Non posso esimermi dallo scrivere il primo post dedicato ai primi mesi, dedicandolo alla recenzione di un libro che per me è stato una guida importantissima nei primi mesi di vita di mio figlio, ma non solo. Parlo naturalmente dello splendido Il linguaggio segreto dei neonati di Tracy Hogg; Blau Melinda, edito Mondadori.
L’autrice, britannica di origine, ha vissuto e lavorato negli Stati Uniti, dove ha aiutato moltissime famiglie ad affrontare e risolvere i problemi che assilano tutte le neo-mamme e neo-papà, ossia l’allattamento, il sonno, lo svezzamento, il cambio del pannolino e via dicendo. La sua fama è cresciuta negli anni, arrivando addirittura ad avere un suo programma televisivo seguito a livello internazionale, e a meritarsi il nome di “baby whisperer” ossia di donna che sussurra ai neonati. Questa è una delle parti più affascinati del libro. Tracy Hogg è in grado di descrivere con una precisione quasi inquietante i modi differenti di piangere che hanno i neonati. Quel pianto straziante, a cui nessuno riesce a resistere e che ci mette sull’attenti, non è sempre uguale a se stesso. Cambia a seconda che il bebè sia affamato, abbia sonno, sia annoiato, arrabbiato, voglia un pannolino pulito, eccetera eccetera. Insomma il pianto è un vero e proprio linguaggio. Un linguaggio a noi sconosciuto, ma che se impariamo a riconoscerlo, e Tracy Hogg nel suo libro ci spiega come, ci aprirà le porte per una vita più in armonia con il nostro pargolo. Perchè invece di sentirci persi nel tentare di indovinare quale è il problema del momento, si può dire “ah, sta facendo un pianto un pò scoppiettante, la lingua viene spinta fuori dalla bocca, il corpo è esattamente in quella posizione descritta dal libro. E’ ora della poppata!” Questo eviterà di offrirgli il seno quando invece i segnali sono quelli evidenti del sonno (pensate al vantaggio di non insegnargli a prendere il latte per addormentarsi!), oppure di cercare di cullarli quando hanno bisogno di mangiare, e così via.
Secondo alcuni studi, la maggior parte delle mamme sono in grado di riconoscere almeno due tipi diversi di pianto già dopo appena un paio di mesi dalla nascita. Ma perchè limitarsi a due tipi o aspettare così a lungo quando si ha una guida completa a disposizione? Poi c’è ovviamente un aspetto che a mio parere vale ancora molto di più. Quello ovvio di spostamento del paradigma: il pianto è un linguaggio. Il mio bambino sta cercando di dirmi qualcosa, di comunicarmi i suoi bisogni. Tutto quello che devo fare è mettermi in ascolto.
Il libro non si limita a descrivere il linguaggio dei neonati. Presenta ovviamente uno dei tanti METODI possibili. Quale è la differenza tra questo metodo e gli altri? E’ presto detto: si concentra sui bisogni
dei neonati, senza perdere di vista quelli dei genitori. Le nuove tendenze ci spingono sempre di più
nella direzione dell’approccio “naturale”. Il neonato nel lettone, l’allattamento a richiesta, stare dietro ai suoi ritmi in tutto e per tutto. E’ un tornare alle origini, alle abitudini della vita tribale. Purtroppo (o per fortuna) non viviamo più in quel modo. Alla madre viene richiesto di tornare a lavoro dopo pochi mesi dalla nascita e mediamente al bebè non è consentito di seguire la mamma in ufficio (ne credo sarebbe auspicabile), viviamo in una società sempre più stressata e in corsa, la donna è moglie, figlia, donna in carriera e ora anche madre. Avere un metodo che prenda in considerazione tutto ciò può aiutarci a vivere meglio il nostro ruolo di neo-genitori, diminuendo i nostri sensi di colpa e frustrazioni. Attenzione non sto dicendo che dobbiamo mettere i nostri bisogni al di sopra di quelli del neonato. Questa non è certo l’intenzione dell’autrice del libro. Il bambino è e rimane sempre e comunque al centro. Il metodo si basa sull’ascolto e sul rispetto dei suoi bisogni. Partiamo dal capire ed accettare il figlio che ci è capitato, e cerchiamo di capire come poter fare per iniziare il percorso di crescita insieme. Non nonostante lui, ne contro di lui. Ma insieme. Cercando di ascoltare le sue esigenze, e trovare il miglior compromesso possibile nel rispetto e nella comprensione reciproca.
Per concludere, consiglio caldamente questo libro a tutti i neo genitori, ma anche nonni e zii e chiunque abbia a che fare con neonati. Indipendentemente dalla scelta del METODO che si vuole seguire, insegna a guardare al bebè come ad un individuo, con il suo carattere e i suoi bisogni. E’ una guida insostituibile per imparare a mettersi all’ascolto dei propri figli sin dall’inizio.
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Ciao a tutti,
Sono Margherita, mamma della piccola Lea, che ha appena compiuto 7 mesi
Già un po’ di tempo fa mi ero imbattuta sui vostri articoli sul sonno e Tracy Hogg, e dopo aver comprato il suo e il vostro ebook, abbiamo provato anche qui ad essere più EASY 🙂 però ho alcuni dubbi, magari potete aiutarmi?
Lea ha sempre avuto difficoltà ad addormentarsi senza il contatto umano (seno o braccia) e durante la giornata ha sempre fatto dei sonnelini di massimo 45 minuti da cui si risveglia sempre ululante.
Ora secondo quanto dice la mitica Tracy devo smontare un problema alla volta, quindi per ora sto provando a insegnare a Lea ad addormentarsi da sola, quindi routine del ciao ciao al sole, tende giù, canzoncina e nella culla, però finisce sempre che si addormenta più spesso tra le mie braccia nel tentativo di calmarla che nella sua culletta da sola, dove sbaglio? tra l’altro ho l’impressione che addormentarsi con questo mugolio le faccia vere un sonno agitato (ma forse qui sono io che mi proietto troppo)
Per quanto riguarda la durata delle sieste, lei non sembra particolarmente stanca, ma non vi sembrano cmq troppo corte e soprattutto sempre così puntuali?
grazie mille per i vostri consigli passati e futuri
un abbraccio margot e lea
Danke Dir Robert Ausbauen? Neeeee, lieber nicht, das können Andere viel, viel besser Da hast Du vollkommen Recht, aber auch zum Kartoffeln schälen, bügeln und “Gute-Nacht-Geschichten” erzählen ist ein zaubernder Ehemann sehr gut zu gebrauchen sein *fg*.