Quando prima di ogni viaggio cerco informazioni di cose da fare con i bambini, trovo (quasi) sempre informazioni totalmente inutili, tipo parchi di divertimenti o parchi giochi, o al limite l’indicazione di musei interattivi, che mediamente sono nella lingua del paese che li ospita e quindi poco utilizzabili da bambini che non parlano quella lingua. Invece io sono cresciuta con l’idea che tutto o quasi possa essere vissuto a misura di bambino, a patto che si faccia un piccolo sforzo per renderlo fruibile, e che i bambini non hanno bisogno di musei speciali fatti apposta per loro; viceversa alcuni musei per bambini, sono una esperienza indimenticabile anche per gli adulti.
Ecco perché questo racconto di viaggio a Berlino con i figli di 8 e 11 anni non prevede mete speciali per i bambini, ad esempio non siamo stati a Legoland, come consigliato praticamente da qualsiasi guida o sito dedicato a Berlino e i bambini, e non solo perché abbiamo già visto due volte Legoland in Danimarca, ma perché Berlino ha moltissimo da offrire ai bambini con tutta la sua storia e la sua architettura, e i parchi a disposizione.
Abbiamo fatto una visita molto disordinata, in parte perché non avevamo pensato attentamente il nostro itinerario, in parte perché abbiamo seguito i capricci del meteo, che ci ha regalato i primi due giorni di sole e con una temperatura intorno ai 20 gradi, per poi annaffiarci di pioggia e freddo per i seguenti giorni. Quindi cercherò di fare ordine per argomento più che indicarvi l’itinerario giorno per giorno.
Gli ebrei a Berlino e la Shoah
Non si può visitare Berlino senza parlare degli Ebrei e dell’Olocausto, ma non vi nascondo che prima di deciderci su quale visite fare con i bambini ci siamo documentati bene. Infatti una cosa è parlargli di cosa è successo, raccontargli la storia, e leggere libri (l’undicenne sta leggendo il diario di Anna Frank ad esempio), un’altra è vedere immagini forti che hanno il potere di rimanere impresse a lungo nella mente di un adulto, figurarsi in quella di un bambino.
Dopo attenta analisi e in base ai tempi a nostra disposizione abbiamo deciso di iniziare con il Memoriale dell’Olocausto che è a 500 metri dalla Porta di Brandeburgo. Opera dell’architetto Peter Eisenman, comprende 2.711 stele: una distesa di blocchi grigio scuro rigorosamente allineati. La geometria è rotta dalle altezze diverse (tra i 20 cm e i 4 metri) e la sensazione di disagio è accentuata dal terreno su cui erge che non è piano, ma ondulato. E’ possibile camminare tra i blocchi, ma non ci si può arrampicare o correre. In realtà sospetto che questi divieti siano stati imposti recentemente, dopo che il progetto Yolocaust nel gennaio di quest’anno ha acceso i fari sul fenomeno del selfie inappropriato su questo luogo. Eppure lo stesso architetto che ha progettato il memoriale ha invitato ad un approccio più tollerante, dichiarando che non si aspetta che i visitatori provino tutti gli stessi sentimenti. Infatti Peter Eisenman ha immaginato persone che fanno picnic, o modelle che fanno foto per book professionali, o bambini che giocano ad acchiapparella. E ovviamente il gioco dell’acchiapparella è il primo che fanno quasi tutti i bambini, perché questa foresta di pilastri invita alla corsa, al nascondersi, al cogliere di sorpresa. Insomma è un invito a ricordare, ma anche a vivere la vita. E mi chiedo: è davvero così terribile questo inno alla vita in un memoriale dedicato ad una cosa orribile come l’Olocausto? Non è forse compito dell’arte e dell’architettura quello di aiutarci a stravolgere i punti di vista, a trasformare esperienze, a rendere lo straordinario semplicemente ordinario e viceversa? La reazione sarebbe la stessa se facessi un selfie davanti ad un monumento dedicato ai caduti della guerra?
La seconda tappa assolutamente da non perdere è quella del museo Ebraico (Jüdisches Museum). Il museo racconta duemila anni di presenza degli ebrei in Germania , dai primi insediamenti all’era moderna, passando per religione, storia, filosofia e i grandi scienziati che sono appartenuti al popolo ebraico. Ma è lo stesso edificio ad essere un’opera d’arte, e un pezzo di architettura con il dono della parola. L’architetto Daniel Libeskind ha saputo rendere vivo il senso di incertezza, di vuoto e di continuità vissuto dal popolo ebraico. Il pavimento in pendenza, linee spezzate, vuoti che non è possibile riempire, squarci di luce irregolari, sono agli elementi principali di questa costruzione. Uno dei tre assi (asse dell’Olocausto, l’asse dell’Esilio, l’asse della continuità) termina nel Giardino dell’Esilio, con le sue 49 colonne su un pavimento in ciottoli in pendenza di 12 gradi in un certo senso ricorda molto il Memoriale dell’Olocausto. Il simbolismo è fortissimo: le 49 colonne ricordano il 1948 anno in cui è stato fondato lo stato di Israele più la colonna centrale che rappresenta Berlino ed è riempita della terra di Gerusalemme; all’interno delle colonne sono piantati degli alberi di olivagno, simbolo di pace e della speranza di un ritorno in patria, ma anche simbolo della capacità di sopravvivere e mettere radici ovunque. Il simbolismo si presta molto alla visita con i bambini, che ne coglieranno le sfumature in base alla loro età, e anche se non saranno in grado di capire tutto, rimarranno affascinati da questa architettura così diversa. Non siamo stati in grado di dedicare il giusto tempo alla parte espositiva purtroppo, perché non abbiamo previsto la fame dei bambini. Il museo infatti è tale da non consentire l’uscita dalla mostra se non percorrendola interamente sui 4 piani, e una volta usciti e raggiunto il ristorante è stato virtualmente impossibile convincere i bambini a ritornare dentro. Peccato, sarà per la prossima volta.
Non perdetevi l’audioguida (esiste anche in italiano), il giardino esterno e la caffetteria che vende dolci tradizionali buonissimi (ma ha poca varietà per il pranzo e decisamente poco child friendly).
Il muro di Berlino
La storia di Berlino e del suo muro è forse la parte più facile da spiegare ai bambini, e non solo perché un muro sono in grado di capirlo tutti, ma anche perché il riferimento all’attualità è davvero forte.
Il muro di Berlino è stato costruito di fatto per impedire alla gente di emigrare, dall’est all’ovest – come quello che Trump vuole costruire al confine con il Messico! ha esclamato mio figlio. Cosa c’è di più attuale e importante da spiegare a dei bambini (anche se mi viene in mente che anche certi adulti potrebbero trarre vantaggio di qualche spiegazione in merito) ?
La storia del muro di Berlino l’abbiamo fatta iniziare dalla Porta di Brandeburgo. Ed ecco di nuovo un esempio in cui l’architettura ha trasformato un simbolo in altro, una porta simbolo della separazione è diventata il simbolo dell’unione. Ma devo ammettere che la reazione dei bambini è stata piuttosto neutra, anche se hanno deciso di disegnarla sul loro blocco da viaggio. Il vero colpo di scena che ci ha aiutati ad appassionarci della questione ce l’ha regalata la cicatrice del muro. Dopo la caduta infatti è stato deciso di lasciare una cicatrice visibile lungo il tracciato del muro, un segno presente in più punti della città. Abbiamo parlato di questa scelta e di come ci aiuta a non dimenticare quello che è successo molto più dei vari memoriali e musei e visite possibili. La cicatrice del muro infatti la si incontra ogni giorno, quando si vuole passare da una zona all’altra della città, se questo corrisponde al passaggio dal settore est a quello ovest o viceversa, e permette agli abitanti di Berlino di non dimenticare mai questa divisione che ha segnato la città così profondamente.
Pezzi di muro intatti sono visibili su Potsdamer Platz, al Memoriale per il muro di Berlino, e naturalmente all’incredibile East Side Gallery. Tutti assolutamente da non perdere. Il memoriale in particolare fa capire veramente come era la struttura del muro e della striscia della morte.
Con i bambini abbiamo parlato di come si sentirebbero se improvvisamente, nel corso di una notte venisse tirata su una barricata che gli impedisse di visitare la propria scuola e i propri amici che abitano al di la del muro. Abbiamo parlato del perché la popolazione non ha reagito quando una reazione era ancora possibile perché il muro era ancora improvvisato e poco controllato: stupore, incredulità, una certa approvazione da parte di alcuni perché avrebbe finalmente evitato ai giovani laureati di andarsene a lavorare nella Berlino dell’Ovest dopo aver studiato gratis in quella dell’Est, e non ultimo il fatto che non tutto è bianco o nero, e non è sempre chiaro cosa sia giusto e cosa sia sbagliato mentre lo vivi e tutto sembra più chiaro a posteriori.
Una cosa che ci sarebbe piaciuto fare ma non abbiamo potuto, è stata la visita sotterranea alla Berlino underground. Esistono infatti visite guidate alla scoperta delle gallerie scavate per tentare la fuga dalla Berlino dell’Est, purtroppo però le visite in italiano erano organizzate solo un giorno a settimana che non ha coinciso con la nostra permanenza e abbiamo valutato troppo impegnativa la visita in inglese per i nostri figli.
Il checkpoint Charlie invece lo abbiamo visto, quasi per sbaglio in realtà, e alla fine possiamo confermare che non ne vale davvero la pena.
We LOVE Berlino
La cosa che si deve assolutamente fare a Berlino è camminare. Passeggiare e perdersi nel Mitte è un must assoluto e permette di toccare con mano quanto sia effettivamente viva questa città.
Un po’ per caso ci siamo imbattuti nei cortili dell’Hackesche Höfe: una serie di otto cortili in stile Art Nouveau, con piccoli negozi di artigianato, design e curiosità (come quello in cui comprare pennelli da barba ad esempio). Il favorito dei bambini è stato naturalmente un negozio di praline al cioccolato, mentre io mi sono buttata senza esitazione sull’artigianato e ho comprato un cappello e una borsa (nel quale ho gelosamente conservato le praline al cioccolato, che mica vuoi fargliele mangiare tutte subito no? 😉 )
Noi siamo stati limitati pesantemente dal brutto tempo ma siamo riusciti comunque a passeggiare nel giardino Tiergarten, e ad ammirare i giardini all’italiana dello Charlottenburg schloss. Se andate dalle parti del Potsdamer Platz non perdetevi assolutamente il bellissimo Sony Centre, che ha ottenuto il massimo dei voti da parte di entrambi i bambini.
Su un’isola sulla Sprea (il fiume che attraversa Berlino) ci sono una serie di musei d’arte. Noi abbiamo scelto il Neues e scartato il Pergamon, a causa della fila lunghissima per entrare nel secondo. Fiore all’occhiello del Neues è sicuramente il busto di Nefertiti, ma ai miei figli è piaciuta moltissimo tutta la parte della mostra dedicata all’età della pietra, del bronzo e del ferro (tutto grazie all’audioguida in italiano gratuita).
Da non perdere la visita alla Reichstag Dome (audioguida in italiano gratis), una cupola di vetro in cima alla sede del parlamento, da cui si può ammirare una vista eccezionale della città. E’ fondamentale prenotare la visita, e vi confesso di aver fallito la prenotazione online, ma dopo una coda praticamente infinita, mentre marito e figli pranzavano comodamente in un caffè) sono riuscita a garantire alla famiglia dei biglietti per la visita il giorno seguente. Oltre a valere la pena perché oggettivamente molto bella sappiate che è praticamente impossibile fare brutte foto e quindi il vostro animo da instagrammer ne uscirà molto orgoglioso 😉
Gli errori
Non c’è vacanza senza qualche errore, come ad esempio la passeggiata Unter den Linden (sotto i tigli), un viale che avrebbe dovuto affascinarci e invece ci ha stroncato lo spirito di prima mattina. La bellezza dei palazzi lungo il viale è stata obliata dal traffico sulla strada, il caldo, e il malumore dei bambini (ehi, mica può andare tutto bene nei viaggi con i bambini). Una volta arrivati alla Porta di Brandeburgo il morale si è risollevato, ma ci ha fatto partire decisamente con il piede sbagliato. Consiglio: se proprio volete vederla, fatelo dall’autobus (il 100 o il 200 la percorrono tutta).
Un’altro errore è stata la visita al Sea Life Centre con il suo AquaDom, un acquario cilindrico di 24 metri di altezza, in cui si sale con un ascensore. Una visita abbastanza modesta nel suo genere in confronto ad altri acquari decisamente più belli (da quello di Genova a quello di Barcellona per nominarne un paio), ma ha servito il suo scopo di occupare un paio di ore di pioggia.
La scoperta
Un museo decisamente unico nel suo genere che non ci aspettavamo assolutamente e che è stato una bellissima scoperta: il MeMu: Menschen Museum, ovvero il museo del corpo umano. In questo museo sono esposti dei corpi umani (veri) che hanno subito un processo di plastificazione. Ammetto che inizialmente l’idea mi ha dato del macabro, ma la mostra è talmente bella che se si riesce a superare l’impatto emotivo di vedere dei corpi veri, è una esperienza davvero unica sul piano scientifico, e si impara veramente tantissimo sull’anatomia del corpo umano.
Commenti in ordine sparso
A fine viaggio mi piace chiedere ai figli commenti e impressioni in ordine sparso sulla città che abbiamo visitato, e cosa ricordano a parte le attrazioni e i musei. I miei figli hanno fatto la seguente lista (tra parentesi i miei commenti):
i graffiti (Berlino meriterebbe cinque giorni solo per la street art), il colore dei taxi (beige-bleah!), un sacco di gente (è una città molto viva in effetti), ometti dei semafori (i caratteristici Ampelmännchen, l’omino del semaforo, in uso nella Berlino dell’Est e rimasto in uso anche dopo la caduta del muro), i lavori in corso (la città è in continua trasformazione e si vede), i tubi blu o rosa (tubature lasciate a vista e colorate di colori brillanti che servono a drenare l’acqua quando si costruisce qualcosa su un terreno paludoso come quello su cui è fondata Berlino), ristoranti di cucine diverse (ci siamo impegnati nel provare cucine etniche differenti ogni giorno), un sacco di storia (evvai, ci siamo riusciti a trasmettergli qualcosa!).
Insomma a noi questo viaggio a Berlino è piaciuto moltissimo, e secondo la nostra filosofia non si può finire un viaggio senza fare una lista di cose che non abbiamo fatto in tempo a vedere e che vorremmo vedere la prossima volta che ci troveremo in questa parte di mondo. Ecco abbiamo bisogno anche del vostro aiuto, secondo voi cosa ci siamo persi di importante? Lasciatelo nei commenti così lo inseriamo nella nostra wish list del prossimo viaggio a Berlino.
a noi è piaciuto molto il parco Tempelhof che un tempo non lontano fu l’aeroporto del ponte aereo del 1948 e po aeroporto cittadino. il terreno è stato restituito alla città ed è un parco bellissimo dove si può correre in bici sulle piste di decollo, fare il bbq nei prati, vedere un trattore che ara i campi in mezzo alle piste, coltivare un orto urbano (per i berlinesi) e fare tantissime altre cose.
poi abbiamo visto le stesse vostre cose tranne il museo giudaico, (ma siamo stati meno giorni) e invece abbiamo visto il pergamon museum -che quando siamo andati noi era aperto e ci siamo fiondati all’alba e abbiamo fatto pochissima coda e la porta di babilonia rimarrà sempre nei nostri cuori!
Il Museo del Muro vicino al Check Point Charlie è stato molto interessante anche se tutto in tedesco/inglese ma spiegare come e perchè si cercava di fuggire dall’Est è stato fondamentale per capire molte altre cose.
Abbiamo molto amato Berlino, io ci sono stata tante volte e mi manca sempre un po’.
Un museo che mi ha colpito è il museo della STASI perchè allestito nella sede centrale della Stasi stessa, nella bella stagione sicuramente un giro in battello sulla Sprea con partenza e arrivo di fronte alla stazione centrale e la Berlino sotterranea me la ricordo bene anche a distanza di anni dalla mia prima visita a Berlino.
Ciao
Giovanni
Grazie Giovanni, tutte belle idee, metto in lista per il prossimo viaggio 🙂
In effetti il museo della Stasi ce lo avevano consigliato, ma non abbiamo avuto il tempo materiale di andare. La Berlino sotterranea mi è davvero dispiaciuto perderla, ma le guide in italiano erano solo di sabato e due ore di visita guidata in inglese sarebbero state difficili da gestire con i bambini.