Mi ricordo ancora quando qualche anno fa chiacchieravo con una mia amica delle notti insonni con cui ci deliziavano i nostri figli. Discutevamo insieme dei vari metodi presenti sul mercato, e lei mi ha detto che intendeva applicare Estivill. Credo di aver tentato di dissuaderla, e credo che lei abbia timidamente tentato di convincermi ad attuarlo con il Vikingo. Naturalmente nessuna delle due ha ascoltato l’altra, come è giusto che sia con ogni “buon”consiglio: si ascolta, si valuta e si va per la propria strada perché ciascuno sa cosa è giusto per il proprio figlio. Quasi 5 anni più tardi, le ho chiesto di raccontarci la sua esperienza con i suoi due figli. Un metodo, una mamma (e un papà), due bambini, diversi.
Come mai avete deciso di usare il metodo Estivill con Pietro
Abbiamo scelto di usare il metodo Estivill con il nostro primo figlio, quando, dopo aver smesso di allattarlo di notte, i suoi disperati risvegli notturni sono diventati insostenibili.
Non si calmava mai, si svegliava 4-5 volte a notte senza trovare pace, né lui, né noi!
Ci racconti come è andata? Quanto tempo ci è voluto? Cosa ha funzionato e cosa no?
Abbiamo sentito parlare del metodo Estivill da mio fratello e mia cognata, lo stavano usando per il loro primo figlio, di 2 anni e mezzo che ancora non dormiva tutta la notte.
Prima di adottare Estivill abbiamo provato con altri metodi più soft ma non hanno dato risultati.
Al nono mese di Pietro, dopo circa due settimane di incubo per aver smesso di allattarlo la notte, abbiamo deciso unanimemente io e mio marito di applicare il metodo!
Abbiamo letto entrambi il libro, ne abbiamo parlato e dopo pochi giorni abbiamo iniziato.
Con grande sorpresa dopo il terzo giorno Pietro ha dormito tutta la notte. Lo mettevamo giù e dopo la cerimonia lo salutavamo.
Dal terzo giorno in poi non ha più pianto e ha iniziato a dormire tutta la notte fino al mattino.
Pietro ha ora 5 anni e va a letto da solo, è molto sbrigativo nei saluti: ninna nanna, bacetto e via si dorme… e a volte dice pure «mamma te ne vai per favore che ho sonno?»
All’epoca hai avuto dubbi sul metodo? Lo avete applicato con serenità o è stata una scelta difficile?
Quando abbiamo deciso eravamo determinati a farlo bene, sapevamo che qualsiasi modifica del metodo avrebbe potuto comprometterlo.
La scelta non è stata difficile, la difficoltà è stata nel sopportare i pianti dei primi tre giorni, ma anche in questo siamo stati sorpresi (e probabilmente molto fortunati) perché a differenza di altri racconti, Pietro piangeva molto meno a lungo col metodo Estivill che con altri metodi o in braccio a mamma o papà.
Non ha mai pianto più di 20 minuti. Quindi, si, è stata dura ma solo per 20 minuti a sera e per tre giorni.
L’esperienza con Andrea è stata diversa. Cosa è successo?
Quando vedi che il primo figlio dorme, decidi che puoi fare il secondo e ti auguri che tutto vada come per il primo! Così è stato, o almeno in parte.
Dopo due anni circa è nato Andrea. Tutta un’altra pasta. Tutto un altro carattere.
Anche lui è stato allattato la notte per un po’. Rimaneva attaccato a me molto meno di Pietro, ero molto ottimista, sembrava molto meno attaccato alla mamma…
Invece mi sbagliavo! Andrea era molto meno disposto a staccarsi da mamma. Lo scrivo ora che ha 2 anni e mezzo ed è ancora così!
Sicuri che anche Andrea potesse imparare a dormire da solo, anticipando forse un po’ troppo i tempi, all’età di 4 mesi ho fatto il primo tentativo Estivill.
Priva di iniziare con lui il metodo abbiamo provato di tutto. Ma niente lo tranquillizzava.
Il distacco era troppo per lui. Non lo sopportava. Era, ed è tuttora, capace di piangere tre ore di seguito, o alzarsi dal letto suo e venire nel nostro anche 20 volte di seguito! Eravamo devastati.
Non accettava nient’altro che stare con la sua mamma vicina.
Quindi a 4 mesi abbiamo provato, sicuri che i ritmi di Estivill potessero regolarizzarlo.
Niente da fare al primo tentativo. Abbiamo lasciato perdere.
Ci ho riprovato a 6 mesi e dopo 10 giorni di pianti ininterrotti ha cominciato a dormire tutta la notte! Finalmente – dicevamo – anche lui è andato!
Ma puntualmente dopo un mese ricominciava a svegliarsi la notte e a non andare volentieri a nanna. Si ricominciava con il rituale, un’altra settimana di pianti e via si ricominciava a dormire.
Così per circa 9 mesi. Il metodo funzionava per uno o due mesi e poi scattava non so cosa e Andrea tornava indietro e voleva dormire solo con me!
Poi le vacanze estive hanno peggiorato le cose visto che siamo costretti a dormire tutti e 4 in una stanza.
L’autunno successivo abbiamo riprovato ma nonostante dopo una settimana-dieci giorni ricominciasse a dormire da solo, esattamente dopo un mese perdeva il ritmo…
Cosa pensi abbia funzionato e cosa no questa volta?
Ancora non sappiamo bene cosa sia successo, cosa non è andato. Anche perché continuiamo a svegliarci una volta a notte, tutte le notti! E questo grazie a una cura omeopatica, senza la quale i risvegli sarebbero 5 o addirittura 6 a notte.
La differenza tra i due casi sta sicuramente nella nostra stanchezza accumulata. Più aumenta la stanchezza e meno si riesce a tenere il punto.
Per sopravvivere poi si cede a vari compromessi e bimbi come Andrea hanno capito bene questo gioco.
Infine Andrea, a differenza di Pietro che in base a quanto insegnatoci da Tracy Hogg è un tipo da manuale, è assolutamente imprevedibile, e l’imprevedibilità è dura da gestire.
Pietro ha bisogno di un contenimento e i ritmi di Estivill gli hanno dato questa “sicurezza”. È come se lui sentisse proprio il bisogno di essere “inquadrato”, sostenuto, accompagnato seguendo delle regole ben stabilite.
Vista la tua esperienza con i tuoi due figli cosa ti senti di dire su questo metodo?
Dopo il successo con Pietro andavo dicendo che fosse un metodo applicabile a tutti i bambini. Dopo l’esperienza con Andrea, a malincuore, dico che non è adatto a tutti.
Continuo a condividere e sostenere pienamente il senso di questo metodo: i bambini devono imparare ad addormentarsi da soli o con dei pupazzi che possono ritrovare nel risveglio notturno, questo mi pare un insegnamento di vita, aiuta a far crescere bambini autonomi, coccolati, in altri momenti, ma indipendenti!
Ma infine dico… se ti capitano bambini come Andrea… bè ci puoi fare poco… ma puoi farci poco anche con altri metodi.
Dopo l’insuccesso di Estivill abbiamo comprato tanti altri libri: fate la nanna con il sorriso, fate la nanna in braccio, fate la nanna nel lettone, fate la nanna in piedi… e dopo 2 anni e mezzo Andrea ha deciso che il metodo migliore è quello di addormentarsi solo con mamma, dorme nel suo letto dalle 20.30 fino all’una-alle due di notte per poi andare a finire le ninne nel lettone accanto a mamma. E dopo 2 anni e mezzo di sonno interrotto non ce la faccio più a prenderlo e riportarlo a letto, perché lui è capace di rialzarsi 10 volte ancora per rifiondarsi nel lettone…
In realtà proprio in questi giorni sto riprovando a non farlo venire per niente nel letto nostro.
Quando arriva mi alzo e lo riporto nel suo… insomma… è una settimana almeno che mi sveglio e mi alzo 4 volte a notte… e alla quinta… alle 5 del mattino quando la sveglia è puntata alle 6.40 cedo inesorabilmente!
Sono parole ahimè di una mamma scoraggiata e stanca… che si accontenta di dormire a pezzi e che sorride quando le dicono «non ti preoccupare a 3 anni cominciano a dormire!»… chissà se Andrea, l’imprevedibile, seguirà mai questo cliché come tutti i bambini… perché mai dovrebbe farlo???
Cosa diresti ad un genitore disperato per le notti insonni che ha deciso di adottare Estivill?
Direi assolutamente di provare! Ma di non farlo a modo proprio, se si decide di farlo va fatto alla lettera! Pensate che è per il bene del bambino e anche di mamma e papà!!!! Io adesso vedo Pietro che è un bimbo felice e contento la sera di andare a dormire! E questo è merito di questo metodo che gli ha dato sicurezza e fiducia.
Se invece vedete che i pianti sono così disperati e durano troppo a lungo.. bè allora lasciate stare. Provate con altro, con metodi più semplici, con gocce di lavanda sul cuscino… con qualsiasi cosa… magari a voi funziona!
Qui il nick mi frega perché sembra quasi scontato che a casa nostra si applichi il metodo Estevil.
E’ vero in parte nel senso che ho letto il suo libercolo e l’ho fatto insieme ad altri per sentire varie voci ma quello che ho personalmente concluso è che Estevil abbia avuto l’intuizione di portare a sistema (e ci ha fatto un mucchio di soldi) un metodo e una tecnica che qualsiasi persona di buon senso, pediatri compresi, ti potrebbero suggerire e cioè che i bambini hanno bisogno di confini, di essere guidati verso l’autonomia, che hanno bisogno di rituali e che devono trovare degli appoggi anche al di fuori dei propri genitori.
Questa la teoria.
Nella pratica (e qui mi complimento per l’intervista perché ha il pregio di dimostrare proprio questo) i bambini sono molto diversi tra di loro e quello che funziona con uno può fallire miseramente con un altro.
I miei bambini sono diversi, molto diversi ma con entrambi ho provato fin dall’inizio (mi prendevano in giro perché ho iniziato a farlo ai tre mesi) il mio personale metodo di ritualizzazione: si andava a letto alla stessa ora, nel proprio letto, con una serie di passaggi pieni di significato, anche una ninna nanna che però non aveva lo scopo di addormentare, abbiamo trovato insieme l’oggetto transazionale (Leo l’ha scelto subito, mentre Picca solo qualche mese fa, a 3 anni). Risultato: con Leo ha funzionato da subito, non ho neanche dovuto subire pianti o quella storia che vomitano pur di richiamarti. Per lui è sempre stato un piacere andare a letto, tant’è che quando capitano poche volte di insofferenza capisco che c’è qualcosa che non va. Quello che ripeto spesso è che non è stato Estevil ma solo un gran culo!
Con Picca le cose sono andate diversamente nel senso che di carattere è più testarda e poco ragionevole. Ma non ci siamo mai arresi. Il nostro sonno ha sempre avuto la priorità e insistendo anche lei ha iniziato ad avere un buon rapporto con il sonno.
Personalmente credo che più si va avanti nel tempo e più è difficile abituare i bambini a trovare il sonno da soli. Chi si trova a farlo oltre i due anni patisce talmente tanto che si crea un circolo vizioso.
E bisogna sempre accertarsi che non ci siano cause diverse che disturbano il sonno. Questo lo dice anche Estevil. Questo te lo direbbe qualsiasi buon pediatra.
Se i bambini non sono tutti uguali, neppure le mamme lo sono. Io non riuscivo a dormire neppure con un bambino “solo” nel letto, figuriamoci due o tre. Quanto ai risvegli notturni, se mi sveglio è difficile che mi riaddormenti..purtroppo! Se dormo poco e male per una settimana arrivo a limiti di isteria e crisi di pianto
Volevo far notare che si parla solo del bambino, ma che invece quello familiare è un rapporto tra due o più persone e che le esigenze di ciascuno vanno contemperate. Si procede per compromessi.
Non ho adottato in toto il metodo estevill, perchè il contatto fisico nella consolazione dei bambini per me è fondamentale. Ma rimane comunque uno strumento, da delle giuste indicazioni.
Inutile negare che dormire almeno 8 ore di fila rende in linea di massima più contenti. Il co- sleeping va anche bene, ma come un’eccezione, una coccola per un brutto sogno o un’influenza… invidio quelle persone che riescono davvero a dormire bene col figlio in mezzo al lettone tutte le notti…però, secondo me, non ce la raccontano proprio tutta!
Eccomi finalmente in grado di commentare questo post. Prima di tutto ringrazio tutte quante, perchè nonostante sia evidente la reciproca disapprovazione, e mi verrebbe quasi da dire odio dei sostenitori di un metodo contro quelli di un altro, il tono dei commenti resta decisamente controllato 🙂
E’ incredibile come il tema pro e contro Estivill riesca a scaldare sempre gli animi. Quando ho chiesto ad Alessandra, la mamma del post, di raccontare la sua esperienza l’ho fatto pensando proprio a provare a scardinare queste certezze. Alessandra stessa racconta di come lei dopo aver messo in atto il metodo con il primo figlio era convinta che fosse adatto a tutti, e lei stessa si è dovuta ricredere al secondo figlio.
Io ho espresso le mie durissime critiche al metodo Estivill in un post apposito, dai commenti raccolti in due anni su questo sito mi sembra però sempre abbastanza evidente come quelli che hanno applicato il metodo con successo, non hanno faticato più di 2 o 3 giorni, e hanno visto miglioramenti sin dall’inizio. E così so bboni tutti 😉
A parte gli scherzi, nonostante il metodo sia condannato da molte associazioni di pediatri, è evidente che dipende da quanto tempo si lascia piangere il bambino. E qui mi ricollego al commento di Roberta (la mamma di due gemelli). In effetti mi capita spesso di pensare alle mamme di gemelli da quando ho un secondo figlio e mi rendo conto del fatto che alla fine, volente o nolente, lo lascio piangere più a lungo prima di poter intervenire a soddisfare i suoi bisogni (e non parlo solo del sonno). Non perché me lo dica chissà quale professorone del momento, ma perché mi è fisicamente impossibile consolare due bambini contemporaneamente. E allora si prendono anche un po’ le distanze e si finisce per dire che un po’ di pianto non ha mai fatto male a nessuno. Ovviamente non sto parlando di “ore” come dice Chiara (vorrei però far notare che nemmeno il perfido Estivill dice di lasciar piangere il bambino da solo per ore), ma di un minuto o due perché non sono nelle condizioni di saltare sull’attenti ad ogni minimo lamento come potevo fare quando avevo un solo figlio da accudire.
Un’altra considerazione generale che scaturisce dai commenti di chi sostiene il co-sleeping. Mi sembra che spesso partiate dal’assunto che il bambino che ha difficoltà ad addormentarsi nel lettino, non avrebbe la stessa difficoltà se i genitori acconsentissero a farlo addormentare nel lettone. Ecco, questa non è la mia esperienza. Il Vikingo non si è mai riuscito ad addormentare nel lettone perché per lui il problema dell’addormentamento era l’ipercinesi da stanchezza, o da sovrastimolazione eccessiva. Mica che lo portavo in discoteca eh, è che lui andava su di giri in modo incontrollato anche solo guardando il lampadario! Addormentare il Vikingo nel lettone era una guerra corpo a corpo, e con lui ha funzionato solo tanta pazienza e la mitica Tracy Hogg si cui ho parlato ripetutamente. Questo per sottolineare come anche il co-sleeping non è detto che sia la soluzione per il bambino, oltre al fatto che potrebbe creare problemi di sonno ai genitori.
Su una cosa sono d’accordo con molti commenti, l’importante è dormire, quindi poi alla fine mi sembra che ogni famiglia cerca di minimizzare i danni come meglio riesce.
se prendi un letto molto grande non è un’illusione, ma una realtà.
e alla mattina anche io vado al lavoro… e devo prestare attenzione a quello che faccio, visto che dirigo un’azienda con 12 dipendenti
@LORENZA…esatto “equilibrio” e “serenità”…in 5 in un letto è un’illusione…
Grazie per questo post! La mia Piccola è come il secondogenito di questo racconto, non ha mai dormito e tuttora a quasi 2 anni e mezzo si sveglia molto spesso. Leggendo questa esperienza sento che se non sono riuscita finora a farla dormire forse non è tutta colpa mia, ma c’è anche una componente di sfiga 🙂
Io sono stata sempre contraria al metodo Estivil perché mi sembrava brutale. Una volta però, ho provato ad applicarlo ma dopo 40 minuti di pianti ho desistito.
Da un lato penso di aver fatto la scelta giusta, però devo dire che la situazione mi pesa perché ad oggi lei dorme nel lettino vicino a noi, se va bene resta lì tutta la notte con 2-3 risvegli, se va male almeno 5-6 risvegli con incursioni nel lettone. Posso assicurare che non è una situazione né idilliaca né riposante, anche perché la mattina la sveglia suona presto e al lavoro devo prestare attenzione a quello che faccio.
Quello che sento è una mancanza di equilibrio. Vorrei, come detto da altri, che il lettino significasse uno spazio sereno e autonomo per il sonno, vorrei evitare l’angoscia che vedo in mia figlia quando si sveglia di notte, perché non ne capisco le cause.
E perché no, vorrei dormire una notte di fila perché in certi momenti sono davvero sfibrata, è un pensiero così egoista?
Non capisco perchè questo metodo (o forse sono io che lo noto) provoca un odio profondo da parte delle persone che non lo appoggiano! Forse mi manca qualche info in più (sull’autore per esempio) ma veramente tutte le discussioni che ho sentito o letto sull’argomento scatenano guerre di pareri opposti. Bho, io l’ho usato e ha funzionato ma non mi sento di difenderlo a spada tratta. E’ anche un discorso culturale, credo!
ma a voi piacerebbe se vostro marito vi lasciasse piangere per ore , da sole in un’altra stanza, proprio quando avete bisogno di un abbraccio?
non sentite la violenza di questo metodo? mai letto le evidenze scientifiche dei danni causati dal metodo dell’estinzione?
http://www.bambinonaturale.it/2010/03/sogni-e-bisogni-cosa-e-normale-aspettarsi-da-un-bambino-che-dorme/
io dormo con i miei figli ( 5-3-1 anno) da quando sono nati , tutti insieme nel lettone e per il babbo, che viaggia molto per lavoro, è una gioia sentire il profumo e il calore della loro pelle. non dò aggiunte notturne nè latte vaccino per farli “tirare tutta la notte ” perchè i risvegli sono fisiologici e non mi faccio sostituire da un ciuccio di plastica!
Quella di seguito NON vuole essere una critica nei confronti di nessuno (le detesto a prescindere dal tema e da chi le fa!!!!), ma uno spunto per vedere la questione da un’altra prospettiva…
Premetto che quando sono nate le gemelle ero fisicamente e moralmente SOLA, mai un giorno, tornata a casa dall’ospedale, c’è stato qualcuno a casa o vicino ad aiutarmi e il papà, anche se meraviglioso, fuori casa tutto il giorno per ovvi motivi; in più ho allattato al seno sempre fino a 14 mesi…
E’ ovvio, a questo punto, che NON AVEVO TEMPO…per niente!!! Nè di giorno nè di notte: quello che raccontate tutte è lo stesso che capitava a me con la sola differenza che era moltiplicato per due IN CONTEMPORANEA !!!!
E’ scontato dire che qualcuno che piange per l’attesa c’era sempre in dipendentemente da tempi, modi e tecniche…
Ai 22 mesi delle cucciole ho partorito di nuovo…
A distanza di tempo (adesso hanno 4 e 6 anni) quando ormai tutto è serenamente sistemato e ci si alza solo in caso di brutti sogni, pipì o mal di pancia, mi chiedo se qella mancanza di tempo che mi devastava fisicamente non sia stata un bene per la “visione d’insieme” dei problemi…tutti…nello specifico il problema non era solo farle addormentare (sole o no) ma che RIPOSASSERO SERENE, che capissero che il lettino non era una punizione e che se nella notte si svegliavano de sole…NON ERANO SOLE…
Concludo (scusate la lungaggine) chiedendomi se chi può affrontare un solo “problema” (un bambino) alla volta, avendo più tempo ed unergia da convogliare in una sola direzione non perda un pò di vista il quadro generale rimanendo invischiato in una serie di contraddizioni,insuccessi e giudizi esterni che affondano l’autostima e le capacità materne di gestire e risolvere…
riporto anche io la mia testimonianza: ho letto Estevill e Tracy Hogg e molto altro. Alla fine nelle mie disperate notti non so cosa esattamente ho applicato, forse un mix di entrambi, anche a seconda del mio grado di stanchezza.
Alla fine non posso dire che mia figlia non dorme (ha 2 anni e mezzo) ma dipende: ci sono settimane che si fa 10 ore filate, altre settimane che si sveglia 3 o 4 o 5 volte. E’ sempre stata molto sensibile ed eccitabile e abitudinaria quindi sono arrivata alla conclusione che dipende molto dalle sue giornate, dal suo grado di stanchezza, dai denti che crescevano (ora finalmente ne manca solo uno) e ovviamente dal suo stato di salute in generale.
Su una cosa sono stata costante: non l’ho mai fatta dormire con me nel lettone perchè per me significava passare veramente la notte in bianco, piuttosto mi ero trasferita io da lei con un materasso per terra.
L’ho allattata fino a 14 mesi e negli ultimi due era solo una cosa serale/notturna e se avrò un altro figlio credo che cercherò di troncare molto prima perchè alla fine era diventato solo ed esclusivamente un ciuccio niente più. E quando ho smesso di allattare in un attimo dai 8/10 risvegli siamo passate a 4/5… ma non è sempre così…che dire, credo che ogni mamma, soprattutto se disperata, deve provare un po’ tutto nei limiti del suo essere mamma e della reazione/risposta che ottiene da suo figlio…. l’importante è DORMIRE…
Che bello leggere nei fatti il concetto di “i bambini non sono tutti uguali”. Dopo anni di ogni genere di manualistica e di vita quotidiana con un bambino che sfugge ad ogni categorizzazione … è un sollievo. Non ho mai avuto attrazione per metodi che prevedessero di ignorare il pianto forse perchè mio figlio piangeva davvero poco per quanto stava male a causa del reflusso. E ora ne sono ancora più felice. Infatti solo recentemente ho scoperto che molti bambini con problemi di comportamento sono stati neonati con problemi di salute, per carità non gravi, come il reflusso poichè il dolore fisico che non viene placato neppure da chi ti sta accanto e ti nutre come la mamma (anzi il dolore aumenta proprio dopo essere stato allattato) può causare un grosso senso di solitudine e di abbandono nel bambino che alza barriere di autodifesa. Ovviamente non accade a tutti, ci dev’essere un temperamento già particolarmente sensibile di base, ma non mi stupisco che mio figlio non abbia mai dormito più di 2 ore di seguito per quasi due anni. Solo al compimento dei 6 anni Alex è riuscito a trovare un ritmo di sonno più adeguato e ora si sveglia solitamente non più di una volta per notte. Sono convinta che nessun metodo avrebbe potuto accelerare questo processo proprio perchè non si trattava di cattive abitudini, lui non dormiva comunque con me o senza di me, nel suo letto o nel lettone; era solo un bambino ipersensibile e incavolato. Adesso, almeno la notte, non combatte più. Quindi speranza per tutti!
Con la prima figlia, mi lamentavo perché a un anno ancora non camminava. Tranquilla, mi diceva mio marito, prima o poi lo farà. Conosci qualcuno che non ha imparato?
Con la seconda mi lamentavo perché non mangiava. E la pediatra mi guardava e mi mostrava le tabelle. Cresce, lo vede? Di che si preoccupa?
Con il terzo, ero davvero distrutta (nessuno di loro ha mai dormito tutta la notte, ma averne tre che si svegliano è davvero pesante). Mi lamentavo con una collega, le spiegavo che il piccolo non doveva assolutamente venire nel lettone, non si fa! E lei mi rispondeva che i figli diventano grandi, e quando hanno i brufoli non vogliono più neanche toccarli, i genitori. Perché privarsi delle coccole quando sono ancora piccoli?
Da quando ho deciso di non farmi più problemi per il loro sonno, non è che i risvegli siano scomparsi. Ma siamo tutti più sereni, almeno su questo, e i bambini ci mettono di meno per riaddormentarsi. Insomma, è tutto un po’ più gestibile.
(Ma non c’è uno straccio di numero su Estivill? Io comunque non c’ho mai neanche provato. Resto dell’idea che un bambino di pochi mesi non piange per capriccio: ancora non sa cosa sono, i capricci. E se piange perché vuole avere qualcuno vicino, lo posso anche capire. Anche a me piace avere qualcuno nel letto 😉 )
Gloria, leggerti mi conforta sempre! Gracias!
Anche io faccio fatica a “lasciarmi convincere dai metodi”, salvo poi sentirmi un po’ in colpa perchè appunto non riesco ad applicarli.
Il mio Pagnotta ancora oggi a 2anni e 3mesi dorme nel lettino di fianco a noi e si addormenta solo se vicino a me nel lettone. Quando a volte mi scoraggio perchè non ho più alcuna vita sociale e i pochi amici che avevo, bè…sono ormai andati, penso che arriverà troppo presto il giorno in cui rimpiangerò i momenti in cui mio figlio mi voleva tutta per sè e si sentiva libero di lasciarsi andare all’incognita del sonno solo se accompagnato dal mio profumo e dal tatto della mia pelle.
In bocca al lupo a tutte
Ho due bambini (4 e 2 anni) e come da manuale, dato che il primo è stato sempre superbravo, il secondo s’è rivelato una bomba ad orologeria. Il primo dorme anche 12 ore per notte e non lo svegli manco coi petardi, si addormenta dopo una routine rigida e costruita con lui, e non si scompone mai (tranne che per malattie, fortunatamente rarissime). Il secondo è stato fino ai 18 mesi in camera con noi (c’era anche l’altro anche lui nel suo lettino, ai piedi del letto) di fianco a me. Siamo stati fino ad agosto scorso vicini e compagni di stanza. Poi finalmente abbiamo separato le stanze, due o tre giorni di adattamento (per il primo) e da allora è DELIRIO. Ogni notte 4,5,6,7, risvegli. Avrà freddo, avrà caldo, avrà mal di pancia, avrà i denti, avrà…
Ho provato Estivil e non ha sortito alcun effetto… ore e ore a piangere.
Il fatto è che lui si addormenta nel suo lettino, con me vicina, ma senza grossi problemi… in 5 minuti dorme. La tragedia inizia verso le due di notte (a volte prima, a volte dopo).
Abbiamo dormito tutta la notte (da due anni a questa parte) solo 3 volte.
Per sopravvivere abbiamo deciso di continuare a farlo dormire nel suo letto, finchè non piange, provare a riaddormentarlo, ma poi portarlo con noi nel lettone. Sennò la mattina non è possibile alzarsi. Sono daccordo anche io che dobbiamo SOPRAVVIVERE. E mi rincuoro dicendomi che appena sarà in grado di ragionare di più lo convincerò con le parole…
Spero che sia il prima possibile!
Io ho letto Estivill quando ero incinta, ero sicura che l’avrei adottato ma poi è nato il CialtrOne… per noi era impossibile applicare un metodo che prevedesse di lasciar piangere il bambino per troppo tempo (e lui ci riusciva benissimo!): mio marito è debole di cuore su questi aspetti ma anch’io, che di solito sono spietata, non ci sono riuscita. Il mio ha semplicemente cominciato a dormire a 13 mesi, quando gli ho tolto le 77 tette notturne improvvisamente per problemi di salute. Da allora non ha saltato una notte. La sorellina CialTwo, con la stessa dipendenza da tetta notturna, ha cominciato a 14 mesi, dopo che grazie al vostro post su Tracy Hogg – up & down, ho smesso gradualmente di consolarla con la poppata, e poi ovviamente grazie anche ai 250 ml di latte crescita prima di andare a letto! Io continuo a rimanere convinta che non esiste un metodo valido per tutti, ma solo tanto tantissimo culo.
@ Francesca:
anche io ho continuato con la poppata della buonanotte ma proprio verso i 7 mesi sono andata in crisi perché non riusciva a saziarsi (e io stavo male, ho avuto anche un collasso). Ho tentato l’up&down ma senza successo e mi è venuto il dubbio che si svegliasse proprio per fame. Credo fosse perché a 7 mesi mia figlia non aveva ancora interiorizzato che le pappe fossero cibo, penso credesse ad una specie di gioco noioso che prolungavamo un po’ troppo, e non mangiava mai molto.
Quindi quando si svegliava di notte, le proponevo il seno ma dopo un paio di succhiate le proponevo anche il biberon di latte “di proseguimento”, secondo la tabella che ti danno loro. Se lo scolava tutto, e poi dormiva bene. Un po’ per volta ho iniziato a proporle direttamente il biberon per la poppata notturna. Verso i 12 mesi ho dovuto rinunciare alla poppata serale al seno perché ho dovuto prendere un antibiotico, quindi adesso il rito della buonanotte comprende direttamente il biberon. Adesso ha 15 mesi e non sono rare le nottate “intere” (dalle 20 alle 6, piu’ o meno).
Ripeto, ho parlato con il pediatra, e stabilito che due biberon al giorno di latte vaccino (mattino e sera) possono andare bene, e non ci sono problemi di peso.