Oggi, più che recensire un libro nello specifico, vorremmo raccontarvi un’attività che appassiona i bambini più di quanto si sarebbe portati a pensare, persino quelli che non incarnano la figura dell’angioletto che si trastulla interi pomeriggi con i colori per le dita.
Domanda: in una scala da uno a dieci, quanto riterreste compatibili un seienne tarantolato con l’eterea arte dell’origami? Non arrivate neanche a tre, vero? Ecco, neppure io. Perciò il giorno in cui Superboy è tornato a casa con una deliziosa ranocchia di carta stretta nella manina ho faticato a credere che l’avesse realizzata lui. Un bimbo che stava seduto soltanto per fare la cacca poteva davvero concentrarsi nella creazione di eterei capolavori di carta? Lui, gnappo occidentale dedito ad attività rumorose, ipercinetiche e potenzialmente letali, cosa c’azzeccava con un’antichissima arte orientale che richiede doti di pazienza seconde soltanto a quelle del Dalai Lama?
Effettivamente la connessione fra il Superboy di allora e la certosina piegatura di carta colorata richiederebbe spiegazioni al limite del soprannaturale. Eppure se n’è innamorato perdutamente, e vi assicuro che il suo non è affatto un caso isolato. Conosco altri bambini che amano l’origami anche se non te lo aspetteresti mai guardandoli accalorarsi per ore dietro a un pallone. Gli animatori di quel centro estivo, oltre a migliorare il suo fallace palleggio con il piede sinistro, l’hanno introdotto a una passione che perdura a distanza di oltre tre anni.
Io ammiro affascinata la sua capacità di dar vita a meravigliose figurette che utilizziamo, ad esempio, come chiudi pacco per i regali di compleanno. Confesso di essere totalmente incapace in merito: riesco al massimo a ricordarmi come si fa una barchetta di carta, perciò mi limito a fargli da assistente per i lavori più complessi.
Questo post, intendiamoci, non è un’autocelebrazione delle abilità di mio figlio. E’ semplicemente un piccolo suggerimento per chi ami la creatività e voglia cimentarsi in qualcosa di diverso assieme ai propri figli. I bambini, di solito, riescono benissimo in questa attività che richiede, fra le altre cose, doti di memoria di cui noi adulti siamo piuttosto carenti. Potrebbe però essere un modo per provare a riconquistarla, perchè no? Una curiosità: Il record del mondo per la più piccola rana ad origami è detenuto da Josiah Hamilton che, il 30 marzo 2007 all’età di dodici anni, ha realizzato senza l’aiuto di strumenti esterni una figura lunga 2 mm, che salta una distanza di 10 cm.
Esistono molti libri per imparare quest’arte. Uno che mi è piaciuto tantissimo è Origami volanti , dono natalizio di due mie care amiche. Superboy lo adora. I lavoretti proposti sono abbastanza semplici per chi sia già un minimo pratico di quest’arte. Per gli adepti è forse meglio cominciare da questo: Origami per bambini.
Vi consiglio di sperimentare questa attività con qualche piccolo accorgimento dettato dalla mia esperienza diretta: provate prima a cimentarvi voi in qualche semplice realizzazione (magari con della carta da riciclo, perché quella specifica non è esattamente a buon mercato) prima di proporla ai vostri bambini perché potreste trovarvi in difficoltà. L’origami non è complicato in senso assoluto, è semplicemente sconsigliato a chi non dispone di tempo e pazienza. Una volta presa la mano, però, vi assicuro che è in grado di regalarvi tanta soddisfazione. Sviluppa la concentrazione, stimola la creatività e last but not least, può arrestare il moto perpetuo anche del bambino più scatenato. Su quest’ultimo punto non contateci troppo, naturalmente, però tentar non nuoce 😉
Per questa recensione atipica ho pensato di “intervistare” Superboy. Ecco cosa ci racconta in merito:
Come ti sei appassionato all’origami?
Sono andato in un centro estivo quando avevo cinque anni e mezzo ed è successo che un animatore mi ha insegnato come si faceva una ranocchietta. Era così carina che mi sono appassionato.
E’ stato difficile imparare?
Beh, all’inizio sì. Ma dopo è stato molto facile e divertente.
Come si chiama l’origami che mostri nella foto?
Si chiama “Fuoco d’artificio multicolore”e se sei esperto ci metti 5 minuti, se no dai 10 minuti in su (ci vuole di più, ve lo assicuro. Mio figlio non ha ancora ben chiara la concezione del tempo). Ci vogliono 12 fogli colorati che incastrano fra di loro e poi diventa mobile, cioè lo puoi girare in più modi e cambia forma, proprio come un fuoco d’artificio quando esplode nel cielo. E’ troppo affascinante!
Quali doti deve avere uno che fa l’origami?
Secondo me deve avere forza (quando deve piegare in un tratto molto spesso), poi molta precisione perché a volte le linee devono essere iper precise e memoria perché quando ti specializzi un po’ devi ricordare i passaggi senza le istruzioni (ndr: ma no, coredemamma, ci sono i libri per questo! La vita è già complicata di suo, perché incasinarcela oltremisura?)
Qual è l’origami più difficile che tu abbia mai fatto?
Sicuramente il pavone perché c’erano cinquanta passaggi, molti dei quali difficili.
Ti scoraggi mai quando fai l’origami?
Quando una piega non mi viene precisa sì, allora prendo il righello e ci riprovo. Molte volte mi arrabbio perché cerco gli origami su internet difficili, perché più è difficile più bello sarà il risultato. Mi rilassa quando faccio i soliti origami, perché li ho fatti tanti volte e così non devo scervellarmi per ricordarmi le istruzioni. Alla fine diventa automatico e se l’origami viene bello mi dà tanta soddisfazione.
La tua mamma è brava a fare l’origami?
Insomma, mica tanto (ride, la canaglia!). Però è una brava assistente. Prima o poi ce la farà pure lei (e lo dice con il tono di quello che sta pensando di contattare una badante).
Cosa ci fai con gli origami?
Avrò tre cassetti zeppi di origami e mamma me li conserva tutti. Certi li regalo. Di solito ranocchiette, oppure il cuoricino pulsante che lo regalo alle maestre, a mamma e a volte a qualche amica. Fanno la faccia un po’ stupita, sembrano dei cigni spaventati però contenti. Insomma: quel cuoricino fa tenerezza.
Chi ha inventato l’origami?
E’ originario del Giappone. Loro sono i migliori, fanno delle cose pazzesche. Per esempio ho trovato in un libro la foto di Issei Yoshino che ha fatto uno scheletro di T-REX a grandezza naturale con 21 fogli. Questo capolavoro è stato esposto nel 1996 al secondo Festival internazionale di Origami a Charlotte, in North Carolina USA. Lo guardo è penso: “Come cavolo ha fatto?”. Però ci sono dei sostegni perché tutta la parte davanti alla coda è sospesa e certamente li hanno cancellati nella foto, perché se no non si spiega! (no, non è vero! Però lui insiste nel dire che l’immagine sia photoshoppata, non sono riuscita a convincerlo del contrario!).
La cosa più straordinaria è che i maestri non usano mai la colla. Gli amici di mamma e papà mi regalano spesso dei libri e la carta, perché sanno che mi piacciono tanto. L’ultimo me l’hanno regalato a Natale e si chiama “Origami volanti” è meraviglioso perché ci sono tantissimi aerei e la carta in dotazione per realizzarli e poi non sono molto complicati quindi li consiglio ai bambini che vogliono iniziare a piegare la carta. Nella mia classe lo sanno fare anche il mio amico Tommaso e il mio amico Ayman e certe volte ci giochiamo insieme invece di spararci o combattere. Anzi: ci spariamo ma lo facciamo con i fucili di carta.
Perché i bambini dovrebbero fare l’origami?
Perché è molto interessante e divertente, è istruttivo e hai la soddisfazione di impegnarti in qualcosa: perdi un po’ di tempo, ma alla fine lo guardi e ti dici: “Ma guarda che bell’origami che ho fatto!” La soddisfazione di costruire qualcosa con le proprie mani mi fa sentire molto fiero di me. Io direi che possono provare intorno ai 6 anni. Anche prima, se ci riescono, mica è un’età precisa!
– de La Staccata –
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non lo diresti mai, e invece è vero! bambini indemoniati che si appassionano agli origami, confermo! io sono impeditissima, ma cercherò di migliorare….
Adoro gli origami e i bimbi restano sempre estasiati quando faccio il cigno (l’unico che so fare)
recupererò altre forme 😉