Recensione del libro 4 amici online! di Carolina Capria, un testo che affronta i temi legati all’adolescenza e all’utilizzo della chat da parte dei ragazzi.
La Staccata
Superboy frequenterà la scuola media il prossimo anno, in questi giorni stiamo partecipando a qualche open day per farci un’idea su quale sia, per quanto possa essere illuminante una giornata in cui le scuole mostrano solo l’abito buono, l’istituto migliore in cui iscriverlo.
No, state tranquilli, non principierò l’elenco delle mie preoccupazioni per il suo futuro scolastico. Ho riletto proprio qualche giorno fa un post in cui raccontavo quel filino d’ansia che mi aveva assalito alla vigilia del giorno in cui avrebbe messo piede per la prima volta alle elementari. Non erano deliri troppo pronunciati, però a rileggerli ho sorriso di me stessa. Senza cattiveria, senza supponenza da mamma (quasi) veterana. Ho sorriso perché mi sono accorta di essere cresciuta da allora, esattamente come mio figlio.
Cresciuta e maturata, anche se non troppo. Esattamente come lui. Ho imparato a prendere le cose più alla giornata, persino le cose da mamma, forse perché guadagnare qualche anno di anzianità in più nel settore riesce a scardinarti da un certo tipo d’ansia: scegliere per tuo figlio/a, sempre. Adesso l’apprensione viene condivisa: non scelgo più per lui, cerco di farlo con lui. Il che, credetemi, può rivelarsi un’esperienza davvero sorprendente.
Vedere il tizio che fino a un paio d’anni fa potevo ancora tenere in braccio trasformarsi in una cosa irsuta, muscolosa e alta quasi quanto me, peraltro con circa due anni d’anticipo rispetto alla consueta tabella di marcia, da una parte mi sconvolge un po’. Dall’altra, visto che sto vivendo anch’io una seconda adolescenza, mi fa sentire molto più simile a lui. Il fenomeno è spiegato splendidamente da Anna nel suo L’età ingrata (la mia).
Stiamo valutando insieme l’istituto migliore da frequentare, stiamo parlando molto di ciò che accadrà il prossimo anno. Un mondo nuovo, un sistema totalmente diverso di studiare, un cambiamento radicale che cerchiamo di affrontare insieme. E, se proprio devo dirla tutta, nonostante io sia abituata da sempre a parlare di qualsiasi argomento con mio figlio, in questo periodo mi accorgo che forse è la prima volta che comunico realmente con lui.
Un ottimo aiuto per affrontare un’età delicata come la sua proviene dai libri che leggiamo insieme. 4 amici online! di Carolina Capria è un testo davvero ben scritto. Alterna la struttura di un romanzo dove ciascun personaggio racconta una parte di sé agli attimi in cui si confronta con i suoi amici in chat. Quindi da un racconto personale si arriva alla coralità di una comunicazione fra i quattro personaggi, ragazzini che si conoscono personalmente senza piacersi granché, mentre in chat riescono ad aprirsi completamente e a condividere dubbi, paure, incertezze e confessioni che dal vivo non riuscirebbero mai ad esternare.
C’è un attimo di frattura fra di loro, quando si incontrano dal vivo e scoprono la loro identità. E’ un momento in cui si sentono in qualche modo traditi, in cui si vergognano profondamente di aver aperto il loro cuore. Riescono però a superare l’empasse, per quanto sconvolgente possa essere, e a sviluppare la loro amicizia anche al di fuori del filtro protettivo della chat.
Il libro mi piace per diversi motivi: la chat in cui i ragazzi si incontrano è quella di una società sportiva. Tutti, inclusa Elisabetta, giocano a calcio nella squadra mista della loro scuola. Cosa trovo di eccezionale in questo? Personalmente nulla, però considerate che proprio qualche giorno fa ho scoperto che alcune case editrici differenziano i manuali per l’alfabetizzazione dei più piccoli in testi da “maschietto” e “da femminuccia”, laddove la parola “cane” sarebbe spalmata d’azzurro e “cagnolino”, invece, di rosa. 4 amici online !ha il pregio di non sottolineare mai che si tratta di una squadra “mista”. Parla di una squadra di calcio, amici che fanno sport assieme.
Pur considerando doverosi, indispensabili e illuminanti i libri che trattano di stereotipi di genere ( io e Superboy ne abbiamo recensiti due magnifici ), trovo particolarmente apprezzabile la scelta dell’autrice di non soffermarsi sul fatto che lo sport non ha sesso. Non dovrebbe teoricamente più essere necessario sottolineare il concetto. Teoricamente…
Mi piacciono molto anche le figure della professoressa Smail e del professor Caparsi perché incarnano i proff che ogni studente sogna di incontrare almeno una volta nella vita, e la costruzione dei quattro protagonisti. Possiedono tutti gli elementi caratteristici degli adolescenti, ma Carolina Capria è abilissima nel raccontare con sensibilità la loro anima più nascosta senza trasformarli in figure troppo stereotipate.
Ben strutturato, scorrevole, tenero e profondo in molti tratti, ne consiglio la lettura a partire dai 10 anni.
Superboy
Questo è un libro un po’ diverso dal solito perché in realtà non ci sono chat nei libri che ho già recensito. E’ un libro TVB, cioè ggiovane. Io ( spero ) di essere un ggiovane, cioè quasi un ragazzo.
In questo periodo mi sento un po’ preoccupato perché il prossimo anno frequenterò la scuola media. Nuovi amici, nuovi professori, nuova scuola e quindi nuovo tutto. Per me è un po’ spaventoso perché non so come muovermi. Questi libri, tipo Diario di una schiappa , servono a spiegare come sarà la vita alle medie. Serve a prepararci un po’.
Quello che mi è piaciuto di 4 amici online! è che i personaggi sono ragazzi come potrei essere io. A Gianluca purtroppo è morta la mamma e il padre non parla mai di lei. E allora lui reagisce in modo un po’ scontroso, a scuola non va benissimo ma nello sport è bravo.
Elisabetta è una ragazzina un po’ diversa dalle altre: gioca a calcio, non le piacciono le cose troppo frou frou. Infatti si veste con le magliette larghe, i capelli sempre un po’ in disordine, i pantaloni maschili. Però dentro di lei sente che vuole assomigliare un po’ alle altre ragazze. Penso che sia normale. Però io, per esempio, non ho bisogno di sentirmi per forza uguale agli altri. Ognuno è il capo di se stesso, può essere se stesso e i veri amici secondo me lo capiscono.
Marco un po’ mi assomiglia: tenta di scoprire le cose da sé, tenta di risolvere da solo i problemi, ha molta curiosità per la scienza e a volte lo prendono un po’ in giro per questo.
La cosa bella di questi quattro ragazzi è che nella vita non sono amici, e invece in chat sì. Si raccontano i loro segreti, cosa che dal vivo non accadrebbe neanche se avesse le spade ai reni e le pistole puntate alle tempie. La chat è un posto dove può succedere di tutto. Non hai paura perché non ti vedono, non possono dirti: “Aaaaaaah, come ti vesti?” oppure: “Aaaaah, come ti muovi?”. La chat è un posto dove non hai segreti con gli altri.
A un certo punto decidono di incontrarsi nel campetto “Nonescipiùdallatuastanza” e scoprono che sono quello che non si immaginavano di essere. Pensano che questa amicizia sia finita perché sono amici nella chat. In più non si fidano più uno dell’altro. Più o meno litigano, a scuola non si vedono più, non si parlano e soprattutto non chattano più.
A me non sembra normale questa cosa: se sei amico di qualcuno, non è che nella realtà lo puoi odiare. La chat e il mondo vero sono due cose diverse, ma se sei amico in chat come fai a non esserlo offline? Però succede una cosa bellissima: riescono a diventare amici anche dal vivo. Faticano un po’, però poi si rendono conto che l’amicizia non ha ostacoli: né in chat, né in altri modi.
La chat può essere un modo per superare la vergogna. Però può essere anche pericolosa e dirti: “Ci incontriamo in questo posto?”. E magari è un adulto pericoloso per i bambini. Se qualcuno mi dicesse di incontrarmi da qualche parte, gli chiederei il nome e il cognome, l’indirizzo, il cap, il numero di telefono e direi a mia madre se posso vederlo. Se è un mio amico che conosco anche nella realtà, è ovvio che ci incontriamo. Altrimenti no, in tutti i casi lo chiederei ai miei genitori.
Quello che mi è piaciuto di questo libro è che, oltre ad essere divertente, mi può in qualche modo preparare ai cambiamenti del tuo corpo, del modo di pensare. Questi ragazzi sono un po’ più grandi di me, e mi sento un po’ meno spaventato.
Lo consiglierei a partire dai 10 /11 anni in poi.
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