Mi sento sempre più spesso consigliare di leggere il libro “Fate la nanna” di Estivill, descrivendolo come un metodo miracoloso, che nel giro di 3 giorni è in grado di far dormire tuo figlio tutta la notte. Il libro l’ho letto nei primi mesi di vita del Vikingo, perchè mi è stato regalato. Si, l’ho letto, mi sono infuriata, e l’ho classificato come non solo inutile, ma potenzialmente pericoloso. Il metodo proposto in realtà non se l’è nemmeno inventato Estivill, si rifà a quello elaborato dal noto pediatra Richard Ferber direttore del Center for Pediatric Sleep Disorders a Boston e reso pubblico tramite il libro Solve Your Child’s Sleep Problems nel 1985. Il metodo del Dottor Ferber, o di Fate la nanna, può essere descritto brevemente così:
- Preparare il bambino all’addormentamento, introducendo una routine da ripetersi ogni sera (bagnetto caldo, pigiama, lettura di una storia….)
- Mettere il bambino nel lettino, e lasciare subito la stanza
- Se il bambino inizia a piangere, lasciarlo piangere per periodi di tempo controllati prima di rientrare, aumentando gradualmente il periodo di tempo (ad esempio prima 3 minuti, poi 5 minuti, poi 10, e così via)
- Quando si rientra, bisogna dare conforto al bambino senza prenderlo in braccio. Nel caso, non raro, in cui il bambino abbia vomitato, bisogna pulire tutto, dire al bimbo che va tutto bene, sempre senza prenderlo in braccio, e uscire dalla stanza
- A questo punto, secondo Estivill, il bambino capisce che tanto piangere non serve a niente, e si addormenta
Non so a voi, ma a me viene la pelle d’oca solo a pensarci. Il mio bambino piange, urla, si dispera e magari vomita, e io esco dalla stanza e rientro solo dopo 5 o 10 minuti? Ma avete idea di quanto sono lunghi 5 minuti? E quando entro, di fatto lo ignoro, e gli dico “caro mio, per quanto tu sia disperato, io me ne infischio e torno di là. Arrangiati da solo”. Si, vabbene, magari non dico proprio così, ma in fondo non è molto diverso. E tutti i discorsi sul mettersi in ascolto, cercare il dialogo, costruire un rapporto di fiducia reciproca?
Ci sono molti genitori che ci hanno provato e non sono riusciti a sostenere il livello di stress di lasciare il figlio piangere (e pensate allo stress del bambino!) e hanno ceduto, sentendosi aimè magari anche in colpa per non essere dei bravi genitori.
Ovviamente qui entra in gioco il temperamento del bambino, e non metto in dubbio che il metodo possa funzionare nei casi in cui il bambino non è molto tenace o ha un carattere tranquillo. E ci sono moltissimi genitori che giurano che questo metodo ha risolto i loro problemi, e che non è stato poi così difficile come sembra. Ci sono però studi scientifici che dimostrano che l’efficacia del metodo Ferber o Estevill, quando funziona, è solo temporanea e che i problemi si ripresentano dopo un paio di mesi. Per contro non c’è nessuno studio scientifico alla base del metodo Estivill, e il supposto esperto mondiale del sonno dei bambini, non ha publicazioni su riviste scientifiche internazionali in merito, ma solo articoli di divulgazione. Varie associazioni di pediatri, tra cui l’Associazione australiana per la salute mentale del bambino (AAIMH), lo criticano fortemente e lo considerano addirittura pericoloso in alcuni casi.
Il signor Estivill sostiene che il bambino, anche a 4 o 6 mesi di età, che non vuole addormentarsi da solo la sera, o che si sveglia nel mezzo della notte e richiede la nostra attenzione, lo fa perchè ci sta mettendo alla prova. A pagina 61 scrive: Qui mamma e papà dovranno dimostrare la loro vera forza. Non dovranno pensare a Paolino che, in segno di supplica, alza i braccini con un viso triste o che, se più grande, urla tutta la sua disperazione [..] Piangerà, urlerà, singhiozzerà fino a strangolarsi, vomiterà, si agiterà in preda a convulsioni, dirà “sete”, “fame”, “bua” “ti prego”, “non ti voglio più” e quant’altro pur di riuscire a piegarvi. Ma voi fate finta di nulla, siate stoici.
E’ già questo mi fa pensare. Ci possono essere moltissimi motivi per cui il bambino non dorme la notte, i cicli circadiani nel bambino diversi dai nostri nella prima infanzia, o il fatto di aver un sonno disturbato da incubi o paure assolutamente normali nella crescita del bambino un pò più grandicello. Mio figlio ad esempio aveva dolori di pancia dovuti a problemi di intolleranza al latte per i primi mesi, e attacchi di asma nascosti di cui non ci siamo accorti se non dopo molto tempo quando sono diventanti più acuti. Certamente tra i motivi, può esserci il fatto che al bambino non sia stato insegnato ad addormentarsi da solo, ma è veramente necessario ricorrere ad un metodo così drastico, sia per il bambino che per il genitore?
L’alternativa proposta più frequentemente è, a mio parere, altrettanto drastica, anche se si pone sul lato opposto della scala. Sto parlando del co-sleeping, ovvero dormire tutti nel lettone fino a che il bambino non si senta pronto ad andare nel suo letto. Io non ho assolutamente nulla contro il metodo del co-sleeping in se, che anzi è perfettamente in linea con il cercare di stabilire un rapporto stretto con il bambino, e se funziona per la famiglia non vedo nessuna controindicazione. Inoltre è un metodo molto naturale, usato con successo da sempre sia dall’essere umano che nel mondo animale, e che quindi ha superato la dura prova dell’evoluzione.
Purtroppo però non va bene per tutti. Io ad esempio se mi sveglio nel mezzo della notte ho grosse difficoltà a riaddormentarmi, e quando nel letto con me c’è un frugoletto che scalcia, si rotola e magari si mette di traverso, le mie preziose ore di riposo vengono meno, e questo non mi aiuta di certo ad essere una mamma migliore durante il giorno. Ma ci possono essere anche altre ragioni per le quali dormire tutti nel lettone non è la soluzione migliore, quali ad esempio la necessità e voglia legittima per i genitori di una loro intimità, e non ultimo il fatto che il sonno dello stesso bambino possa essere disturbato dalla presenza dei genitori.
Insomma che fare? C’è un modo di risolvere il problema dei risvegli notturni o dei lunghi periodi di addormentamento serali senza adottare un metodo per lo meno discutibile o cedere al lettone? E se veramente insegnassimo al bambino ad addormentarsi da solo? Ci sono talmente tante cose che insegnamo a fare ai nostri figli: mangiare da solo, camminare da solo, vestirsi da solo, ma in un certo senso c’è un tabù riguardo al fatto di insegnargli a dormire da solo. Quasi come se lo abbandonassimo nel buio della sua stanza o nel gelo del suo lettino. Quando il bimbo inizia a sollevarsi in piedi lo incoraggiamo, gli teniamo le mani e lo aiutamo a fare i primi passi. Di certo non gli diciamo: cavatela da solo. Lo sosteniamo con la nostra presenza finchè la chiede, magari alleggeriamo la presa leggermente, finchè si sente pronto a fare quei due o tre passi che che segnano l’indipendenza. Normalmente continuiamo a stare al suo fianco finchè vediamo che ha un passo sicuro e che possiamo allontanarci di più. Insomma siamo li accanto, a disposizione, finchè non impara. Che c’è di male a fare la stessa cosa per l’addormentamento? Adottare una via di mezzo tra l’abbandono di Estevill e il lettone, che si basa sempre sul rispetto del bambino in quanto persona, senza dimenticare il rispetto per noi stessi e considerando le esigenze di tutti, potrebbe essere la soluzione più faticosa, ma di certo è anche quella che ci fa sentire di aver fatto la cosa giusta.
Se però avete ancora qualche dubbio sul fatto che forse volete adottare il metodo Estivill, allora date un’occhiata a questo video (sconsigliato per i deboli di cuore):
Una sola personalissima riflessione: giudicare un metodo senza aver letto il libro che lo promuove…non è poi molto diverso dal giudicare il modo di essere genitore senza esserlo.
Io ho utilizzato il metodo del libro con mia figlia.
Mia moglie non ce la faceva ed è andata per 3 giorni a dormire con sua madre con l’altro gemello che no naveva alcun probelma di sonno.
Prima sera 1 ora e mezza di pianto e poi è crollata.
E’ stata dura però la mattina seguente la bambina era finalmente ben riposata e di buon umore e la cosa mi ha spinto ad insistere.
Seconda sera 40 minuti di pianto.
Terza sera 15 minuti di pianto.
Dalla quarta sera in poi in 5 minuti la bimba partiva. Ovviamente sono capitate saltuariamente delle serate più difficili ma soprattutto in presenza di altri disturbi (dentini o malesseri vari).
Oggi, a 3 anni d’età posso dire che quel libro ci è stato di grande aiuto.
Sara,
ovviamente aberrante era una citazione tua e solo tua…. non userei mai questi termini o toni così come non li ho usati per esprimere la mia differente posizione rispetto alla tua.
Le crociate contro il metodo no, ma se un amico mi informa di volerlo applicare a suo figlio, cerco certamente di dissuaderlo, proprio perchè penso sia sbagliato e se c’è la possibilità di dissuadere altri dall’usarlo la sfrutto, sempre perchè penso sia un metodo sbagliato. Credo poi, lasciando stare i luoghi comuni dei supermercati e dei giochini, che si debba comunque rispondere anche al capriccio e non solo al dolore o alla tristezza o al senso di abbandono eccetera…
Avrei un’idea sulla motivazione di Sara, cioè che lei lavorando come educatrice si confronta con il modo di fare dei genitori, e questi due ruoli talvolta entrano in conflitto. Il problema è che il ruolo dell’educatore e quello del genitore sono completamente diversi. Un educatore ha la responsabilità della formazione e della disciplina, che è un’enorme responsabilità ma è relativa, mentre un genitore ha come responsabilità sul figlio il suo saper stare al mondo: non intendo solo essere civile, avere rispetto dei limiti degli altri e non fare i capricci, ma significa sapersi voler bene, amare gli altri senza farsi del male, e un sacco di altre cose. Questo implica tenere conto dell’individualità del bambino, l’idea di un singolo metodo che va bene per tutti è come dire che un singolo regime alimentare va bene per tutti. Se poi invece Sara ti confronti con una diffusa maleducazione dei bambini, questo ha molto poco a che vedere con l’addormentamento ma con la diffusa maleducazione … in generale 😉
@ Sara sorrido perché ti somigliavo tanto, poi ho avuto due figlie che mi hanno dimostrato che Estivill e tutti i portatori di verità come lui sono solo persone che vogliono vendere e non hanno esperienza.
Con la prima ero tutta bianco e nero come te. Ho scoperto che una madre non può stare bene con un pianto ininterrotto, e un figlio nemmeno. Con la seconda ero un’altro mondo “questa me la metto nel lettone e me la coccolo finché si lascia, che guarda quante paturnie con la prima, a passare ogni secondo con il terrore di viziarla, e ora nemmeno si ferma più a farmi un bacio”. Beh, non ha MAI voluto stare nel lettone, urlava come una pazza, non è mai stata troppo bene in braccio, e di coccole ancora ora ne vuole solo se è un momento particolarmente no.
Non sto nemmeno a commentare le battutine ovetto kinder e nanna, ho aiutato le mie figlie con ognuna delle loro paure, anche se poi in realtà non ne hanno, vedi, la prima mesi di lettone e poi di compagnia e al buio ci sguazza. Sai cos’è? Che i bambini degli Estivill del mondo se ne freganno altamente 🙂
Mi chiedo che motivo hai per dover dimostrare in ogni modo che è IL metodo giusto. Non sono matematica i figli, non c’è un metodo, e non casca il mondo se non ce n’è che funziona sempre. E come genitore di due figlie, ti assicuro che ti riposi comunque, sorridi comunque, e ti auguro un domani di ascoltare di più il tuo cuore di un manuale e di non rovinarti mesi pretendendo di fare la cosa che, secondo altri, è giusta a priori.
Aggiungo solo un’altra riflessione al commento di CloseTheDoor: ogni bambino è diverso. Non ci sono manuali d’istruzioni che vadano bene per tutti perchè non tutti si lamentano e reagiscono nello stesso modo alle stesse cose. Io ho dovuto calpestare alcune delle mie più profonde convinzioni educative e di vita perchè non andavano bene per mia figlia, la facevano stare male. I bambini non sono solo il frutto dell’educazione che noi impartiamo, sono delle persone, con una personalità chiarissima già prima di nascere. Le tattiche educative (dove per tattca intendo il modo in cui facciamo passare certi messaggi) DEVONO essere adattabili, altrimenti sono coercitive o non funzionano. Anche questa è una cosa che ho capito solo dopo aver partorito, nonostante l’avessi letta e riletta.
@ Sara
Sarò stringata: il fatto di non essere madre ti preclude un passaggio, e cioè che specie nelle prime settimane di vita, ti identifichi con tuo figlio. Nel momento in cui ascolti tuo figlio nato da qualche giorno piangere e tu non sei lì con lui, quello non è “un bambino”, ma sei TU che piangi e chiedi di non essere abbandonata. Detta così sembra una cosa stranissima ma ti assicuro che succede, è una delle tante sorprese della maternità, come indovinare a fiuto dove si trova il reparto del pesce al supermercato dove non sei mai entrata prima. Sono convinta che sia uno dei tanti meccanismi che hanno permesso la conservazione della specie. Anche io prima di diventare madre avevo la tendenza a giudicare alcuni livelli di incapacità di lasciare andare i figli, adesso non ho smesso di considerare che alcuni sono comunque esagerati (specie dopo i 18 anni 😉 ma quello dell’addormentamento è un momento di abbandono e non puoi abbandonarti senza avere fiducia nell’ambiente circostante, a meno che tu non ti addormenti per sfinimento, ma appena hai superato quel livello di spossatezza scatti su dal letto terrorizzato.
Ora sono sicura che ci sono molte mamme che riescono a utilizzare il manualetto di Estivill nel modo giusto, cioè mantenendo la calma e rassicurando il bambino sulla loro presenza lì. Un approccio “alla Estivill” l’ho ritrovato ad esempio nel libro “I no che aiutano a crescere” ma il concetto espresso era completamente diverso, si trattava appunto di permettere un distacco da una simbiosi che divorava sia il figlio che la madre. Invece Estivill passa un messaggio del tipo “Se non stai attento il tuo bambino ti metterà i piedi in testa, devi fargli vedere chi comanda oppure ne pagherai le conseguenze per tutta la vita”. Ecco è questo il messaggio che mi disturba profondamente, perché penso che non ci sia nulla di più devastante da dire a un genitore insicuro – già questo viene fatto passare in mille forme da parenti ed estranei. Ma c’è una bella differenza fra un bambino tranquillo e ubbidiente per indole, e un bambino che è stato mortificato e non sta bene con chi gli sta intorno.
@sara
Aggiungo ancora una mia opinione.
L’addormentamento e’ un momento di distacco, e non solo dalla mammma o chi per lei,ma proprio sal mondo intero.
Quando un bimbo si stacca dalla mamma per uscire ad esempio tendera’ a piangere e lamentarsi e avra’ bisogno dell’aiuto di noi adulti per lasciarsi andare tranquillo e sentirsi sicuro.
Tant’e’ che molti bimbi piangono per andare inasilo.
Se hanno paura e piangono quando aono svegli,ovvero qyando sanno cio’ che succede,figuriamoci che paura sia per loro addormentarsi soli,senza saper cosa succedera’.
Non vedo perche’ non dovremmo tener loro la mano per aiutarli anche in questo caso.perche’ la mano gliela tendiamo se sono insicuri nel camminare, nell’andare all’asilo etc,ma la stessa mano gliela dovremmo togliere al momento dell’addormentamento se ne hanno bisogno?
Boh,io non ci vedo niente di male.
@sara
No,non dico “meno male” che non sei mamma,ci mancherebbe,dico pero’ che si vede che non lo sei. Lo si vede dal fatto che hai delle posizioni molto rigide,o bianco o nero. Il co-sleeping non ti piace e ne parli come se fosse la causa di tutti i vizi dei bambini.un po’ ti comporti come quelli che criticano estivill e lo bruciano o almeno questo e’ quello che traspare. E’ vero anche che cerche di essere obiettiva e ragionevole,ma poi ti sfuggono commenti estremi “o bianco o nero”,tipo il quindicenne in discoteca.
Ti diro’ che anche io non amo il cosleeping,ma se per questo io dormirei proprio da sola,gia mi infastidisce il marito che si gira e rigira nel letto,figurati le pedate di mia fiflia. Eppure mia figlia,2 anni,voene nel lettone nel cuore della notte. Io non la caccio via. Ho smesso di allattarla 1 mese fa per problemi di salute miei.
Fatta questa premessa, mia figlia va in asilo da 1 anno,con zero e dico zero lacrime all’inserimento.le volte che avra’ pianto si contano sulle dita di una mano.
Se cade piange solo se si fa veramente male,altrimenti si rialza comevse niente fosse.
Socializza subito con gpi altri bambini.
Per un pezzo di cioccolata o il biscotto fuori pasto sa aspettare dopo cena,magari lo guarda se lo tiene in mano,ma riece ad aspettare di cenare prima di mangiarselo.
Mia figlia non sa addormentarsi da sola. O meglio lo sa,in asilo si addormenta senza problemi,con la nonna anche,ma se ci sono io vuole essere sdraiata vicino a me.
Insomma,non e’ che se a 2,3,4 anni un bimbo ha bisogno di sentire qualcuno vicino prr addormentarsi significa che sara’ viziato o che. I vizi di merendine fuori pasto e pianti isterici per i capricci dipendono da altre cose,ovvero da come noi ci comportiamo in quelle situazioni,non certo da come li addormentiamo.
Se poi pensi che le 2 cose siano collegate ti rispondo che tutto e’ possibile,ma di sicuro non e’ la regola.
@Fab
No, non sono mamma (e qui immagino che tutti voi pensiate “meno male”), ma ho sempre avuto a che fare con i bambini, potendo confrontare i più disparati metodi educativi. Dal bimbo di 9 mesi che già faceva i primi tentativi per mangiare la pappina da solo, alla bimba di 4 anni che non mangiava mai ai pasti ma solamente le merendine e le schifezze che mamma non aveva mai il coraggio di negarle ad ogni ora, al bimbo di 3 anni che cadendo dallo scivolo e sbucciandosi un ginocchio non fiatasse continuando come nulla fosse sorridendo alla madre, al bimbo di 5 che al parco non poteva allontanarsi dalla madre per più di 5 metri.
Sono d’accordo con te sul fatto che i metodi funzionano sulla carta finché non si passa alla pratica, infatti io non ho mai detto che certamente utilizzerò tutto ciò con la mia prole. Semplicemente non mi escludo la possibilità di farlo, in quanto non vedo nulla di così terribile come l’opinione comune vuole (a meno di casi eccezionali, ovvio).
Per concludere, nessuna rabbia… solamente veemenza, quello si. Questo perché mi sto accorgendo che i “metodi” possono essere applicati a piacimento, e come dite voi, giustamente ognuno fa quello che meglio crede coi propri figli. Ma a differenza di chi pratica co-spleeping, allatta per anni, non si stacca mai dal figlio notte e giorno fino alla prima elementare eccetera, i “seguaci” di Estivill non iniziano una crociata personale contro chi non pensa e fa come loro. Ultimamente sto leggendo di tutto: chi orgoglioso dichiara di aver nascosto il libro di libreria, chi in biblioteca, chi trovandolo in casa d’altri lo fa a pezzi dinnanzi gli amici, chi si lancia in petizioni per ritirarlo dal commercio… ma per favore! Forse qualcuno lo fa verso quei genitori talmente attaccati ai figli da non dargli nemmeno un’educazione, perché con troppa paura che l’amato figlio se la prende con loro? Non credo. Eppure, soprattutto sul lavoro, ho a che fare quotidianamente con persone ora adulte convinte che il mondo giri intorno a loro, semplicemente perché cresciuti con questa convinzione.
Si parla tanto dei famigerati “danni a lungo termine del metodo Estivill”: vogliamo parlare qualche volta dei danni che il troppo amore può fare? Ovviamente no… peccato che anche l’amore , se sbagliato, può fare danni… e tanti anche.
Dulcis in fundo… spesso, chi critica questo libro, non lo ha neppure letto. Ma il “vox populi” è sufficiente per farsi idea molto accurate.
Un capriccio è un tentativo di attirare l’attenzione con modi più o meno violenti (urla, piedi pestati, botte, schiaffi, ecc) o di ottenere qualcosa che non si può avere. Un bambino che piange la sera perché vuole qualcuno (mamma, papà, nonna, baby sitter) è un bambino che chiede affetto, calore, rassicurazione.
*Quindi la sera vuole rigorosamente affetto, mentre di giorno attira l’attenzione, nonostante magari urli, pesti i piedi, eccetera in entrambe le occasioni. Questa teoria non lo conoscevo…*
Un bambino che non può avere l’ovetto kinder non può averlo, amen, è una piccolezza e lo capirà.
*Questo lo sappiamo noi… Ma dal suo punto di visto l’ovetto è importante tanto quanto volere la madre di fianco la notte*
Un bambino che non può avere affetto, calore, rassicurazione… Devo spiegarmi?
*”Che non può avere”… O semplicemente “non lo può avere ogni volta voglia”, iniziando ad imparare che ci sono tempi e modi per tutto ed i suoi desideri non possono essere sempre accontentabili? Naturalmente non parlo di lattanti, non credo abbiano la facoltà di capire un concetto simile*
A proposito, sul fatto che si ha tempo di dare affetto e fare i genitori tutto il giorno, la sera può imparare a stare da solo. Mah, mi chiedo se ai bambini è stato spiegato che i genitori sono a ore 😉
*Puntualizzo che con “sera” intendo “quando è ora di dormire”. Penso sia superfluo puntualizzare che anche i genitori avrebbero diritto al riposo… ma forse hai ragione, è meglio specificarlo data l’esistenza di mamme (e non mi riferisco a te!) che hanno talmente tanto tempo libero (beate loro!!) da potersi permettere di passare per anni tutte le notti sveglie a calmare il figlio in preda all’isteria notturna. Per quanto mi riguarda, dovendo anche lavorare, credo che reggerei molto poco e nel giro di un tempo limitato diventerei una pessima madre, moglie e persona. E non è questione di cattiveria, di “che razza di madre sei” o “tuo figlio non ha chiesto di venire al mondo” o simili scontatezze di bassa lega. Nel mio caso si tratterebbe semplicemente di impossibilità fisica. Punto. Tanto di cappello a chi bastano pochissime ore di sonno per connettere durante il giorno e può permettersi tutto ciò, purtroppo so di non rientrare in questa casistica! E anche potessi, credo che il pargolo debba imparare che tenere sotto scacco l’intera famiglia è un lusso da non concedersi*
Indipendente. A 2 mesi? 6? Un anno? 3 anni? E poi a 15 quando vogliono stare in discoteca fino al mattino no, perché lo dice mammà?
*Innanzitutto, io personalmente ritengo 15 anni pochi per andare in discoteca fino al mattino. Poi, a quell’età si creano due scenari possibili: 1) il pargolo cresciuto è diventato una specie di orso delle caverne completamente in balìa di mammà che spazza, lava, stira e rifà il letto e guai ad allontarsi da casa. 2) Mammà, così affezionata al suo cucciolo, mai e poi mai si sognerebbe di dargli un dispiacere e litigare con quel frugoletto che “fino a ieri ciucciava il latte”. Ergo, stare in discoteca fino al mattino è solamente la cosa meno grave che possa fare*
L’indipendenza è anche buonsenso, è una cosa graduale, all’indipendenza ci si arriva, non ci si viene spinti, indipendenza è mamma che ti lascia fare, che ti lascia mangiare da solo anche se sporchi, salire sullo scivolo anche se sembra alto, vestirti da solo anche se lo fai male. Indipendenza sono i genitori che ti permettono di diventare grande e non si sostituiscono a te, non quelli che ti mettono le scarpe davanti e pretendono che te le allacci da solo anche se non ci riesci ancora, indifferenti al pianto, o che ti lasciano piangere perché ancora non ti senti tranquillo a dormire da solo, o che ti dicono “dai, non fare il fifone, non è alto, sali!”.
*E qui sono d’accordissimo, almeno sulla prima parte. Per la conclusione, “indifferenti al pianto” mi sembra un’iperbole: anche il peggior sostenitore di Estivill e/o Feber credo sappia ricoscere quando il figlio si procura un taglio cadendo dalla bicicletta o quando piange per un braccio rotto, e agisca di conseguenza*
L’indipendenza arriva da sé, ogni uomo nasce per essere libero e crescere. Spingere qualcuno all’indipendenza è un ottimo modo per farlo sentire incapace e umiliato.
*Bisogna vedere come lo si fa!*
Per questo Feber va bene per i bimbi che a due mesi si addormentano da soli facilmente e non per quelli che a 3 o 4 anni si sentono soli e spaventati.
*Al che bisognerebbe capire perché a 3 o 4 anni si sentono soli e spaventati la notte. Non può essere solamente un capriccio? Ah no: è notte, quindi si tratta di desiderio d’affetto!*
La paura? Perché, qualcuno che non ha paura di niente esiste? ho incontrato una nonna al parco solo due giorni fa, ha detto alla nipotina “no, non devi avere paura dei cani” poi guardandomi “chiedi anche alla signora, è solo un cane, non può farti paura”
Le ho chiesto se lei non ha paura dei topi. Mi ha guardata stranita. Ma scusa, se hai paura di un affaruccio grande come un pugno puoi dire a una bambina che non DEVE avere paura di un cane da 10 kg?
*Probabilmente avrei fatto come la nonna, ma il tuo ragionamento fila. La differenza sta probabilmente nel fatto che nessuno le ha mai spiegato “perché” non si deve avere paura dei cani… così come a un bambino non si spiega “perché” non deve avere niente da temere dalla sua cameretta e dal buio*
Ognuno ha le sue paure. Non prendo in giro un adulto che ha paura dei ragni, tantomeno un bambino che ha paura di stare da solo la sera. Si chiama rispetto.
*Quindi per rispetto lasceremo ad ogni bambino tutte le sue paure, aspettando che passino da sole. E se ciò non avvenisse? nel lettone tutti insieme fino alla pubertà?*
E come dice Povia “dammi la mano. Perché da soli non si può. Senza qualcuno nessuno può diventare un uomo”
*d’accordissimo!*
Ci serve una mano da tenere, anche di sera non solo quando ci fa comodo.
*non era proprio così che intendevo il discorso, ma credo di averlo spiegato*
Potrei avere avuto da qualche parte un tono eccessivamente ironico, e mi scuso con te Daniela, le mie sono più che altro riflessioni generali e non intendo criticarti! 🙂
@sara:
Daniela,barbara e cristina ti hanno gia’ risposto e io la penso esattamente come loro.
Io ho solo una domanda da farti, sei mamma oppure no?
Se lo sei e IL METODO ha funzionato coi tuoi figli,faccio a te e ai bimbi i miei complimenti.
Se invece non lo sei… Allora ne riparliamo in tempi migliori…
I metodi e le teorie funzionano benissimo sulla carta,ma quando uno si ritrova davanti un frugoletto di pochi mesi,beh,ci si rimette in discussione,si rivedono le proprie convinzioni,si cambia idea,e spesso si cambia metodo,perche’ un metodo e’ valido,qualunque esso sia,solo se porta serenita’ ed equilibrio per tutti i membri della famiglia.
Per i tuoi prossimi figli ti auguro di riuscire ad applicare con successo le tue idee,convinzioni etc.
Per finire aggiungo che leggendoti mi sembra che quella molto arrabbiata e poco rispettosa delle idee altrui sia proprio tu,ma forse,spero,ho interpretato male.
Un capriccio è un tentativo di attirare l’attenzione con modi più o meno violenti (urla, piedi pestati, botte, schiaffi, ecc) o di ottenere qualcosa che non si può avere.
Un bambino che piange la sera perché vuole qualcuno (mamma, papà, nonna, baby sitter) è un bambino che chiede affetto, calore, rassicurazione.
Un bambino che non può avere l’ovetto kinder non può averlo, amen, è una piccolezza e lo capirà.
Un bambino che non può avere affetto, calore, rassicurazione… Devo spiegarmi?
A proposito, sul fatto che si ha tempo di dare affetto e fare i genitori tutto il giorno, la sera può imparare a stare da solo. Mah, mi chiedo se ai bambini è stato spiegato che i genitori sono a ore 😉
Indipendente. A 2 mesi? 6? Un anno? 3 anni? E poi a 15 quando vogliono stare in discoteca fino al mattino no, perché lo dice mammà?
L’indipendenza è anche buonsenso, è una cosa graduale, all’indipendenza ci si arriva, non ci si viene spinti, indipendenza è mamma che ti lascia fare, che ti lascia mangiare da solo anche se sporchi, salire sullo scivolo anche se sembra alto, vestirti da solo anche se lo fai male. Indipendenza sono i genitori che ti permettono di diventare grande e non si sostituiscono a te, non quelli che ti mettono le scarpe davanti e pretendono che te le allacci da solo anche se non ci riesci ancora, indifferenti al pianto, o che ti lasciano piangere perché ancora non ti senti tranquillo a dormire da solo, o che ti dicono “dai, non fare il fifone, non è alto, sali!”.
L’indipendenza arriva da sé, ogni uomo nasce per essere libero e crescere. Spingere qualcuno all’indipendenza è un ottimo modo per farlo sentire incapace e umiliato. Per questo Feber va bene per i bimbi che a due mesi si addormentano da soli facilmente e non per quelli che a 3 o 4 anni si sentono soli e spaventati.
La paura? Perché, qualcuno che non ha paura di niente esiste? ho incontrato una nonna al parco solo due giorni fa, ha detto alla nipotina “no, non devi avere paura dei cani” poi guardandomi “chiedi anche alla signora, è solo un cane, non può farti paura”
Le ho chiesto se lei non ha paura dei topi. Mi ha guardata stranita. Ma scusa, se hai paura di un affaruccio grande come un pugno puoi dire a una bambina che non DEVE avere paura di un cane da 10 kg?
Ognuno ha le sue paure. Non prendo in giro un adulto che ha paura dei ragni, tantomeno un bambino che ha paura di stare da solo la sera. Si chiama rispetto.
E come dice Povia “dammi la mano. Perché da soli non si può. Senza qualcuno nessuno può diventare un uomo”
Ci serve una mano da tenere, anche di sera non solo quando ci fa comodo 😉
Cristina hai ragione, in questo caso il bambino viene consolato. Anche nel caso al supermercato voglia il gioco visto in tv o la merendina prima di pranzo? In questo caso i pianti e le sceneggiate sarebbero senz’altro maggiori del dente che cresce. Anche qui il piccolo viene consolato amabilmente nonostante il capriccio, come rigorosa dottrina vuole? Oppure secondo strane teorie questo fatto non rientrerebbe in queste casistiche ma sarebbe un modo di manifestare il suo naturale bisogno di affetto? Inutile specificare come la penso.
Poi… Anche a te non aggradano le mie idee, ma io non mi sento per niente offesa.
Hai ragione, Sono certamente scelte, forse non divisibili in maniera netta tra giusta e sbagliata, ma che certo avranno determinate conseguenze (diverse) in entrambi i casi.
Io credo che l’indipendenza si insegni partendo dall’esempio, non trasmettendo il messaggio esattamente contrario. “Aberrante”, hai detto? Si, mi trovo anche qui perfettamente d’accordo con te.
Sara scusa, volevo semplicemente farti notare che al di là del cortisolo, se un bimbo piange per il mal di pancia o dolore ai denti o perchè si è fatto male viene solitamente consolato. Ho trovato offensivi i tuoi commenti sulle madri che non vogliono staccarsi mai dalla prole… queste madri che non si decidono a farli dormire da soli, addirittura se li tengono nel lettone (aberrante!!!). Sono scelte, cara Sara, puoi voler applicare un metodo e pensare di fare la cosa giusta per te e tuo figlio e puoi decidere di non applicarlo perchè pensi che sia un metodo sbagliato o perchè semplicemente ritieni di non dover adottare metodi.
Mia figlia ha tre anni, si addormenta al seno (svezzamento naturale…), dorme nel lettino tutta la notte (da qualche mese) e se si sveglia viene a dormire con noi. Credo che la separazione e l’indipendenza debbano essere insegnate dando sicurezza, questa è la mia posizione, non una ricetta per tutti. Buona giornata