Mi ricordo ancora quando qualche anno fa chiacchieravo con una mia amica delle notti insonni con cui ci deliziavano i nostri figli. Discutevamo insieme dei vari metodi presenti sul mercato, e lei mi ha detto che intendeva applicare Estivill. Credo di aver tentato di dissuaderla, e credo che lei abbia timidamente tentato di convincermi ad attuarlo con il Vikingo. Naturalmente nessuna delle due ha ascoltato l’altra, come è giusto che sia con ogni “buon”consiglio: si ascolta, si valuta e si va per la propria strada perché ciascuno sa cosa è giusto per il proprio figlio. Quasi 5 anni più tardi, le ho chiesto di raccontarci la sua esperienza con i suoi due figli. Un metodo, una mamma (e un papà), due bambini, diversi.
Come mai avete deciso di usare il metodo Estivill con Pietro
Abbiamo scelto di usare il metodo Estivill con il nostro primo figlio, quando, dopo aver smesso di allattarlo di notte, i suoi disperati risvegli notturni sono diventati insostenibili.
Non si calmava mai, si svegliava 4-5 volte a notte senza trovare pace, né lui, né noi!
Ci racconti come è andata? Quanto tempo ci è voluto? Cosa ha funzionato e cosa no?
Abbiamo sentito parlare del metodo Estivill da mio fratello e mia cognata, lo stavano usando per il loro primo figlio, di 2 anni e mezzo che ancora non dormiva tutta la notte.
Prima di adottare Estivill abbiamo provato con altri metodi più soft ma non hanno dato risultati.
Al nono mese di Pietro, dopo circa due settimane di incubo per aver smesso di allattarlo la notte, abbiamo deciso unanimemente io e mio marito di applicare il metodo!
Abbiamo letto entrambi il libro, ne abbiamo parlato e dopo pochi giorni abbiamo iniziato.
Con grande sorpresa dopo il terzo giorno Pietro ha dormito tutta la notte. Lo mettevamo giù e dopo la cerimonia lo salutavamo.
Dal terzo giorno in poi non ha più pianto e ha iniziato a dormire tutta la notte fino al mattino.
Pietro ha ora 5 anni e va a letto da solo, è molto sbrigativo nei saluti: ninna nanna, bacetto e via si dorme… e a volte dice pure «mamma te ne vai per favore che ho sonno?»
All’epoca hai avuto dubbi sul metodo? Lo avete applicato con serenità o è stata una scelta difficile?
Quando abbiamo deciso eravamo determinati a farlo bene, sapevamo che qualsiasi modifica del metodo avrebbe potuto comprometterlo.
La scelta non è stata difficile, la difficoltà è stata nel sopportare i pianti dei primi tre giorni, ma anche in questo siamo stati sorpresi (e probabilmente molto fortunati) perché a differenza di altri racconti, Pietro piangeva molto meno a lungo col metodo Estivill che con altri metodi o in braccio a mamma o papà.
Non ha mai pianto più di 20 minuti. Quindi, si, è stata dura ma solo per 20 minuti a sera e per tre giorni.
L’esperienza con Andrea è stata diversa. Cosa è successo?
Quando vedi che il primo figlio dorme, decidi che puoi fare il secondo e ti auguri che tutto vada come per il primo! Così è stato, o almeno in parte.
Dopo due anni circa è nato Andrea. Tutta un’altra pasta. Tutto un altro carattere.
Anche lui è stato allattato la notte per un po’. Rimaneva attaccato a me molto meno di Pietro, ero molto ottimista, sembrava molto meno attaccato alla mamma…
Invece mi sbagliavo! Andrea era molto meno disposto a staccarsi da mamma. Lo scrivo ora che ha 2 anni e mezzo ed è ancora così!
Sicuri che anche Andrea potesse imparare a dormire da solo, anticipando forse un po’ troppo i tempi, all’età di 4 mesi ho fatto il primo tentativo Estivill.
Priva di iniziare con lui il metodo abbiamo provato di tutto. Ma niente lo tranquillizzava.
Il distacco era troppo per lui. Non lo sopportava. Era, ed è tuttora, capace di piangere tre ore di seguito, o alzarsi dal letto suo e venire nel nostro anche 20 volte di seguito! Eravamo devastati.
Non accettava nient’altro che stare con la sua mamma vicina.
Quindi a 4 mesi abbiamo provato, sicuri che i ritmi di Estivill potessero regolarizzarlo.
Niente da fare al primo tentativo. Abbiamo lasciato perdere.
Ci ho riprovato a 6 mesi e dopo 10 giorni di pianti ininterrotti ha cominciato a dormire tutta la notte! Finalmente – dicevamo – anche lui è andato!
Ma puntualmente dopo un mese ricominciava a svegliarsi la notte e a non andare volentieri a nanna. Si ricominciava con il rituale, un’altra settimana di pianti e via si ricominciava a dormire.
Così per circa 9 mesi. Il metodo funzionava per uno o due mesi e poi scattava non so cosa e Andrea tornava indietro e voleva dormire solo con me!
Poi le vacanze estive hanno peggiorato le cose visto che siamo costretti a dormire tutti e 4 in una stanza.
L’autunno successivo abbiamo riprovato ma nonostante dopo una settimana-dieci giorni ricominciasse a dormire da solo, esattamente dopo un mese perdeva il ritmo…
Cosa pensi abbia funzionato e cosa no questa volta?
Ancora non sappiamo bene cosa sia successo, cosa non è andato. Anche perché continuiamo a svegliarci una volta a notte, tutte le notti! E questo grazie a una cura omeopatica, senza la quale i risvegli sarebbero 5 o addirittura 6 a notte.
La differenza tra i due casi sta sicuramente nella nostra stanchezza accumulata. Più aumenta la stanchezza e meno si riesce a tenere il punto.
Per sopravvivere poi si cede a vari compromessi e bimbi come Andrea hanno capito bene questo gioco.
Infine Andrea, a differenza di Pietro che in base a quanto insegnatoci da Tracy Hogg è un tipo da manuale, è assolutamente imprevedibile, e l’imprevedibilità è dura da gestire.
Pietro ha bisogno di un contenimento e i ritmi di Estivill gli hanno dato questa “sicurezza”. È come se lui sentisse proprio il bisogno di essere “inquadrato”, sostenuto, accompagnato seguendo delle regole ben stabilite.
Vista la tua esperienza con i tuoi due figli cosa ti senti di dire su questo metodo?
Dopo il successo con Pietro andavo dicendo che fosse un metodo applicabile a tutti i bambini. Dopo l’esperienza con Andrea, a malincuore, dico che non è adatto a tutti.
Continuo a condividere e sostenere pienamente il senso di questo metodo: i bambini devono imparare ad addormentarsi da soli o con dei pupazzi che possono ritrovare nel risveglio notturno, questo mi pare un insegnamento di vita, aiuta a far crescere bambini autonomi, coccolati, in altri momenti, ma indipendenti!
Ma infine dico… se ti capitano bambini come Andrea… bè ci puoi fare poco… ma puoi farci poco anche con altri metodi.
Dopo l’insuccesso di Estivill abbiamo comprato tanti altri libri: fate la nanna con il sorriso, fate la nanna in braccio, fate la nanna nel lettone, fate la nanna in piedi… e dopo 2 anni e mezzo Andrea ha deciso che il metodo migliore è quello di addormentarsi solo con mamma, dorme nel suo letto dalle 20.30 fino all’una-alle due di notte per poi andare a finire le ninne nel lettone accanto a mamma. E dopo 2 anni e mezzo di sonno interrotto non ce la faccio più a prenderlo e riportarlo a letto, perché lui è capace di rialzarsi 10 volte ancora per rifiondarsi nel lettone…
In realtà proprio in questi giorni sto riprovando a non farlo venire per niente nel letto nostro.
Quando arriva mi alzo e lo riporto nel suo… insomma… è una settimana almeno che mi sveglio e mi alzo 4 volte a notte… e alla quinta… alle 5 del mattino quando la sveglia è puntata alle 6.40 cedo inesorabilmente!
Sono parole ahimè di una mamma scoraggiata e stanca… che si accontenta di dormire a pezzi e che sorride quando le dicono «non ti preoccupare a 3 anni cominciano a dormire!»… chissà se Andrea, l’imprevedibile, seguirà mai questo cliché come tutti i bambini… perché mai dovrebbe farlo???
Cosa diresti ad un genitore disperato per le notti insonni che ha deciso di adottare Estivill?
Direi assolutamente di provare! Ma di non farlo a modo proprio, se si decide di farlo va fatto alla lettera! Pensate che è per il bene del bambino e anche di mamma e papà!!!! Io adesso vedo Pietro che è un bimbo felice e contento la sera di andare a dormire! E questo è merito di questo metodo che gli ha dato sicurezza e fiducia.
Se invece vedete che i pianti sono così disperati e durano troppo a lungo.. bè allora lasciate stare. Provate con altro, con metodi più semplici, con gocce di lavanda sul cuscino… con qualsiasi cosa… magari a voi funziona!
Serena sono andata indietro con la memoria e I guai sono cominciati esattamente nella prima settimana di svezzamento. Io pensavo in cuor mio di poter avere piu’ autonomia dato Che la piccola mangiava di buon gusto e invece sono cominciati I continui risvegli. Che tu sappia c’e’ una associazione tra allergie o intolleranze alimentari e I continui risvegli notturni? Se si, vado al BVC e espongo il problema?
Grazie mille e buona notte…
Lucia entrambi i miei figli hanno avuto un’intolleranza al latte vaccino. Se mangiavano formaggio, yogurt e simili si svegliano moltissime volte, spesso con un urlo, e poi si riaddormentavano subito. Tolto il latte e derivati i risvegli sono passati da 10-20 per notte a 2-3. Verso i 3 anni al Vikingo è passata e ora mangia tutto anche se il latte ancora non lo beve con piacere. Con Pollicino che ha 2 anni siamo ancora Milk free.
Scusa, forse quando non si dorme si perde un po’ di lucidita’…
Ho letto i post e sono pieni di spunti interessanti, ma credo che i problemi nel mio caso siano 2: uno, non mi regge il cuore a vederla piangere in modo disperato quando la metto giu’ in culla da sveglia (ho provato decine di volte ma lei non si rassegna); due mi sembra che piu’ passano i mesi piu’ lei si attacca a me invece di autonomizzarsi e ho l’impressione che il disagio che esprime nel sonno faccia parte di una piu’ generica paura di essere abbandonata.
E’ possibile? O sono mie paranoie e sensi di colpa perche’ ho cominciato a essere meno presente a casa?
Con mio figlio di quasi 3 anni ho avuto tanti altri problemi, ma non il sonno. Ma ho capito bene che ogni figlio e’ diverso dall’altro anche se a me sembra di essere la stessa…
Lucia intorno agli 8 mesi c’è una presa di coscienza che gli fa capire di essere “altro” da te. Questo si manifesta proprio con paura dell’abbandono. Mi ricordo chiaramente Pollicino che fino a quel punto potevo lasciarlo nelle mani di chiunque e lui rimaneva buono e tranquillo, mentre allo scadere degli 8 mesi è scattato qualcosa nella sua testa per cui non potevo abbandonarlo un momento. Se fossi in te non mi farei venire i sensi di colpa, perché non aiutano ne lei ne te. Cerca semplicemente di tranquillizzarla, piano piano capirà che ritornerai sempre.
Per i risvegli frequenti potrebbe esserci un problema di allergie o intolleranze? Mi viene il dubbio visto che ha 8 mesi, e dici che va avanti da 2 mesi, quindi coincide con lo svezzamento immagino. Se dipende invece dalla sua incapacità di addormentarsi da sola, allora temo che dovrai trovare il modo di insegnarle ad addormentarsi nel suo lettino e affrontare qualche lacrima (e preciso che non sto suggerendo Estivill! )
Lucia puoi provare a leggere qualcuno dei post di tracy hogg e vedere se trovi qualche spunto. La tua domanda è talmente generica che non saprei da dove iniziare se non facendoti un sacco di domande 😉
Forse la mia richiesta di aiuto si e’ persa tra i mille spunti di discussione tra mamma cattiva e Serena, sicuramente molto interessanti! Tuttavia, spero che Silvia o Serena abbiano un po’ di tempo per rispondermi…stanotte altra notte senza dormire…mi sembra che vada sempre peggio. La piccola si e’ svegliata alle 2 e riaddormentata alle 5!
scusate, ma mi sembra di essere un pò fuori dal coro. ma qui nessuna di voi allatta di notte?
Che bel dibattito!
Sono contenta di aver suscitato tutto ciò… sto per partire per Zurigo per lavoro ma spero presto di leggere tutti i vostri contributi!
La mamma intervistata!
Vorrei portare un piccolo contributo nella definizione della differenza tra mettere a letto ed addormentarsi che poi è il punto cruciale del consiglio che Serena ha dato a Simplymamma e che Mamma Cattiva assimilava nella sostanza al metodo Estevill. Con la mia seconda più reattiva e più discontinua in tema di sonno rendermi conto di questa differenza è stato anche per me fondamentale. La routine (andare a letto alla stessa ora e con le stesse modalità –cose che dice anche Estevill) e il traino del bambino grande sono state un buon aiuto e penso che il genitore abbia la possibilità di dare un messaggio chiaro e fermo, un confine preciso nel momento in cui si dice: ok, adesso si va a nanna a dispetto di capricci e contrattazione sull’ultima filastrocca ecc. A questo però sono convinta vada associata una forma di sostegno e di guida se il bambino ne ha bisogno commisurata anche all’età del bambino e alle capacità cognitive che ha in un dato momento. Banalmente, se parlo alla mia bambina ora, so che se gli dico che è tardi e che domani bisogna andare all’asilo, lei capisce il messaggio, per dire. Ed è per questo che anche a me la Hoggs è sempre sembrata incommensurabilmente più equilibrata rispetto a Estevill perché comunque bisogna lavorare nel senso di una gradualità. Dunque se piangi ti tengo, ma poi ti metto giù, poi sto un po’ lì, poi esco ma se piangi ritorno, rimango nella stanza e il giorno dopo faccio un piccolo passo avanti nel senso di insegnarti a stare nel tuo lettino ma se ti serve resto comunque vicino a te. E’ stato un lavoro lunghissimo ma alla fine stabilire un contatto molto solido con la bambina proprio mentre le insegnavo a staccarsi da me, mi ha aiutato. Quando ho compreso questo passaggio, la bambina ha cominciato a tranquillizzarsi e piano piano ha cominciato a stare per periodi sempre più lunghi nel suo lettino da sola, senza piangere e tranquillamente prima di addormentarsi. Ora ci mette circa 45 minuti : io la tengo un po’ con me, la saluto, la metto giù, lei parla con i suoi pupazzi, si rigira, sa che dopo un po’ torno a salutarla ma non piange e non mi chiama anche se sa che potrebbe farlo in qualsiasi momento. Prima mi isterizzavo anch’io per questo tempo in cui mi sentivo “obbligata” a essere lì presente e più pretendevo che si addormentasse all’istante più ovviamente lei prolungava l’addormentamento. Invece ora se ci mette mezz’ora, un’ora, 20 minuti non è un problema per nessuno e soprattutto per lei.
Mi consolo a vedere Che ci sono tanti bimbi in giro Che non dormono tutta la notte sense svegliarsi…!
Qui in Svezia sono circondata da mamme Che mi raccontano di mettere I bimbi a nanna alle 19 e loro si addormentano da soli, senza piangere, dormendo senza interruzioni sino alle 6 del mattino….
Aiuto! A casa mia il sonno e’ un miraggio! Ho bisogno dei vostri consigli: mia figlia di 8 mesi, tetta dipendente e gran mangiona, da un paio di mesi ha un sonno molto leggero e frammentato di notte, mentre di giorno e’ un po’ meglio.
Si e’ sempre addormentata in braccio da quando e’ nata in massimo 10 minuti e poi una volta messa nella culla verso le 20 dormiva sino alle 24. Di notte si attaccava alla tetta quando voleva (da noi c’e il cosleeping) ma senza svegliarsi mai e dormiva sino alle 7 del mattino.
Da due mesi e’ da impazzire… Una volta messa in culla alle 21, si sveglia un innumerevole numero di volte…piangendo a squarciagola…poi appena presa in braccio si riaddormenta in un minuto per poi risvegliarsi dopo poco. Io pensavo fosse fame e credo Che per un mese sia stata davvero fame, perche’ ciucciava a piu’ non posso.
Ora quando si sveglia non vuole mangiare ma solo essere tenuta in braccio. E quando non sono vicina a lei, si sveglia molto piu’ frequentemente.
Di giorno mangia 4 pappe solide e prende almeno 4 volte la tetta; non vuole il biberon ne’ il ciuccio. Pesa 10 kg e 400 grammi.
Graze per I vostri consigli!
sappiate Che ho una repulsione profonda per estevil e il suo libro…
Allora, provo a spiegarmi…non è semplice.
Quello che hai suggerito a Simply e che condivido in pieno è la parte chiave del metodo Estevill (ma un corno, non è Estevill che ha coniato questo approccio, fior fiori di pediatri risponderebbero di agire in questo modo); è a mio avviso la parte che dovrebbe risuonarci dentro per aiutarci ad accompagnare i bambini al sonno tranquillo e autonomo ma noto spesso che invece la parte spesso demonizzata è solo quella in cui lui dice della storia del pianto. Ora io voglio vedere chi, tra genitori che abbiano un “cuore” e un minimo di sensibilità, sia poi in grado di lasciare un bambino urlare per delle ore. Di fatto chi riesce con questo metodo non si trova mai a quel livello di reazione mentre chi non riesce è perché in effetti si fa sopraffare dalle reazioni del piccolo (e aggiungo a giusta ragione…mai riuscirei a lasciar urlare un bambino in una stanza da solo per delle ore). Sono i casi in cui il metodo non è applicabile e questo secondo me è il senso di questa intervista.
L’età poi è un elemento chiave. E’ una delle cose che ho scritto nel mio primo commento. Più avanti si va con l’età e più diventa difficile togliere l’abitudine di quello che fino a quel momento è stato consolidato, quindi sono d’accodo con te. Ma anche questo è ben evidenziato da Estevill.
Sono questi punti di contatto con Estevill che mi hanno forse confuso.
Poi. Ok ci sono sul ruolo di guida ma non credi che in certi casi, quando si avvia un’escalation fuori controllo (appunto) i bambini abbiano anche bisogno di “controllo”, di limiti? Perché dobbiamo aver paura come genitori di esercitare il controllo? Io non mi sono persa un post in cui racconti la tua esperienza, a volte ero anche tra le centinaia di commenti, e ho capito bene quanto è stato faticoso per te ma alla fine dall’alto, forse con il limite del senno di poi, quello che vedo (sempre parzialmente, eh?) è che sei arrivata a risolvere con il tempo alcuni temi, proprio con il controllo. Forse diamo nomi diversi alle stesse cose, non so.
Rispondo sulla storia di certe scelte a 3 anni. 3 anni. A volte vorrei dire bene ad alta voce questa cosa: 3 anni. Quale cosa insegno, guido, controllo permettendo a un bimbo di tre anni di vestirsi come vuole lui?
Per me questa scelta ha un senso pratico non pedagocico. Alla mattina si esce e si va a scuola dell’infanzia, sono piccoli, perché devo permettergli di chiedermi ogni mattina la stessa maglietta dell’uomo ragno o le scarpe lampeggianti? In momenti “speciali” permetto loro di avere la loro maglietta preferita ma non deve essere una fissazione o un ricatto “se non me la fai mettere non esco…” No, a tre, quattro, cinque proprio no. Non è che anticipiamo sempre più l’adolescenza?
Tema alimentazione è OT ma chiudo dicendo che per quello che posso portare dalla mia esperienza i disturbi alimentari non sono legati all’educazione a mangiare in modo bilanciato e variato ma a fattori ambientali di non serenità che certi bambini vivono. Se devo lavorarci sopra, lavoro sul mio stato d’animo e non sulle scelte da ristorante. This is OT…
E come al solito mi sono allargata…ma qui i Genitori Crescono mica oziano.. Notte…
Grazie MammaCattiva per il chiarimento, ora credo di aver capito meglio. Il punto è proprio quello che dici tu all’inizio: sono molti pediatri, e aggiungerei anche molti metodi che si basano su questi principi: la routine regolare, l’orario più o meno fisso della nanna, la divisione di responsabilità tra quello che decide il genitore e quello che è compito del bambino. Essendo questi punti comuni praticamente ad ogni metodo (forse eccetto il cosleeping) non riesco a vedere questi aspetti come legati al metodo Estivill. Quello che caratterizza Estivill e con lo differenzia dagli altri metodi o semplicemente consigli dei pediatri è proprio l’aspetto del pianto controllato. Il resto è corollario. Per questo poi chi critica Estivill si concentra solo sulla parte del pianto. Molti dei fautori pro-Estivill invece sottolineano come questo è solo un aspetto limitato, segno che loro hanno letto il libro con occhi diversi.
E questo avvalora anche l’altro discorso che hai giustamente evidenziato anche te, ossia che chi applica il metodo Estivill con successo molto probabilmente non ha avuto bisogno di sentire i pianti strazianti e quindi confrontarsi con questo aspetto del metodo in maniera troppo dura. Sul discorso dell’età sono ancora d’accordo con te, io preferisco gettare i presupposti per un comportamento “corretto” sin dall’inizio, invece di ritrovarmi a combatterci dopo mesi o anni di comportamento “scorretto”.
Per tornare all’esempio dell’abbigliamento, a mio figlio a 2 anni gli davo 2 magliette tra cui scegliere, scelte da me (ossia ragionevoli) e lui doveva scegliere tra quelle due. Qui sta il discorso di guida mia, e di concedergli spazio di decidere (sempre che lui voglia farlo). E’ chiaro che se vuole la stessa maglietta dell’uomo ragno o le scarpe lampeggianti non glielo concedo, in realtà io nemmeno gliele compro. Sul discorso dei limiti quindi sono d’accordo con te. Io sposo in pieno la visione di Jesper Juul che ho spiegato in questo post: https://genitoricrescono.com/di-accettazione-e-limiti/ che sono certa ti piacerà. Fammi sapere.
L’OT sull’alimentazione per ora lo passiamo, dai, altrimenti non ne usciamo più 🙂
Serena, scusami però io trovo una contraddizione in quello che dici. Ho letto con estremo piacere quello che hai suggerito a Simplymamma e ho pensato “ma non è poi infondo questo che Estevill dice di fare?” E credimi io considero quello di Estevill un libercolo…
Poi però dici di non averlo mai applicato e te ne guarderesti dal farlo ora che entrambi si addormentano da soli. E ti credo. Perché mandare i bambini ad imparare a nuotare quando lo sanno già fare?
Vorrei riuscire a trasmettere un pensiero ma mi riesce sempre molto difficile perché quando ci provo finisco sempre per passare per quella che la fa facile e che da’ poco spazio alle scelte dei figli.
Io non ci credo così tanto a questa cosa che i bimbi molto piccoli (sottolineo molto piccoli) siano già in grado di dire quello che vogliono e che bisogna lasciarli decidere quello che fare, mangiare, dormire quando e come. Credo che questa cosa possano iniziare a farla intorno a un’età convenzionale di 3 anni? (la butto lì, eh?). Io proprio non ci riesco a dare ragione a chi mi dice che suo figlio/figlia a sei mesi, un anno, due anni decida a che ora si va a letto, cosa indossare la mattina, cosa mangiare a oranzo e a cena, etc etc Ho due bambini molto diversi ma da noi le regole devono essere uguali per tutti o, scusami, è la totale anarchia, è il totale sopravvento. Li osservo, li ascolto, cerco di capire il loro carattere e i loro gusti ma distinguo anche abbastanza lucidamente quando si tratta di capricci o di incapacità di decidere da soli per cui si intestardiscono su una determinata cosa. Se dessi retta alla mania sui colori dei cibi di Picca a questa ora mangerebbe solo pasta in bianco e mozzarella. Faccio un enorme fatica a farla mangiare ma non cedo, non esiste che sia lei ad impormi cosa mangiare e cosa non. Non esiste che la mattina a tre anni decida cosa indossare. E sarebbe la stessa cosa se alle 9:00 mi dicessero “io a letto non ci vado”.
Non so, ma un po’ di determinazione, voce salda e convinzione che stiamo facendo bene, potrebbe aiutare? Provo solo a insinuare un dubbio in questa conversazione e non a non essere comprensiva perché non è che io sia immune dalle complicazioni.
Io poi faccio fatica a espormi così, soprattutto laddove vedo molta conciliazione, perché ho un po’ paura che con tutte queste mie convinzioni poi i miei figli da grandi mi porteranno allo spizio e butteranno via la chiave e invece tutte quelle che hanno lasciato decidere ai bambini saranno cercate e coccolate ;))
@MammaCattiva scusami ma non ho capito proprio quale parte di quello che ho scritto ti ha confusa. Estivill dice di lasciare la stanza anche se il bambino sta piangendo, e questo io non l’ho assolutamente detto, perché questa è la parte del metodo Estivill a cui sono completamente contraria. Ho fatto la battuta sul fatto che non avrei mai applicato il metodo e infatti non l’ho fatto, ma non perché si sono sempre addormentati bene da soli, anzi. I problemi che abbiamo avuto e come ho fatto per risolverli hanno riempito moltissimi post di questo blog e raccolto centinaia di commenti.
Vengo però al tuo discorso.
Premesso che io sono totalmente d’accordo con te sul fatto che quello che i bambini possono decidere da soli deve essere commisurato alla loro età, e un genitore si deve comunque assumere un ruolo di guida (e ho detto guida, e non controllo) per far si che le scelte dei figli siano moderate sulla base di opzioni possibili e in base al suo interesse. Io ad esempio al Vikingo intorno ai due anni concedevo di scegliere la maglietta tra due possibili, mentre Pollicino (2 anni tra poco) non mostra ancora nessun interesse per questa faccenda quindi continuo a decidere io. Perché dici che non esiste che a 3 anni possa decidere cosa indossare? Te lo chiedo sinceramente perché per me quella dell’abbigliamento con il Vikingo è una battaglia che ho deciso di non combattere perché la ritengo troppo faticosa e ne ho altre più importanti da fare.
Mi sono permessa di suggerire a simplymamma di non forzare la mano con la figlia perché l’età dei due anni e mezzo è un’età difficile. A quell’età vogliono avere loro il controllo e alcuni bambini dal carattere particolarmente determinato, possono veramente intraprendere lotte di potere solo per il gusto di darti contro. Per questo ho pensato di suggerire di lasciare alla bimba un margine di decisione, quello di scegliere quando addormentarsi, che in realtà è solo apparente visto che l’imposizione di andare a letto comunque non le consente di continuare a giocare come vorrebbe. Del resto è veramente fisicamnete impossibile costringere un bambino di 2 o 3 anni ad addormentarsi se non vuole farlo (chiaramente è diverso con un neonato o un bambino più piccolo). A questa età cedere un pochino sulle pretese li porta spesso sulla nostra strada. E’ chiaro che crescendo i bimbi ci sono sempre più compromessi da fare, e mi sembra giusto che siano gli stessi figli a reclamare i loro spazi di movimento per potersi affermare come individui pensanti con la loro testa.
Sul discorso del cibo la faccenda è ancora più complessa viste le implicazioni sulla capacità di sentire il senso di fame e di saperlo riconoscere e i rischi di disturbo dell’alimentazione che possono innescarsi e di questo sei probabilmente pienamente consapevole.
Se vuoi però ne parliamo meglio su uno dei post specifici sull’alimentazione.
Comunque dubito fortemente che i tuoi figli da grandi ti porteranno all’ospizio e butteranno la chiave 😉
Premesso che Estivill non lo applicherei neanche alle mie gatte (che pure se lo meriterebbero).
Premesso che senza mio marito non mi addormento bene, e che dormire da sola è stato sempre l’unico aspetto negativo del vivere da sola.
Premesso che a casa mia l’imperativo è dormire dormire dormire.
Penso che già l’idea di un metodo da applicare rigidamente sia un po’ ridicola: non siamo tutti esseri umani, diversi l’uno dall’altro? Soprattutto, non siamo tutti esseri umani in continua evoluzione, per cui magari riesco a farti fare una certa cosa tra l’anno e i 18 mesi, ma poi son daccapo?
Con la mia prima figlia, non c’era verso di lasciarla sola un secondo quando era sveglia, figurarsi nel momento dell’addormentamento. Lunghi addormentamenti, quindi, e notti raramente interrotte, fino a quando non ha più preso il ciuccio (4 anni). Da circa un anno, ci siamo “rassegnati” a dormire nella stessa stanza.
Il secondo era un estivilizzato naturale: dovevi metterlo nel lettino e andartene, se no si ringalluzziva e addio sonno. Lui faceva due beh e crollava.
Entrambi i miei figli da neonati si incazzavano se li mettevo nel lettone. Poi sono cambiati, e adesso dormiamo nella stessa stanza tutti e 4, a volte tutti e 4 nello stesso letto (da una piazza e mezza, oltretutto).
Prevedo di sfruttare l’estate per sponsorizzare la divisione tra la loro cameretta e la nostra, ma in maniera molto soft. Dopotutto, finché dormono in una qualche maniera, non commettono nessun reato.
E sono certa che tra 5-6 anni schiferanno persino le mie carezze, altro che dormire insieme.
Lanterna mi hai fatto morire con l’idea di applicare Estivill alle gatte! 😀
Il secondo che era un estevillizato da solo mi fa pensare proprio al fatto che forse i bambini con i quali il metodo funziona senza troppi drammi hanno proprio bisogno di trovare la tranquillità da soli, come il tuo secondo.
Io non ho mai applicato il metodo Estivill e me ne guardo bene soprattutto che ormai si addormentano entrambi da soli e nel loro lettino quindi non ne ho davvero bisogno, però non ho nessun dubbio sul fatto che con Pollicino avrebbe potuto funzionare benissimo, perché lui è uno che nella vita si trova sempre una sistemazione da solo. Se ci giochi è contento, sennò si diverte da solo, da piccolo se lo imboccavi bene, sennò in qualche modo il cibo lo prendeva. Se ha sonno e lo metti a letto dorme, se non lo fai non importa, in qualche modo resiste senza dare in escandenscenze. E’ tutto nella sua capacità di autocalmarsi, una capacità tuttora totalmente assente nel Vikingo.
cara serena è incredibile come certe frasi siamo illuminanti mi riferisco a “tu non puoi obbligarla ad addormentarsi. Andare a letto e dormire sono due cose distinte. Tu decidi quando si va a letto, lei decide quando dormire.” perchè in realtà io ho sempre preteso che lei dormisse quando la porto a letto e psigologicamente (ma anche fisicamente) è logorante vedere che da quel momento fino al sonno passa un sacco di tempo e soprattutto inizio a cercare di far qualcosa per aiutarla: dondolarla, parlarle , sedia a dondolo forzando il suo sonno (mi ripeto non è che lei non è ha perchè è palese ma proprio non lo accetta)è così da quando è nata l’abbiamo sempre aiutata ad addormentarsi. ma adesso basta e l’ho deciso da ieri dopo averti scritto il commento. infatti sono andata in cucina e le ho detto andiamo a nanna, dai il bacio a papà io prendo il mio libro e leggo mentre tu cerchi di dormire lei si è messa e letto con gli occhi che avrebbero voluto chiudersi e io con la mia lucina da libro ho iniziato a leggere al buio “io leggo e tu cerca di dormire” ho cercato di non guardarla di lasciarle fare i suoi movimenti…ad un certo punto non l’ho più sentita (era passata all’incirca una mezz’oretta) mi sono girata e che stava facendo??? ti faccio ridere….le ombre cinesi sul muro…sono scoppiata a ridere…insomma questa bambina trova sempre l’energia di scoprire il mondo. ho chiamato il papà, li abbiamo fatto vedere la scoperta della cucciola, io sono uscita dalla stanza, lui si è seduto accanto al al letto e dicendole adesso dormi…finalmente si è addormentata da sola nel letto.
e da oggi questa sarà la nostra scelta:
il pomeriggio non dorme più (così che la sera sarà molto più stanca anche se più nervosa. anche perchè il riposino pomeridaiano l’ho sempre imposto io, lei non lo cerca ovviamente e anche lì se ne va un’altra ora)
la sera stabilirò l’orario che si andrà a letto, mi porterò il mio libro (dopo aver letto qualcosa a lei o ninna nanna etc) spegnerò la luce..lei si farà le sue ombre cinesi e attenderò che decida quando dormire.
scusa se mi sono dilungata….ma credimi per me l’esperienza della maternità coincide col problema nanna-
ti faccio sapere come prosegue.
grazie davvero!
@simplymamma si, si fammi sapere. L’importante comunque è che iniziate a viverla in modo più sereno 🙂
proprio stanotte, dopo essermi lamentata ieri perchè il mio Bibo non dormiva, abbiamo fatto “ben” 6 ore di sonno filate….ovviamente tutti in un letto…gatta compresa! mi è sembrato di capire (dopo varie prove con varie pappe diverse) che i problemi di sonno del piccolo siano legati a disturbi del pancino ma non perchè ha fame, anzi! perchè non riesce a digerire, almeno credo! vuol dire che continuerò a dargli semolino leggero leggero fino a 18 anni :-)fatto sta che ha bisogno del latte di mammà prima di dormire…se questo vuole questo gli do…alla faccia di tutti i metodi e speriamo che vada avanti bene
Divago un pò (lo so che non è un sito per gemelli) e forse per qualcuno sarò anche un pò fuori luogo ma il mio intento è solo quello di suggerire una visione “multipla”?!
A proposito di co-sleeping, beh, noi 5 non lo abbiamo mai utilizzato come abitudine (anche da malati non stanno volentieri e a lungo nel nostro letto…per scelta LORO!) ma i bambini sì, dalla nascita fino ad un paio di mesi fa (hanno 6 anni).
E’ opinione comune che i gemelli debbano condividere lo spazio perchè così era nella pancia della mamma, perchè da loro sicurezza e serenità, perche si consolano ecc. ecc. MA…come ho detto qua
http://www.marypoppins-giocale.blogspot.com/2011/02/separare-i-gemelli.html
da qundo abbiamo separato i letti dormono più tranquille e si svegliano più sorridenti…e il co-sleeping?!?
Fare il genitore è come fare l’equilibrista…devi solo sperare di non cadere e non c’è libro, studio scientifico, teoria, metodo o altro che te lo possa insegnare.
cara serena sono qui a leggere mentre so che devo dar dormire mia cucciola che è uguale al tuo vikingo…e sono contenta perchè alle volte mi sembra che come la mia non ci sia nessuno. il mio problema non è tanto i risvegli notturni che sono durati 18 mesi e durante le malattie ma l’addormentamento. è sveglia da stamattina alle 8 ha solo 2 anni e mezzo ha gli occhi piccolissimi dalla stanchezza ma continua a saltare giocare correre sempre più…e non c’è mai lo sbadiglio, il rilassamento…ho provato tutto (tranne estivill) ma non lo accetta. adesso peggio di prima sono urla e grida e la porto in camera piangendo (prima invece era più gestibile) e noi non ce la facciamo più perchè per farla dormire può passare anche un’ora e mezza nonostante la sua stanchezza. si chiama rifiuto del sonno…ma credimi non ne posso più e va a finire che le urlo di dormire, o le do uno schiaffetto sul sul culetto (e così non va)…se tu hai un consiglio ti prego di indicarmelo perchè io sinceramente non ne posso più e sono tentata di non portarla a letto aspettando che crolli da sola che ne so sul divano per terra dove vuole. questo non è mai accaduto…mai addormentata perchè gli occhi si chiudono da sola (adesso continua a saltare) insomma credo di non avere speranze. scusa se mi sono dilungata ma ho proprio bisogno di aiuto.
ed è proprio vero che per fare il secondo hai bisogno che dorma perchè così non ci penso nemmeno….
@simplymamma sappi che ti sono mooolto mooolto vicina! Io credo che 2 anni e mezzo sia troppo tardi per applicare un qualsiasi metodo, e visto soprattutto che siete nel pieno dei terrible two, mi affiderei più ad un sano buon senso. A questa età quello che puoi fare è di imporre l’orario di andare a letto, visto che chiaramente tu non puoi obbligarla ad addormentarsi. Andare a letto e dormire sono due cose distinte. Tu decidi quando si va a letto, lei decide quando dormire.
Se non avete un rituale della nanna trovatene insieme uno. Per me il primo step è di metterla a letto tutte le sere sempre alla stessa ora, anche a costo di stare chiusa con lei in stanza per 2 ore. Quando avrà accettato questo passo, sarà più semplice fare il successivo, ossia farla addormentare appena andata a letto.
Dovete trovare una strategia insieme perché si rilassi. Se fossi in te la coinvolgerei direttamente nella faccenda, provando a farle un discorso diretto del tipo “capisco che è molto difficile per te accettare di smettere di giocare e andare a dormire. Lo capisco perché quando ci si diverte non si vorrebbe mai smettere. Io però sono preoccupata per te, perché vedo che se non dormi abbastanza poi il giorno dopo sei troppo stanca e magari fai capricci e non riesci a giocare bene. Dobbiamo trovare insieme un modo per farti rilassare, così che tu possa riposare” Insomma, hai capito il senso di quello che voglio dire, vero? Rendila partecipe al procedimento, per evitare il senso di lotta di potere su questo punto.
Naturalmente il mio è solo un consiglio sulla base della mia esperienza. Valuta tu se pensi che possa funzionare oppure no.
Fammi sapere che ne pensi.