C’è questa app di Facebook, tanto caruccia, che ogni giorno mi ricorda cosa “Accadde Oggi”, ogni volta in un oggi di tanti anni fa.
Spesso osservare i miei ricordi è divertente, fatto salvo che sono ricordi che in realtà non sono ricordati per niente. E a volte è proprio questo il lato della cosa che ti strappa un sorriso, che ti fa pensare incredula “Và che robe intelligenti che dicevo due anni fa”, o “Ecco chi mi aveva regalato quel paio di pantofole orribili”.
Molti ricordi non ricordati, però, si affollano attorno al mio essere diventata genitore.
Compaiono video di una infante che non si decideva a gattonare, si odono voci di una me più giovane che incitava ad acchiappare al volo una palla inquadrando una manina insicura sul da farsi, o una voce ancor più giovane che nonostante tutti i miei sforzi preferiva chiamare per nome il cane piuttosto che dire ‘mamma’.
Ormai sarà più di un anno che mi compaiono in timeline questi episodi di vita passata, e mi sono accorta che quasi sempre, quando si tratta di ritratti estemporanei del mio essere una giovane (diciamo così) madre, ho rimosso. Non ricordavo assolutamente di aver filmato mia figlia mentre a due anni guardava in tv, come fosse lo spettacolo più bello del mondo, il risultato delle elezioni amministrative; o di averla fotografata mentre dormiva con il gatto sulla testa.
Mi sono allora chiesta perché: in fondo le foto, i video che compaiono sulla mia bacheca sono istantanee di momenti felici, di accadimenti buffi, di condivisioni allegre.
E allora perché non li ricordavo più? Probabilmente perché non mi rappresentano più, perché sono diversa, perché GRAZIEADDIO io sono cambiata. Perché diciamoci la verità, la me che lanciava palline a manine ancora poco prensili era una me alquanto distrutta dalla dedizione a questa creatura incapace di vivere in autonomia. Sì, addormentarsi col gatto in testa è stato simpatico, ma ci son volute quattro ore di pianti e lamenti per far calmare il tantrum che le era preso quel pomeriggio. Questa storia del “godeteveli i figli finché sono piccoli” sarà sicuramente una sacra scrittura, però con un po’ di onestà è anche vero che alleluja che son cresciuti.
Ci sono ricordi pesanti da ricordare, e difficili anche da trasmettere. Sono certa che farà molto piacere a mia figlia rivedersi in quelle foto ed in quei video, capire da dove viene, qual era il suo mondo in un periodo della sua vita di cui non ha una memoria diretta, ma sarà altrettanto difficile per me ricordare la fatica, lo sconvolgimento di vita, quanto lei fosse dipendente da me e di conseguenza io da lei.
Ci sono cose di me, sensazioni che ho vissuto, che non ho voglia di condividere, ricordi del mio essere genitore che non ho voglia di ricordare, e non per negare che ci siano stati, ma perché ho voglia di andare oltre, di godermi un figlio più adulto, più simile a me.
Quando i figli sono più grandi, quando finalmente riusciamo ad affrancarci dall’essere al 90% un genitore e al 10% una persona, e riusciamo a riequilibrare le proporzioni tra il tempo di vita che è solo nostro e quello che è per loro e con loro, non si sta forse meglio?
A volte non c’è bisogno di languire sui ricordi, è molto bello anche andare avanti.
– guestpost di Marica Pieralli –
Rossella, sei una donna fortunata! Quando si ha nostalgia di qualcosa di passato significa che quel passato è stata una esperienza bella ed appagante, anche se con le sue inevitabili difficoltà, anche se fosse durata poco.
Cara Marica, io soffro momenti di nostalgia feroce. Li avevo già quando la mia primogenita aveva solo tre anni e per ovviare alla cosa ho fatto un figlio dopo l’altro, perché volevo avere la possibilità di vivere quelle fatiche e quelle gioie ancora, e ancora. Adesso sono in menopausa, comunque, e con un po’ di tempo per riflettere su me stessa e sul perché, talvolta, mi senta ancora sopraffatta e al contempo nostalgica dei figli da piccoli.
Sono giunta alla conclusione che non sono loro a mancarmi ma la me stessa di allora, con qui progetti e quelle aspettative, e quella taglia 42. Mi faccio molta tenerezza. Poi arriva uno dei figli a caso, ormai grande, chiede che gli allunghi dei soldi, e mi passa ogni nostalgia.