Qualche settimana fa, nella cartella di boy-one, ho trovato la comunicazione che la sua classe, la quinta primaria, e la successiva, la sesta, riceveranno, durante l’anno, le lezioni di educazione sessuale, come da programma. La comunicazione invitava noi genitori ad un incontro con l’educatrice che avrebbe materialmente tenuto le lezioni, per poter familiarizzare con il contenuto e le tempistiche, e per porre le eventuali domande del caso.
Il fatto che questa materia venga svolta in collaborazione stretta con i genitori è dettato dalle linee guida su “Educazione Sessuale e di Relazione”, come indicato nel programma scolastico nazionale (National Curriculum) di Educazione Personale, Sociale e Sanitaria nella sua riformulazione del 1999.
Uno dei punti chiave delle linee guida è che il discorso debba essere affrontato con i bambini prima che i cambiamenti fisici della pubertà avvengano. Questo nella scuola primaria si traduce nel parlare dei cambiamenti nel corpo, come le mestruazioni o i cambiamenti di voce nei maschietti, di quando e come accadono, e di tutto quello che potrebbe causare ansie man mano che si presenta, così come informazioni su come i bambini vengono concepiti e nascono. Ma anche, di come sviluppare relazioni sane nel rispetto delle differenze fra persone, cosa vuol dire fiducia, rispetto, come gestire le emozioni, agganciandosi ad altri argomenti presenti nel programma di educazione personale tipo come fare scelte senza essere influenzati dal pregiudizio, cosa è un dilemma morale, come gestire i conflitti. Nella scuola secondaria, si passa a parlare dei vari tipi di contraccezione, malattie sessualmente trasmissibili, aborto e come aver accesso alle risorse locali per consigli e aiuto. Ma anche, di cosa vuol dire pressione sociale e come questo impatta le scelte di molti giovani, come essere consapevoli di quello che dice la legge sulle relazioni, come comunicare con efficacia i propri sentimenti e i propri argomenti, come riconoscere di star venendo manipolati da altri e evitarlo o denunciarlo, come lavorare sull’autostima, cosa vuol dire essere responsabili delle proprie azioni. Perché la materia si chiama Educazione Sessuale E di Relazione, appunto.
C’è molto altro nel programma nazionale, che non sto qui ad elencare nei vari punti, ma è interessante notare che alla sua origine esso è stato fortemente influenzato e informato dalla Teenage Pregnancy Strategy, la Strategia in materia di Gravidanze Precoci, lanciata nel 1999 per affrontare quello che era un problema molto pressante all’epoca. Come spesso accade, la strategia è stata, ed è ancora nella sua riformulazione nel 2010, un’operazione a tutto tondo, con iniziative che partono dal cambiamento del programma scolastico, fino a campagne capillari sul territorio e sui media (la campagna “Worth talking about” – Val la pena parlarne – una delle più carine secondo me) con informazione fornita a ragazzi ma anche (soprattutto) agli adulti, per finire alle politiche di aiuto per genitori adolescenti, tanto per menzionare le più ovvie. Ma anche visibilità e momenti celebrativi: l’associazione per eccellenza che si occupa di sesso e giovani, Brook, con le sue innumerevoli iniziative e consultori attivi sul territorio, elargisce ogni anno i “Sexual Health Awards”, perché chi merita un tappeto rosso più di coloro che lavorano attivamente senza risparmio per prendersi cura, informare e supportare i nostri ragazzi?
Se vi state chiedendo quanto questo sia alla fin fine di impatto in un paese famoso per Sex & Drugs & Rock & Roll dagli anni 60 in poi, posso rassicurarvi che, si, eccome se lo è.
Gli ultimi dati dicono che le gravidanze precoci in UK, pur restando fra le più alte in Europa, sono in un calo estremamente significativo e stupefacente: 34% in meno dal 1998 ad oggi, e in calo costante da allora, dopo essere state in costante aumento dagli anni 60 in poi. Tutto questo, dati alla mano: nonostante nella percezione del pubblico i “giovani d’oggi” siano molto più disinibiti di quelli di una volta, in effetti sondaggi recenti mostrano che gli adolescenti ora non hanno più esperienze sessuali dei loro genitori venti anni fa, né le hanno prima di loro, l’età media del primo rapporto resta ferma a 16 anni da vent’anni a questa parte. Quindi il calo delle gravidanze precoci è senz’altro da attribuire alla maggiore informazione, e alla strategia messa in atto. Strategia che ultimamente sta guardando oltre, come accade in altri settori come quello delle questioni di genere, alla società nella sua complessità, concentrandosi sulle varie etnie ad esempio, non solo sui calderoni generici come le “classi sociali”.
Si calcola che con un investimento tutto sommato modesto (25 milioni di sterline) si sono prevenute almeno 60mila gravidanze precoci, e quindi sostanziali costi sociali e sanitari che le gravidanze precoci mediamente comportano. Perché alla fine, diciamocelo, lo scopo ultimo di tutto questo è quello di avere una società più funzionalmente efficace e capace di aiutare e valorizzare al meglio i singoli, non è una questione “morale”.
(foto credits @ Museinthecity )
Trovo anche io che sia fondamentale parlare di queste cose PRIMA che diventino “interessanti”. Splendida politica, mi piace.
Anche nella scuola di mio figlio, in quinta elementare, è stato realizzato un programma molto simile, che proseguirà alle medie (si tratta di un istituto comprensivo) in altre scuola milanesi so che si fa anche in quarta elementare. Io credo però che il coinvolgimento (o, almeno, il tentativo di coinvolgere) i genitori sia fondamentale. Per il resto, trovo che sia un argomento davvero difficile da trattare in classi con ragazzini che hanno punti di partenza davvero diversi e con la questione del politically correct del tutto aperta (i ragazzini sono politically scorrect per antonomasia), noi siamo stati fortunati anche se qualche “pezza” abbiamo dovuto metterla. Poi mancano del tutto delle linee guida nazionali e programmi di prevenzione su larga scala, e queste iniziative (oltre alla scelta di persone preparate) vengono lasciate al buon cuore e al buon senso degli insegnanti e degli amministratori locali.