#brindisi

Siamo in un Paese in cui i figli muoiono a scuola.
Muoiono perchè le scuole crollano, muoiono perchè qualcuno li fa saltare per aria.
Noi adulti diamo i nomi alle scuole e per questo ci sentiamo di aver compiuto un atto civico ed encomiabile. Ma loro magari per un giorno, per un’ora hanno sentito un po’ d’orgoglio per il nome di quella scuola. E per questo sono morti.
Sono morti perchè frequentare quella scuola poteva farli pensare, magari per un giorno, per un’ora.
Noi adulti ci siamo acquietati le coscienze dando i nomi alle scuole, loro sono saltati per aria per paura che le loro giovani coscienze fossero troppo vigili.

Siamo in un Paese che non difende i bambini. MAI.
Siamo in un Paese dove c’è ancora un sud, senza renderci conto che ormai il mondo è tanto grande, che i nostri piccoli e insignificanti nord e sud dovrebbero morire, insieme ai nord e sud di ogni parte del mondo.
Siamo in un Paese che non rispetta nessun simbolo, se non quando è il momento di farlo saltare in aria.
Siamo in un Paese dove i giornalisti, coloro che in altri Paesi, quelli sì, davvero a sud di ogni mondo, rappresentano l’indipendenza del pensiero, saccheggiano un profilo facebook per cercare foto della vittima del giorno e banchettare ancora con i morti.
Siamo un Paese che non trova MAI i colpevoli, perchè hanno nomi talmente noti e sfuggenti da sembrare innominabili, quando invece, dovremmo ricordarci che il nome del colpevole è, prima di tutto, uno: quello che ha innescato la bomba. Perchè se trovi il colpevole del singolo gesto, hai iniziato a reagire.
Siamo in un Paese dove non so come spiegare quello che è successo a mio figlio, perchè non posso promettergli che lo terrò al sicuro.
Siamo in un Paese che uccide l’innocenza un po’ ogni giorno, fino a quando non senti neanche più che fa male per l’abitudine.
Siamo al capolinea, signori. Non è la crisi economica che decreterà la nostra fine. E’ il baratro in cui siamo da tempo, perchè non sappiamo difendere i figli e le loro idee. Si scende, sta finendo la corsa. Non andremo lontano.

Oggi sarà un’altra data da commemorare, un altro simbolo inutile che servirà a qualcuno a lucidarsi immagine e coscienza. Oggi è un altro giorno senza colpevoli e senza risposte.
Oggi è un altro giorno in cui moriamo un po’ tutti e io non so come spiegarlo a mio figlio.

Prova a leggere anche:

Previous

La risposta di Nestlè sulla conciliazione lavoro – famiglia

Oggi è un giorno difficile da spiegare

Next

20 thoughts on “#brindisi”

  1. Silvia non penso affatto che tu ti debba giustificare di avere scritto un post su questo tono, dopo quello che è successo. Anzi. Penso che il momento della lucidità che suona come disperazione sia perfino necessario perché ci rendiamo DAVVERO conto del punto a cui siamo arrivati. Solo poi può (deve) esserci la speranza per ricominciare.

    Reply
  2. Ho scritto questo post di getto, in pochi minuti e forse ho la responsabilità di aver scritto parole senza speranza. Non avrei dovuto.

    Quello che scrive Chiara qui http://yenibelqis.wordpress.com/2012/05/19/cosa-aggiungere/ è l’unico seguito possibile “Non tutti sono chiamati a scelte eroiche. Per fortuna. Ma certamente tutti hanno la responsabilità precisa di non alzare le spalle perché tanto ormai. Chi si arrende non ha figli, né suoi né di altri”

    Reply
  3. Quello che è accaduto è tremendo e profondamente doloroso.
    A mio avviso è fondamentale capire che tutti – chi più chi meno – siamo responsabili di una società come questa e cominciare, da subito, a compiere ogni gesto con consapevolezza, amore e compassione per costruire un paese migliore per noi e per i nostri figli.

    Reply
  4. anni fa durante gli anni del mio ginnasio ci fu una bruttissima faida con un sacco di morti. E sai qual’era l’unico luogo sicuro per tutti quanti? la nostra scuola, quei cancelli tenevano lontani la morte e le nostre paure, perché ci sono dei luoghi inviolabili…fino a stamattina.
    io spero da 30 anni di vedere u cambiamento, ma ahimè con la morte nel cuore vedo solo barbarie e viltà e non mi piace, non mi piace per niente

    Reply
  5. Non voglio arrendermi alla loro barbarie, non voglio avere paura, non voglio fare il loro gioco! Lunedì sarà dura entrare in classe e parlare ai ragazzi di ciò che è accaduto, ma non voglio trasmettergli angoscia e incertezza, loro sono il futuro e per loro e con loro dobbiamo continuare a lottare perchè la strada sia in salita!

    Reply
  6. Siamo qui a parlare di euro ed Europa. Ma come, ma dove? In Norvegia hanno avuto il loro pazzo, noi la mafia al sud e al nord. Ci dono momenti in cui vorrei fuggire da qui.

    Reply
  7. E’ terribile, terribile ciò che è accaduto. Ecco che mi assalgono immagini di terrore , come quelle di beslan, come quelle in cui cade un testa la scuola ai bambini, come quelle di stamattina…sono le paure di ogni genitori , quelle che tieni nascoste in un angolino della mente, che si fanno vere, purtroppo!

    Reply
  8. Fin da quando sono piccoli, ho dovuto imparare a cercare e misurare le parole per raccontare ai miei figli ciò che è davvero difficile spiegare. Anni a elaborare, cercare un equilibrio fra ricordo e storia, fra dolore privato e vicende giudiziarie, fra ideali e realismo, nel tentativo di raccontare senza spaventare né semplificare il mondo con un manicheismo di comodo…
    Oggi, come negli ultimi giorni, le parole non escono, però. Sono attanagliata dalla paura.

    Reply
  9. E’ la mia Puglia. La mia bellissima Puglia. Averne portato via i bambini e’ un confortante pensiero che si insinua mio malgrado, e me ne vergogno.

    Reply
  10. Leggo il tuo post e spero di non aver capito.
    Rileggo e rileggo.
    Ho capito bene ciò che hai scritto e tremo.
    Mi continuo a domandare come andrà a finire questa volta e spero con tutto il cuore che si possano trovare delle risposte vere, reali e certe. Senza certezze viene sempre più difficile andare avanti e spiegare ai nostri figli qualcosa di sensato.

    Reply
  11. Dopo vent’anni ci facciamo battere nelle stesse sfide, non abbiamo imparato niente. C’è chi continua a pensare che la vita, i pensieri, il futuro non valgano di più della propria sete di potere. Non riesco nemmeno a pensare, questa e’ la sensazione peggiore.

    Reply
  12. io ….piango. che tristezza!!! e lo so che non significa nulla ma il fatto che quella bomba sua esplosa a poco più di 50 km da casa mia mi fa guardare ancora più intorno, le facce. chi sono io? chi sono gli altri? chi siamo noi? e la cosa assurda e che mi son detta che fortuna che a scuola di mia figlia sia intitolata ad un semplice nome locale….dovrò scegliere così i luoghi per mia figlia d’ora in poi? non ci sono parole. siamo nel baratro.

    Reply

Leave a Comment