Che succede? Perché ancora una volta mi ritrovo con un figlio polemico, insofferente, pronto a scattare per un nonnulla, agitato? Problemi a scuola? Problemi a casa di cui non ci rendiamo conto? O ancora una nuova fase di crescita? (Mi verrebbe anche da dire: perchè polemico e insofferente ci è nato, ma faccio finta di nulla e tiro avanti…).
I “terrible two” li hanno sentiti nominare tutti. Crisi oppositive intorno ai sei anni capitano a molti. Ma possibile che non si possa mai stare tranquilli?
Mio figlio è di nuovo in fase “adolescente precoce” (e alla prossima, se ci arrivo, credo non sarà più precoce). Questa volta sembra concentrare tutte le sue “attenzioni” su di me: sono io che lo opprimo, sono io che lo costringo, vorrebbe che sparissi, che non fossi io sua madre. Tra le sue frasi storiche abbiamo:
“Noi siamo l’unica famiglia infelice perché tu imponi a tutti quello che vuoi tu”
“Sei tu che mi costringi”
“Perchè io sono nato da te?”
“IO NON SONO TE!!!”
Ecco… resistere ai colpi di queste frasi, pur facendo leva su un incrollabile senso dell’umorismo, non è semplicissimo. Per quanto si cerchi di contestualizzarle, provocano una stretta allo stomaco e magari scende anche qualche lacrima.
Parlandone con un’amica, nella cui capacità di analisi della vita con i figli ho grande fiducia, mi sono sentita sostenuta nei miei tentativi di capirci qualcosa: “Alcuni bambini verso quell’età sclerano! L’amica sciamana dice che è perché a quell’età l’aura del bambino si stacca definitivamente da quella della madre e consiglia massaggi sotto le piante dei piedi (oh, io mi limito a riferire, che resti tra noi o mi gioco quel po’ di reputazione che ho). L’Edipo è un altro modo per dirlo, gli psicologi sostengono che a quell’età il pupo si sta staccando dal pensiero magico e si rende conto che la vita è reale e questo fa paura, e ovviamente tutti i cambiamenti sono sempre colpa nostra che dobbiamo soffrire. Per mia esperienza, uno sbrocchetto materno a volte male non ci sta, un piantino pure noi o un’urlata ci fanno solo bene. Ah, e altra cosa meno psicologico-esoterico, ma meglio togliersi il dubbio: Sverminarlo?”
Ecco, voi capirete che frequentando gente così, che in 10 righe mi va dall’amica sciamana (!!!???), all’Edipo, ai vermi, io sono a posto: ho sempre una spiegazione per tutto!
Siamo dunque in una fase in cui si cerca l’autonomia e questo mi sembra normale. E’ necessario però compiere un passo di comprensione in più: questa autonomia, questo distacco, lo si cerca dalla mamma. E’ uno dei tanti tagli del cordone ombelicale (ma perché quando sono neonati tutti ti parlano solo del moncherino del cordone che cade dopo 10/15 giorni??? Perché nessuno racconta dei tanti tagli di cordone che ti toccheranno in futuro???).
E’ la fine della fase edipica, dunque? Ha bisogno di andare, non ha più necessità di accudimento? Anzi, ha proprio necessità di non-accudimento: necessità di fare da sé. Provvedere un po’ di più a se stesso in modo autonomo e sentirsi più autonomo per trovare se stesso.
IO – NON – SONO – TE. Ecco la chiave: in fondo me l’ha spiegato proprio mio figlio in 4 parole cosa sta accadendo. Si sta staccando e deve trovare i confini della sua persona, non confondersi con me.
E poi mi rendo conto che in fondo fa lo stesso anche col padre, anche se in modo meno conflittuale. Si stacca. Sta andando.
Non è doloroso il fatto di per sé, anzi. E’ bellissimo vedere che cerca la sua autonomia. Sono i modi che a volte ci confondono e ci fanno del male. Perché non è facile gestire una crisi al giorno, magari scatenata da questioni apparentemente banali.
Faccio un esempio: i compiti. Se do io i tempi si rifiuta, mi caccia, si chiude in camera: “non li farò mai!! vattene!! lasciami in pace!“.
Dieci minuti dopo, solo in camera, è lì che studia storia.
Allora cosa voleva dire quel “mai“? Voleva dire “li voglio fare con i miei ritmi, per capire se sono capace ad organizzarmi da solo”
Cosa voleva dire quel “vattene“? Voleva dire “ho bisogno di mettermi alla prova: devo provare a leggere e ripetere da solo, per vedere se anche così l’interrogazione andrà bene, se lo so fare“.
In sostanza, vuol dire: devo mettermi alla prova per capire come funziono, chi sono, cosa so fare, quali sono le mie qualità e i miei difetti.
Questo momento terribile di opposizione e conflitto è la costruzione della stima di sé. E’ un’età in cui i bambini non possono più “fidarsi” dei genitori quando dicono loro che sono bravi in questo o quello, che questo lo hanno fatto o non fatto bene. Non possono più dipendere dalla mamma o dal papà per sapere quali sono i loro pregi e difetti. E’ il momento di provare.
E per noi è il momento di accettare e farci da parte. Perché l’autonomia e l’autostima camminano insieme e il nostro compito è lasciarli provare, perché si conoscano e si accettino.
I distacchi non possono essere sempre graduali: la crescita è un processo lento e continuo, ma ci sono i momenti di strappo. E lo strappo può provocare un po’ di dolore, ma poi si continua ad andare.
Non è per niente facile, ma prima di preoccuparci per i nostri figli, è sempre bene occuparci di loro. Dimostrando loro di averli capiti, si insegna anche a non aver bisogno di gridare, di aggredire, di insultare. Accettare la necessità di autonomia, non vuol dire accettare tutte le intemperanze: mancare di rispetto alle persone che ami non è mai giusto, anche quando sembra l’unica via per rispondere a quel grido dentro.
Ora, sappiate che è semplice dirlo, ma io non sono brava a tener fede a questo impegno. Spero che aver scritto questo post mi aiuti ad arrabbiarmi di meno, ad intristirmi di meno e a sentirmi meno sconfitta.
E poi, comunque, al limite… Provate a sverminarli! 😉
E un problema dove sto cercando di lavorarci sopra ma non riesco aiutatemi!!!!!
Io sento questa sensazione a 24 anni.
La mia sembra semplicemente posseduta. Mi strema. Il bello che fuori è santa Sarah patrona degli zingari. Vi ricordate il bambino amplificato? la mia ha un dolby surround da paura.-.
Arrivo dal gruppo su Facebook, è passato qualche anno dal tuo post ma mi sembra attuale per la mia situazione.
Ho sollevato ieri la questione di un’eventuale pre pre adolescenza per il mio grande che ha quasi 9 anni e ho trovato molto conforto sia nel tuo post che nell’esperienza delle altre mamme.
A prescindere dalle diverse situazioni e dai diversi caratteri, mi sembra che ci sia un denominatore comune per tutti ed è una richiesta di autonomia da parte dei nostri bambini. Quello che è difficile per loro credo sia capirlo ed esternarlo, per noi genitori capirli, comunicare e reagire nel modo più costruttivo.
La risposta e la soluzione non sono qui, subito, ma almeno ora ho più consapevolezza della strada che dovremo percorrere. Grazie!
Salve!! Mia figlia di 8 anni e mezzo litiga spesso con la sorellina di 2 ..dice molte parolacce e se provo a parlare con lei ..mi dice che non ha voglia di parlare.. Io ho provato in molti modi di fargli capire che sbaglia a comportarsi cosi..ma non c é verso!! Mi sento un po scoraggiata e molto avvilita..(forse ho sbagliato io e sto sbagliando ancora, e non me ne rendo conto!!)non so piu cosa fare per farmi ascoltare. Grazie e scusi lo sfogo..