Mi sento sempre più spesso consigliare di leggere il libro “Fate la nanna” di Estivill, descrivendolo come un metodo miracoloso, che nel giro di 3 giorni è in grado di far dormire tuo figlio tutta la notte. Il libro l’ho letto nei primi mesi di vita del Vikingo, perchè mi è stato regalato. Si, l’ho letto, mi sono infuriata, e l’ho classificato come non solo inutile, ma potenzialmente pericoloso. Il metodo proposto in realtà non se l’è nemmeno inventato Estivill, si rifà a quello elaborato dal noto pediatra Richard Ferber direttore del Center for Pediatric Sleep Disorders a Boston e reso pubblico tramite il libro Solve Your Child’s Sleep Problems nel 1985. Il metodo del Dottor Ferber, o di Fate la nanna, può essere descritto brevemente così:
- Preparare il bambino all’addormentamento, introducendo una routine da ripetersi ogni sera (bagnetto caldo, pigiama, lettura di una storia….)
- Mettere il bambino nel lettino, e lasciare subito la stanza
- Se il bambino inizia a piangere, lasciarlo piangere per periodi di tempo controllati prima di rientrare, aumentando gradualmente il periodo di tempo (ad esempio prima 3 minuti, poi 5 minuti, poi 10, e così via)
- Quando si rientra, bisogna dare conforto al bambino senza prenderlo in braccio. Nel caso, non raro, in cui il bambino abbia vomitato, bisogna pulire tutto, dire al bimbo che va tutto bene, sempre senza prenderlo in braccio, e uscire dalla stanza
- A questo punto, secondo Estivill, il bambino capisce che tanto piangere non serve a niente, e si addormenta
Non so a voi, ma a me viene la pelle d’oca solo a pensarci. Il mio bambino piange, urla, si dispera e magari vomita, e io esco dalla stanza e rientro solo dopo 5 o 10 minuti? Ma avete idea di quanto sono lunghi 5 minuti? E quando entro, di fatto lo ignoro, e gli dico “caro mio, per quanto tu sia disperato, io me ne infischio e torno di là. Arrangiati da solo”. Si, vabbene, magari non dico proprio così, ma in fondo non è molto diverso. E tutti i discorsi sul mettersi in ascolto, cercare il dialogo, costruire un rapporto di fiducia reciproca?
Ci sono molti genitori che ci hanno provato e non sono riusciti a sostenere il livello di stress di lasciare il figlio piangere (e pensate allo stress del bambino!) e hanno ceduto, sentendosi aimè magari anche in colpa per non essere dei bravi genitori.
Ovviamente qui entra in gioco il temperamento del bambino, e non metto in dubbio che il metodo possa funzionare nei casi in cui il bambino non è molto tenace o ha un carattere tranquillo. E ci sono moltissimi genitori che giurano che questo metodo ha risolto i loro problemi, e che non è stato poi così difficile come sembra. Ci sono però studi scientifici che dimostrano che l’efficacia del metodo Ferber o Estevill, quando funziona, è solo temporanea e che i problemi si ripresentano dopo un paio di mesi. Per contro non c’è nessuno studio scientifico alla base del metodo Estivill, e il supposto esperto mondiale del sonno dei bambini, non ha publicazioni su riviste scientifiche internazionali in merito, ma solo articoli di divulgazione. Varie associazioni di pediatri, tra cui l’Associazione australiana per la salute mentale del bambino (AAIMH), lo criticano fortemente e lo considerano addirittura pericoloso in alcuni casi.
Il signor Estivill sostiene che il bambino, anche a 4 o 6 mesi di età, che non vuole addormentarsi da solo la sera, o che si sveglia nel mezzo della notte e richiede la nostra attenzione, lo fa perchè ci sta mettendo alla prova. A pagina 61 scrive: Qui mamma e papà dovranno dimostrare la loro vera forza. Non dovranno pensare a Paolino che, in segno di supplica, alza i braccini con un viso triste o che, se più grande, urla tutta la sua disperazione [..] Piangerà, urlerà, singhiozzerà fino a strangolarsi, vomiterà, si agiterà in preda a convulsioni, dirà “sete”, “fame”, “bua” “ti prego”, “non ti voglio più” e quant’altro pur di riuscire a piegarvi. Ma voi fate finta di nulla, siate stoici.
E’ già questo mi fa pensare. Ci possono essere moltissimi motivi per cui il bambino non dorme la notte, i cicli circadiani nel bambino diversi dai nostri nella prima infanzia, o il fatto di aver un sonno disturbato da incubi o paure assolutamente normali nella crescita del bambino un pò più grandicello. Mio figlio ad esempio aveva dolori di pancia dovuti a problemi di intolleranza al latte per i primi mesi, e attacchi di asma nascosti di cui non ci siamo accorti se non dopo molto tempo quando sono diventanti più acuti. Certamente tra i motivi, può esserci il fatto che al bambino non sia stato insegnato ad addormentarsi da solo, ma è veramente necessario ricorrere ad un metodo così drastico, sia per il bambino che per il genitore?
L’alternativa proposta più frequentemente è, a mio parere, altrettanto drastica, anche se si pone sul lato opposto della scala. Sto parlando del co-sleeping, ovvero dormire tutti nel lettone fino a che il bambino non si senta pronto ad andare nel suo letto. Io non ho assolutamente nulla contro il metodo del co-sleeping in se, che anzi è perfettamente in linea con il cercare di stabilire un rapporto stretto con il bambino, e se funziona per la famiglia non vedo nessuna controindicazione. Inoltre è un metodo molto naturale, usato con successo da sempre sia dall’essere umano che nel mondo animale, e che quindi ha superato la dura prova dell’evoluzione.
Purtroppo però non va bene per tutti. Io ad esempio se mi sveglio nel mezzo della notte ho grosse difficoltà a riaddormentarmi, e quando nel letto con me c’è un frugoletto che scalcia, si rotola e magari si mette di traverso, le mie preziose ore di riposo vengono meno, e questo non mi aiuta di certo ad essere una mamma migliore durante il giorno. Ma ci possono essere anche altre ragioni per le quali dormire tutti nel lettone non è la soluzione migliore, quali ad esempio la necessità e voglia legittima per i genitori di una loro intimità, e non ultimo il fatto che il sonno dello stesso bambino possa essere disturbato dalla presenza dei genitori.
Insomma che fare? C’è un modo di risolvere il problema dei risvegli notturni o dei lunghi periodi di addormentamento serali senza adottare un metodo per lo meno discutibile o cedere al lettone? E se veramente insegnassimo al bambino ad addormentarsi da solo? Ci sono talmente tante cose che insegnamo a fare ai nostri figli: mangiare da solo, camminare da solo, vestirsi da solo, ma in un certo senso c’è un tabù riguardo al fatto di insegnargli a dormire da solo. Quasi come se lo abbandonassimo nel buio della sua stanza o nel gelo del suo lettino. Quando il bimbo inizia a sollevarsi in piedi lo incoraggiamo, gli teniamo le mani e lo aiutamo a fare i primi passi. Di certo non gli diciamo: cavatela da solo. Lo sosteniamo con la nostra presenza finchè la chiede, magari alleggeriamo la presa leggermente, finchè si sente pronto a fare quei due o tre passi che che segnano l’indipendenza. Normalmente continuiamo a stare al suo fianco finchè vediamo che ha un passo sicuro e che possiamo allontanarci di più. Insomma siamo li accanto, a disposizione, finchè non impara. Che c’è di male a fare la stessa cosa per l’addormentamento? Adottare una via di mezzo tra l’abbandono di Estevill e il lettone, che si basa sempre sul rispetto del bambino in quanto persona, senza dimenticare il rispetto per noi stessi e considerando le esigenze di tutti, potrebbe essere la soluzione più faticosa, ma di certo è anche quella che ci fa sentire di aver fatto la cosa giusta.
Se però avete ancora qualche dubbio sul fatto che forse volete adottare il metodo Estivill, allora date un’occhiata a questo video (sconsigliato per i deboli di cuore):
tiziano, inutile dire che la penso come te, ed ho letto su vari siti che ci sono ragazzini che dormono con i genitori fino a 12-15 anni. a me sembra una cosa morbosa, francamente. e sono fortunati quei genitori, se le loro compagne o i loro compagni non li lasciano prima!
a 8 anni ovvioche non sono anziani!!!! ma se dormono ancora con noi rischiano di diventarlo nel nostro letto!!
a 8 anni un bambino(quasi un giovane ragazzo) non è concepibile che dorma ancora con i genitori….e non tiriamo in ballo che hanno bisogno di sicurezza coccole e storie del genre, un bambino di 8 anni(!) che dorme ancora con i genitori ha SOLO bisognosolo di maturare una sua individualita!!!, e i genitori capire hce è un individuo e non un prolungamento di loro stessi,
troppo comodo non svezzare un bimbo perchè dargli da mangiare è faticoso, o non farlo dormire da solo perchè abituarlo vuol dire fatica (qualche notte la si perde)….e magari demandare l’educazione al nostro tv 50 pollici!!!,
i bambini andrebbero educati con lo scopo di creare persone sane e autonome, non con lo scopo di appagare noi (le nostre frustrazioni) e di fare meno fatica possibile!!!!!!!
va’ bene non esagerare con i vari estivil…ma tra un po’sentiremo persone di 25 anni che dormono con i nonni….ops genitori!!!
Scusate ragazze… aggiungo un’ultima cosa: il bambino ha questi risvegli, più o meno traumatici e più o meno turbolenti, praticamente ogni notte. Sono molto rari i casi in cui dorme tutte le sue ore di filato, e si sveglia sempre piu’ o meno nella stessa fascia oraria.
Aggiungo pure che nella primissima infanzia – come è d’uso comune qui – è stato spedito a dormire nella sua stanzetta ancora in fasce. salvo però il fatto che – quando mammà e papà hanno divorziato – a loro faceva compagnia averlo nel lettone e quindi erano loro ad invitarcelo… è questo quello che trovo diseducativo…
Ciao ragazze.
Grazie per i consigli, anche se forse non mi sono spiegata bene… di sicuro il mio obiettivo non è quello di portare il BAMBINO da uno psicologo, ma andare noi da una figura che qui è di supporto a scuola per farci spiegare, ad esempio, se è sufficiente che il padre riaccompagni il bimbo nel suo letto (lo fa, ma per la verità non è che si trattenga lì più di tanto…), oppure se l’argomento va anche affrontato di giorno con storielle, o ricordi delle nostre infanzie o altro, per capire piu’ in profondità se c’è dell’altro che lo turba (sono semplici alternanze di fasi di sonno o fa degli incubi? quando sta col papà gli manca la mamma? lo mettiamo a letto forse troppo presto? oppure- mi viene da pensare ultimamente – si sente in qualche modo “escluso” da quello che possa succedere quando lo mettiamo a letto? c’è qualcosa nel come è fatta la sua stanza che lo turba?) e/o per farci dire se ci sono delle cose da cambiare nella routine per far sì che il bambino si tranquillizzi.
Perché comunque il padre è dolce, però non è molto bravo con le parole ed io purtroppo per ora non parlo la loro lingua, ed il bimbo non capisce l’inglese, quindi non posso in alcun modo essere di supporto… Stiamo cercando il piu’ possibile di cominciare a dare una parvenza di famiglia a quest’amalgama, per esempio giocando insieme sul ns lettone e leggendo una storia o un fumetto PRIMA di andare a nanna. Però io sono molto insicura, e non so se quello che facciamo è sufficiente/è giusto.
Anche perché questi risvegli a volte sono “normale amministrazione”, nel senso che se riaccompagnato, il bimbo si riaddormenta subito fino al mattino, altre volte lo sento urlare di paura (come dicevo il papà ha il sonno pesante e non “nota” queste sfumature). Quindi, onestamente, vorrei andarci un po’ a fondo.
D’altro canto concordo con chi ha detto che questi bambini sono sbattuti… qua si usa l’affidamento congiunto al 50%, e sebbene questa soluzione sia molto pratica ed equa per i genitori, non so quanto benefica sia per i bambini, che crescono con 2 case, 2 set di giocattoli, 2 sistemi di regole, 2 set di routines e di orari diversi… un adulto credo impazzirebbe per molto meno!
Veronicq… non è che hanno solo bisogno di mamma o papà? Età tarda? Ma se è “tardi” a 8 anni, a 15 sono vecchi!
I problemi seri sono altri, io sono assolutamente a favore degli psicologi appena serve, ma per favore, non per un bambino che non cerca altro che il padre! Soprattutto se lo vede a settimane alterne. A 8 anni sono bambini, e lo sono anche a 10. Credimi, smetterà da solo crescendo, arriva l’età del pudore, l’età in cui ci si stacca dai genitori per unirsi al gruppo, quando loro di notte non vengono più e di giorno cerchi di capire qualcosa della loro vita dal minimo indizio…
Capisco che la sua presenza possa essere fastidiosa, molti figli non lasciano dormire i genitori nel lettone perché non sono esattamente calmi. Ma non gli serve uno psicologo, se il padre è d’accordo con te è ora che sia lui a pensarci, a svegliarsi e riaccompagnarlo in camera ed eventualmente fermarsi lì con lui finché non si riaddormenta. Se non lo fa, o gli va bene così (e se va bene a tutti e due il problema non c’è) o… o allora il problema è lui che non sa prendersi un impegno. Il figlio di 8 anni che cerca il lettone, a me tutto pare meno che uno con un problema da esperto 😉
@Veronicq, premetto subito che la mia esperienza è molto simile alla tua, sono andata a vivere con quello che poi è diventato mio marito 9 anni fa, quando i suoi figli avevano 7 anni e 3 e mezzo. Quindi, dal punto di vista del non riuscire a dormire e diventare una belva ti capisco benissimo.
D’altra parte però non sono d’accordo nel considerare gli 8 anni un’età tarda per venire nel lettone, men che meno riesco a considerare auspicabile un mondo in cui ogni 8enne che si sveglia di notte e cerca i genitori viene spedito dallo specialista. Io mi ricordo benissimo quando ho smesso di desiderare di dormire con mia madre, e avrò avuto almeno 10 anni, i miei non erano separati e non avevo nessun problema. Non è detto che sia così per tutti, ma sicuramente non è niente di anormale cercare il lettone a quell’età.
Se posso permettermi, visto che ci sono passata anch’io, ti consiglio di spostare la discussione col tuo compagno sul lato pratico: tu giustamente col bambino nel letto non dormi. E di lasciar perdere il lato psicopedagogico. Anche perché il tuo compagno potrebbe dirti: oh dunque vediamo, io in 3 nel lettone dormo benissimo, il bambino in 3 nel lettone dorme benissimo, occome mai tu hai il sonno così leggero, forse ti serve uno specialista? (la butto sul ridere!)
Dal punto di vista pratico la prima soluzione che mi viene in mente è: quando il bambino sbarca da voi, tu svegli suo padre, LUI lo accompagna nel suo lettino e A SUA DISCREZIONE resta col figlio finché non si è tranquillizzato. Ma magari vi vengono in mente altri compromessi.
Non so com’è la vostra situazione, ma se è quella più o meno tipica (bambino che viene nel weekend o che comunque fa avanti e indietro tra casa del padre e casa della madre), considera anche che possibilmente ‘sto piccolo si sveglia di notte e in un primo momento NON SA DOV’È. Fanno una vita un po’ sbattuta, ‘sti bimbi. Io se dovessi cambiar casa ogni 10 giorni come fanno i figli di mio marito, sarei già esaurita…
In bocca al lupo!
Io non ho figli ma un “figliastro”, nel senso che vivo col mio compagno che ha con sé il figlio a settimane alterne.
Fra tre mesi compie 8 anni, eppure spesso si sveglia la notte e vuole dormire con noi (abitudine pessima che il padre gli ha dato nei periodi in cui era single).
Noi non siamo ancora stati in grado di darci una regola coerente, perché anche se abbiamo deciso che sarebbe piu’ giusto dormisse in camera sua (scusate l’egoismo, ma io ho il sonno leggero, e se non dormo la notte divento una bestia), tuttavia il padre talvolta non si rende nemmeno conto che il bimbo è venuto in camera nostra, tanto lui dorme pesantemente, e quindi non riusciamo ad essere fedeli al nostro intento (ho provato a riaccompagnarlo io con dolcezza, ma purtroppo le attenzioni che vuole non sono le mie).
Tuttavia io mi chiedo una cosa… se questi bambini continuano a venire ad età così tarda, invece di accontentarli con una pratica a mio avviso sbagliata come quella del co-sleeping (che non fa dormire bene quasi nessuno), perché non cercare di capire con l’aiuto di uno specialista COSA turba questi bambini nella loro vita quotidiana, in modo da trovare un rimedio? adesso sto cercando di convincere il mio compagno a percorrere questa via…
Nel caso del bimbo del video che si dispera, parimenti cercherei di capire che tipo di problemi ci sono. Una mia amica aveva un figlio altrettanto capriccioso, al quale per quieto vivere di notte permetteva di dormire nel letto con loro, ma che di giorno sbolognava appena poteva alla mamma, anche per motivi futili… e se fossero queste le cose da evitare???
noi abbiamo avuto l’atteggiamento consigliato da germana con il nostro secondo figlio, che adesso ha un anno e mezzo e che fino ad un anno non ha mai dormito più di un paio d’ore di fila per notte.
è stata dura, ma giacomo è sempre stato un bambino così radioso e sorridente, che non ce la siamo proprio sentita di applicare il metodo.
adesso, se non è malato, si addormenta alle 20, dorme almeno fino all’una, poi basta rimettergli il ciuccio che tira dritto fino alle 6. nel suo letto, in camera insieme al fratello.
così è sostenibile.
che dire, è vero che la vita è dura, ma hanno tutta la vita davanti per rendersene conto e adeguarsi, perché metterli in difficoltà quando sono così piccoli? a questa età non hanno gli strumenti per capire cosa sta succedendo. si adeguano come possono. accettano la sofferenza. dormono, sì, ma a quale prezzo?
Cari mamme e papà, il metodo Estivill, del libro FATE LA NANNA, è davvero dannoso e pericoloso. Inizialmente sembra che abbiate risolto il problema ma nel tempo vi accorgerete che non è così. Il vostro bambino comunica un disagio con il pianto… ha bisogno di voi, del vostro calore, di essere preso e portato, di un contatto buono.. voi lasciandolo piangere gli fate capire che non può contare su di voi, che deve imparare a farcela da solo, a consolarsi da solo. Mi chiedo perché!!! Se il bambino piange c’è un motivo..capite qual è e consolatelo. Inoltre, a meno che non arrivino coliche forti, il pianto del bambino non è mai esplosivo, ma comincia lamentandosi un pochino e se poi ignorato diviene forte e nel tempo anche lamentoso. Prendetelo in braccio se lo richiede, ha bisogno di sentire quel caldo contatto che ha sentito per nove mesi nel grembo materno! Se tenuto bene ed abbastanza sarà lui a richiedervi di essere lasciato nel passeggino e nel lettino senza il vostro contatto. Seguite la vostra natura, il vostro istinto, le vostre sensazioni… se quando il bambino ha bisogno di voi e vi chiama…ANDATE! Come farebbe qualsiasi mamma del regno animale ed umano senza tabelle orario!!!!
Dott.ssa Germana Pagliaro – Psicologa Psicoterapeuta Funzionale
Sandra.. anche io ho due bambini di due e un anno che alle 19.30 vanno felici a fare la nanna per risvegliarsi il mattino dopo alle sette e mezza circa e fare colazione felici con noi.. non posso quindi essere ne invidiosa ne illusa… ho sempre criticato il metodo estivill=ignora il bambino che non ti vuole fare dormire.. benche sia a favore con lui su tanti punti.. il mio approccio con i miei figli si avvicina di piu al metodo della Hogg ed entrambi dormono 12 (il primo da quando aveva tre mesi la seconda da quando aveva un anno).. ma non gli ho mai lasciati piangere da soli.. andando a intervalli dettati da un orologio.. ma ho sempre cercato di capire le loro esigenze.. e capire perchè non riuscivano a dormire.. in modo tale da rendergli la vita piu serena.. perchè sinceramente a me del mio sonno poco mi interessa.. il mio primo interesse è che loro siano felici e riposino bene.. comunque concordo con te per l’opinione delle martiri del sonno.. i bambini hanno bisogno di riposare… e non guadagna una medaglia chi passa le ore sveglia la notte..anzi.. Bacioni
Grazie Estivill,
Ho 33 anni e sono madre di Martina 4 anni e Romeo 9 mesi
Ho utlizzato tranquilliss il metodo con entrambi edevo dire che dormono nel loro letto IN CAMERA LORO da quando hanno 3 mesi ( giusto per scongiurare la morte bianca) la sera alle 21 in casa mia regna la tranquillita e con mio marito ci passiamo delle belle seratine con i nostri bambini che dormono felici cosi da poter rivederci tutti belli riposati alla colazione. Chi critica il metodo Estevill normalmente sono quelle illuse che credono sia una scelta ma che ogni sera si ritrovano a dover trastullare fino allo sfinimento i figli in braccio o far finta di addormentarsi con loro, per poter sgattaiolare in silenzio in un altra stanza. E QUESTA NN É CATTIVERIA?????
I miei figli vivono la loro camera e l ora della nanna con la piú totale felicità, perche un bambino é questo che deve provare sentendosi nella sua cameretta.
Quando ne parlai ad una mamma subito dopo la mia prima gravidanza questa si scaldó subito e mi aggredí….poverina!!! Intanto io nn ero esaurita e questa si ritrovava una bimba di un anno passto nel lettone tra i genitori che nn sapeva come fare per riprendere il rapporto con il compagno. E poi ci stupiamo se gli uomini si fanno l amante.!!!!
DONNE I MARITI NN SERVONO SOLO A METTERVI INCINTA UNA VOLTA!
W estevill e….Grazie
punti di vista, cio’ che è sano per un nucleo familiare è invece insano per un altro, bisogna solo tener conto che i bimbi (in un caso o nell’altro) prenderanno come ‘modus’ cio’ (che sanamente o insanamente) gli abbiamo insegnato,
(il bimbo coccolato N° volte si aspettera’ di essere coccolato N° volte,
il bimbo che dorme con i genitori si aspettera’ la notte di dormire con i genitore, nulla di sano o insano…..)
pero’ io tengo sempre conto (e a volte faccio fatica) che anche la troppa apprensione/ansia puo’ fare danni tremendi è importante che ogni tanto, nei loro limiti, i bambini imparino ad affrontare le situazioni da soli
ed i effetti mi sembra che oggi come oggi il vero problema è l’eccesso di insicurezza che trasmettiamo ai nostri figli (mio parere) (vedi cellulari a bimbi di 6 anni, costretti a chiamare casa ogni 2 ore!!!!)
molto più sano? e perchè? cosa c’è di non sano nell’accorrere? davvero non capisco. hai applicato il metodo e sei contenta? bene, buon per te, ma non c’è niente di sbagliato o non sano nell’accorrere anche otto o più volte. ciao
ciao Serena,
io ho applicato il metodo Estevill per 3 giorni a mia figlia di 7 mesi, che dallo svezzamento in poi aveva cominciato a svegliarsi tra le 3 e le 8/9 volte per notte (con riflessi negativi sul sonno mio, di suo padre e della bambina stessa, che poi di giorno era sempre nervosa e si addormentava continuamente).
In 3 giorni, con un periodo massimo di pianto di 45 minuti la prima notte, sono riuscita a farla dormire 12 ore di fila, senza risvegli, con benefici per me e per suo padre, per la coppia e indubbiamente per lei.
Francamente non credo che non far mai piangere i bambini significhi educarli e che affrontare velocemente un distacco che senza dubbio con la crescita c’è siamo molto meglio che farli soffrire notte e giorno per mesi. Mia figlia con il passare del tempo si svegliava sempre più spesso e ora (è bastato introdurre un rito dell’addormentamento e lasciarla piangere un po’) pare aver elaborato il distacco e finalmente riposa serena. Francamente mi sembra molto più sano che accorrere a coccolarla 8 volte a notte.
Alessandra
@Alessandra Albonetti sono felice di sapere che il metodo ha funzionato per te e tua figlia! Purtroppo non funziona per tutti, soprattutto non per tutti i bambini. In bocca al lupo per tutto. Un abbraccio.
Salve a tutti,
è la prima volta che scrivo, spero di essere chiara e soprattutto utile a qualcuno.
Utile come è stato per me il commento di un papà che mi ha convinta ad usare il metodo Estivil.
La storia è questa: la mia meravigliosa bimba ha sempre avuto problemi di sonno, sia la notte sia il giorno. La notte si è sempre svegliata 3/4 volte, i pisolini durante il giorno non sono mai durati più di 20 minuti, ma per addormentarla ci volevano 30/40 minuti.
Fino ai 6 mesi ho resistito, poi purtroppo lei ha iniziato a svegliarsi sempre di più durante la notte anche 10/15 volte.
Cerco di essere sintetica per non annoiare ma vi assicuro che non esagero nel dire che si svegliava 15 volte a notte con intervalli assolutamente irregolari.
Io ero stanca, stressata, piangevo senza motivo, cercavo di essere serena con la bimba ma un giorno mi resi conto che non lo ero più per niente e allora ho iniziato a cercare soluzioni in giro( la bimba aveva circa 8 mesi).
Finalmente una sera leggo il commento di un papà sul metodo Estivil, resisto ancora due giorni prima di provarlo perchè avevo letto anche tanti commenti negativi, poi però inizio.
La prima notte è stata davvero pesante, lei piangeva nella sua cameretta ed io piangevo in bagno.
Il giorno dopo ripeto tutto: la mattina, il pomeriggio e la sera.
Niente… lei piangeva ed io pure.
Però continuo, siamo al terzo giorno e alla terza notte, lei piange un pò ma poi si addormenta, io aspetto mi appoggio sul letto e aspetto che lei ricominci a piangere.
Lei piange…..ma sono le 7 di mattina! Non ci posso credere! In effetti non ci ho creduto per tutto il giorno, mi dicevo stanotte si sveglierà di nuovo e invece no!
Ora ha 2 anni e mezzo e dorme tutta la notte e tutti i pomeriggi da allora! La metto nel suo lettino con il suo orsacchiotto, le canto la ninna nanna (sempre la stessa), le do un bacio ed esco dalla stanza.
Non so che altro dire, forse che non ci si deve soffermare tanto sulle espressioni forti del libro, ma prendere il metodo per quello che è: un metodo e come tutti i metodi da risultati se lo si segue.
Buona notte a tutti!