I capricci

Ci sono capricci e capricci.

I capricci sono spesso un modo di dire che abbiamo voglia di coccole. Che siamo stanchi. Nervosi. Che è una brutta giornata. E che vogliamo prendercela con qualcuno. Altre volte invece è un tentativo di affermare il nostro potere su qualcun’altro. Se ci riusciamo o meno dipende da chi è più forte tra chi fa il capriccio e a chi il capriccio è rivolto.
A grandi linee mi piace parlare di due tipi diversi di capricci, che io chiamo capriccio manipolativo e capriccio emotivo.

Per capriccio emotivo intendo la classica crisi che avviene per stanchezza, accesso d’ira, gelosia o qualsiasi emozione incontrollata il bambino sta vivendo. Questo genere di capricci sono abbastanza comuni nei bambini di due o tre anni di età, quando le emozioni forti sono all’ordine del giorno e quando ancora il bambino non ha sviluppato quelle capacità di autocontrollo dell’emozione, a cui noi genitori dovremmo allenarlo. Ovviamente il capriccio emotivo è tipico del bambino amplificato a qualsiasi età, che vive ogni sconfitta, ogni cambio di programma e ogni cosa che non va secondo i (suoi) piani, come se fosse la fine del mondo. Il bambino in preda ad un capriccio emotivo è un bambino privo di controllo. E’ un fiume in piena, uno tzunami, una forza della natura. Non ci sono azioni possibili per fermarlo, possiamo solo cercare di arginare il problema. L’unica possibilità è giocare d’anticipo conoscendo il proprio figlio e prevenire il momento di crisi. E nei momenti di calma, costruire un piano per insegnargli ad affrontare la prossima volta.

Il capriccio manipolativo, viceversa, è un vero e proprio tentativo del bambino di ottenere quello che vuole, spesso solo per il gusto di misurarsi con noi e vedere chi è il più forte. E’ un atteggiamento appreso e non innato, e per questo è totalmente assente nei bambini piccolissimi. I primi capricci manipolativi possono sorgere nel periodo dei due anni se si risponde in modo sbagliato in questo periodo di ricerca di indipendenza, ma la tecnica viene affinata con il tempo e la ripetizione.
Il capriccio manipolativo può partire dal rifiuto di sistemare la stanza o di mangiare la colazione. Può essere fatto nel privato delle mure domestiche ma i migliori avvengono in un luogo pubblico, dove, il pargolo sa bene, ci troviamo anche in imbarazzo per il suo comportamento e magari siamo disposti a concedere qualcosa pur di farlo smettere. Solo che il pargolo non smette mai davvero. E’ solo un periodo di tregua che verrà seguito presto da un rilancio dell’offerta. Perché, come sanno tutti, non vale la pena accontentarsi di un gelato se si possono avere gelato e patatine.
Il capriccio manipolativo è una guerra a tutti gli effetti ed è bene mettersi in testa che non è un problema irrisolvibile. I bambini non nascono capricciosi. E per quanto il loro temperamento possa portarli ad un comportamento più rabbioso o autoritario non è mai la vera e unica causa del capriccio manipolativo. Il modo in cui il genitore risponde al comportamento del bambino invece è la causa principale del problema. Ed è proprio da li che deve partire la soluzione.

Il capriccio emotivo viene fatto con chiunque. Inizia più o meno improvvisamente, ma finisce sempre lentamente. Prevede grossi lacrimoni autentici che solcano le guance. In alcuni bambini può generare apnea, ossia un periodo più o meno lungo in cui il bambino non riesce a respirare. Se il periodo è sufficientemente lungo, il bambino può arrivare persino a svenire, e si parla proprio di spasmi affettivi.
Il capriccio emotivo diminuisce di intensità e durata con il tempo, man mano che il bambino cresce ed impara a gestire l’intensità delle proprie emozioni, possibilmente anche grazie al nostro aiuto.

Il capriccio manipolativo viene fatto solo con alcune persone prescelte. quelle con le quali ci si sta misurando, ma non con chi si avverte più forte. Inizia improvvisamente e si spegne altrettanto improvvisamente se non gli viene dato peso. Può capitare che un momento stia per crollare il mondo perché non può vedere la TV e un momento dopo vi chiede sorridente se può giocare ai videogiochi. Nei bambini piccoli il capriccio manipolativo prevede pianto asciutto, ossia senza lacrime, e la bocca assume la forma tipica che io definisco “a quadratino”. I bambini più grandicelli, che usano il capriccio manipolativo regolarmente per ottenere ciò che vogliono, hanno spesso affinato la tecnica ad un punto tale da rendere le lacrime reali, convincendo se stessi e gli altri di soffrire atrocemente una grandissima ingiustizia.

Il capriccio emotivo ti fa sentire un genitore impotente. Vorresti fargli capire che non è una cosa così grave se è andato fuori dai margini del disegno da colorare, ma non ci riesci. Parli con voce calma e decisa, cerchi di fermarlo, ma le tue parole sono mute, sopraffate completamente dall’intensità dell’emozione del momento.

Il capriccio manipolativo ti fa sentire un genitore impotente. Ti chiedi cosa hai fatto di male per meritarti questo figlio. Ti vedi gli occhi di tuto il mondo puntati contro e vorresti sotterrarti. E quasi quasi ti viene voglia di urlare anche a te.

Il capriccio emotivo è una richiesta di aiuto difficile da ignorare.

Il capriccio manipolativo è un braccio di ferro che si deve ignorare.

Il capriccio emotivo a volte può trasformarsi in un capriccio manipolativo, quando il bambino è abbastanza grande da capire certi meccanismi, e cerca di prenderci la mano.

E’ per questo che di fronte al capriccio di un figlio bisogna cercare di capire cosa sta scatenando il capriccio veramente prima di decidere come agire. Ma a volte le differenze sono molto sottili, e richiede un certo impegno da parte nostra.
Mettere un bambino in punizione in seguito ad un capriccio emotivo non ha molto senso se non gli si spiega cosa è successo e non lo si educa a trovare una soluzione migliore per esternare la proprio rabbia.

Il capriccio manipolativo va stroncato sul nascere. Il principio in teoria è semplicissimo: non farlo mai vincere qualsiasi siano le condizioni. Il bambino deve assumersi la responsabiltà di subire le conseguenze delle proprie azioni. Non vuoi vestirti? Bene, andrai a scuola in pigiama (e ti vergognerai a spiegarlo ai tuoi amici). Non vuoi mangiare? Bene, si vede che non hai fame (ma non si mangia prima che arrivi l’ora del prossimo pasto). Per questo è necessario che il bambino sia grande abbastanza per capire il concetto di causa-effetto, e che conosca le regole civili per cui si vergognerebbe ad andare a scuola in pigiama.

Il capriccio emotivo va combattutto giorno dopo giorno, insegnando al bambino l’autocontrollo. La responsabilità è del genitore, che deve allenare la sua capacità di controllo dell’emozione. Il principio sembra difficile, poi nei fatti, una volta preso il via, diventa un modo educativo spontaneo, che ci portiamo dietro per sempre.

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29 thoughts on “I capricci”

  1. Veramente reale e profondo, tecniche e situazioni quotidiane di facile teoria ma di non facile gestione emotiva. Dipende molto anche e soprattutto dalla durata del capriccio e con che forza viene sviluppato.Ho la convinzione che è direttamente proporzionata la tenacità positiva di un bimbo e la sua esuberante intelligenza alla sua capacità capricciosa. BY BY w i bimbi ! ! !

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  2. È possibile ke mia figlia di 2anni passi da un tipo di capriccio all altro? Le spiego da6mesie è nata l altra sorellina sarà per gelosia o per altro ma tutto è diventato un problema insormontabile! Io ho 20 anni e sarà perché sono giovane ma non so davvero più ke fare..ho provato a ignorarla, a distrarla, a parlarci, a dedicare più tempo a lei e meno con l altra mia figlia di6mesi ma nulla è servito! Qualcuno mi può aiutare?

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  3. @fab
    Lei non è mai stata molto semplice da gestire, già da piccolina… niente nanna nel passeggino, sonno stra leggero, tranquillità pari a 0… ho provato anche a fare il test dei bimbi amplificati, ma non mi pare sia il suo caso. Ovviamente secondo tutti semplicemente è colpa mia (sono conosciuta per avere un carattere tosto, che poi spesso è più apparenza che altro)…. E’ così piccola e invece si comporta come una bambina più grande. Io confido che sia un momento… ma ho paura che non sia così…

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  4. @abygail,anche mia figlia si comporta a volte cosi,con capricci terribili,specialmente quando e’ stanca. Lei ha adesso 28 mesi e ha iniziato penso intorno ai 20 mesi.
    Personalmente ho notato peggioramenti in concomitanza di cambiamenti o quando dovevo stare a letto a riposo forzato.
    Ho notato che spesso si calma (ma non sempre) se mi siedo per terra e l’abbraccio.magari a volte attenua solo il volume ma e’ gia qualcosa.

    Se poi siano capricci emotivi o manipolativi,mah,me lo chiedo spesso pure io.
    Penso che siano un mix dei due.

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  5. Care amiche… io sono sull’orlo di una crisi di nervi…
    Stanotte sono arrivata al punto di pensare che non sopporto più la mia bambina. Ha soltanto 13 mesi e almeno 3/4 volte al giorno fa delle scene madri che non pensavo si potessero fare così da piccoli. Fa dei pianti isterici e si butta per terra… ad esempio quando la si deve cambiare, quando le si toglie di mano qualcosa che non deve prendere oppure quando vuole essere presa in braccio e io in quel momento non posso farlo.
    Premetto che lavoro sei ore e alle 14.00 la vado a prendere al nido. Sto con lei tutto il pomeriggio, un po’ di nanna e un po’ di giochi… non credo senta la mia mancanza..
    Ultimamente si sveglia anche di notte, magari perchè ha perso il ciuccio, urlante. Idem la mattina, risveglio urlante.
    Io la faccio addormentare nel suo lettino (utilizzato il metodo di Tracy Hogg) ma appena arriva la nostra ora di andare a dormire e varchiamo la porta della stanza, si sveglia e comincia a gridare disperatamente.
    Vivo in condominio per cui alla fine cedo e la metto nel lettone e lei si cheta immediatamente.. poi ad un certo punto nella notte (intorno alle 5/6) si risveglia piangendo e tirando calci. Le rimetto il ciuccio in bocca e dopo avermi pacioccato un po’ la faccia e l’orecchio (infastidendomi anche un po’ devo dire), si calma.
    L’unica che riesce a calmarla sono io, come solo io riesco a farla addormentare… con il padre tutte le volte che ci abbiamo provate fa crisi isteriche che terminano solo quando arrivo io e la prendo in braccio.
    Questo comportamento rientra nei capricci emotivi o manipolativi? Come devo comportarmi? Io solitamente quando fa le crisi isteriche faccio finta di niente e cerco di non perdere la pazienza. Ma non mi pare che funzioni un granchè… Mi sento un vero fallimento… Che siano iniziati, 11 mesi prima, i terribili due anni????? Help me!

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  6. Ciao Serena
    eccomi a riscriverti.
    ora l’equilibrista ha 13 mesi….e credo che abbia proprio iniziato a fare i “capricci manipolativi”!!
    Esempio: se sta giocando con qualcosa e se la mette in bocca io inizio a dirgli di no e lui continua a farlo poi glielo allontano dalla bocca e vedo che lui sorride e se lo rimette in bocca, io ripeto la mia azione (con faccia seria senza sorridere) e lui ride e continua a fare i suoi comodi….pensa che sto giocando??come posso fare a farmi “rispettare” ?(so che è una parola grossa ma la uso x farti capire cosa intendo?).
    Inoltre credo che abbia studiato all’Actor Studio… se io o il padre lo riprendiamo perchè sta facendo qualcosa lui piange (o meglio recita di piangere) io mi intenerisco (non dovrei lo so…) lo prendo in braccio lui mi abbraccia e fa ancora qualche rimasuglio di pianto…poi alza la testa e mi guarda…se vede la mia faccia seria riabbassa la testa e ripiange ancora un pò…se vede la faccia normale riprende a ridere, e a fare quello che faceva prima….l’ho messo alla prova sia mantenendo la faccia arrabbiata che facendo la faccia normale…e lui ha recitato nel 1^ caso…oppure ha ripreso a fare i suoi comodi nel secondo caso….

    come ci si comporta in questi casi??

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  7. grazie serena per la risposta.
    lo so che a 10 mesi il no non lo capisce completamente….ma penso anche che qualcosina qualcosina gli rimane dentro ogni volta che gli spiego la stessa cosa…..
    purtroppo la cosa che non “tollero” è “l’interfernze” esterne mentre sto parlando con mio figlio…..

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  8. Ciao a tutte, a quanto leggo parlate tutte di bimbi già grandetti….ma quando (oddio il quando è indicativo per ogni bimbo) un bimbo inizia ad affinare la malizia?
    Quando bisogna iniziare a dire NO?
    Aron ha 10 mesi e da qualche giorno ha iniziato a tirare morsi (solo a me però finora) ed io cerco di dirgli di no e puntualmente interviene mia suocera (che è quasi sempre con noi….vabbè…lasciamo stare…) dicendo che lui è piccolo e non capisce ed è presto per dargli dei divieti ed ecco che lui lo fa io gli dico di no e mi ride in faccia!!!!
    Secondo me lui invece capisce e come….perchè da quando ha 4 mesi che ho ripreso a lavorare e lo tiene la suocera quasi sempre e mia madre ogni tanto lui ha capito con chi può contrattare (suocera) e con chi no (me e mia madre)….
    Come si fa a non far diventare capriccioso un bimbo???quanta pazienza ci vuole????

    ps:interessantissimi tutti gli articoli….grazieeee

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    • @marianna tuo figlio a 10 mesi non sta certo facendo le cose con malizia. Lui sta solo facendo il suo lavoro di bambino, testando, provando, cercando di capire. Dirgli di no, non solo è possibile, ma è l’unico modo che hai per guidarlo a capire cosa è giusto fare e cosa non lo è. Non aspettarti che capisca subito al primo no, ma ripeti i tuoi no con fermezza e costanza ogni volta che fa qualcosa che non va fatto. Prima o poi capirà.

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  9. Ho capito cosa intendi, però secondo me cìè sempre una base di…ecco forse è più appropriato dire stress, in cui il bambino si vede impossibilitato a raggiungere un bisogno, e quindi parte con l’allagamento emotivo. lo stress pu essere anche dato dalla paura di qualche mancanza, dal non riuscire a prevedere che un giorno o l’altro succederà quello che chiede, non è la fine del mondo se non lo ottiene subito.
    O magari da un po’ di tempo non riceve segnali di connessione, di recintamento, e si sente un po’ spaesato.

    In altri momenti ,magari avrebbe avuto quell’attimo di pazienza in più per ascoltare il genitore che spiegava quello che pensava, avrebbe avuto la tranquillità di ribattere, ma in una situazione di paura emotiva, tutto precipita più in fretta.

    E’ vero è come se cercassero un limite, ma non cercano lo scontro, cercano il tuo limite, non per sfidarti e vedere dove puoi arrivare, ma per conoscerti per capire quali responsabilità ti prendi per capire dove possono arrivare e imparare così come risolvere le questioni.

    La cosa importante è sempre essere autentici, e quando si è autentici ci si sente stonati quando non si risponde in modo adeguato, e ci si sintonizza meglio, si va un po’ a braccio non c’è alcun timore di sbagliare approccio e poi ritornare indietro, scusarsi, riprovare, cercare di capire meglio, lasciare il tempo, o semplicemente tirare avanti.
    Ha sempre un bisogno di aiuto in quel momento, anche se magari lo giudichi un bisogno secondario.
    aiutare un bimbo, comprenderlo, ascoltarlo, non significa necessariamente, strargli sotto, fare tante domande, e coccolarselo…ma prendersi a cuore il problema, prendere il bimbo sul serio (anche se magari si sta giocando o scherzando).

    La rassicurazione di un bimbo non è sul SI o sul NO, ma sul fatto che in quel momento stai prendendoti cura e attenzione ai suoi bisogni, indipendentemente dal fatto che ottenga o meno quello che chiede.
    E’ importante per un bimbo il fatto che tu faccia le tue scelte anche se contrarie alle richieste..E’ brutto per un bimbo ottenere che il genitore faccia qualcosa che è contrario a quello che pensa, o che lo faccia soffrire.
    Non è quello lo scopo del bimbo, lui spazia in lungo e in largo e vuole capire come sono i confini, ha bisogno di conoscere i confini fisici, e anche quelli emotivi e del rispetto.
    Quindi sono d’accordo con te c’è da rispondere in modo giusto, ma prima, bisogna spogliarsi dai pregiudizi, dagli schemi mentali, dalle nostre paure che ci impediscono di vedere chi abbiamo davanti e non ci fanno prendere le giuste responsabilità.
    Ma soprattutto bisogna lasciare ai bimbi le loro responsabilità, il diritto di piangere e arrabbiarsi è una di queste, il diritto di arginare e impedire rotture di cose e di timpani è responsabilità nostra.
    La comprensione di questa differenza secondo me è molto importante.
    Non è così immediata però la cosa.

    Bello questo scambio…mi piace 🙂

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  10. @Emy la tua riflessione è molto interessante. Sono d’accordo con te che ogni capriccio, sia esso manipolativo o emotivo, ha alla base una richiesta. Non sono d’accordo però sul fatto che entrambi nascono in un momento di stanchezza. Mi è capitato spesso di assistere a capricci manipolativi in momenti rilassanti in cui il bambino era perfettamente tranquillo e per nulla stressato. E’ comunque fondamentale chiedersi cosa ci sia dietro il capriccio. Nel caso di un capriccio emotivo può essere una richiesta di aiuto ad incanalare delle emozioni. Il capriccio manipolativo nasconde spesso la richiesta di trovare i limiti. E’ forse proprio per questo che il capriccio manipolativo spesso gioca al rilancio. Magari parte con un voglio il gelato, e dopo averlo ottenuto rilancia con un “lo voglio più grande” e poi arriva ad un “voglio mangiarlo in piedi sulla sedia” e così via, aumentando la posta in gioco ogni volta che si ottiene qualcosa (e naturalmente si finisce per buttare il gelato, perché non era quello che veramente voleva: giuro che ho assistito a queste scene!). Al capriccio bisogna rispondere nel modo giusto. Se un bambino sta facendo una prova di forza con te, forse sta cercando di dirti “mostrami il limite, fammi vedere fin dove posso arrivare” e se il genitore risponde con concessioni, coccole e “poverino è stanco!”, non sta rispondendo al suo bisogno. I bambini hanno bisogno di sentirsi amati, accettati, ma anche rassicurati da un sonoro NO. Non è una questione se il bambino merita o meno di acquistare un gelato.
    Per me è una questione di rispondere al capriccio nel modo giusto (che non è giusto in assoluto, ma è giusto per quel capriccio, per il mio bambino e per me come mamma) che risponda al meglio al suo bisogno.
    Grazie per avermi stimolato a chiarire questo punto, che forse non avevo espresso molto bene.

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