“Tanto ‘sta storia dura come un gatto in tangenziale”
Già la battuta che dà origine al titolo ci svela l’humor un po’ nero che pervade il film. Nero, truce e un po’ trucido? In realtà no, anzi: questa è una vera sophisticated comedy, strappata alle atmosfere della golden age hollywoodiana e gettata nel gorgo di una profonda periferia romana, di quelle più dure e misconosciute anche agli stessi romani non di periferia.
E così un ambiente duro e ostile, diventa teatro di una commedia sentimentale sull’universale tema della differenza tra classi sociali e, ancor di più, sulla differenza tra generazioni.
Dopo aver guardato insieme, noi genitori e il figlio adolescente, l’anteprima di “Come un gatto in tangenziale“, il giorno dopo, già citavamo le battute. Infatti tra i punti di forza di questo film, c’è una sceneggiatura davvero notevole, con dialoghi incisivi e ben scritti. L’altro punto di forza è la coppia di protagonisti, Paola Cortellesi e Antonio Albanese, che costruiscono il film con la loro interpretazione perfetta, ma che non sono certo lasciati soli, anzi sono accompagnati da comprimari eccellenti.
“Come un gatto in tangenziale“, come dicevo, sembra un film sulle differenze sociali, sulla tensione tra la loro incolmabilità e la volontà di superarle, ma in realtà è un film sulla differenza tra generazioni: quella nostra, di genitori, che patisce la differente provenienza sociale e la vive come un dramma, e quella dei ragazzi che invece la vive con una leggerezza tale da renderla invisibile.
La vera differenza, infatti, non è quella tra il mondo di Monica, che cresce onestamente, tra troppi ostacoli, un figlio tredicenne a Bastoggi, e quello di Giovanni, che di periferie si occupa dalla sua torre d’avorio di commissioni e gruppi di lavoro; piuttosto è quella che divide il loro mondo, che su queste differenze fonda le sue certezze, da quello di Alessio e Agnese, i loro figli, che a tredici anni non vedono alcuna differenza tra Prati e l’estrema cinta periferica ben oltre Primavalle, in un’età in cui qualsiasi amore e qualsiasi emozione dura davvero come un gatto in tangenziale.
In fondo Monica e Giovanni sono profondamente accomunati dalla volontà di proteggere i loro figli: entrambi non vogliono che soffrano, ma sono disposti a mettersi in gioco per vederli felici.
Per questo credo che “Come un gatto in tangenziale” sia il film giusto per “trascinare” al cinema con tutta la famiglia anche qualche adolescente recalcitrante: perché, in mezzo a tante risate, possa buttare un occhio sul mondo dei suoi genitori, sulle preoccupazioni che mandiamo giù fingendo di sorridere, sulla paura che abbiamo per la loro felicità. Per capire che spesso siamo noi i più insicuri, spaventati e confusi.
Noi ci abbiamo provato e ci siamo divertiti molto, tutti insieme. Provate anche voi a portare i figli grandi al cinema, dal 28 dicembre.
(E comunque Coccia di Morto è molto meglio di come appare nel film 😉 😀 )
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VISTO! Senza figlia grande, però…
Magari ci torno anche con lei.
Bello.
Ho riso tantissimo e ho riflettuto tanto.
Sulla distanza tra come ci percepiamo e come siamo.
Tra come potremmo stare e come stiamo.
Grazie Silvia