E’ uscito “Il libro di Christopher“, un nuovo capitolo della storia di Wonder, uno dei libri per ragazzi più significativi letti negli ultimi anni, di cui avevo già parlato qui.
Questa volta il protagonista è Christopher, che a 11 anni sperimenta come l’amicizia non sia qualcosa di scontato, ma piuttosto un rapporto da coltivare investendo costantemente se stessi.
Forse questo capitolo non ha la forza narrativa di Wonder e neanche la sorpresa che offriva il secondo capitolo “Il libro di Julian“, in cui si ribaltavano completamente i punti di vista e si raccontava la storia dalla parte del “cattivo”. E’ una storia forse più convenzionale, che però sa parlare ai lettori, perché tocca una delle esperienze più comuni nella vita dei ragazzini a cui si rivolge: la fatica di far durare le amicizie quando si cresce e si seguono strade diverse.
La parabola dell’amicizia di Christopher ricorda molto la storia del Piccolo Principe e della Volpe: l’amicizia ha bisogno di relazione, di quotidianità, di rapporto, di scambio, ma anche di sforzi, di qualche scomodità, di vincere la pigrizia. Non grandi gesti, piccole attenzioni.
Ancora una volta R.J. Palacio ci stupisce con un espediente narrativo che movimenta il racconto: tutta la vicenda si svolge in una sola giornata, dalle 7 del mattino a mezzanotte. Una giornata normale nella vita di un ragazzino che lascerà dietro di sè un messaggio apparentemente piccolo “le amicizie importanti valgono sempre un piccolo sforzo in più“, che forse sarà un insegnamento importante per tutti i protagonisti.
Christopher aggiunge un pezzo al mondo degli adolescenti che ruotano intorno ad Auggie, il protagonista di Wonder: autentici nella loro complessità. I ragazzi nei libri di Wonder non sono stereotipi creati dagli adulti, sono reali, sono veri, ragionano proprio come ragazzini di 11 anni. Non sono indifferenti ai sentimenti, anzi spesso li vivono in modo amplificato, ma hanno quella leggerezza che fa loro superare anche ostacoli grandi come montagne.
Sanno esprimere il pregio della loro età, che è quello di cambiare idea con naturalezza e imparare più dagli esempi concreti, che dalle parole degli adulti. Ma sanno anche fare i conti con sentimenti negativi, restando vivi e vitali.
Ancora una volta, gli adulti che compaiono nel racconto sono persone come noi: preoccupati di essere buoni genitori, pur nelle difficoltà di ogni giorno. Fanno errori di valutazione, che i figli registrano impietosamente, ma che sono disposti a perdonare di fronte alla buona fede. Non ci sono adulti eroi, non ci sono esempi monolitici. Ci sono molte persone che fanno del loro meglio, ogni giorno, come spesso accade a ognuno di noi.
I libri di Wonder hanno un loro sito wonder.giunti.it e l’hashtag #ioscelgolagentilezza ci aiuta a seguire in rete le avventure di Auggie e i suoi amici.
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