Essere sociale: tra bugie e onestà

Foto edward musiak utilizzata con licenza Flickr Creative Commons https://www.flickr.com/photos/edwardmusiak/4907288896/
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Ho spesso la sensazione che quando si parla di educazione dei figli si adottino due pesi e due misure senza rendercene nemmeno conto. C’è una sottile distinzione tra essere se stessi ed essere maleducati, o tra essere sinceri e dire tutto quello che ti passa per la mente nel momento stesso in cui ti passa per la mente. Che poi a pensarci bene non riguarda solo loro, anche a noi genitori capita di dire bugie a volte o mezze verità.
E qui spesso viene fuori una distinzione netta tra chi reputa un gran pregio dire sempre quello che pensa, comunque e a chiunque, e chi lo considera una forma di inutile maleducazione e invadenza: differenza che si fonda sulle abitudini familiari e culturali, ma anche molto sul temperamento di ognuno.

Imparare a riconoscere questa linea di demarcazione, è come imparare a stare al mondo, significa capire le regole non scritte che distinguono un comportamento accettabile da uno che non lo è. E nonostante ci faccia piacere pensare che queste siano regole universali, invece non lo sono affatto. Al contrario le regole variano da paese a paese, da regione a regione, da famiglia a famiglia, ma anche a volte variano enormemente tra individui.
Vi è mai capitato di incontrare qualcuno che non riesce a guardare dritto negli occhi ad esempio? E cercare inutilmente per diversi minuti di incrociarne lo sguardo che continua a sfuggire al vostro, fino a rassegnavi perché capite che per quella persona semplicemente non è accettabile?
Vi è capitato di parlare con qualcuno che spiattella le vostre mancanze o i vostri difetti, anche se non c’è particolare confidenza tra voi? Siete in grado di accettare che potrebbe essere una persona sincera, che vi offre un’occasione di riflessione, senza mettervi sulla difensiva tacciandola di sfacciataggine e presunzione?

Come possiamo imparare queste regole senza prima imparare a riconoscere i comportamenti degli altri, cosa mi stanno dicendo, chi sono loro in relazione a chi sono io. Infatti è la capacità di empatizzare con chi ci sta di fronte che ci guida, ma anche la capacità di conoscere sé stessi.

Un bambino che corre tra i tavoli di una pizzeria è un maleducato o semplicemente un bambino? Un bambino che rifiuta di mangiare il cibo cucinato dalla nonna allontanandolo con disprezzo è un maleducato o è semplicemente onesto? E come giudichiamo un bambino che si rifiuta di baciare la vecchia zia perché puzza e lo dice incautamente a voce alta?
E quando ci troviamo a dover spiegare ai figli che sì, è vero che le cose stanno così, ma non si può dire, come ne usciamo? Soprattutto se abbiamo affermato con convinzione in altra occasione che devono dirci tutto, senza bugie e senza menzogne.

Questo mese parleremo di come insegnare ai figli ad interagire con gli altri, con rispetto di sé stessi e delle regole civili condivise, come imparare che il mondo nonostante tutto non ci appartiene affatto.

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2 thoughts on “Essere sociale: tra bugie e onestà”

  1. Grande conquista, quella di capire che la genuinità non è per forza acqua santa. Forse un giorno ci arriverò, allora spero di riuscire a insegnarlo ai miei figli. A livello vero, profondo, non solo di facciata. Chiaro che so trattenere uno sbadiglio a una Prima Comunione o nascondere che la maestra di mio figlio mi sta bellamente sul… Ma la virtù dell’equilibrio con sé e con gli altri va oltre. Io, come dite voi, per temperamento fatico parecchio. http://www.pensierirotondi.com/ode-alla-sciacquetta/

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