Che paura, la famiglia

Avete presente quando andate a trovare i vostri genitori e non ne avete voglia, preferireste rimanere a casa a godervi la vostra bella vita, ma hanno già iniziato a recriminare che non vi vedono mai, siete spariti, e così vi fate coraggio e andate ché non volete dare loro un dispiacere. Una sera a cena con i genitori, che vi costa?
Così, andate.
Andate, e trovate vostra madre con lo stesso vestito di sempre – quello con cui sta in casa, quello che le avete sempre visto addosso nelle ultime estati, quello con cui siete cresciuti – e trovare le cose immutate un po’ vi fa sentite sollevati, un po’ vi irrita: non potrebbe comprarsene uno nuovo? Possibile sempre quello?

Foto Sophia Louise utilizzata con licenza CC

E magari la mamma vi sta preparando le fettine di carne. Quelle che vi ha offerto durate l’infanzia tagliandole a pezzetti sottili e facendovi l’aeroplanino perché le mangiaste, quelle che vi aspettavano nel piatto con il purè fumante accanto quando tornavate da scuola, quelle che ormai avete finito per odiare. Le solite vecchie, prevedibili fettine di carne – e un po’ rimpiangente il sushi che avevate in mente di prendere dal take away sotto casa.

Vi piace, la vostra nuova casa, ci state bene, e vi piace la vostra nuova vita. È ancora tutto troppo nuovo ed entusiasmante perché sentiate nostalgia di quella appena lasciata, quella in cui la mamma impiatta purè e fettine di carne con lo stesso vestito di sempre addosso. Quel vestito, quella cena, quell’odore di casa: tutto si stringe addosso a voi, soffocandovi. Per fortuna ve ne siete andati.

Nel vostro appartamento l’arredo è ancora provvisorio, nella vostra nuova vita tutto può accadere. Sorridete ai genitori, ma vi sentite assediati. Siete gentili ma stentate a trattenere l’insofferenza, vorreste essere lontani da lì: sdraiati sul divano nuovo col vostro nuovo amore. Vi viene offerto il vino, non è buono come quello che avete bevuto l’ultima volta con gli amici. Ugualmente ringraziate, cortesi e distanti.

È quello lo sguardo che avete posato sui vostri genitori quando anche le turbolenze dell’adolescenza erano così lontane da concedervi un atteggiamento cordiale e adulto. È quello lo sguardo che adesso vedete negli occhi dei figli ormai grandi. Quando vedete quello sguardo capite che tanta vita è alle spalle e anche le cose di cui un tempo avete avuto nostalgia – le loro prime parole, i sorrisi quando li andavate a prendere da scuola – hanno fatto un ulteriore passo indietro nel tempo.

Ecco ora degli adulti attorno a un tavolo. Sono gentili e affettuosi gli uni con gli altri, felici di stare assieme, alcuni però vorrebbero essere altrove: a bere birra con gli amici, magari, ché quelle persone con cui sono cresciuti appartengono a un passato troppo recente per essere rimpianto; anzi, la forza centrifuga che li spinge lontano è ancora in funzione. Grazie, mamma, è tutto molto buono, come sempre. E negli occhi la voglia di andarsene il prima possibile.
È uno sguardo che non fa paura, quello che si coglie negli occhi dei figli adulti. Però è spaventoso.

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