Come si sceglie l’asilo?

Ieri ho avuto un incontro speciale che mi ha fatto ritornare in mente molti bei ricordi, e che ha risvegliato qualche riflessione su quali sono i criteri importanti per scegliere l’asilo. Mentre ero in un caffé del centro e sorseggiavo un caffélatte di quelli con molta schiuma che puoi trovare solo all’estero, ho alzato gli occhi dalla tazza e ho visto un viso conosciuto. Dopo qualche secondo di esitazione ho capito che si trattava di Susanne, la prima maestra di asilo nido del Vikingo. Lui aveva 13 mesi quando ha iniziato ad andare al nido in quel di Stoccolma. Ancora gattonava, nonostante fosse in grado di camminare in piedi tenendosi ai mobili, ma la riteneva un’operazione troppo lenta per lui, quindi preferiva di gran lunga procedere carponi. Arrivato al nido però, dopo una manciata di giorni passati ad osservare gli altri bambini, tutti più grandi di lui, si è alzato in piedi, ha lasciato la mano di Susanne, e ha iniziato direttamente a correre. Lei si è commossa e stupita allo stesso tempo: “non ho mai visto nessun bambino, in tanti anni di lavoro negli asili nido, iniziare direttamente a correre, con la sicurezza con cui l’ha fatto lui.” mi ha ripetuto ieri, ricordandosi chiaramente di mio figlio e delle sue imprese dopo 5 anni e mezzo e chissà quanti bambini passati sotto i suoi attenti occhi. E mi ha raccontato questo anedotto con un filo di commozione, nel vederlo ora grande, a 6 anni e mezzo, pronto ad iniziare la prima elementare.

Susanne invece io me la ricordo accucciata, la mattina alle 8.30, circondata da bambini che la abbracciavano, e lei che si lasciava abbracciare e che mi diceva: “che fortuna che ho a fare il lavoro più bello del mondo!” Sorridente, felice, soddisfatta. Lei e il suo stipendio minimo, che anche in Svezia la categoria è pagata decisamente poco per il livello di responsabilità e per l’importanza del lavoro che svolgono.

Dopo un anno in quell’asilo nido, abbiamo traslocato e il Vikingo lo abbiamo spostato in un altro asilo più vicino a casa, in cui ha conosciuto altre maestre, più o meno brave, più o meno entusiaste del proprio lavoro, più o meno affettuose coni bambini. Ho osservato lui, e osservo anno dopo anno il fratello sperimentare metodi pedagogici di vario tipo, incluso un incontro fallimentare con il metodo Montessori, stringere relazioni di affetto con adulti e bambini, vivere in ambienti scolastici diversi, e continuo a chiedermi come fare a scegliere l’asilo giusto per i propri figli.
Ecco, mi sono convinta di una cosa: l’aspetto più importante non è la calma che si respira entrando in aula, non sono i lavoretti svolti dai bambini e appesi alle pareti, non sono le aule moderne, non sono i giocattoli di legno piuttosto che di plastica, né i lavandini in bagno a misura di bambino, né la quantità di ore passate all’aperto. Certo tutte queste cose sono importanti, aiutano certamente la crescita del bambino e permettono di creare un ambiente accogliente, ma la cosa più importante in assoluto è la presenza di una maestra che ami il suo lavoro, che ami stare con i bambini, che riesca a stabilire con loro un rapporto basato prima di tutto sull’affetto, sull’empatia, un’asilo in cui la maestra accoglie i bambini con un caldo abbraccio, in cui il bambino possa sentirsi sicuro, accolto, coccolato.

E allora con questo post voglio ringraziare Susanne, e tutte le Susanne che sono in giro per il mondo e che accolgono con amore i nostri figli: svolgete un lavoro importantissimo, prezioso, non solo per noi mamme e papà ansiosi, ma prima di tutto per quelli che saranno i cittadini del futuro. Perché al di la di ogni pedagogia possibile, il sentirsi amati e accolti è il più grande dono che si possa dare ad un bambino per crescere sereno e sicuro di se. Grazie. Grazie di cuore.

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17 thoughts on “Come si sceglie l’asilo?”

  1. @ Serena: in realtà noi non siamo poi così bravi…è la sua “tenacia” che lo porta spesso ad essere molto convinto di ciò che fa e questo, purtroppo, nel bene e nel male…. Una cosa è certa, la maestra non ha ancora capito che le crociate con lui non servono, perché più ti impunti e più si impunta lui. Ehm, pur non ritenendomi amplificata e pur avendo un passato da bimba molto tranquilla, timida e molto bamboletta (della serie dove mi mettevano stavo), la “tenacia” da qualcuno l’ha pur ereditata….e non da StranoPapà…

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  2. Cara Serena,

    quanto hai ragione! Noi, dopo vari e tormentati ragionamenti, abbiamo optato per una scuola materna che a me pareva migliore, mentre tutt’ora mio marito ha delle perplessità. La verità è che non ne verremo mai a capo, perché solo se potessimo vivere una vita parallela scegliendo l’altra scuola potremmo davvero dire quale delle due fosse davvero la più adatta per il Tato (come nel film “Sliding Doors”, ve lo ricordate?). Lui, il mio piccolo grande amplificato, ha bisogno di essere contenuto, accolto e al contempo di grande sfogo fisico; ha bisogno di attività, ma odia le costrizioni…. insomma un figlio challenging come direbbe mammaamsterdam. La grande differenza, come dici tu, la fa la maestra. Tato ne ha tre: una la adora, una è senza infamia, né lode, l’altra non la tollera; ovviamente è la più rigida, la meno empatica, quella cui lui ha detto in faccia che è più contento quando non c’è (giuro che avrei voluto buttarmi dal balcone quando l’ho scoperto). E’ perfin stato in grado di eleborarmi il sentimento: “A maestra L. non piace come sono nato”. Eccola, l’incopatibilità caratteriale, direi io, che lui è riuscito a percepire e mi ha spiegato con una frase densa di significato.

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    • @StranaMamma bellissima la consapevolezza di tuo figlio. Non è affatto banale alla sua età avere la consapevolezza dell’io sono fatto così, perché sono nato così, e prendersela con la maestra per questo, invece che con se stesso. Segno probabilmente del fatto che voi a casa riuscite a dargli la giusta fiducia in se stesso. Bravi! 😉

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  3. In pieno inserimento di G. al nido, questo post mi serve molto a guardare i veri lati positivi della scelta fatta a maggio. Sì la scuola è grande, ci sono tanti giochi, la palestra, lo spazio esterno ma la cosa più importante è il sorriso delle maestre che ogni giorno accoglie il piccolo G. Buon lavoro a tutti!

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  4. Io ho scelto in base a vicinanza e dimensioni della struttura. Non volevo assolutamente che mia figlia stesse confinata in uno di quei micro nidi che ultimamente spuntano come funghi. Forse perché io dopo una giornata intera in casa con lei avevo la necessita fisica di aria (siamo semre uscite almeno una volta al giorno nei ns 10 mesi insieme). Boh un’educatrice chiusa in 45 mq con 6 nani secondo me sbrocca.
    Praticamente sotto casa c’era l’asilo in cui anche io ero stata 32 anni fa che da circa 10 anni ha anche un nido. Mi turbava che fosse legato alla parrocchia, ma le cose che mi hanno conquistata sono state:
    – struttura grande dove i bimbi hanno spazi diversi per le varie attività
    – giardino
    – cucina interna e vicinanza all’asilo (ogni tanto fanno attività insieme)
    – progetto educativo valido
    Dopo che la pupa a dieci mesi ha iniziato a andare mi ha conquistato il calore delle maestre e la loro attenzione. La piccola e’ entrata che gattonava e ancora non parla, ma la mitica maestra Roberta e’ sempre stata disponibile a raccontarmi le sue giornate per telefono! Anzi un paio di volte mi ha fatto infartare chiamandomi per raccontarmi episodi carini della Powerful! Che come ogni mamma sa quando vede asilo sul display del telefono il primo pensiero e’ oddio cosa e’ successo! Invece era solo per raccontarmi che con un dente ha mangiato l’arrosto o che ama i coniglietti (vivi).
    Spero che questo nuovo anno scolastico vada altrettanto bene! L’estate scorsa non voleva mai andare via dall’asilo!
    @ Barbara : io e il nonno (e’ lui che la prende alle 3 e mezza perché lavoro full time e x ora fa solo il pre scuola) lo avevamo preso come segno positivo. Perché dici che non e’ un buon segno? La piccola frigna un minuto circa solo se la porto io (il tempo di parcheggiare il passeggino e già la vedevo presa a giocare tranquilla)

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  5. a volte non hai seclta…
    mi spiego Mirko va al nido da quando aveva 8 mesi (ora ha 2 anni). Lo abbiamo scelto per vari motivi ma soprattutto perchè all’open day le maestre ci hanno fatto una ottima impressione proprio così, d’istinto, “a pelle”. Mirko si è subito adattato e si è trovato benissimo non solo con l’educatrice di riferimento ma anche con le altre. C’è poi da sottolineare che la sua educatrice, anzi le sue educatrici (sono state 2) erano due Suzanne d’Italia. Uso il passato, già perchè da quest’anno tutto è cambiato, o quasi. Il nido ha chiuso per difficoltà economiche ed è stato riaperto come nuovo asilo integrato alla scuola materna gestita da un enete parrocchiale. penserete, beh, tutto liscio. e invece no molte cose sono cambiate, forse troppe (vi lascio immaginare le proteste) e nonostante Mirko sia comunque sereno perchè i suoi compagni sono gli stessi, l’ambiente è quello, 2 maestre su 6 sono state riassunte….ma l’atteggiamento è un altro…più rigoroso, più disciplina. Forse è giusto non lo so, ma i bambini hanno degli slanci che frenare con rigore e disciplina mi sembra quanto meno eccessivo…. insomma, va bene la disciplina, ma lasciamo ai bambini essere bambini….sarà un anno lungo e difficile…almeno per me….

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  6. Noi abbiamo scelto prima di tutto in base alla vicinanza, mi avevano raccomandato un nido molto buono ma avrei dovuto prendere la macchina anticipando l’uscita e non me la sentivo di aggiungere anche lo stress del traffico.
    Davanti a casa nostra c’è un nido/asilo privato a gestione familiare che è lì da 40 anni, quindi mi sono detta che magari non era male. Ho chiesto in giro e me l’hanno raccomandato.
    Devo dire che la prima impressione non è stata proprio ottima perché sembrava un po’ “destrutturato” per la mia sensibilità nordica, l’approccio mi sembrava un po’ ruspante (del genere “amò, viè qua che te do un bacio”). Invece la Piccola si è inserita bene e ormai è una veterana, visto che siamo al secondo anno di materna.
    I bambini sono divisi in classi ma stanno spesso insieme, oltre alle maestre ci sono le proprietarie storiche che fanno un po’ da “zie” e consolano nei momenti di crisi. Poi ho scoperto che fanno musica e, cosa per me importantissima, inglese con insegnante madrelingua.
    Ma soprattutto lei mi sembra contenta, quindi direi che ci è andata bene, alla fine credo che sia tanto una questione di fortuna.

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  7. Anche noi siamo della categoria “o questo o niente”.al nido pubblico ovviamento non l’hanno presa e cosi’ abbiamo “scelto” l’unico privato in cui abbiamo trovato posto.
    Alla fine siamo stati fortunati.la piccola ci va felice,e un paio di volte quando per strada abbiamo incontrato una delle maestre era cosi’ contenta che non voleva piu’ andar via.
    Da noi ci sono 2 maestre stabili e 1 che fa l’ anno di praticantato. Sono tutte molto affettuose.
    Il nostro non e’ proprio un nido,ma un asilo,con un unico gruppo misto da 1 a 6 anni. E’ molto carina la cosa,perche’ i bimbi piccoli imparano da quelli piu’ grandi e igrandi aiutano i piccoli.

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  8. Io ho scelto un micronido privato perché era l’unico dove avessi trovato un posto, anche se le educatrici hanno fatto del loro meglio per presentarmi il loro progetto educativo ecc. Confesso che la direttrice all’inizio mi stava pure antipatica e c’è stato un malinteso i primi giorni che mi aveva davvero messa in allerta. Alla fine comunque è andato tutto molto bene, la Stellina si è attaccata all’educatrice più giovane, una terza educatrice è partita ma per fortuna la cosa non ci ha riguardato. Le mattine in cui ha fatto fatica ad andare saranno state, a stare larghi, una quindicina in un anno e mezzo di frequentazione, l’ho sempre recuperata con il sorriso sulle labbra e nei fine settimana mi domandava delle maestre con la cantilena “Dov’è Kakerinaaa???” Insomma posso dirmi veramente fortunata.

    Ovviamente ora sono in ansia pensando che al primo incontro con i genitori nella materna pubblica dove l’ho iscritta, mi sembra di notare un atteggiamento dello stile “Qui fanno la fila per entrare e io non posso mica star dietro a tutti”. Mi mette più tranquilla l’esperienza del nido, ma insomma, l’idea della “constant vigilance” di cui parlava Barbara ce l’ho ben presente.

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  9. Noi abbiamo avuto esperienze non proprio edificanti col nido, e alla fine ho fatto mio il motto di Mad-Eye Moody: CONSTANT VIGILANCE! (scusate l’ho letto in inglese). TopaGigia è andata in un micronido poco prima di compiere un anno, e all’inizio filava tutto molto liscio. Appena entrata ha cominciato a camminare, seguendo i più grandi, ed entrava e usciva contenta tutti i giorni (attenzione: a volte il pianto all’uscita non è un buon segno). A settembre l’abbiamo ri-iscritta lì, e fino a natale è andato tutto bene. Poi sono cominciati i problemi, pianti all’uscita, poi il nemico immaginario, poi storie all’entrata. Col tempo, una festa di compleanno di una compagna e una ripresa anticipata ho scoperto un sacco di zozzerie. Una compagna la picchiava, e non me lo dicevano. La sua educatrice di riferimento cominciò a litigare con le colleghe, e se ne andò, e non me lo dissero. E TopaGigia stava male. Il mio vecchio asilo Montessori, aperto dal ’51 e diretto dalla mia educatrice di quando avevo 2 anni, prende dai 2 anni. Io andai letteralmente a piangere, ci mancavano un paio di mesi ai fatidici 2 anni, ma la presero con quasi un mese di anticipo a fine aprile vedendo il nostro stato. Il primo giorno di inserimento al nuovo asilo la maestra (sempre grande Paola) vide lo scricciolo che è mia figlia in mezzo al suo branco di quasi tutti treenni e mi disse che dovevo prepararmi a un inserimento lungo. Il terzo giorno la prese alle 8.30 dicendo “ci vediamo alle 13.30 mamma” condendo la valutazione con una descrizione quasi perfetta del carattere di TopaGigia. Nei due giorni precedenti ero stata in un angolo della classe, totalmente ignorata da tutti i bambini, e avevo potuto vedere le attività della giornata normale, a quasi fine anno. TopaGigia non mi ha mai raccontato quello che faceva a scuola, entrava dal cancello e correva in classe senza salutare la mattina e andava via contenta urlando “ci vediamo domani!”. La scuola era una cosa sua. Fra 3 settimane andrà alla materna statale, e speriamo che si trovi bene. Paola è stata eccezionale, ma anche le altre maestre, la direttrice che gli faceva ginnastica e il maestro di musica al quale è saltata addosso un pomeriggio in un negozio. Dopo le nostre esperienze, io in una scuola cerco la serenità per mia figlia.

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  10. Credo che fare (o essere)la maestra sia un compito-lavoro davvero complicato. Si ha a che fare con un universo umano (bimbi in primis e genitori) davvero variegato con esigenze, sensibilità, vissuti, approcci ecc. (a volte pretese) diversi. Di principio le stimo perchè alla passione devono sempre unire tanta pazienza e tanta capacità di leggere situazioni e mondi umani diversissimi. (http://ilmiosuperpapa.blogspot.it/2012/04/w-le-maestre.html)
    Noi siamo stati abbastanza fortunati e anche se qualche maestra non mi entusiasmava, mi bastava vedere Bea o Filippo contenti di stare con loro. A volte ci vuole davvero la “botta di culo” ma in generale credo che siano tante le maestre in gamba!
    Noi abbiamo un asilo proprio sotto casa e fra pochi giorni sia Bea che Filippo saranno riuniti nello stesso ambiente. Mi sento tranquillo perchè in questi anni con Bea, nonostante qualche piccola cosa, in generale ho notato comunque molta passione sia nelle maestre che in chi guida.
    Speriamo in bene!!!

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  11. Sono perfettamente d’accordo ed è il criterio principale con cui ho scelto l’asilo del grande: le maestre empatiche che mi hanno mostrato la passione per il loro lavoro e l’amore per i bambini.
    Ovviamente scegliendo tra le opzioni comunali/statali a disposizione, e m’è andata bene, dai. Ma non diciamolo troppo forte, che l’invidia è sempre in agguato e porta male.

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  12. certo molti avendo a disposizione offerta, possibilità e danari avrà preso in considerazione molte opzioni.
    Noi come al solito ci affidiamo al “potere della botta di culo”, sperem.

    Con il nido – 2 anni due strutture diverse – siamo andati benissimo, adesso alla materna vediamo cosa ci aspetta farovvi sapere.

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  13. Per me una delle tante decisioni che si prende di pancia in un istante. Che poi per noi non è questione di scegliere l’asilo, perché di fatto i posti sono così carenti che abbiamo solo potuto accettare l’unico che ci è stato offerto, però devo ammettere che, per motivazioni assolutamente di pancia, in alcuni asili mia figlia non l’ho proprio iscritta.

    Ecco forse la cosa più importante è scegliere quali asili lasciare fuori, quali situazioni non fanno proprio per noi (non solo per i nostri figli, ma anche per il resto della famiglia).

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  14. Io ricordo che con la prima papola cercavo il nido con il programma pedagogico ben definito, le lezioni di Inglese e blablabla. Poi per una questione economica abbiamo rinunciato alle mie mille pretese e ho optato per una scuola in cui l’atmosfera mi sembrava calda e accogliente. A posteriori ne sono stata contenta, la nostra Suzanne si chiama Carmela e il suo affetto verso la Papola ma soprattutto l’affetto della papola verso Carmela sono sicura rimarrà sempre un qualcosa di speciale di cui mi ha figlia ha goduto

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