Il momento dell’inserimento al nido è un passaggio delicato. Ecco come un periodo di transizione intenso ma breve, come quello usato in Svezia può aiutare genitori e figli ad affrontare al meglio questo momento
C’è grande attività all’asilo di mio figlio. Sono i giorni dell’inserimento dei nuovi bambini, quelli piccoli di 1 anno o poco più. Ci sono genitori, ci sono bambini urlanti, ci sono insegnanti che devono imparare velocemente i nomi e le esigenze dei nuovi arrivati.
L’inserimento all’asilo nido può essere fatto in vari modi. Ma più o meno ovunque si adotta il cosiddetto inserimento dolce, o inserimento graduale, che si prolunga per un paio di settimane durante le quali si aumenta progressivamente il tempo di permanenza del bambino mentre si diminuisce il tempo di presenza del genitore. Un schema tipico prevede ad esempio che genitore e bambino stiano solo 1 ora il primo giorno, un paio d’ore il secondo e così via. Durante la permanenza, il genitore deve cercare di stare un po’ in disparte per permettere al bambino di famigliarizzare con l’insegnante e con il nuovo ambiente. Inoltre il genitore si allontanerà prima 5 minuti, poi 10 minuti e così via fino ad arrivare all’inserimento totale.
Alcuni bambini si adattano perfettamente a questo schema, piagnucolano magari un pochino quando mamma sta andando via, ma smettono quasi subito. Per altri invece l’inserimento al nido è un vero trauma, condito di pianti isterici, crisi di abbandono, scioperi della fame e via dicendo. Poi ci sono i giorni buoni e quelli cattivi. Quelli in cui il bambino non vedeva l’ora di arrivare li e non vi degna di un saluto e quelli in cui piange come se lo stesse lasciando all’inferno (ma di questo vi parlerò in un altro post).
Inserimento guidato dal genitore
Da un paio di anni in Svezia sono aumentati gli asili nido in cui è stato introdotto un nuovo metodo, il cosidetto “inserimento dei 3 giorni”, o inserimento guidato dal genitore. In pratica funziona così. Il genitore partecipa insieme al figlio per 3 giorni interi a tutte le attività dell’asilo, dalle 9 alle 15 (orario standard in Svezia). Le attività vengono svolte insieme agli altri bambini già inseriti, e includono anche il pranzo e il sonnellino. Il genitore si occupa attivamente del proprio figlio, gli cambia il pannolino, lo addormenta per il sonnellino, gioca con lui. Ovviamente cercherà di aiutarlo a famigliarizzare con l’ambiente, ma anche con l’insegnante che cercherà di introdurre alle sue esigenze e abitudini. Già dal secondo giorno l’insegnante proverà a sostituirsi al genitore per alcune cose, ad esempio cambiando il pannolino, ma il genitore sarà comunque sempre presente, pronto ad intervenire nel caso in cui il bambino dimostrasse fastidio. Il genitore potrà cercare di allontanarsi dal bambino con una scusa, ma sempre dicendoglielo prima, ad esempio “vado un momento in bagno e torno subito”, e il bambino potrà scegliere se seguirlo o meno. Insomma senza separazioni forzate.
Al quarto giorno però il genitore porterà il bambino all’asilo, lo saluterà e girerà i tacchi per tornare a casa.
La tranquillità della mamma è la tranquillità del bambino
Questo nuovo metodo è stato preso con molto scetticismo iniziale. Se ne è parlato sui maggiori quotidiani e se ne è discusso su riviste specializzate per famiglie, e naturalmente se ne parla molto nella rete, sui blog e sui forum. Basta poco però per rendersi conto che lo scetticismo iniziale, perchè 3 giorni sembra pochini, è stato sostituito da un entusiasmo incredibile, sia da parte dei genitori che da parte del personale scolastico. Tutti si chiedono “ma come abbiamo fatto a non pensarci prima?” E a rifletterci un attimo si capisce che è un po’ la scoperta dell’acqua calda.
Perchè quell’aumentare lento del tempo da 5 minuti a mezzora, fino ad un giorno intero non è che cambi molto al bambino che sente la mancanza del genitore. Un bambino di quell’età non ha il senso del tempo. Non sa cosa è un’ora o un giorno. Per lui vale solo la regola se ti vedo ci sei, se non ti vedo non ci sei più. Quindi forse questa faccenda dell’aumentare gradualmente serve più al genitore che la bambino.
Se si pensa poi a quei bambini ai quali serve un tempo lungo di adattamento ad un nuovo ambiente, l’ora del primo giorno lo ha appena portato a osare di toccare un gioco nuovo, che è già giunto il momento di tornare a casa, e il giorno dopo si ricomincia da capo.
Inoltre inserire il genitore in pieno nelle attività gli permette di conoscere e quindi accettare l’ambiente in cui il figlio passerà la maggior parte delle ore della sua giornata. E quando un genitore si sente tranquillo, è più facile che comunichi tranquillità al figlio e invece di salutarlo la mattina fingendo un sorriso e pensando ti-prego-non-piangere-o-piango-anche-io, lo lascia sapendo che quel posto è un bel posto, perchè lui c’è stato, l’ha vissuto per 3 giorni interi e si è convinto che andrà benissimo.
Insomma l’inserimento dei 3 giorni sembra funzionare bene quanto quello dolce (e forse anche meglio), con il vantaggio che dura solo 3 giorni!
Qualsiasi sia il metodo adottato dall’asilo per l’inserimento, le raccomandazioni sono più o meno le stesse ovunque:
– è ben accetto il ciuccio e/o un oggetto di conforto (orsetto, bambolina, copertina di Linus, ecc).
– non ci si allontana di nascosto dal bambino solo perchè sta li buono a giocare, ma si dice “ciao tesoro, io vado via” prima di allontanarsi.
– se il bambino inizia a piangere quando lo si saluta per andare via, bisogna andare via lo stesso e non gettarsi in terra ai suoi piedi dicendo “povero il mio piccolino!” con il cuore in gola e la lacrimuccia pendente. Se dopo mezzora provate a telefonare per sapere come sta andando, è altamente probabile che vi sentirete rispondere che ha smesso di piangere dopo 3 minuti e si è messo a giocare con gli altri.
– ricordatevi di comunicare allergie e necessità specifiche
… e naturalmente quando lo salutate, fingete un bel sorrisone!
In più, di buono, in questo metodo c’è il fatto che in quei tre giorni anche il genitore vive il nido: guarda, ascolta, sa quello che farà il suo bambino quando dal quarto giorno non sarà li con lui. E questo essere partecipi da parecchia serenità. Sicuramente più di una rassicurazione data telefonicamente o a fine giornata più o meno con lo stampo:” appena è andata via lei si è rasserenato e ha giocato tutto il tempo”.
Ciao Giulia, ci tengo a precisare che le informazioni sul metodo svedese le ho tratte dall’esperienza personale con i miei figli, visto che vivo in Svezia e non sono riferimenti teorici. In ogni caso ti linko qui un articolo un po’ vecchio di un quotidiano svedese: http://www.dn.se/nyheter/sverige/ny-metod-kan-forkorta-inskolningen-pa-dagis
e una tesi pubblicata all’università di Stoccolma: http://su.diva-portal.org/smash/record.jsf?searchId=1&pid=diva2:399345
In svedese questo metodo si chiama “föräldraraktiv inskolning” ossia inserimento guidato dal genitore. Spero possa essere di aiuto, ma ovviamente i testi linkati sono tutti in svedese.
Ciao sto scrivendo un lavoro sull’inserimento al nido e mi piacerebbe conoscere i riferimenti teorici o l’articolo da cui hai tratto le informazioni sul metodo svedese. Grazie
Buongiorno mamme!!!
sono mamma di 3 ormai ragazzi che non hanno proprio fatto il nido, nel senso che il primo non l’ha proprio fatto perchè non mi fidavo di alcuno se non dei miei familiari, con il secondo ho deciso di aprirne uno mio e di portarmelo e il terzo praticamente è nato lì.Abbiamo una buona fama ,i genitori ci adoranoe i loro bimbi piangono quando non possono venire, e devo dirvi che con tutti i metodi pedagogici, io adoro Steiner ,quello che ritengo più importante è la dimostrazione di affetto e sicurezza che devi dare ai piccoli , perciò capita che non si fa attività programmata tutti i giorni ma ci concediamo di coccolarceli sentendo il bisogno che hanno anche di contatto fisico anche per mezze giornate .