Il CerVello di mamma e papà

il CerVello di mamma e papàIn una pigra domenica pomeriggio di qualche anno fa mi trovavo a passeggio con mio marito e mio figlio, allora quasi duenne, in quel di Stoccolma verso uno dei tanti parchi giochi sparsi per la città. Era una delle rare giornate di sole che offre il nord, e il parco era pieno di famiglie. Mentre ci apprestiamo ad entrare notiamo un gruppo di persone, tutte con una maglietta rossa, che si avvicinano ai passanti come a voler vendere qualcosa. Do una gomitata a GG e gli dico: “mi raccomando, we don’t speak Swedish!” classica tecnica adottata per evitare questo genere di venditori. Poi l’occhio mi cade sulla scritta: “offriamo lavoro a genitori di bimbi piccoli“. Mi sono subito detta che stavo capendo male, che c’era sicuramente il trucco. Mi sono fatta offrire il caffè da una simpatica signora in rosso, e le ho chiesto chiarimenti. Lei mi ha spiegato che la sua azienda, che si occupa di consulenza informatica, era in espansione, e cercava di assumere nuovo personale. “E lo cercate tra i genitori di bimbi piccoli?” ho chiesto incredula. Mi sono sentita rispondere che certo-che-si, perché è ben noto che i genitori hanno quelle caratteristiche che un’azienda come la loro apprezza in un lavoratore. Mi ha parlato di efficienza e di concretezza, che un genitore sicuramente deve sviluppare per poter portare avanti una famiglia, in cui l’imprevisto è all’ordine del giorno. Mi ha parlato di empatia, come una capacità utilissima quando si deve trattare con un cliente. E ovviamente di problem solving, di multitasking, e di flessibilità. E il modo in cui l’ha detto era talmente di ovvietà, come per dire “giusto te che vieni dall’Italia non le sai ste cose. Non è nemmeno da spiegarlo il perché!”.
Ecco a me invece mi si è aperto un mondo nuovo. Uno in cui le prospettive erano quelle giuste, quelle che io avevo maturato dentro di me da quando ero diventata madre.
Un mondo in cui diventare genitori è considerata una ricchezza anche per le aziende, e non una perdita di tempo.

In seguito ho trovato conferma di tutto ciò in un libro The Mommy Brain: How Motherhood Makes Us Smarter di Katherine Ellison di cui ho avuto modo di scrivere in un post il cervello delle mamme. In questo post, scritto in modo un po’ provocatorio, mi chiedo perché non aggiungere alcune righe al mio CV che indichino proprio tutto quello che ho imparato nei mesi di maternità, e che potrebbero essere d’interesse per un’azienda.

Il post ha riscosso un gran successo, ha generato interesse, e ha scaldato gli animi. E’ stato scelto per essere letto durante uno spettacolo teatrale (rif), ed è apparso tra le testimonianze al femminile sul blog di Donne Pensanti, dove ha riscontrato molto interesse.
E’ per questo che insieme a Donne Pensanti abbiamo pensato di dare corpo a questa iniziativa. Per diffondere questa idea e portare la società a riflettere su questo tema importante.

  • Dichiarare che un figlio NON è un intralcio ma anzi una ricchezza in termini di formazione personale, anche in ambito professionale
  • Far capire che si può conciliare lavoro e famiglia con orari flessibili che non castrino ne’ l’uno ne’ l’altro
  • Smettere di giustificarsi per il tempo “perso” in maternità/paternità

Da quando sono diventata mamma, mi sento più intelligente. Ho affinato skills che sono sicuramente molto ambite da molte aziende. E allora perché non posso scriverlo nel CV? Perché non posso considerare la mia maternità come un momento di crescita, anche professionale, da evidenziare magari in grassetto? E naturalmente questo vale anche per i papà!

E allora eccolo qui il mio CV:

Serena, ricercatrice
2009-2010 dieci intensissimi mesi di maternità

Durante questo periodo ho imparato ad esercitare le mie doti di pazienza fino allo stremo. Ho imparato a gestire conflitti, e ad osservare le cose da punti di vista differenti. Ho affinato le mia capacità di problem solver e sono diventata un campione di multitasking. Efficienza è diventato il mio secondo nome, e lavorare a progetti un modo di vita

E il tuo CV, cosa dice?

56 thoughts on “Il CerVello di mamma e papà”

  1. Eccomi: Maddalena, ex-ingengere, impiegata in azienda informatica.

    Mamma di due PiccolePesti di 6 e 3 anni, in questi 6 anni + 9 mesi di pancia ho imparato l’arte dell’equilibrismo, della pianificazione e dell’organizzazione del lavoro, del raggiungimento degli obiettivi in metà tempo, della conciliazione, della delega ed altro ed altro ancora. Vorrei potervi raccontare qualcosa di positivo, ma…
    Dopo la prima maternità tolgono una risorsa dal mio team. Dopo la seconda maternità la mia collaboratrice che mi ha sostituito si tiene con la complicità del mio capo metà del mio incarico. La vita vuole che mio figlio si ammali gravemente ed io resto a casa con lui per un anno. Al mio rientro vengo ulteriormente demansionata e relegata sotto un altro reponsabile (donna senza figli e dedita ad orari impossibili in ufficio). Che dire…vorrei davvero far qualcosa per noi donne, mamme, mogli, lavoratrici e assolutamente sottovalutate dalle aziende e dalla società che non riconosce il nostro ruolo e le nostre capacità!

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  2. Ciao a tutte le colleghe mamme!Sono una Recruiter , ho 35 anni e 3 bellissime figlie (di 8 e 6 anni e l’ultimo splendore di 15 mesi).
    Dopo le prime due maternità (8 mesi + 8 mesi ) mi sentivo davvero a “pezzi” sul lavoro, davvero mi sentivo di aver rubato qualcosa e la mia autostima viaggiava a livelli sotterranei. Poi ho capito che non avevo tolto niente a nessuno, anzi avevo arricchito l’universo e che potevo e posso tutt’ora vantare 10 marce in più di prima delle maternità. E quindi ho fatto un’altro figlio, anzi figlia, e stavolta ho fatto addirittura 12 mesi di maternità, che sono stati i più belli perchè vissuti al massimo della gioia e della serenità.
    Pertanto il mio cv:
    – ottime e rapidissime capacità di puntare all’obbiettivo e di concentrarmi;
    – sviluppate attitudini multitasking;
    – empatia ai massimi livelli;
    – gestione dei conflitti;
    – capacità di individuare il “bambino” che c’è negli altri;
    – soprattutto, tolleranza, tanta tolleranza agli imprevisti e ottime capacità di problem solving;
    – ottime capacità organizzative e di “economia” di spostamenti e di energia.
    Infine, senza vanto, penso di essere fisicamente anche più bella e in forma e più giovane di 10 anni fa!

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  3. Niente CV ma un consiglio leterario…
    Neuro-mania. Il cervello non spiega chi siamo

    Neuroeconomia, neuromarketing, neuroestetica, neuroteologia…: si affacciano oggi sulla scena nuove e sempre più fantasiose discipline frutto del cortocircuito tra saperi antichi e scoperte recenti sul funzionamento del cervello. Sui media proliferano articoli divulgativi, corredati da foto a colori del cervello, che ci mostrano il luogo preciso dove si sviluppa un certo pensiero o una certa emozione, facendoci credere che sia possibile vedere direttamente, senza mediazioni, il cervello al lavoro. Ma le cose stanno veramente così? Questo volume, scritto da due studiosi di psicologia e neuropsicologia, discute alcuni luoghi comuni associati alla relazione mente-corpo, cervello-psiche, natura-cultura, mettendoci in guardia dalle ricadute culturali che un uso distorto delle possibilità aperte dalle nuove e potenti tecnologie di neuroimmagine può comportare.

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  4. Eccomi,
    40 anni, una neonata di 5 mesi e mezzo, che credo di poter definire “amplificata”

    Io, project manager e software engineer con laurea in Matematica da 13 anni (come Lisa.. hai per caso frequentato a Bari??)

    Sede di lavoro principale: Università di Savona-Liguria
    Sede mia di lavoro: Centro di Geodesia Spaziale di Matera – Basilicata
    Sede di lavoro da mamma: Puglia

    In ballo tra 3 regioni, credo di poter dichiarare, senza timore, di aver sviluppato notevoli doti di multitasking spazio-temporale

    Guido l’auto meglio di un pilota, macino centinaia di km in un giorno e posso essere operativa al pc in 10 secondi netti dopo la chiusura dello sportello auto
    Innegabili capacità di gestione dell’emergenze – nelle alluvioni , (il mio lavoro) , e nelle esondazioni sia di fiumi, sia della piccola marmotta appena nata
    Problem solving in tempo quasi reale,date le distanze
    Tenacia, resistenza e molta, moltissima pazienza: sono giunta alla vittoria del sonno con il metodo Pik-up\Put down in 5 giorni- con numerose ricadute, mantenendo nervi saldi anche quando non vi erano più possibilità

    Dimenticavo: gestisco anche due gatte e la cosa vi assicuro non è trascurabile.. e non ho una colf !!

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  5. Annabarbara, 39 anni, buyer per una multinazionale americana.

    I negoziatori più agguerriti che ho affrontato? I miei figli di 7 e 3 anni. Tutti i giorni e per ogni cosa.

    Quando sono rientrata dalla seconda maternità mi hanno chiesto come pensavo di continuare a lavorare con due figli. La mia risposta è stata che i figli non rendono deficienti, ma più efficienti.

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  6. Stefania, impiegata

    Feb-Nov 2004 maternità a casa per periodo di disoccupazione: ho imparato a gestire conflitti (interiori ed esteriori) meglio di chiunque altro e a riconsiderare tutte le mie convinzioni ribaltando i punti di vista (la coerenza non è un valore assoluto), relativismo strategico.

    Marzo 2005 trovo lavoro nonostante tutto in un posto ai limiti della decenza: improuving di risorse inaspettate, quali previsione di ogni possibile scenario, empatia.

    Dic 2005 ad oggi psicologia applicata età evolutiva,problem solving misurabile in millesimi di secondo,medicina (tutte le specializzazioni), creatività, arte del negoziato, ottimale gestione del tempo e dei soldi, nel frattempo altra maternità 8 ad oggi in cui sto affinando quanto acquisto e imparando more&more

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  7. Lisa, project leader e software engineer, una laurea in matematica, 13 anni di esperienza di cui 8 mesi x 2 di maternità e altri 6 mesi x 2 di lavoro da casa.
    Questo post l’avevo letto tempo fa ma non ero riuscita davvero a convincermi di essere una lavoratrice migliore di prima. Ma è stata una sfida e domenica scorsa mi sono messa d’impegno per capire che skill poter aggiungere al mio cv. Un po’ lungo da raccontare, quindi ci ho scritto un post (http://delpapallo.wordpress.com/2010/07/05/competenze-lavorative/) che però temo dovrò riassumere per metterlo in cv. 🙂

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  8. Quasi 34 anni e 2 pargoli. Lavoro nel mondo della comunicazione e da quando ci sono rendo di più e, cosa importante, nel minor tempo di prima. Ho subito tanti castighi da quando ho deciso di diventare mamma ma ne sono uscita più forte e più motivata ad andare avanti.I figli ti insegnano il valore del tempo e soprattutto a come ottimizarlo al meglio. Ti insegnano a distribuire le energie nell’arco della giornata e a rimanere lucido anche alle 3 del mattino quando li culli con le tue ormai amiche occhiaie. Oggi nel mio Cv metto anche questo,questa energia sovrumana che tiri fuori quando devi gestire prole, quotidianità varia e te stesso. Ho parlato di questa iniziativa fantastica nel mio ultimo post. La sposo in pieno perchè ci credo davvero.

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  9. Ciao, ho 33 anni ed ho 3 figli (4 e 5 anni le bimbe, 6 mesi l’ultimo). Ho sostenuto l’esame di avvocato (scritto e orale) quando le bime avevano 1 e 2 anni. E’ stat dura, ma loro mi hanno dato una forza ed una detrminazione uniche. Ho fatto l’acrobato per anni, studiato come un’ossesa durante tutti i loro riposini, rubato ore al sonno già scarso, ma il risultato ottenuto con tanti sacrifici è stato grande. Tuttora lavoro perchè posso contare sui nonni che mi tengono il piccolo durante tutte le mattine. Ho la fortuna di lavorare in proprio e decidermi gli orari.
    Non ho un cv ma vi vorrei mandare un elaborato (breve, sono solo 12 pagine) che ho scritto dopo la nascita della mia seconda figlia, in occasione di un concorso sulla creatività femminile, donna e lavoro. E’ una proposta su come conciliare maternità e lavoro e su come redistribuire i carichi familiari in famiglia creando nel contempo opportunità di lavoro pr le donne (e non solo). Vi va di leggerla? L’essere mamma mi ha stimolato a cercare soluzioni ai problemi della nostra società, mi sono tirata su le maniche come non mai, non so se l’avrei fatto senza bimbi. Forse sì, perchè credo che molto risieda nel carattere, ma forse tutte le mie energie avrebbero preso un’altra direzione.
    Complimenti per il vostro progetto.
    Ecco il sito dove è pubblicato il mio lavoro:
    http://www.libreriadelledonne.it/Stanze/Lavoro/Documenti/house_benefit_santin.pdf

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  10. ho letto il post che hai scritto per la casa nella prateria mi ha colpito quando hai scritto che i figli dovrebbero essere una risorsa e non una discriminazione. da me a sorrento ti dicriminano già quando ti sposi perchè poi pensano che fai figli…ottima l’idea di dividere i congedi tra papà e mamme ma credo che l’italia abbia un’idea ancora troppo misogina in questo campo i figli sono della mamma…e quindi le donne con prole vengono escluse dal mondo del lavoro o declassate

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  11. Ciao,
    leggo da un po’ di questa iniziativa, che mi sembra molto bella e innovativa.
    Un po’ in ritardo, ecco anche la mia storia!
    Il mio percorso è un po’ diverso, perché avendo sempre lavorato con bambini – come insegnante, istruttrice di nuoto, babysitter, organizzatrice di feste di compleanno da Mc Donalds – certe “attitudes and skills” erano già presenti in partenza – almeno sul curriculum : )
    Ho comunque un’ esperienza molto positiva in merito, che ho voglia di raccontare e di non dimenticare. Sono rimasta incinta al penultimo anno di università, poi mi sono laureata comunque nei tempi previsti, proprio io che avevo cambiato indirizzo di studi mille volte, mai troppo convinta di stare facendo la cosa giusta: il miracolo è avvenuto in parte grazie ai salti mortali di mio marito, in parte grazie alla presenza della piccola che mi ha portata a concentrarmi su quello che facevo e a non perdere di vista i motivi per cui studiavo più di quanto non avessi mai fatto prima.
    Freschissima di laurea ho iniziato a cercare lavoro. Non avevo scritto sul cv di essere mamma. Non saprei dire perchè, ma l’avevo omesso.
    Durante la terza intervista è saltato fuori, in modo del tutto non programmato. L’ intervista aveva toni molto rilassati, le facce della direttrice e vice direttrice erano amichevoli, distese, e così quando mi hanno chiesto quanto pensavo di rimanere nella città in cui viviamo, Londra, io ho risposto: “Almeno qualche anno: mi piace l’ idea che mia figlia cresca qui, che assorba quello che questa città ha da offrirle.”Ops. It slipped through.
    Da lì abbiamo iniziato a parlare di come la forte presenza di bambini renda questa città un posto migliore, più allegro e vivibile, e di che tipo di vantaggi e svantaggi possano trarre i piccoli dal crescere in una metropoli. E di cosa possa rappresentare la scuola in una realtà come questa, come dovrebbe equipaggiare i propri alunni, quali dovrebbero essere le priorità.
    E’ andata a finire che sono stata assunta il giorno stesso, con contratto a tempo indeterminato, come insegnante in Year 1, proprio l’ età a cui miravo.
    Sono abbastanza sicura che Mrs M., la mia direttrice, mamma anche lei di tre ormai grandi, abbia valutato positivamente l’ idea che avessi sulle spalle la responsabilità di crescere una figlia, con tutta la gioia, l’ ansia, la frenesia e le abilità acquisite di cui sopra che questo comporta.
    Le buone sensazioni che avevo avuto durante il colloquio sono poi state confermate, e, con qualche inevitabile ups and downs, la scuola si è rivelata un buon posto dove lavorare, sia in termini di rapporto con la staff che con i bambini.
    Ecco qua: mi piace pensare le cose si stiano muovendo in questa direzione, in Inghilterra, in Italia, altrove. So che in realtà il riconoscimento dell’identità di genitore come un valore aggiunto sul mercato del lavoro è un traguardo ancora lontano, ma è importante che si diffonda piano piano una presa di coscenza in merito, sia da parte dei datori di lavoro che degli impiegati. Non ne sono sicura, ma da quel che sento e leggo mi pare che le cose si stiano muovendo in questo senso. Chiaramente, non aiutano gli interventi alla marystar gelmini, che indicano come soluzione ottimale il ritorno al lavoro dal giorno zero, implicando un giudizio del congedo maternità come tempo perso – che tristezza. Se non altro, la sua intervista ha avuto la conseguenza di suscitare riflessioni in merito molto più equilibrate e – uhm – sensate (“sensible”?).

    Grazie ancora per questo spazio di condivisione e riflessione!
    Elle

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  12. ottaviano, 38 anni, medico specialista in psichiatria, psicoterapeuta.
    ho lavorato per molti anni nell´ambito dei disturbi mentali gravi: attivitä estremamente impegnativa in termini di carico soggettivo(emotivo, relazionale) ed oggettivo (molte ore di lavoro: giorno, notte, feriali, festivi…).
    due anni fa ho dovuto lasciare il lavoro che amavo visceralmente per iniziare una attivitä che mi permettesse di dedicarmi al mio bimbo.
    oggi lavoro nell´ambito delle dipendenze legali( patologie alco-correlate, tabagismo, gioco d´azzardo). e´un lavoro altrettanto impegnativo sul piano del carico soggettivo, e tuttavia
    la mia esperienza di padre mi aiuta ogni giorno a dare una collocazione alla sofferenza dei miei pazienti e delle loro famiglie a partire da un vertice osservativo che prima non avevo.
    ho rispolverato antichi interessi ricominciando ad occuparmi di ricerca clinica.
    l´arrivo della cicogna ha certamente dato valore aggiunto alla mia professionalitä, e fra un mese ne arriverä un´altra, di cicogna. aiuto! opsss..:)

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