L’epidurale e il valore del dolore

Questo post è scritto da CloseTheDoor, l’autrice del blog Cococo… Un suo commento in cui si parlava di epidurale, ci ha convinto a chiederle di parlare di analgesia nel parto: non da esperta, ma da donna che si è informata dei suoi diritti e delle possibilità. E il discorso è andato ben oltre: il dolore nobilita la donna?

Quando Serena mi ha chiesto di scrivere un guestpost sull’analgesia nel parto, non sapevo bene se essere più orgogliosa, felice, o imbarazzata.
Orgogliosa perché nessuno mi aveva mai domandato un guestpost (sssìììììììììììììì!!!), e Genitoricrescono mi sta tenendo compagnia da quando sono diventata mamma, offrendomi un punto di riferimento prezioso per avere informazioni e scambiarsi opinioni. Felice di poter parlare di questo argomento perché da quando è nata la Stellina, ho iniziato ad informarmi sulle tecniche di analgesia per il parto ed è una tematica che mi sta a cuore. Credo sia una battaglia di civiltà, una di quelle che bisogna fare per le nostre figlie, in quest’Italia che sta tornando agli anni 1950. E poi imbarazzata, per due ragioni. La prima: sono una cesarizzata, e come tante faccio fatica a dire “ho partorito”. Per certi versi mi sento estromessa, senza diritto di parola sull’argomento. La seconda: prima di rimanere incinta, avevo sentito vagamente parlare dell’epidurale ma avevo cassato l’idea con una scrollata di spalle. Sono stata educata al senso del sacrificio che ti premia con il risultato. Sul lavoro sono quella che si definirebbe una stakanovista. Insomma, quando un mio collega mi raccontò che sua moglie – che non conoscevo – appena giunta in ospedale per il parto chiese l’epidurale, senza volerlo l’immaginai come Jessica di “Viaggi di nozze” di Verdone. Sono nata a mia volta con un cesareo, non vivo il recondito senso di colpa che dicono possa avvertire un figlio sapendo di aver fatto soffrire la madre – il dolore che mia nonna aveva rinfacciato a mia mamma: “Sapessi quanto ho patito”, ma siccome la mia amatissima nonna faceva sempre un po’ la vittima, esitavo a darle credito su questo punto.

Poi sono rimasta incinta. Vivevo la gioia di portare in grembo una bambina tanto desiderata, e contemporaneamente mi sentivo bersaglio di un’ansia collettiva per cui “dovevo stare calma”. Devi stare calma, in mezzo a tutti che sono in ansia perché tu stia calma. Va beh… Tutti hanno l’impulso di toccarti la pancia, ti chiedono come stai, come va con il peso, se il bimbo si muove, l’alimentazione, ma come corri in bicicletta, e come ti organizzerai con il lavoro, ah vedrai le notti insonni. Si parlava delle 40 settimane e dei 40 giorni. Il tema del passaggio intermedio veniva evitato. Come punto di riferimento avevo… il cinema! E mi dicevo che le loro scene di parto erano sicuramente romanzate, come quelle d’amore. Solo ad un paio di amiche sfuggì di dirmi “non so se parlare o no”, mentre una conoscente mi raccontò la storia-horror che sentono in tante: manovre invasive, tagli, buchi – tutto senza anestesia – e l’impressione di essere trattata con disattenzione, di essere semplice incubatrice di un tesoro prezioso che andava tirato fuori, poco importa come. Un’altra amica ancora mi scrisse in una mail su Facebook: fatti le analisi per l’epidurale, non si sa mai, anche se poi a dire il vero l’ho implorata ma non me l’hanno fatta, e mi sono rifatta col secondo figlio.

L’ho implorata, ma non me l’hanno fatta. Non l’aveva chiesta. L’aveva implorata …quanto male si deve stare per implorare? E perché non gliel’avevano fatta? Non ottenni risposta. Il mio ginecologo non lavorava in ospedale e mi rassicurava che il parto è solo fisiologia. All’esame anestesiologico, il dottore mi spiegò questo nuovo servizio offerto dall’ospedale e concluse dandomi un orario d’ufficio in cui era garantito. Andai a visitare il reparto, accogliente anche se spartano. L’ostetrica non mi parlò di tecniche per alleviare il dolore e quando chiesi dettagli, mi rispose di non pensarci troppo su, che le donne “ce l’hanno sempre fatta”.

Alcuni siti web su Internet spiegano che il dolore del parto è diverso, unico, ritmico e ti conduce in un viaggio alla scoperta dei tuoi limiti. Anche se dici “non ce la faccio”, trovi risorse che non sospettavi di avere, la tua mente smette di pensare e ti estranei dal tuo corpo. È importante accettare il dolore del parto perché significa darsi pena, farsi male, rompere l’abitudine e la pigrizia, significa accettare di rischiare la tua vita per un altro, che poi sarà prendersene cura accettando di mettere le sue esigenze davanti alle tue, significa insomma maturare da figlia a madre. L’induzione non andrebbe fatta mai perché è artificiale e amplifica tutto. E l’epidurale, sarebbe meglio se non l’avessero mai inventata: allunga il travaglio, non senti le spinte, andranno di ventosa, fa venire mal di testa, rimarrai paralizzata, e soprattutto interferisce nel processo dell’attaccamento: il dolore serve a distaccarsi dal “bambino immaginato” per accogliere il “bambino reale”, e se non lo provi non ti affezionerai realmente a tuo figlio, non gli darai valore e lui crescerà… un po’ tonto. Cerco ancora e trovo altre pagine web in cui si asserisce l’esatto contrario: l’epidurale presenta bassissime percentuali di rischio per la madre, nulle per il bambino, può anzi essere terapeutica in alcune distocie e salvare il bambino dall’ipossia – quindi non vi sono ragioni per l’attuale ostracismo all’epidurale.

Quindi si parlava apertamente di ostracismo. Come dicevo, mi considero una persona abbastanza stoica, ma mi allarmava l’idea che io potessi non vedere rispettata la mia soglia di dolore. E nelle parole dei siti web naturalisti trovavo implicazioni offensive. Sono nata con cesareo in anestesia generale… ma se esiste una madre affezionata, quella è la mia. E poi scusate, in che misura io sarei tonta, e rispetto a chi? Non rischia di essere più “tonto” un bambino nato naturalmente con debito d’ossigeno perché la madre è così agitata che va in iperventilazione? Le parole ti estranei dal tuo corpo mi risuonarono in testa finché ricordai dove le avevo già lette: erano racconti di persone che avevano subìto una tortura: raccontavano di essere sopravvissuti “mentalmente” guardando il loro corpo come fosse qualcun altro. I naturalisti descrivevano con precisione lo stesso meccanismo. Parlavano di empowerment e spiegavano che dal parto la maggioranza delle donne esce fortificata. Il parto assumeva i connotati di un rito iniziatico in cui la donna scopre e dimostra le sue capacità di sopportazione e di sacrificio, e si rende degna di essere madre. Mi sorpresi a pensare che non tutti sopravvivono alla tortura, e alcuni mentalmente restano offesi.

Desideravo da sempre un parto naturale, non volevo essere toccata da nessuno, non volevo punture, e pensavo che il mio passato di sportiva e di studiosa mi avrebbero permesso di affrontare la fatica e il dolore. Ma non sapevo cosa aspettarmi. La DPP passava e si avvicinava la data dell’induzione. Mi coglieva un profondo senso di pericolo, si sa che in un parto si rischia, e io dovevo dimostrarmi pronta. E se qualcosa fosse andato davvero storto? Mi accorgevo che la lettura dei siti web naturalisti, anziché tranquillizzarmi sulle mie potenzialità di matrice mi aveva resa preda di un terrore ancestrale. Di essere sacrificata.

In reparto regnava la calma, le pareti colorate avevano le foto di Anne Geddes, e le ostetriche fuggivano da un letto all’altro fra sala travaglio e sala parto. Alcune ragazze distese sui letti chiudevano gli occhi in silenzio, una era sola e si lamentava forte. Passò un po’ di tempo prima che arrivasse un’ostetrica, attaccò una flebo e il tracciato e scappò via. Mio marito, silenzioso, pallido, era forse più spaventato di me. Dalla sala parto arrivavano urla orribili e strazianti. Speravo che nei film esagerassero… e scoprivo che rappresentano un decimo del reale. Ancora oggi vorrei correre, entrare lì, e gridare “DIO MIO FATE L’EPIDURALE!”. Ma la ginecologa e l’ostetrica sembravano avere una sordità selettiva. Mettevano flebo, mi spiegavano cosa sarebbe dovuto succedere con la fettuccia, scambiavano due parole con mio marito, controllavano il battito. L’ostetrica mi rivolge un sorriso dolce, ma ha l’orecchio teso altrove e scappa via. Di solito un medico fa qualcosa se stai male, sai che ha un senso dirgli “ho male qui”. Ma qui il male è normale. Ero ammutolita. Per mesi tutti si affannano per il tuo benessere, poi sei catapultata in una dimensione in cui se il battito è ok, è l’unica cosa che conta. Tu non conti. Non più di tanto.

Da me non si muove nulla per ore, la ginecologa decide infine per il cesareo. Ci resto male, mi sembra che degli estranei si intromettano fra me e mia figlia. In sala operatoria mi sento mortificata e colpevole e mi chiedo cos’ho che non va. Dovevo camminare, dovevo pensare di meno, forse era meglio mandare via mio marito. Da dietro la tendina verde mi portano la mia bambina, che mi guarda. È bellissima e profuma di zucchero.

Un paio di mesi dopo il parto, incontro al parco una neomamma compagna di corsia. Aveva partorito naturalmente dopo di me, con 24 ore di travaglio: aveva finito per supplicare un cesareo, senza essere accontentata dato che “andava tutto benissimo”. Esasperata, voleva solo che suo figlio uscisse e così aveva smesso di ascoltare le ostetriche, mettendosi a spingere da sola con una dilatazione di 6 cm. Le chiesi se aveva chiesto l’epidurale – non sapeva cosa fosse. Il bambino era nato con una deformità momentanea alla bocca che le spiegarono essere dovuta al trauma del parto, e lei non aspettò la montata lattea perché voleva solo tornare a casa. Mi disse che i sorrisi di suo figlio la riempivano di gioia, ma era sconvolta e non voleva più figli. Non l’ho più vista da allora, non so se un giorno cambierà idea. Io già fantasticavo del secondo figlio, e pensavo che se invidiavo quella ragazza per aver messo al mondo il suo bambino, lei invidiava me per il mio cesareo, e ammisi con me stessa che provavo profondo sollievo… per averla scampata bella.

Non so come starei oggi se avessi sofferto in quel modo. Sarei più matura, più forte, più empowerizzata? Forse. Ma la mia amatissima nonna è sempre stata bambina, e un po’ vittima, fino a 85 anni. Certo sarebbe semplicistico pensare che chi si ferma ad un figlio solo è perché ha avuto un brutto parto, ci sono fattori socio-economici che pesano. Ma sono convinta che le donne segnate dal parto esistono, e quando sento pontificare sull’egoismo di chi si ferma a un figlio solo, penso che non posso stare senza far nulla, perché ho una figlia femmina! E vorrei parlare.

Vorrei parlare del simulacro della Madre che si sacrifica. Degli ospedali in sotto-organico dove un’ostetrica deve seguire da sola cinque o più partorienti insieme. Delle flebo di ossitocina e di manovre ostetriche fatte non per necessità ma per accelerare, perché devono “smaltire” prima del cambio turno. Del fatto che l’84% degli ospedali italiani non offre l’epidurale, e che spesso dove c’è sulla carta, al dunque te la negano senza fornire ragioni. Della cultura del dolore che lesina analgesici ai malati di cancro, alle donne che devono partorire un bimbo morto, a quelle che scelgono di abortire. Del confronto con i paesi d’Oltralpe, dove l’epidurale è una realtà eppure le donne mi sembrano senz’altro più empowerizzate di noi… Forse perché non sono messe nella situazione di implorare nulla? E del rovescio della medaglia: i pericolosissimi centri nascita del parto dolce senza neonatologo di guardia, e il ritorno al parto in casa – bellissimo privilegio delle donne con gravidanza perfetta e un po’ di soldi da parte. E le altre?

L’epidurale esiste ed è sicura. Vorremmo che fosse una scelta reale anche in Italia, in tutta Italia. Questo è il link ad una petizione per l’epidurale, perchè sia realmente garantita a chi la chiede.

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52 thoughts on “L’epidurale e il valore del dolore”

  1. vorrei solo dire due parole…rivolgendomi a tutte le donne che sostengono di aver avuto la voglia e il piacere di partorire naturalmente e senza epidurale…dico ma state bene???? La sensazione di sentirlo..le contrazioni…il travaglio lunghissimo…lacerazioni punti…..ma dico siamo obiettivi oppure viviamo nel mondo delle favole…rispetto le vostre opinioni ma nn le condivido affatto…non condivido il pensiero che la donna debba soffrire per sentirsi piu vicina..ma dicooooo siete impazzitiii!!!! i metodi ci sono perche nn utilizzarli le gioie a volte si possono avere anche senza soffrire cone delle dannate! Bisogna ricordarsi che siamo in un altra epoca…non quella che alcune di voi descrivono..bisogna svegliarsi e fare le persone serie! io ho scelto di non soffrire e ne vado fiera!

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  2. non capisco l’accanimento contro l’epidurale, ma perchè si deve soffrire? sinceramente non capisco perchè se ne abbiamo la possibilità non se ne usufruisca? l’epidurale toglie la componente dolorosa del parto, permane la sensazione di spinta, aumenta la collaborazione e la partecipazione della madre. al mio primo parto l’epidurale è stata fondamentale e vi assicuro che al secondo avrei tanto voluto averla ma è stato tutto così veloce che non ha fatto in tempo ad agire e ho partorito con dolore!! ho quindi provato entrambe le modalità e la differenza è notevole. consiglio sempre di fare la visita dall’anestesista, poi si puo’ sempre scegliere di non usufruirne.

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  3. da sempre spaventata all’idea del dolore del parto, pur avendo una soglia del dolore piuttosto alta, mi sono ritrovata a dover scegliere tra una struttura con parto in acqua + epidurale e una clinica universitaria con un buon reparto di rianimazione neonatale.

    la ginecologa che mi seguiva, che naturalmente lavorava in quell’ospedale, alle mie domande sul parto mi ha risposto: “non segui il corso preparto? è un evento naturale, le ostetriche ti diranno tutto” e “in caso di complicazioni si trasferisce il neonato nel mio ospedale, ma a volte è troppo tardi” (parole testuali).

    così mi ritrovo a partorire in ospedale all’avanguardia da tutti gli altri punti di vista (sala travaglio&parto per una partoriente sola, papà presente, rooming in totale, estrema attenzione all’allattamento naturale ecc.) ma senza epidurale… da gennaio di quell’anno l’avevano dovuto togliere per mancanza di soldi.

    piccola digressione: ogni volta che vedo un meccanico, un dentista, un ristorante non fare una ricevuta penso che quei soldi evasi mi hanno impedito di avere un’epidurale…

    va a finire che il dolore c’era, eccome.
    parto indotto, ostetrica vista un paio di volte in tutta la notte.
    io che mi concentro per non perdermi nel dolore, per non andare in tilt, non faccio un urlo per tutto il tempo, ma so che un dolore così non so descriverlo, non ho mai provato prima qualcosa che ci assomigliasse.

    ecco, io avrei solo potuto scegliere. io un dolore così vorrei non provarlo. è una cosa così strana?

    noi stiamo ancora qua a dibattere se il dolore “normale” sia giusto (ma perché, se vi tolgono l’appendice il dolore non è normale? ed è ingiusto anestetizzarlo?) e poi all’estero il 70% degli ospedali prevede l’epidurale.

    ad ogni modo, come ogni donna sono sopravvissuta al dolore (ci sono alternative? impazzire forse?) e all’ostetrica.

    la cosa più carina del parto è stata che nel momento dell’espulsione sono entrate due studentesse di ostetricia del primo anno (19 anni!) che dovevano “vedere un parto” per la prima volta. sono contenta che io e mia figlia abbiamo contribuito ai loro studi e che non ci dimenticheranno mai 🙂

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  4. Che dire? Brava!Ci voleva un post così. Io sono una di quelle il cui parto è stato stimolato.
    Nessuna pausa tra una contrazione e l’altra.
    Nessuna epidurale. All’Ospedale Civile di Venezia all’epoca in cui ho partorito , l’epidurale è garantita fino alle ore 20.00, peraltro sponsorizzata dal Casinò di Venezia. Il dolore da parto non è affar di stato , quindi.
    Io non ripartorirei mai in un ospedale dove non fosse garantita l’analgesia epidurale 24/24 h.
    A mio marito, che ha assistito al parto è sembrata inutile una sofferenza così. Assolutamente non necessaria.A me pure.
    Pericolosa anche, perchè sfianca la donna che invece deve essere pronta ad offrire tutte le sue energie psicofisiche alle spinte.
    E poi, parliamoci chiaro, il dolore poi passa, ma io non dimentico.

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  5. Buongiorno a tutte, sono una mamma anestesista. (Close mi conosce dal blog di gekina)
    Bellissimo sito!
    @ Close, complimenti. Hai scritto un meraviglioso post. Comprese le ultimissime righe, che dicono tante cose solitamente omesse o ignorate. Luna

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  6. @ supermambanana,
    grazie a te 🙂
    Il blog che curo da circa due anni è dedicato al tema del parto in epidurale, parto in generale, gravidanza e maternità.

    Quasi sempre non sono i post ma i commenti la parte più interessante. Molti frequentatori di epidurale.blogspot sono ostetriche, qualche ginecologo e un’anestesista di fiducia (Luna) e raccontano senza peli la vita dietro le quinte.

    Ne approfitto per ricordare a tutte che c’è una petizione da firmare per l’epidurale gratuita e garantita a chi la chiede (per chi vuole firmare certo):
    http://www.firmiamo.it/analgesiaepiduralegratuitaegarantita

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  7. Sì, Gekina, grazie per il tuo intervento e per aver evidenziato la questione della responsabilità medica: in un Paese come il nostro, ad altissima litigiosità giudiziaria, i medici sono e si sentono molto sotto tiro e tendono a evitare i rischi anche blandi.
    Stiamo comunque mettendo a punto un alro post sull’epidurale con la partecipazione di una anestesista.

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  8. Ciao a tutte,
    come sempre tema interessantissimo. Ecco la mia esperienza.
    Io ho partorito sei mesi fa a Milano e l’epidurale nel mio caso è stata perfetta! Mi spiego: prima contrazione alle 23 (e intendo primissima, la prima della fase prodromica), arrivo in ospedale alle 3 con dilatazione di 1 cm ma bambino in posizione (si stentiva la testa attraverso la pelle) e contrazioni da travaglio pieno. Attendiamo che i cm diventino 4, quelli necessari per praticare l’epidurale. Nel frattempo mi si sono rotte le acque e avverto la necessità assoluta di spingere. E quando dico necessità assoluta vuol dire proprio che non potevo fare altro. Finalmente alle 5 la dilatazione è arrivata ai 4cm e mi viene fatta l’epidurale, che nel mio caso risulta perfetta perchè agevola la dilatazione (che con le spinte rischia di bloccarsi se non addirittura di regredire) e mi toglie il desiderio di spingere. Ho 2 ore di tregua in cui tra una contrazione e l’altra riesco anche a riposare e riprendere le forze. Alle 7.30 sento che mi torna la voglia di spingere, chiamo l’ostetrica che mi controlla per capire se serve “rabboccare” l’anestesia. Non sarà necessario: sono a 10cm e con una decina di spinte il mio piccolo è nato (8.05).invece viene “dosata”.
    La mia ginecologa mi aveva consigliato di fare tutti gli esami per essere pronta nel caso fosse necessaria l’epidurale. In ospedale ho ricevuto tutte le spiegazioni del caso (che ho chiesto all’anestesista di illustrare in termini scientifici) e non c’è stato alcun ostruzionismo nel praticarla. E non è costata nulla, nel senso che era fornita dal servizio sanitario.
    Qui a Milano si sa che ci sono ospedali in cui è praticata e altri che invece lasciano in agonia anche per 24 ore…
    Io ritengo che sia molto personale la scelta di farla, ma che è doveroso da parte degli ospedali di offrirla.
    Come diceva Silvia ci sono dei momenti adatti a praticarla (dopo la dilatazione di 4cm e non in prossimità del travaglio) e i rischi sono dovuti al fatto che sia stata mal praticata (il mal di testa viene se si “buca” la dura madre che provoca una perdita di pressione nel liquido spinale).

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  9. Bello il post di Close ma vorrei rispondere a Supermambanana quando scrive a Lorenza:

    “questo l’ho capito, quello che non capisco e’ perche’ l’epidurale e’ ostracizzata e il cesareo no (o non troppo almeno)”.

    Da quello che ho capito io… bisognerebbe innanzitutto domandarsi perchè si fanno tanti TC. Dire che è per comodità del ginecologo o per tornaconto è falsare la realtà.

    Secondo un’indagine AAROI SIARED gli ospedali dove si fanno più cesarei sono quelli piccoli (per capirci sotto i 500/1000 parti anno). Il che è abbastanza strano se pensate che i terzi livelli (dove finiscono le gravidanze a rischio) sono anche quelli che solitamente sono ben sopra i 1000 parti anno.

    Il motivo? L’ostetricia è un’arte e la manualità è essenziale. Fare due parti scarsi al giorno significa fare poca pratica, vedere poche emergenze… e quindi farsi prendere dal panico alla prima che non va… e così si taglia.

    Questa si chiama anche medicina difensivistica (ginecologi insieme ad anestesisti e ortopedici sono le categorie mediche più denunciate… e non perchè sono i medici peggiori). Nessun giudice infatti ti darà l’aggravante se hai fatto un cesareo… mentre per un tardato o negato cesareo sì…

    L’epidrale viene negata per tanti motivi (culturali, organizzativi) ma anche “penali”. La gravida è solitamente sana… la peridurale se complica un parto (casi rari ma la fisiologia cambia e quindi bisogna saper seguire un parto in analgesia… come pure un parto in acqua… la fisiologia anche qui cambia e bisogna saperlo seguire!) come viene vista da un giudice?

    Un conto infatti è uno che ci lascia le penne per l’anestesia per un intervento chirurgico che andava fatto… un conto è una complicanza durante il parto dovuta forse all’epidurale. E in questo paese vi assicuro che se c’è una peridurale di mezzo è l’anestesista che viene incolpato per primo.

    Così per quanto vi possa sembrare assurdo molto spesso sono gli stessi anestesisti che si rifiutano di farla per mille ragioni (pochi colleghi di guardia per es.) ma tutte legate alla sicurezza.

    Comunque per chi fosse interessato al tema parto in epidurale (e non solo) segnalo il blog epidurale:

    http:// epidurale . blogspot . com/

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  10. bellissimo post, close.
    io ho affrontato due parti: il primo è stato un cesareo molto doloroso, ma con i gemelli va spesso così. la seconda volta, a meno di un anno di distanza, ho preteso un parto naturale: io in sala operatoria non volevo più finirci e la mia ginecologa era d’accordo (non erano d’accordo allo stesso modo i medici dell’ospedale). l’epidurale non è mai stata presa in considerazione, vivo in provincia.
    ho sofferto per 12 ore, poi alla fine ce l’ho fatta e mi sono sentita bene, non mi sono sentita sul tavolo del macellaio come mi era capitato per il cesareo, ma soprattutto, ho sentito come un legame con mia figlia, che aveva sofferto con me. le mie gemelle invece le ho viste per la prima volta che avevano due giorni, in neonatologia. ecco, per me la sofferenza è stata importante, mi ha fatto sentire viva, è stata come un’iniziazione alla maternità, non so come dire. però ciò non toglie che per principio credo che chiunque abbia il diritto di non veder oltrepassata la sua soglia del dolore; credo, come dice silvia, che sia importante poter scegliere. e non credo nell’etica del sacrificio a prescindere, anche se, per me personalmente, il sacrificio ha avuto quasi un valore.
    purtroppo peròle considerazioni non tanto economiche, quanto predatorie (!) di alcuni medici/primari/cliniche hanno la meglio su tutte quelle che possono essere le nostre considerazioni morali/personali/etiche/sociali.

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  11. Ma scusate, ma io non capisco cosa ci sia da discutere. Premesso che ogni parto è a sè e ogni persona è a sè, se c’è una possibilità di affrontare meglio una cosa che non sappiamo come evolverà, prepariamoci. Io vedo l’epidurale come una possibilità di aiuto in un momento difficile, che non è detto diventi necessaria o possibile (questioni di tempo, non di disponibilità di personale, s’intenda). Devi partorire? Ti prepari comunque in tanti modi diversi, vai ai corsi, ti informi sulle varie fasi, fai la valigia, organizzi la casa eccetera… e allora fai anche la visita anestesiologica, informati su tutto ciò che riguarda l’epidurale, datti la possibilità mettendo una firma. Poi quando sei lì se ti serve hai la possibilità di averla, se non ti serve non la chiedi. Tutto su base personale, se sei contraria per motivi tuoi non la fai, ma non dire agli altri ciò che è giusto o sbagliato. Insomma sarò ingenua o semplicistica, ma io non vedo proprio il problema. Certo trovo allucinante che certi ospedali non la facciano per convinzioni contrarie che portano a problemi organizzativi, non vedo perchè una partoriente in difficoltà non possa avere questo aiuto e magari finire in un cesareo per sfinimento. Io volevo partorire, non vedevo l’ora. Ho preparato tutto per l’epidurale, convinta che avrei deciso se farla o no al momento del parto, vedendo come evolveva con tante di quelle variabili imprevedibili… e infatti siamo finite in cesareo d’urgenza per sofferenza grave, anzi gravissima, di TopaGigia. Io una contrazione ho avuto in tutta la mia vita, neanche forte. Ma non venitemi a raccontare che il dolore fa bene, o meglio non venitemi a raccontare che il dolore fa bene a tutte, perchè non ci credo. Non mi piace l’idea di dovermi estraniare dal mio corpo perchè sto provando un dolore troppo forte, di dover prendere a parolacce tutti i presenti, di arrivare a maledire mio figlio che mi sta facendo così male. Perchè devo stare così male se non è necessario? Perchè non posso usare un’analgesia che mi aiuta a partorire meglio, che mi toglie solo la parte insopportabile di dolore e mi permette invece di essere presente e di partorire naturalmente, di spingere quando devo spingere e di essere sveglia e cosciente per fare al meglio???

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  12. ultimamente quando seguo discussioni su epidurale, parti, allattamento e pediatri mi sembra di essere l’unica fortunata ad avere una pediatra favorevole all’allattamento al seno e contro gli omogeneizzati ed un ginecologo che nonostante il primo parto sia stato un cesareo (con tante complicazioni) mi ha detto che col prossimo proveremo a fare un parto naturale. Insomma un sogno! Inoltre al corso pre parto ci hanno parlato dell’epidurale dicendoci che è sicura, è gratuita ed è un diritto delle donne sceglierla ma che decidono loro quando. Nel senso che non la fanno troppo presto perché potrebbe rallentare il parto, nè troppo tardi quando arrivano donne col parto giá avviato e l’epidurale non farebbe in tempo a fare effetto. Mi sembra ragionevole. Ci hanno rassicurate che nel secondo caso saremmo riuscite comunque a farcela perchè è fisiologico e ne abbiamo le forze. Tutto senza giudicare e pensando solo al benessere di madre e bambino. È un ospedale cattolico e convenzionato, quindi gratuito. Detto questo non credo che sia un problema di ostracismo della Chiesa all’epidurale ma delle nostre mamme (chi più chi meno) che con la scusa del dolore credono di avere un qualche diritto divino o arma di ricatto nei confronti dei figli. Inoltre tante cose nell’educazione dei figli stanno cambiando e tanti errori del passato vengono fuori (vedi la società dei bamboccioni) e questa cosa del parto doloroso è quasi un’ancora per dire “mio figlio sarà anche un bambiccione ma tu giovane donna moderna non sai neanche sopportare il dolore”. Non credo serva dire che le mie considerazioni sono fruttò della mia esperienza personale, vero?
    Detto questo io ho fatto l’epidurale dopo 4 ore che la dilatazione non superava i 4,5cm e mi sono detta fin dall’inizio “prova, nel caso epidurale”. E meno male! 12 ore di travaglio e alla fine cesareo,aggiungiamo due flebo di ossitocina una rottura manuale delle membrane (perché cucciolo a 42+3 non voleva uscire ed era giá di 4kg) ed emorragia post parto con trasfusione e riapertura il giorno dopo per dare una pulitina. Tutto questo tenendo il catetere dell’epidurale per una settimana in caso di operazione urgente. Epidurale santa subito!
    Per il prossimo parto? Voglio fare la stessa cosa (va be magari sta volta spero di non rischiare di lasciarci le penne ;p ), provo a sopportare finché posso e poi epidurale. Perché? Perché per me è stato meraviglioso sopportare il dolore delle contrazioni con l’amore e le carezze di mio marito e sentire il mio corpo che si muove ed il piccolo che si fa strada ma finché dura la poesia va bene, poi tocca prendere una decisione quindi o si sbriga o epidurale. Quello che mi ha veramente segnata è stato il cesareo che spero di non fare. Mi è mancato il momento del secondamento e vedere il mio piccolo solo la mattina dopo.

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  13. Ciao, grazie a tutte, devo dire che mi sono davvero emozionata nel leggere i commenti, qualcuna mi ha commossa (Stranamamma e Francesca! Un abbraccio grande).

    Rispondo a chi mi ha interpellata direttamente perche’ già me so’ allargata nel post!, magari torno più avanti.

    @ supermambanana: c’è anche che l’epidurale bisogna saperla fare, ci vuole una preparazione ad hoc che al momento non c’è dappertutto; sul cesareo invece c’è molta esperienza tanto che è diventato – anche a torto – il metodo più rapido e sicuro per la soluzione del rischio ostetrico, qualcuno denuncia: facendo dimenticare ai sanitari come si gestisce un parto vaginale senza ricorrere al cesareo.

    @ anna: Secondo me una mamma ha il sacrosanto diritto di fare la scelta più consona al proprio modo di essere, ma sta agli operatori e gli amministratori rendere sicure tutte le opzioni.
    Il paragrafo finale non era polemico verso le mamme ma verso i ministri, i direttori – i responsabili del sotto-organico degli ospedali – e alcuni operatori sanitari. Se l’assistenza in ospedale fa pena, non mi si può proporre come alternativa il parto in casa o in casa maternità, aggiungendo “Certo devi avere una gravidanza fisiologica”. Perché si escludono le più povere e quelle che si sono beccate una gestosi, il diabete, ecc.: cioè diventano partorienti di serie B, che si cuccano l’assistenza standard magari con una bella flebo di induzione prima del tempo. Es. Firenze: solo le fortunate con gravidanza perfetta vanno in centro nascita, appena qualcosa non va finisci in reparto, e che reparto: http://www.qsalute.it/centro-nascita-margherita-careggi/ ; http://www.qsalute.it/ginecologia-2-careggi/ Quando invece dell’ospedale puoi avere sempre bisogno, anche se partorisci in casa non appena l’ostetrica decide che bisogna correre in ospedale.

    @ Cecilia: credo sia dal 1999 che il Ministero, d’accordo con la SIGO, chiede la chiusura dei piccoli centri nascita sotto i 500 parti l’anno perché non garantiscono livelli base di assistenza in emergenza. Ma da quello che leggo, in alcune regioni non ci sono molti altri posti dove andare quindi bisogna vedere caso per caso.

    http://www.senato.it/service/PDF/PDFServer/DF/207751.pdf;

    http://www.salute.gov.it/imgs/C_17_pubblicazioni_856_ulterioriallegati_ulterioreallegato_1_alleg.pdf;

    http://www.sindacatofials.it/index.php/cgi-bin/index.php?option=com_content&view=article&id=6261&catid=16:news&Itemid=40

    http://www.gonews.it/articolo_73460_nuovo-piano-rischio-nove-punti-nascita.html

    Ciao a tutte e grazie ancora

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