La Staccata: pensavo che questo fosse un libro tutto sommato facile da recensire. Pensavo male…Nasconde invece una miriade di significati che, per ovvi motivi, all’acerba età di 6 anni – epoca della sua prima lettura- non potevo prendere in considerazione. E non posso neppure dopo averlo riletto da adulta.
Svelarvi tutti i retroscena psicologici e i significati multisfaccettati dell’opera di Carrol è un’impresa al di sopra delle mie già contenute capacità mentali; ho saputo per vie traverse che, negli atenei, Alice nel paese delle meraviglie è oggetto di studio per interi semestri e che c’è persino gente che ci confeziona su le tesi di laurea. Per me, che ho messo piede in un’università un’unica volta, in qualità di uditrice, e solo perché una mia amica mi aveva detto che il prof. di una qualchecosamateria era un figo pazzesco, il testo è accessibile quanto un paio di sandali gioiello tacco 15 senza plateau.
Prendo tempo e imbroglio le carte raccontandovi intanto che ho pensato di far leggere questo libro a Superboy (9 anni e 7 mesi) perché, come molti suoi coetanei, è più o meno consciamente alla ricerca della sua identità. Non ha naturalmente colto i significati reconditi di questo testo, in caso contrario avrei gridato al miracolo, però ha assorbito ciò che un bambino può trarre da un libro come questo, per ora va benissimo così. Alice nel paese delle meraviglie è in realtà una lettura estremamente interessante per noi adulti, i nostri marmocchi rimarranno affascinati principalmente dal suo registro bizzarro e fantasioso, difficile che vadano oltre. A proposito di gente che difficilmente va oltre… Ora toccherebbe a me. La recensione, già… Ecco. Io ci provo, eh! Se dovessi scrivere castronerie vi prego di tener conto delle attenuanti (contenute capacità mentali, professore figo e bla bla bla). Dunque, sì… Ehmmm… Vado. Sì, procedo. Ok, un bel respiro e… viaaaa.
Alice nel paese delle meraviglie è una storia incentrata sul concetto della crescita, un viaggio alla ricerca del proprio spazio, delle giuste proporzioni per respirare la vita. E’ un racconto in cui la protagonista cerca una sua dimensione, è per questo che rimpicciolisce, quindi diventa gigantesca e poi di nuovo minuscola. Prende le misure, senza sapere bene come regolarsi. Come si fa a crescere se ciò significa diventare essere giudicanti e autoritari, come si può restare piccoli senza sentirsi schiacciati dal mondo dei grandi?
Alice attraversa esperienze che le insegnano una prospettiva di vita del tutto diversa, ognuno dei personaggi che incontra la mettono di fronte a un filamento del suo modo di essere che interroga e vuole conoscere nel tentativo di recuperare una sua identità. Il Paese delle meraviglie le consente di scuotersi da uno stato di indolenza e di noia, stimola la sua curiosità, la porta a guardarsi attorno, a ragionare con la sua testa, a sbagliare anche, comunque a far emergere una nuova parte di sé, quella che la porterà a rivedere tutte le sue precedenti certezze.
Si trova smarrita, non sa più chi è, sospesa in uno scomodo bilico in cui non capisce se conviene rimanere grande o piccola, è alla costante ricerca di un equilibrio. Cerca il suo orientamento in un bosco, in un labirinto, si perde negli atteggiamenti incomprensibili dei tanti personaggi che incontra e alla fine vuole soltanto tornarsene a casa sua, ma prima di questo riesce ad attuare un grande atto di coraggio: dire la sua al cospetto della Regina, dare la sua visione delle cose, essere in qualche modo adulta. Poi si sveglia e rientra alla sua vita normale, fatta di gesti quotidiani e rassicuranti. Ma dopo il sogno è tutto diverso, lei è finalmente cresciuta. Offrire a se stessi nuovi punti di vista, nuove possibilità, nuove occasioni di crescita è una delle prospettive chiave del sito che state visitando in questo momento. Perdersi per poi ritrovarsi nel Paese delle meraviglie, a noi genitori, non farebbe poi tanto male.
Consigliato dagli 8 anni in su.
Superboy: E’ un libro un bel po’ bizzarro. Ci trovi molte cose strane, ma quelle che mi colpiscono di più non sono quelle classiche ma, per esempio: – Come facevano Pinco e Panco ad essere tutti quanti sincronizzati completamente, qualunque movimento facevano, come quelle del nuoto? E anche lo Stregatto che si staccava la testa? Di solito si muore, no? – A me hanno colpito alcune cose, tipo: – Perché il cappellaio è matto? Perché il Bianconiglio è fissato con il tempo? Forse perché tutti i grandi sono fissati con il tempo?-
Ci sono molte domande da porsi, che ti aiutano a capire come funziona il mondo dei grandi e quello dei piccoli. Perché un ragazzino della mia età, a un certo punto, non lo capisce mica tanto bene se è già grande oppure se è ancora piccolo. Per esempio: ubbidire ai grandi è una cosa che devono fare i piccoli, e quando sei un po’ più grande non ti va. Però, se ci pensi bene, puoi anche dire la tua (senza gridare troppo o fare il matto) e i grandi magari ti ascoltano. Mica è vero che non ti ascoltano sempre.
Il carattere di Alice è normalmente gentile, ma a volte è un po’ dispettosa e nervosa e non si stupisce più di tanto di finire in questo mondo fantastico. Un adulto si sarebbe stupito, ma lei è una ragazzina e i bambini sono più abituati alle favole, alla fantasia. Invece i grandi pensano:- Oddio, devo scrivere sul computer un articolo di 500 righe e non ho tempo! – oppure – Ovviamente non possono esistere i fantasmi e mio figlio è uno scemo perché ha paura di loro!- e altre cose del genere. I grandi non credono alla fantasia invece noi, che siamo bambini sì, molto di più. Secondo me io perderò la fantasia quando diventerò adolescente (forse) e sarò un po’ scontento perché le cose che ho sempre creduto vere da piccolo in realtà sono frutto della fantasia di una persona. E alla fine dirò: – Uffa, che noia ‘sta cosa! – invece di : – Uh! Che bella! Chissà chi l’ha fatta questa cosa, sicuramente sarà vera. –
Questo libro si consiglia a chi non ha sogni molto felici, perché sprizza gioia da ogni puntina di inchiostro che c’è. E’ una storia piena di divertimento che io consiglierei anche ai bambini un pochino più piccoli di me, tipo 4-5 anni invece che di 7-8. Secondo me la possono capire anche loro.
– de La Staccata –
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in Mondadori
LaFeltrinelli
Quale traduzione del libro consiglieresti? O quale avete letto voi. Quella linkata della Disney mi spiace ma è inguardabile, non so il contenuto, ma la copertina è bruttissima.
Provai parecchi anni fa a leggerla in originale con il mio scarso inglese e fu una tortura, quanti modi di dire e le filastrocche poi!
Grazie!
Sì, Alessandra. Sono perfettamente d’accordo con te: gioia pochina, però lui l’ha visto così. E’ davvero un libro complicato da recensire per un ragazzino, considerando soprattutto che abbiamo letto il testo integrale e non la riduzione per bambini. Grazie a te per la visita.
Grande recensore superboy (non per togliere nulla alla mamma ma, si sa: i pargoli, facendosi meno problemi, vanno dritti al punto).
Solo non ha colto la grande vena di malinconia che percorre tutto il libro – di gioia, pochina! Sarà perché non è una vena che deve appartenere a un bimbo (sano)!
Grazie