Esiste un modo per imparare a memorizzare? In realtà ne esistono molti ed è importante scegliere in base al tipo di apprendimento preferito dal bambino oltre che in base all’argomento che si deve imparare a memoria.
Prima o poi tutti i bambini si trovano davanti alla richiesta di “studiare a memoria”, se ci pensiamo bene,in realtà, qualsiasi cosa sappiamo, la sappiamo proprio perché si trova da qualche parte nella nostra memoria.
Sappiamo decodificare questo testo perché abbiamo memorizzato a che suoni corrispondono i singoli grafemi; comprendiamo le frasi che leggiamo perché abbiamo memorizzato cosa significa ogni parola, e potremmo andare avanti ore a fare esempi.
La memorizzazione è un passaggio obbligato per l’apprendimento e quindi imparare a sfruttare al meglio la memoria ha una grande rilevanza, soprattutto nei primi anni di scuola.
Tuttavia, non dobbiamo pensare alla memoria come ad un muscolo che si può allenare e rendere tonico per avere risultati migliori, quello che si può esercitare non è la memoria in sé quanto la capacità di trovare i metodi più efficaci per memorizzare, la differenza è sottile ma importante. Quando i figli devono imparare qualcosa a memoria, il supporto dei genitori si traduce proprio nell’aiutarli a trovare la via più adatta per raggiungere questo scopo.
Chiaramente non esiste il modo migliore in assoluto per imparare a memoria, non esiste perché diversi sono i bambini e i loro cervelli e perché diverse sono le informazioni che vanno imparate: poesie, date, tabelline, lessico, formule sono tutte informazioni che devono essere memorizzate ma sono molto diverse tra loro, richiederanno quindi metodi diversi.
Ma come funziona il processo di memorizzazione?
Senza addentrarci in dettagli neurobiologici, il nostro cervello non funziona come un computer che con lo stesso click salva qualsiasi tipo e qualsiasi mole di informazioni. Il nostro cervello memorizza quando trova degli appigli a cui agganciarsi per trattenere le informazioni. Questi appigli possono essere di tipo visivo, auditivo o cinestesico.
Si tratta di tre diversi canali percettivi (vista, udito, tatto/movimento) attraverso i quali facciamo strada alle informazioni verso la nostra memoria, metaforicamente potremmo pensarli come tre diversi mezzi di trasporto: tutti hanno il medesimo scopo ma caratteristiche diverse, ciascuno sarà più adatto per alcuni tipi di percorsi e meno per altri. Il canale prescelto varia sia in base alle caratteristiche individuali, sia in base al contenuto da memorizzare.
Veniamo a qualche spunto pratico per aiutare i nostri figli a memorizzare, innanzitutto alcune premesse che è sempre bene ricordare. Per poter memorizzare è essenziale:
- – comprendere bene il testo prima di studiarlo, la comprensione viene prima e facilita la memorizzazione.
- – eliminare le fonti di distrazione: spegnere tv, radio, telefono, ma anche sgombrare la scrivania da libri e quaderni che non servono.
- – evitare il sovraccarico, cioè fissare un tempo da dedicare allo studio poi interrompere e ripetere ad intervalli sempre più lunghi (dopo 15 minuti, dopo un’ora, dopo 3 ore, il giorno dopo, ecc.)
Imparare a memoria
Alcuni esempi pratici per memorizzare contenuti di diverso tipo, attivando i diversi canali percettivi:
– tabelline: le tanto temute tabelline si prestano ad essere cantate o rappate. Si trovano canzoncine già pronte oppure si possono inventare.
– per imparare il lessico specifico di una disciplina o parole nuove in una lingua straniera è possibile costruire delle carte da memory in cui una carta della coppia riporti il disegno e l’altra la parola scritta, basterà giocare per memorizzare
– ancora, per imparare termini specifici o elementi di una carta geografica si può preparare un disegno “muto” e scrivere tutti i termini da inserire su dei post it da mettere e rimettere , al posto giusto
– filastrocche e poesie: in questo caso il consiglio principale è assicurarsi che il testo sia stato compreso a fondo, dopo di che, per associare i suoni alla memoria visiva, possiamo evidenziare con lo stesso colore le parole che fanno rima; oppure -per chi privilegia il canale visivo- è possibile disegnare una vignetta che rappresenti la filastrocca; o ancora mimarne i versi per associare le parole ai movimenti del corpo.
Sono solo alcuni esempi, sta a voi e ai vostri bambini trovare il metodo giusto per voi, siate creativi: imparare divertendosi è più bello.
Ottimo post.
Io da bambina, che ero molto fantasiosa e anche un po’ sola, cercavo sui vecchi giornali di mia nonna oggetti da ritagliare che appartenessero allo stesso campo semantico (ad esempio: capi di abbigliamento diversi), poi li incollavo su una vecchia agenda e cercavo sul dizionario la parola in inglese che li definiva e la scrivevo sotto ad ogni ritaglio. La cosa che ricordo meglio a dire il vero è la realtà parallela e assurda in cui mi imbattevo quando cercavo immagini nei Novella 2000 che trovavo a casa di nonna 🙂
Per le tabelline ci sono anche i mandala delle tabelline!