Contro il libro “Fate la nanna” di Estivill

Estivill- Fate la nanna Mi sento sempre più spesso consigliare di leggere il libro “Fate la nanna” di Estivill, descrivendolo come un metodo miracoloso, che nel giro di 3 giorni è in grado di far dormire tuo figlio tutta la notte. Il libro l’ho letto nei primi mesi di vita del Vikingo, perchè mi è stato regalato. Si, l’ho letto, mi sono infuriata, e l’ho classificato come non solo inutile, ma potenzialmente pericoloso. Il metodo proposto in realtà non se l’è nemmeno inventato Estivill, si rifà a quello elaborato dal noto pediatra Richard Ferber direttore del Center for Pediatric Sleep Disorders a Boston e reso pubblico tramite il libro Solve Your Child’s Sleep Problems nel 1985. Il metodo del Dottor Ferber, o di Fate la nanna, può essere descritto brevemente così:

  • Preparare il bambino all’addormentamento, introducendo una routine da ripetersi ogni sera (bagnetto caldo, pigiama, lettura di una storia….)
  • Mettere il bambino nel lettino, e lasciare subito la stanza
  • Se il bambino inizia a piangere, lasciarlo piangere per periodi di tempo controllati prima di rientrare, aumentando gradualmente il periodo di tempo (ad esempio prima 3 minuti, poi 5 minuti, poi 10, e così via)
  • Quando si rientra, bisogna dare conforto al bambino senza prenderlo in braccio. Nel caso, non raro, in cui il bambino abbia vomitato, bisogna pulire tutto, dire al bimbo che va tutto bene, sempre senza prenderlo in braccio, e uscire dalla stanza
  • A questo punto, secondo Estivill, il bambino capisce che tanto piangere non serve a niente, e si addormenta

Non so a voi, ma a me viene la pelle d’oca solo a pensarci. Il mio bambino piange, urla, si dispera e magari vomita, e io esco dalla stanza e rientro solo dopo 5 o 10 minuti? Ma avete idea di quanto sono lunghi 5 minuti? E quando entro, di fatto lo ignoro, e gli dico “caro mio, per quanto tu sia disperato, io me ne infischio e torno di là. Arrangiati da solo”. Si, vabbene, magari non dico proprio così, ma in fondo non è molto diverso. E tutti i discorsi sul mettersi in ascolto, cercare il dialogo, costruire un rapporto di fiducia reciproca?

Ci sono molti genitori che ci hanno provato e non sono riusciti a sostenere il livello di stress di lasciare il figlio piangere (e pensate allo stress del bambino!) e hanno ceduto, sentendosi aimè magari anche in colpa per non essere dei bravi genitori.
Ovviamente qui entra in gioco il temperamento del bambino, e non metto in dubbio che il metodo possa funzionare nei casi in cui il bambino non è molto tenace o ha un carattere tranquillo. E ci sono moltissimi genitori che giurano che questo metodo ha risolto i loro problemi, e che non è stato poi così difficile come sembra. Ci sono però studi scientifici che dimostrano che l’efficacia del metodo Ferber o Estevill, quando funziona, è solo temporanea e che i problemi si ripresentano dopo un paio di mesi. Per contro non c’è nessuno studio scientifico alla base del metodo Estivill, e il supposto esperto mondiale del sonno dei bambini, non ha publicazioni su riviste scientifiche internazionali in merito, ma solo articoli di divulgazione. Varie associazioni di pediatri, tra cui l’Associazione australiana per la salute mentale del bambino (AAIMH), lo criticano fortemente e lo considerano addirittura pericoloso in alcuni casi.

Il signor Estivill sostiene che il bambino, anche a 4 o 6 mesi di età, che non vuole addormentarsi da solo la sera, o che si sveglia nel mezzo della notte e richiede la nostra attenzione, lo fa perchè ci sta mettendo alla prova. A pagina 61 scrive: Qui mamma e papà dovranno dimostrare la loro vera forza. Non dovranno pensare a Paolino che, in segno di supplica, alza i braccini con un viso triste o che, se più grande, urla tutta la sua disperazione [..] Piangerà, urlerà, singhiozzerà fino a strangolarsi, vomiterà, si agiterà in preda a convulsioni, dirà “sete”, “fame”, “bua” “ti prego”, “non ti voglio più” e quant’altro pur di riuscire a piegarvi. Ma voi fate finta di nulla, siate stoici.

E’ già questo mi fa pensare. Ci possono essere moltissimi motivi per cui il bambino non dorme la notte, i cicli circadiani nel bambino diversi dai nostri nella prima infanzia, o il fatto di aver un sonno disturbato da incubi o paure assolutamente normali nella crescita del bambino un pò più grandicello. Mio figlio ad esempio aveva dolori di pancia dovuti a problemi di intolleranza al latte per i primi mesi, e attacchi di asma nascosti di cui non ci siamo accorti se non dopo molto tempo quando sono diventanti più acuti. Certamente tra i motivi, può esserci il fatto che al bambino non sia stato insegnato ad addormentarsi da solo, ma è veramente necessario ricorrere ad un metodo così drastico, sia per il bambino che per il genitore?

L’alternativa proposta più frequentemente è, a mio parere, altrettanto drastica, anche se si pone sul lato opposto della scala. Sto parlando del co-sleeping, ovvero dormire tutti nel lettone fino a che il bambino non si senta pronto ad andare nel suo letto. Io non ho assolutamente nulla contro il metodo del co-sleeping in se, che anzi è perfettamente in linea con il cercare di stabilire un rapporto stretto con il bambino, e se funziona per la famiglia non vedo nessuna controindicazione. Inoltre è un metodo molto naturale, usato con successo da sempre sia dall’essere umano che nel mondo animale, e che quindi ha superato la dura prova dell’evoluzione.
Purtroppo però non va bene per tutti. Io ad esempio se mi sveglio nel mezzo della notte ho grosse difficoltà a riaddormentarmi, e quando nel letto con me c’è un frugoletto che scalcia, si rotola e magari si mette di traverso, le mie preziose ore di riposo vengono meno, e questo non mi aiuta di certo ad essere una mamma migliore durante il giorno. Ma ci possono essere anche altre ragioni per le quali dormire tutti nel lettone non è la soluzione migliore, quali ad esempio la necessità e voglia legittima per i genitori di una loro intimità, e non ultimo il fatto che il sonno dello stesso bambino possa essere disturbato dalla presenza dei genitori.

Insomma che fare? C’è un modo di risolvere il problema dei risvegli notturni o dei lunghi periodi di addormentamento serali senza adottare un metodo per lo meno discutibile o cedere al lettone? E se veramente insegnassimo al bambino ad addormentarsi da solo? Ci sono talmente tante cose che insegnamo a fare ai nostri figli: mangiare da solo, camminare da solo, vestirsi da solo, ma in un certo senso c’è un tabù riguardo al fatto di insegnargli a dormire da solo. Quasi come se lo abbandonassimo nel buio della sua stanza o nel gelo del suo lettino. Quando il bimbo inizia a sollevarsi in piedi lo incoraggiamo, gli teniamo le mani e lo aiutamo a fare i primi passi. Di certo non gli diciamo: cavatela da solo. Lo sosteniamo con la nostra presenza finchè la chiede, magari alleggeriamo la presa leggermente, finchè si sente pronto a fare quei due o tre passi che che segnano l’indipendenza. Normalmente continuiamo a stare al suo fianco finchè vediamo che ha un passo sicuro e che possiamo allontanarci di più. Insomma siamo li accanto, a disposizione, finchè non impara. Che c’è di male a fare la stessa cosa per l’addormentamento? Adottare una via di mezzo tra l’abbandono di Estevill e il lettone, che si basa sempre sul rispetto del bambino in quanto persona, senza dimenticare il rispetto per noi stessi e considerando le esigenze di tutti, potrebbe essere la soluzione più faticosa, ma di certo è anche quella che ci fa sentire di aver fatto la cosa giusta.

Se però avete ancora qualche dubbio sul fatto che forse volete adottare il metodo Estivill, allora date un’occhiata a questo video (sconsigliato per i deboli di cuore):

Prova a leggere anche:

Previous

La paternità negata

Genitori in congedo – panoramica sui congedi parentali

Next

491 thoughts on “Contro il libro “Fate la nanna” di Estivill”

  1. Miriam forse non mi sono spiegata bene ma sono d’accordo con te al 100%. Dico che un lato positivo del metodo di Estivill (se applicato con sale in zucca) è che si vede nel giro di due giorni se è adatto o no a un bambino. Io personalmente non lo porterei avanti se al secondo o massimo terzo giorno non vedessi una risposta chiaramente positiva del bambino, e anche in quel caso nel momento in cui capissi che ciò di cui ha bisogno è la tranquillità o la solitudine, cercherei di portarcelo con più dolcezza.
    Insomma io ho INSEGNATO a mia figlia ad addormentarsi nel lettino (per un pò anche da sola o quasi, adesso è un pò di tempo che è regredita e chiama spesso) in modo spero sereno, non l’ho OBBLIGATA ad addormentarsi da sola.
    Si, mi sa che prima mi sono spiegata proprio male. Scusate.

    Reply
  2. Sono di Bologna…..il punto è che Estivill…il suo metodo che in realtà deriva da Ferber non è proprio da provare così come è scritto da lui….

    Quando un bambino piange molto di notte e fa fatica a rilassarsi per addormentarsi bisogna chiedersi perchè e quali erano le sue abitudini fino a quel momento….non è il “piantino” che disturba il bambino, e per piantino intendo quel pianto che non frustra il bisogno del bambino…..ma 10 min di pianto per un bambino di 6 mesi da solo sono troppi…e questo è provato….

    Dopo i pianti infiniti, un bambino non ha imparato a dormire da solo, ma ha introiettato la frustrazione del bisogno ….e di seguito dorme da solo……ma è così che ci vogliomo arrivare???

    Inoltre i bambini hanno l’ansia da separazione e se vedono un tutt’uno con noi….questo non ce lo possiamo dimenticare.

    Estivill così come ha scritto il libro, e non le rivisitazioni dei gen itori(sensate) dovrebbe cam,biare mestiere, perchè non sa niente di sviluppo infantile e di come si sviluppa il sonno, altrimenti non avrebbe scritto quello che ha scritto…….

    P.S Quando non ci sentiamo soli, c’è chi cerca di stare in mezzo alla gente….ma questo non fa altro che farci sentire più soli…..
    Oppure cominciamo a pensare che meglio stare soli che in mal compagnia, ma questo ci fa sentire ancora soli……quindi il problema non è ciò che ci sta intorno ma è ciò di cui abbiamo bisogno al nostro interno, ciò che sentiamo…….

    Non posssiamo con certezza sapere cosa prova il nostro bambino, ma di sicuro non ci vuole fare un dispetto….accoglierlo è la cosa più utile…..ANCHE SE CI VUOLE TANTA PAZIENZA E ANCHE FATICA MA I RISULTATI ARRIVANO!!!!!
    E TUTTI CE LA POSSIAMO FARE!!!!!!!

    Reply
  3. Oh che bello Miriam una lavoratrice di nido che fa allenamento emotivo!! Per caso sei a Roma? ;P
    Scusate, forse esco un pò dal seminato ma a me questa discussione Hogg contro Estivill mi fa pensare tanto all’infinita guerra allattamento a richiesta contro orari fissi. A parte i riaggiustamenti personali, entrambi dicono che è importante insegnare al bambino ad addormentarsi da solo (per tutta una serie di buoni motivi, che io personalmente ritengo buoni sia per noi che per loro), ma differiscono sul come arrivarci. Non ho provato Estivill, ho provato EASY riaggiustandolo a mio modo (o meglio al modo di TopaGigia) quindi non posso dire di conoscere bene entrambi i metodi. Sono però fermamente convinta che per alcuni bambini sia meglio Estivill, per altri altro. Mi spiego. Mettiamo di avere un bambino facilmente disturbabile, con l’addormentamento nervoso, che pretende pochi o nulli stimoli per dormire bene. Mettiamo anche che abbia acquisito questo carattere da chun certo punto in poi (succede, eccome!) e che prima si addormentava cullato o al seno o comunque in compagnia. A un certo punto addormentarlo è diventata una guerra e dopo un pò i genitori decidono di provare qualche metodo e… magia!! appena lasciato in pace, in due o tre giorni Estivill funziona a perfezione. In questo caso al bambino è solo stato dato ciò di cui aveva bisogno, cioè solitudine e tranquillità, e i genitori non l’hanno fatto prima solo perchè non l’avevano capito.
    Per bambini diversi, però, non è altrettanto “liscia”. Alla fine probabilmente imparano a dormire da soli lo stesso, ma non con serenità come invece sicuramente tutti noi vorremmo.
    Insomma se fossi un genitore in crisi e non sapessi come fare credo che proverei per prima cosa Estivill perchè nel giro di due giorni si vede se funziona o no e se non va proverei altro. Oppure, meglio ancora, cercherei di capire PRIMA che tipo è mio figlio per fare prove più mirate.
    Ricordiamoci che le mamme contadine lasciavano piangere parecchio i figli per necessità, e i bambini dovevano imparare a fare tante cose da soli. E facevano l’allattamento a richiesta. Negli anni ’70 era tutto un allattamento a orari fissi, guai a chi sgarrava anche solo di 5 minuti. Ora ognuno fa come gli pare, e ci sono bambini che si trovano bene e bambini che si trovano male con tutti i metodi. Il motivo è +ovviamente, come ripetiamo ogni due o tre commenti in questo sito, che ogni bambino è diverso e che quello che va bene per il tuo è pessimo per la mia e vice versa.

    Reply
  4. Hai ragione daniela…io lavoro anche al nido…e il pianto è constetualizzato.

    Un bambino piange (alcuni per brevissimo tempo….li dipende da vari fattori) perchè la mamma va via….quindi c’è un ansia da separazione che emerge brutalmente…….
    L’educatrice coccola il bambino lo contiene, non solo fisicamente ma fa anche da contenitore psichico….gli verbalizza a parole che comprende la sua sofferenza e che è li per lui…per questo gli inserimenti si fanno a piccolo gruppo……

    Se invece nello stesso caso l’educatrice seguendo l’idea che Estivill ha del bambino “capriccioso”, lo lasciasso solo in un angolo e gli dicesse che è ora di piantarla, non solo aumenterebbe la sua ansia….ma non vedrebbe nemmeno in lei un qualcuno su cui appoggiarsi…..si sentirebbe abbandonato….

    Questo sarebbe un vero problema è potrebbe dare vita ad un impriting…e non piacevole….

    Reply
    • Ma poi siamo sicuri che i bimbi che hanno subito Estivill non piangano all’asilo? Il momento della separazione all’asilo è una di quelle cose che vanno e che vengono. Il mio primogenito non ha pianto mai fino ai 2 anni, poi ha iniziato a piangere ogni santa mattina. Il piccolo è andato liscio per mesi, poi improvvisamente intorno ai 20 mesi ha iniziato a piangere, Ha fatto qualche settimana così e poi ha smesso di nuovo. Insomma, non date ad Estivill, più di quello che si merita: ovvero il merito di avervi dato una guida da seguire, che poi avete giustamente non applicato alla lettera, e che forse proprio grazie a questo fatto ha funzionato.
      A tutti pro-Estivill: vi segnalo un post pubblicato di recente, di una mamma che da pro-Estivill con il primo figlio, ha scoperto che il metodo non era applicabile con il secondo figlio: https://genitoricrescono.com/intervista-ad-una-mamma-sul-metodo-estivill/
      Per riflettere sull’assolutismo dei metodi!

      Reply
  5. Però scusate, l’esempio del nido non regge… Non è il pianto che è contestato, i bambini piangono da che mondo e mondo, ho sempre ignorato i capricci anche se lunghi mezz’ora, e lo rifarei, non muoiono di sicuro.

    La contestazione è sul lasciare da soli un bambino che chiama la mamma e non la vede arrivare. Perché deve stare da solo. Punto. Impara da solo e basta, sei solo ed è così che deve essere.

    Al nido, o asilo non è così. Vede andare via la mamma e piange perché la vuole, ma non è da solo, c’è una maestra (si spera affettuosa) con lui, che lo consola. Ho visto mia figlia piangere molto tempo sia al nido che all’asilo. Ma dall’altra c’erano maestre che la tenevano in braccio, che la consolavano, che la distraevano. Non era sola!

    Ripeto, non dico che è sbagliato a priori. Dipende dal bimbo, dall’età. conosco una bimba che fin da piccolissima si addormenta da sola, che a un anno fa ciao ciao alla mamma, sorride, e si addormenta. Mia figlia ha urlato per le coliche per mesi e mesi, fin da ore prima dell’ora della nanna, e dirle “ciao ciao” mentre era paonazza per il pianto e il male era da galera. Con lei ha funzionato dopo, quando stava bene, dopo l’anno. Qualche lamento, qualche pianto breve (non correvo subito). Ma le crisi di pianto disperato, quelle no. Alle crisi disperate mi sono fermata, e ho aspettato. E poi è arrivato il momento, e in quel momento era il metodo giusto.

    Con la seconda è più giusto il metodo di Tracy Hogg, anche quello riadattato. Con altri basta sedersi un secondo vicini e leggere un libro. Mia nipote invece si è addormentata al fianco della mamma per anni, ma mai un risveglio. Per lei quel metodo andava bene.

    Reply
  6. @mammaarrabiata:
    sono daccordo con te!!Io ho mandato mio figlio al nido e non ha turbe.. e neanche tutti gli altri bambini che erano lì e che faticavanno a staccarsi dai genitori e che piangevano per dormire al pomeriggio.
    buon tutto!!!
    Manuela

    Reply
  7. Standing ovation per Miriam. Estivill lo butterei giù dalla Rupe Tarpea, ma come sottolineava Daniela, non tanto per il contenuto del libro in sè – che può avere un senso se applicato cum grano salis – ma per l’evidente malafede con cui ha scritto.

    Reply
  8. Brava Miriam, questa è anche la mia filosofia. L’esperta mondiale di mia figlia sono io, insieme al papà.

    Consiglio a tutti “Primi anni, primi passi” di Remo Largo – e ancora di più l’altro libro sempre di Largo, “Kinderjahre”, che purtroppo non è (ancora) stato tradotto in italiano, ma se masticate il tedesco – e qui mi sembra ci siano tanti expat – vale veramente la pena.

    Reply
  9. Ciao a tutti!!!!
    In tutti i vostri post è emersa una cosa che per me è molto importante e che nel mio lavoro cerco di seguire:

    L’unico esperto è il genitore, è l’operatore del settore dovrebbe solo supportarlo per dargli forza e qualche strumento in più per capire meglio il bambino e elaborare qualche strategia!!!

    Qualsiasi libro che utilizza la parole “DEVI” o è “SBAGLIATO” per me è out!!!!! Si può consigliare e aiutare ma l’esperto è il genitore!!!!!

    Qualsiasi metodo che crea sensi di colpa…….a prescindere da chi lo elabori non lo prendo in considerazione!!

    Reply
  10. @mammarrabbiata: ho letto con attenzione il tuo post e anch’io ho attraversato la fase di dubbi/incertezze/sensi di colpa (se leggi i miei post di circa un mese fa te ne rendi conto), poi ho seguito il “consiglio” del mio compagno che, come tuo marito e come tante altre mamme anche su questo sito, mi diceva di essere più flessibile e soprattutto più calma e di non farmi troppe domande. ora, il mio Bibo ha 7 mesi e mezzo, si addormenta verso le 21 dopo aver bevuto il suo latte dal biberon (fa la papppa alle 20), dorme per la maggior parte della notte nel suo lettino in camera nostra, a volte si sveglia e lo devo rigirare su un fianco o a pancia in giù, se non si addormenta gli dò un pò di latte e lo metto nel lettone (solitamente verso le 4) e incrocio le dita sperando che prenda sonno subito. chi applica il metodo estivill puro (ho letto il suo libro e l’ho trovato interessante ma inapplicabile nel mio caso e non giudico assolutamente chi decide di utilizzarlo) mi direbbe che sto sbagliando tutto, che gli sto dando un sacco di cattive abitudini, ma ho deciso che non m’importa, per ora abbiamo trovato il nostro equilibrio e va bene così.
    in conclusione: secondo me dovresti seguire il consiglio di tuo marito 🙂 buona fortuna!

    Reply
  11. Ciao a tutti,
    vi volevo ringraziare veramente di cuore, perchè si sa, anche se un genitore deve essere sempre sicuro di sè e ha l’istinto che lo guida, in realtà è pieno di dubbi, soprattutto con il primo figlio…forse è per questo che si comprano tanti libri e si visitano i siti, per avere conferma su ciò che si sta facendo e sull’infallibilità del nostro istinto! Pensavo avrei ricevuto un sacco di critiche (e non è ancora detto che non arrivino!) per il mio post forse un po’ duro, e invece…
    A Massimiliano: grazie, penso che quasi tutti gli uomini hanno il particolare dono di essere più equilibrati delle donne (o almeno di me), senza nulla togliere a tutte le donne del mondo (non voglio offendere nessuna). E’ una cosa che ammiro in voi e mi piacerebbe assomigliarvi di più. Nel tuo post questo buon senso si sente tanto
    A Stefano: di te mi ha colpito molto la poeticità del parallelo sole/mia figlia e ombra/senso di colpa. Quanto è vero! Ma come ti è venuto in mente…Grazie
    A Miriam: grazie mille anche a te. L’opinione di tutti è preziosa e da valutare, ma quando è anche supportata da esperienza pedagogica non nascondo che tranquillizza ancora di più!
    Ad Almi: ovviamente a mio marito ho risposto che il lettone la nostra bambina lo vedrà a 5 anni, quando spero che ormai avrà capito la differenza fra il suo letto e quello di mamma e papà!!! 😉
    A Daniela: forse è un mio errore, ma quando ho letto il libro non l’ho fatto in modo fiscale, come non lo farei neppure con libri dai metodi più blandi. Tracy ad esempio dice di prendere in braccio i bambini quando gridano tanto, ma se io lo faccio con la mia Topolotta, lei piange ugualmente quindi la lascio giù e continuo ad accarezzarla e baciarla. A volte continua, perchè è come andata in loop, allora mi stufo, perdo la pazienza e le tiro una filippica infinita (le parlo proprio come ad un adulto, ma senza urlare o arrabbiata, solo un po’ esasperata) sul perchè non bisogna piangere, sul fatto che la mamma è lì e quindi non si capisce perchè deve piangere, ecc. e lei smette, mi guarda e si calma. Non credo che Tracy approverebbe, ma ha me serve a non sclerare e a lei sembra aiuti a capire che ‘ha superato il limite’. Può essere?! Bah, chi ci capisce con questi figli è bravo! Il buon Dio doveva dargli la parola appena nati! Comunque certo Daniela, concordo con te: neppure io sono riuscita a non toccarla e non mi sento fallita. Però qualcosa di buono l’avrà fatta questo ‘povero’ Estevill, dato che ha dato a tanti di noi gli spunti giusti per ‘spuntarla’ con i nostri figli!
    Ancora un abbraccio a tutti e GRAZIE!!!

    Mamma non più arrabbiata

    Reply
    • Mammaarrabbiata, purtroppo non sono riuscita prima a rispondere al tuo commento, ma sono felicissima che la nostra “rete” di amici abbia provveduto in maniera egregia.
      Devo dire che mi hai fatto sentire in colpa! (ma allora è proprio vero che per le mamme il senso di colpa è sempre lì in agguato?! 🙂 ) Ma come, va tutto bene, legge il nostro sito e va in crisi??? E’ terribile!
      A questo punto non mi sento di aggiungere molto a tutto quello che già è stato scritto. Però proviamo a fare un “riassunto”: non esistono metodi, nessun metodo è migliore di un altro, l’importante è l’equilibrio familiare e dato che è tanto difficile da conquistare, una volta trovato, difendiamolo. Alla base di tutto deve esserci l’intuito del genitore e, ancor di più, la conoscenza del proprio figlio: e quella si conquista giorno dopo giorno. In fondo, ci nasce un estraneo! Cosa ne sappiamo di come sarà, del suo temperamento: impareremo a conoscerlo giorno dopo giorno e il modo di “incastrare” caratteri ed esigenze verrà. Poi cambierà con il passare degli anni, si squilibrerà centinaia di volte, poi troveremo incastri nuovi.
      Dal mio punto di vista Estivill non è davvero un criminale: è un tizio che ha messo insieme qualche brano di metodo psicopedagogico (poca roba è farina del suo sacco) per tirarne fuori un libricino di successo. Del resto la Hogg non ha fatto niente di dissimile: dopo anni di assistenza alle neomamme, ha buttato giù qualche appunto e anche lei ha fatto successo. Ad Estivill riconosco però un fastidioso difetto: sostiene che, se applicato alla lettera, il Metodo funziona SEMPRE! Esageratoooooo!!! Ma chi ti crede!!! Solo che il povero neogenitore privato del sonno è sempre lì sul punto di fustigarsi pensando di aver sbagliato tutto: quindi questa impostazione fa male a chi legge.
      Per il resto il libretto è pieno di spunti di riflessione interessanti.
      Quindi, come in tutto, prendiamo qualsiasi metodo ci venga proposto, qualsiasi panacea per tutti i mali, cum grano salis. Ecco, me lo tatuerei su un braccio questo motto! 🙂
      E poi, l’importante è dormire, che il giorno dopo si è tutti più felici e rilassati.
      P.S.: eddai, fai passare qualche notte alla piccola nel lettone, che al papà farebbe tanto piacere…. Solo qualche volta, su, magari il sabato…. 😀

      Reply
  12. Però un attimo… io non ce l’ho col metodo (che non è di Estivill, oltretutto, lui ci ha fatto un libro ma questo metodo è più vecchio di lui) ma con Estivill!

    Il metodo, con aggiustamenti miei, l’ho seguito anche io (quando era più grande, però). Il suggerimento di base può essere giusto.

    Ma un tizio che pretende di essere un grande medico, che scrive un libro senza campioni (non ha sperimentato questo metodo, quindi non può essere un suo metodo, ecco), senza aver lavorato con quello su dei bambini, senza aver visto insomma effetti, pro e contro, senza dati, senza niente, e che viene a dettare legge (perché chi legge il suo libro sa una cosa sola: se suo figlio non si addormenta da solo, ha sbagliato) e che ci mette una buona dose di sadismo…

    Ecco, insomma, io penso che qualunque madre di buonsenso che usi questo metodo, se vede il figlio che sbatte la testa, che vomita (si, era elencato), che si fa prendere da una crisi isterica troppo grande, interviene, no? Lui dice di no. Lui impone di no, “lo lascerete stare, che urli, che vomiti, qualunque cosa succeda”. Il suo libro è una dichiarazione di guerra, il figlio è contro il genitore e il genitore DEVE vincere.

    Ecco, io su questo non ce la faccio, non ci vedo più e gli vado contro, non lo digerisco. Se poi a qualcuno piace ben venga, ma non riuscirò a capirlo.

    Sul metodo no. Perché dico sempre che non c’è un metodo sbagliato. Se figlio e famiglia sono giusti per quel metodo. Non funziona con una bambina che ha coliche ogni sera e piange per ore dal male (e quindi non andava bene per noi fino a 6 mesi), non serve con i bambini che si addormentano da soli come se fosse la cosa più naturale del mondo. Serve per i bambini che hanno solo bisogno di provare e possono riuscirci. E allora è giustissimo provarci, dormire tutta la notte con qualche pianto la sera è meglio che non piangere la sera e poi piangere tutta la notte. 5 minuti di lagne non sono una tortura. Due ore di pianti disperati si (e forse qualcosa non va, e qui Estivill va di nuovo a farsi benedire). Con noi ha funzionato, bene, dopo l’anno. Senza orologio, rientravo se chiamava per un bacio veloce, se chiamava più volte aspettavo sempre di più a entrare, se piangeva tanto mi fermavo un attimo. Ma se avessi seguito il libro alla lettera quel bacio era un fallimento, fermarmi un attimo era un fallimento, rispondere al richiamo era un fallimento. Beh, no, caro Estivill, io non ho fallito proprio niente!

    Reply
  13. @cara mammaarrabbiata, hai espresso molto bene i dubbi che io avevo qualche tempo fa, ma che ho superato perché guardo i miei figli e li vedo sereni ed equilibrati. Io ho applicato il metodo proprio come hai fatto tu; non ho mai sopportato chi ha giudicato male questo metodo senza prima sentire come noi genitori l’avessimo applicato e modellato sui nostri bimbi. I genitori che sono pro Estivill si sono comportati come noi; ho diversi amici che lo confermano. E’ fondamentale dormire!!!! Mi ha intenerito tantissimo leggere il commento di tuo marito! Un abbraccio e …. buone notti serene!!!

    Reply
  14. Ciao a tutti….non credo che sia giusto chiamarti mamma arrabbiata…ma mamma che si preoccupa e tiene alla sua cucciola!!!!Vedi….io ho la mia opinione da mamma (un bimbo di 10mesi e uno di 4 anni) e da pedagogista…in primis dormi serena!!!
    E’ chiaro che ami la tua cucciola………………

    Cerco di piegarvi perchè da operatrice il metodo di Estivill non è particolarmente indicato: RICORDANDO CHE TU NON LO HAI APPLICATO!!!!MA HAI TROVATO IL TUO METODO CHE E’ QUELLO CHE RICERCA LA SERENITA’ DELLA COPPIA MADRE-BAMBINO.

    Un bambino sotto i 6 mesi sta ancora cercando il suo equilibrio…
    E’ importante non lasciarlo piangere esageratamente perchè è NORMALE che lui ricerchi la nostra presenza, ma non bisogna correre al primo vagito…..I BAMBINI PIANGONO, E’ IL LORO MODO DI COMUNICARE E DOBBIAMO IMPARE AD ACCETTARLO!!!QUESTO NE VA DELLA LORO CRESCITA.
    MA DOBBIAMO ANCHE IMPARARE A INTERPRETARLO.

    SOTTO I 6 MESI UN BAMBINO NON PRENDE VIZI, NON SI CORPORTA LOGICAMENTE MA E’ TUTTO ISTINTO….QUINDI E’ NORMALE CHE LUI CI RICERCHI!!!

    NON SONO VERE DICERIE TIPO:
    – PIANGERE FA BENE HAI POLMONI
    – PIANGE PERCHE’ LO FA APPOSTA
    – FURBO…….

    LUI CI CERCA PERCHEì PER LUI SIAMO UNA STESSA COSA!!!E SPESSO CI RICERCA DI NOTTE!

    PERCHE’ LUI IMPARI A DORMIRE DA SOLO, DEVE “COSTRUIRE” LA CERTEZZA CHE NOI CI SIAMO COMUNQUE…..
    SEMBRA STRANO MA PIU’ NOI GLI STIAMO VICINO E PIU’ LUI SI STACCHERA’ VELOCEMENTE……

    QUESTO NON VUOL DIRE CHE DEVE PER FORZA DORMIRE NEL LETTO CON NOI, DIPENDE DA NOI, OGNIUNO PRENDE LE DECISIONI CHE SONO PIU’ UTILI……

    IO NON LI HO MAI PRESI A LETTO CON ME…MA NELLE SITUAZIONI PIU’ DIFFICILI MI ALZOVO ANCHE 10 VOLTE A NOTTE E CERCAVO DI ESSERE DOLCE. CAREZZE E POI ME NE ANDAVO…..CI SONO VOLUTI 2 MESI MA ORA DORME TUTTA NOTTE.
    POSSO DIRE CON CERTEZZA CHE HA IMPARATO AD ADDORMENTARSI DA SOLO E NON ACCASCIARSI DOPO AVER PIANTO.

    NON C’E’ NIENTE DI MALE AD ACCAREZZARLO NEL SUO LETTINO O CANTARGLI UNA CANZONE PER AIUTARLO A DORMIRE…..CI VUOLE UN Pò DI PAZIENZA MA CE LA SI FA!!!!!!!

    PRENDITI 10 GIORNI DI TEMPO, E’ QUESTO IL TEMPO CHE UNO SI DEVE DARE PER APPORTARE UN CAMBIAMENTO. STABILISCI QUALCOSA DA FARE PRIMA DI ANDARE A LETTO: ES. TENERLA IN BRACCIO MENTRE GLI CANTI UNA CANZONE E SARA’ SEMPRE QUELLA.
    POI LA METTI NEL LETTINO E L’ACCAREZZI CANTANDO.
    QUANDO VEDI CHE QUESTO FUNZIONA, QUALCHE GIORNO DI CONSOLIDAMENTO E POI PASSI SOLO AL CANTO, COSI’ LEI SENTE LA TUA PRESENZA…..
    STESSA COSA DI PRIMA….PIANO PIANO LEI INIZIERA’ A DORMIRE DA SOLA, MA SERENA…COME FACCIAMO NOI….

    E’ UNO SBATTIMENTO….MA BISOGNA ENTRARE NELL’ORDINE DELLE IDEE CHE E’ NORMALE CHE UN BAMBINO ABBIA DEI RISVEGLI NOTTURNI, MA CHE QUESTO COMPORTAMENTO SI POSSA MODIFICARE CON SERENITà!!!!

    AL MASSIMO SI PUò REGISTRARE LA PROPRIA VOCE MENTRE SI CANTA….

    P.S.NON LEGGERE TROPPI SITI….MA SEGUI CIò CHE TI SENTI E CHE TI FA SENTIRE SERENA!!!!!!!!!

    P.S. VEDRAI CHE CE LA FARAI ALLA GRANDE!!!!!!!!!

    Reply
  15. Mamma arrabbiata, te l’avevo detto che di notte è meglio dormire invece che tormentarsi con i sensi di colpa e che se ascolti tutti non vai più a casa … come vedi le opinioni in questo ambito sono tra le più disparate, io penso che occorre avere un minimo di flessibilità ed equilibrio indipendentemente dal metodo che si decide di adottare.

    PS: flessibilità: qualche volta magari possiamo farla dormire nel lettone con noi 😉

    Reply

Leave a Comment