Gestire i conflitti di coppia

E’ possibile che i conflitti in una coppia non distruggano il matrimonio? Il segreto delle coppie felici e contente non è nell’evitare il conflitto, ma nell’imparare a gestirlo. Litigare si, ma litigare bene.

Qualche tempo fa sfogliavo Scientific American Mind e ho trovato un articolo interessante su una ricerca che studiava come essere buoni genitori. Sapete tra le dieci cose più importanti che garantiscono una crescita serena ai figli cosa c’è? Una cosa che non c’entra apparentemente nulla con i figli: avere una vita di coppia sana tra i genitori.
Mi sono subito detta che forse questo aspetto della genitorialità è un po’ sottovalutato nella lista delle nostre preoccupazioni per la crescita di un figlio, e anzi spesso il rapporto di coppia dopo la nascita di un figlio passa a priorità nulla nella nostra scala di valori. In effetti se uno si ferma a pensarci un attimo, passando in rassegna la propria infanzia, o quella dei propri amici, ci si rende subito conto di come liti frequenti tra genitori, ricatti morali, ma anche semplici disequillibri nella coppia giochino un ruolo fondamentale nella crescita di un bambino.

Ma cosa significa avere una vita di coppia sana? Non significa andare d’amore e d’accordo su tutto, non significa pensarla sempre allo stesso modo, non significa avere un fronte unico sull’educazione dei figli. Questa notizia mi fa piacere, perché l’immagine della famiglia felice che corre spensierata sui prati non mi ha mai convinta molto.

I quattro cavalieri dell’apocalisse

Mi è ritornato in mente John Gottman e il suo love lab, un laboratorio dell’amore, in cui lo studioso chiudeva coppie per qualche giorno per osservarne le interazioni.
Se non sapete di cosa sto parlando fatevi una ricerca su You Tube, digitando Gottman institute e guardatevi qualche filmato. Mi hanno sempre colpito i suoi quattro cavalieri dell’apocalisse: i precursori della precipitazione di un rapporto, nonchè di possibili malattie cardiovascolari, deficenza del sistema immunitario, cardiopatie varie e forse anche cancro. I quattro cavalieri di Gottman sono: Criticism, Defensiveness, Contempt, and Stonewalling (che provo a tradurre con licenza poetica come critica, atteggiamento di difesa, disprezzo e fare il muro).

La critica, la difesa, il disprezzo e il muro

La critica è il primo stadio. In pratica quando sorge un problema uno dei due partner decide di affrontare il discorso con l’altro incolpandolo dello stato delle cose. Esempio: la casa è sempre in disordine perché TU sei disordinato!
Normalmente la critica che potrebbe essere circostanziata alla situazione specifica, viene invece generalizzata a tutta la persona. Gottman dice che spesso quello che muove la critica, è persino convinto di fare un favore all’altro aiutandolo a capire in cosa sta sbagliando, o meglio in cosa è sbagliato come persona, e non capisce come l’altro non riesca ad apprezzarlo.
A pensarci non è molto diverso da quello che si dovrebbe fare con i figli: critiche circostanziate, spiegate, e magari anche esplicitamente soggettive: a me non piace quando….che aiuta ad eliminare l’aggressione all’altro nell’atto dell’analisi del problema.
Quando si viene accusati di un comportamento, indipendentemente dal fatto che sia vero o meno, si adotta immediatamente un atteggiamento di difesa. In pratica si cerca di giustificare il proprio modo di fare, ci si sente accusati ingiustamente, e si parte al contrattacco. Se io sono egoista, tu sei un lurido verme! Mentre ci si offende reciprocamente la pressione del sangue sale.
Il terzo cavaliere pronto in agguato è il Disprezzo. Quando la critica reciproca si fa dura l’unico modo di difendersi infatti è quello di mettersi su un piedistallo e guardare l’altro dall’alto in basso. In questa fase si usa molto il sarcasmo, o ci si prende gioco dell’altro. Uh! come me l’immagino l’atteggiamento della donna che critica il marito al cambio del pannolino, che dice che non sa cucinare nemmeno un uovo al tegamino, e che gli chiede ironicamente se sa dove si trova l’aspirapolvere. L’esempio di Gottman che mi fa morire dal ridere è il correggere la grammatica dell’altro durante una sfuriata. Magari lei urla “se tu mi aiuteresti almeno a guardare i bambini mezzora io riuscirei a preparare un cena decente!” e lui risponde “cara, si dice se tu mi aiutassi, non se tu mi aiuteresti!”
Gottman e il suo team hanno verificato che la persona che subisce il disprezzo dell’altro ha un abbassamento delle difese immunitarie, con evidenti ricadute sullo stato di salute.
L’ultimo cavaliere è l’atteggiamento di muro, che è in correlazione con un aumento del battito cardiaco. Il muro è quello per cui mentre uno inveisce, l’altro si chiude in un marmoreo silenzio, a dimostrazione del fatto che nulla può scalfirlo. Gottman in realtà ha visto che il battito cardiaco aumenta prima che si decida di optare per il muro. In pratica visto che si sente il cuore impazzire, e sappiamo che il dialogo è chiuso ed è completamente inutile parlare, ci chiudiamo a riccio per evitare di esplodere.

I quattro cavalieri dell’apocalisse sono i precursori di un divorzio. Se una coppia si trova spesso o sempre a tentare di risolvere i problemi discutendo in questo modo è praticamente certo che non riuscirà a sopravvivere a lungo sia come coppia sia come individui a causa dell’aumento percentuale di malattie.

I segreti di un matrimonio felice

Le coppie che nel love lab di Gottman risultavano vincenti, nel senso che continuavano a rimanere insieme anche dopo anni, avevano un modo completamente diverso di affrontare i problemi a partire dall’approccio iniziale.
In pratica invece di dire “la casa è sempre in disordine! Possibile che non riesci ad esser più ordinato!” direbbero “la casa è sempre in disordine e questa cosa mi fa stare male. Quando mi guardo intorno e vedo oggetti ovunque non mi sento a mio agio. Non so come possiamo fare perché lavoriamo entrambi e il tempo di sistemare non c’è mai. Possiamo cercare una soluzione insieme?” Ecco un discorso così mette l’altro in una posizione completamente diversa, non lo pone sotto attacco, ed è più facile che si instauri una collaborazione per risolvere il problema, anche se sentito solo da uno dei due. Nella coppia “vincente” in pratica ognuno è pronto ad assumersi la sua parte di colpa per far sembrare il problema più comune di quanto forse non sia (magari l’altro ama il disordine perché è convinto che aumenti la creatività, quindi per lui non è minimamente un problema)

Nel libro The Seven Principles for Making Marriage Work, John Gottman e Nan Silver spiegano nel dettaglio i sette principi che fanno funzionare un matrimonio, e che hanno dedotto osservando le coppie di successo nel loro laboratorio dell’amore. Si tratta di conoscersi a vicenda, di avere il coraggio di raccontarsi i propri sogni, di rivolgersi l’uno all’altra e non in direzione opposte, ma anche di gestione dei conflitti, e di cercare una soluzione comune ai problemi, e soprattutto, elemento molto importante, la capacità di recupero dopo un conflitto. La coppia vincente infatti non evita i conflitti, ma li supera senza calpestare uno dei due componente della coppia. Le discussioni rimangono ad un livello pratico circostanziato al problema, e non vengono portate su un piano personale.

A livello teorico sembra tutto sempre semplice, alla fine si tratta di rispetto reciproco, e quindi non dovrebbe essere così difficile. Eppure sappiamo tutti quanto la frustrazione, la stanchezza, la voglia di urlare, prendono facilmente il sopravvento. Quindi proviamo a fare un esercizio: la prossima volta che abbiamo un problema, un qualcosa che ci infastidisce e di cui vorremmo parlare con il nostro partner proviamo a ricordarci alcune semplici regole.

Lamentarsi si ma senza incolpare nessuno. La casa è in disordine. Mi avevi promesso di passare l’aspirapolvere e non l’hai fatto. Sono proprio arrabbiata/o con te! che è diverso da La casa è in disordine. Avevi promesso di passare l’aspirapolvere. Possibile che io non possa mai fidarmi di te? Sei il solito egoista.

Parlare in prima persona
Mi sento trascurato invece di Non ti frega nulla di me
Vorrei risparmiare soldi invece di Spendi tutto lo stipendio in shopping convulsivo, anche se la seconda frase esprime decisamente meglio il concetto.

Descrivere la situazione senza esprimere un giudizio in merito.
Non so più come tenere il bimbo, sembra essere tutto sulle mie spalle oggi Si lo so che anche voi avete la tentazione di urlare “TE LO PRENDI SI O NO?!??”

Siate gentili e ringraziate sempre anche quando un gesto è scontato

Esprimete con chiarezza i vostri bisogni questa è una di quelle cose che a noi donne ci frega sempre. Non chiediamo mai. Vorremmo che il nostro compagno fosse così intelligente da rendersi conto da solo che abbiamo bisogno di aiuto. Cerchiamo di dare voce alle nostre esigenze in maniera chiara e inequivocabile. Dire “cambia il pannolino al pupo mentre io preparo la cena” è meglio che cambiare il pannolino da sole mentre lui guarda la TV, e accumulare nervosismo, anche perché nel frattempo la cena si è bruciata!

Quando tutto sembra chiaro, torna GG da un viaggio di lavoro dopo sei giorni durante i quali ho affrontato un attacco di asma di Pollicino che ci ha portati al pronto soccorso, notti insonni perché con l’asma non è che si dorma un granché, un emergenza lavorativa che mi ha fatto lavorare la sera fino alle 11 per 2 sere. I bimbi accolgono il padre con entusiamo, ma la stanchezza si fa sentire e ricominciano presto i capricci. Io gli do un paio di risposte secche, magari anche fuori luogo. Lui mi risponde “guarda che me ne torno nel mio Hotel superlusso nel deserto!” E io gli rispondo: “No, non ti preccupare, facciamo che nell’hotel superlusso stavolta ci vado io!”
Uhmm! Mi sa che devo ricominciare da capo a leggere il libro.

Se ti fosse venuta voglia di leggere questo libro, compralo utilizzando questo link e aiuterai questo sito a crescere:

Intelligenza emotiva per la coppia di John Gottman (versione Kindle)
The Seven Principles for Making Marriage Work by John Gottman (versione in inglese)

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Il “nuovo” congedo per i padri: nulla è cambiato.

E primo contr.appunto

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17 thoughts on “Gestire i conflitti di coppia”

  1. non credo che “controllarsi” – o almeno tentare – nel litigio vada a discapito della spontaneità.
    anche perché, pur vivendo emozioni forti, rabbia, rancore ecc, di fatto le controlliamo. quante volte avreste voluto scagliarvi contro vostro marito e picchiarlo? e quante volte lo avete realmente fatto?

    e invece di fare la prima cosa che ci viene in mente (scagliargli addosso la moka che si ha in mano) andiamo a ripescare i modelli di comportamento appresi.
    almeno, io faccio così: mi viene da litigare come faceva mia madre, e siccome i suoi comportamenti mi hanno fatto soffrire, quando me ne accorgo mi riprometto di lavorarci su.

    non dico che sia facile, ma vale la pena di faticare per questo.
    naturalmente, da figlia di ex-coppia, sono super d’accordo che la vita di coppia serena aiuti i figli…

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