti e modi d’essere.
Di fatto, ancora tornando all’introversione, qui in Italia il bambino introverso è considerato problematico ed è facile riscontrare negli adulti (penso agli insegnanti ma anche ad alcuni genitori) un atteggiamento orientato alla “guarigione”, attraverso, ad esempio, la socializzazione forzata.
@ fede… appena incontro la burrosa, mi armo di cronometro! comunque io per non trascinare inutili conversazioni ho sempre alternato “si, ha sonno/ si, si è appena svegliato”. Qui una piccola rotondetta si deve difendere con le ughie e coi denti dalla moltitudine cordiale!! (e ti assicuro che io lo so per esperienza diretta: avrei voluto mordere tutte le mani che mi davano pizzicotti sulle guance!!)
sentite questa:
la mia C. non è propriamente “solare”..o meglio lo è, ma non con chi non conosce…diciamo che ha bisogno di almeno 15 minuti (cronometrati) per decidere se chi gli sta davanti è degno della sua attenzione..o se è una persona (o cosa) di cui ci si può fidare…io dico è che è “diffidente”..Insomma l’altro giorno davanti al macellaio, che le faceva boccacce, linguacce, smorfiette, aspettandosi una reazione appunto “solare”..lei è rimasta impassibile (come sempre), con uno sguardo totalemnte privo di espressione…e lui ha detto: ” A Signò! ma che ja detto de non da confidenza!” IOOOOO???? a una bimba di 15 mesi!!! e come pensa che possa capire il concetto di dare confidenza???? No no, è proprio così… In genere la reazione invece è: ” mi sa che c’ha sonno eh? è stranita?…”. NO, non ha sonno, non si è appena svegliata, non è stranita, non è timida, prima che lei le rivolgesse la parola, stava pure ridendo..con me, ovvio, anzi guarda un pò..cantava addirittura!…è che non la conosce, eppoi, perchè mai dovrebbe sorriderle? solo perchè è piccola, bionda, ha gli occhi celesti è cicciotella?…no, non è nemmeno antipatica…e udite udite…nemmeno INTROVERSA!..ha bisogno cavolo…di almeno 15 minuti di ambientamento!!! sono troppi???!!! SI, SONO TROPPI. per l’italiano sono troppi…non è possibile..HA SONNO…
N.B la reazione di C. è la stessa da quando è nata.
@ lidi: anche io sono rimasta inizialmente un po’ perplessa sulla necessità addirittura di tutelare i diritti degli introversi… però poi ho riflettuto proprio sulla scala di valori che si sta diffondendo, sui modelli comportamentali che vengono proposti come corretti e mi rendo conto che una persona, ed ancora di più un bambino, semplicemente e sanamente di temperamento introverso, viene considerato fuori-schema.
Che poi al concetto di introverso si associano caratteristiche che non c’entrano nulla e che non sempre convivono, come per esempio la remissività o la timidezza, che, ancor di più sono viste come negative.
@Serena: vedi, nonostante tutti gli anni trascorsi lontano dalla madrepatria, non ti dimentichi quali sono le caratteristiche negative di noi mediterranei…
Proprio ieri il Sorcetto è stato sottoposto ad un fuoco incorciato di domande di una vicina di casa (che conosce solo di vista). Stranamente questa volta ha deciso di rispondere quasi a tutte (roba tipo: “hai finito la scuola?” “te ne vai in vacanza?” “e nonna dov’è?” insomma, ci mancava solo “vuoi più bene a mamma o papà?” e il repertorio era completo) e credo che fosse la prima volta che le rispondeva a questa sorta di terzo grado, che, vi assicuro sarebbe stato fastidioso per chiunque. Ecco, dato che ha risposto, in modo piuttosto sintetico, ma decisamente educato, è stato elogiato dalla signora che mi ha fatto notare come fosse cresciuto e maturato perchè si sottoponeva alla sfuriata di banalità.
Consideriamo che qui l’aggettivo più quotato è “solare”, una parola che francamente mi urta il sistema nervoso. Quindi il modello “corretto” di persona è: estroverso, solare, loquace, aperto. Il contrario, da l’idea di qualcosa che non va, di un po’ problematico.
Diciamo che a tutta la nostra famiglia (sebbene io mi consideri decisamente estroversa) servirebbe una vacanza in Svezia ogni tanto, per ricaricare le batterie!
No… tranquilla… non ci stiamo autoinvitando di nuovo… per ora… 😀
Grazie per il link. Devo ammettere però che sono molto perplessa su questo argomento. Prima di tutto perchè non mi sono mai accorta dell’esistenza di questo problema. E poi perchè non penso che si debba pretendere il rispetto per le persone introverse, quanto piuttosto per le persone in generale. Per me l’accettazione della diversità include tutti, introversi, estroversi, bianchi, neri, omosessuali. Non faccio distinzione.
Io vivo in Svezia, in cui si guarda con più sospetto l’estroversione rispetto all’introversione, nel senso che qui la sfera personale è invalicabile. Qui se qualcuno ti rivolge la parola sull’autobus, ti chiedi immediatamente se è ubriaco o straniero. Mi viene da pensare che l’emarginazione, che mi sembra di capire che esista in Italia da parte dell’ambiente su bambini o persone introverse, sia più dettata da un fattore culturale diffuso fatto di voglia di sopraffare l’altro. Si gioca a fare i più furbi, sul lavoro, a scuola, e chi è più indifeso diventa vittima involontaria di questi atteggiamenti.
Si vede persino al parco giochi, quando i bambini si accalcano sulla scaletta dello scivolo, passando avanti ai più piccoli, perchè questo gli viene insegnato: a fare i furbi. Qui in Svezia se un bambino non rispetta la fila, viene immediatamente ripreso dal genitore. In Italia ho assistito spesso a scene in cui al più piccolo, che aveva subito il torto, gli è stato detto “impara a farti rispettare”. Per me questo è educare al non rispetto della diversità. E’ educare al rispetto del più forte.
Quello che ho tentato di fare scrivendo questo post, e tutti gli altri sul temperamento, è di comunicare che siamo tutti individui speciali, con le nostre caratteristiche. Dobbiamo imparare a capirlo noi genitori per insegnare ai nostri figli a trasformare le debolezze in punti di forza.
Siete indicizzate benissimo 😉 A breve andremo online con un sito nuovo (stile magazine/blog, per intenderci), ma i contenuti attualmente presenti ci saranno ancora.
Sono d’accordo, è considerata non conforme… e gli introversi non adeguati.
La LIDI non parte dal presupposto che l’introversione è una patologia (molti, come dici tu, intravedono in questo modo di essere aspetti patologici), ma che il non riconoscimento della diversità da parte dell’ambiente e della società può determinare per gli introversi il rischio di cadere in qualche forma di disagio pschico.
In questo senso, si parla di difesa dei diritti… e in primo luogo con la prevenzione nei bambini e negli adolescenti.
Sono andata subito a vedere il sito.
Riflettevo sul fatto che socialmente l’introversione è considerata un gran difetto… se non addirittura una caratteristica con aspetti patologici. Credo che, dopo tanti psico-qua e psico-la, ormai il concetto di esprimere le proprie emozioni, aprirsi, parlareparlareparlare… sia un po’ spravvalutato…
Io è da un bel pezzo che ho rivalutato lo starsene con se stessi a pensare, anche se per me è uno sforzo, dato che, come mi ha detto Serena, io sono della peggior specie: “amplificata ed estroversa”!
Grazie dell’intervento e della segnalazione, vado a leggermi i contenuti del sito con più attenzione.
(caspita, siamo indicizzati bene su Google!! Serena è proprio forte!)
Sono arrivata sul blog cercando su Google articoli sui bambini introversi. Mi permetto di segnalarvi, perché del tutto attinente, la LIDI (Lega Italiana per la tutela dei Diritti degli Introversi). Se siete interessate, potete visitare il sito in cui c’è moltissimo materiale sull’argomento (www.legaintroversi.it).
Nel frattempo, mi iscrivo al vostro feed 🙂
Grazie! E tu saresti un’amica, vero??! 😀
Chiarissima la differenza, prof! Se non ci fossi tu ad illuminarmi il cammino!!! In effetti non mi era mai venuto veramente il dubbio di essere introversa…
Silvia, te sei la peggiore specie: un’amplificata estroversa. AIUTOOO!!!! 😉
A parte gli scherzi, te ti chiudi in solitidine e silenzio perchè sei esaurita dal caos in quanto spirited, non perchè sei introversa. Chiara la differenza? Mi sa di no. Continuo a confondervi vero?
Da quello che leggo di Gloria l’erede ed il sorcetto si assomigliano molto. Il sorcetto è decisamente un introverso “puro”, in tutte le sue caratteristiche, ma se attacca un loop verbale (come lo ha definito Serena, che ha assistito personalmente ad uno da manuale!) non si sa più come azzittarlo. Però in quei casi non parla direttamente di se stesso: crea, come se facesse un disegno o cantasse una canzone. Esprime se stesso, comunque, ma in modo indiretto.
L’estroverso ti parla di sè in modo diretto.
Poi mi pongo molti dubbi su me stessa. Io sono un’estroversa: mi piace parlare e, se ho un’idea in testa, mi piace elaborarla parlandone. Eppure dopo uno sforzo di condivisione e convivialità ho bisogno di ricaricarmi in solitudine e silenzio. Quindi in realtà cosa sono io?
Boh, credo di essere me stessa!
Gloria non vedo nulla di strano in quello che dici. Gli estroversi non vanno necessariamente in giro a raccontare i fatti loro a tutti, e viceversa gli introversi. Il punto fondamentale è quale metodo si preferisce per ricaricare le energie. Te dopo essere stata una serata con una decina di amici ti senti carica o scarica di energie? E l’erede?
L’uscita dalla scuola è un momento chiave per capire questo aspetto del carattere proprio perchè i bambini sono tutti inevitabilmente stanchi, e hanno un gran bisogno di rielaborare gli eventi della giornata, parlandone con altri o ammutolendosi in un silenzio rigenerante.
Poi è chiaro che gli adulti abbiano ormai tendenzialmente imparato a gestire e mitigare il proprio temperamento, e possa essere più difficile capire la preferenza. Uso la parola “preferire” proprio perchè non è bianco o nero, e ci possono essere situazioni in cui si agisce diversamente dall’esigenza caratteriale che è comunque preferita.
Evidentemente non l’avevo spiegato bene nel post. Spero di essere stata più chiara ora. Grazie per avermi dato la possibilità di approfondire.
Mmmm l’articolo mi perplime… Troppo bianco o nero
Diciamo che sono tendenzialmente estroversa e mio figlio e tendenzialmente introverso, ma ci occasioni in cui i ruoli si invertono.
Io quando ho un nuovo progetto per la testa lo condivido con nessuno, la gente si ritrova ad accettare le cose fatte (tra l’altro lo sto proprio facendo in questi giorni!), mentre l’erede, a cui bisogna strappare le parole dalla bocca sulla scuola, sulle sue fantastiche storie mi parla per ore e ore fino a stordirmi.
Comunque sono più estroversa.