Wonderwoman e 6 consigli contro lo stress

Ci sono momenti in cui tutto è semplicemente troppo. A volte ci si trova a dover gestire più emergenze contemporaneamente, offrire aiuto e sostegno ai figli quando l’unica cosa sensata da fare sarebbe quella di mettersi la maschera dell’ossigeno e iniziare a respirare profondamente.

Conoscete tutti forse la nostra rubrica Genitorisbroccano, che offre un posto sicuro per sfogarsi quando nella vita di un genitore tutto va male e non sai a che santo rivolgerti. Non per niente si raccomanda subito:

Qui è vietato dare consigli (soprattutto quelli buoni).

Qui è vietato trovare soluzioni.

Qui è vietato citare “metodi”.

Qui è vietato fare i saputelli!

perché insomma, se uno arriva al punto di sbroccare vuol dire che tutto il resto per evitarlo sicuramente lo ha già provato e qualcosa, o spesso parecchie cose, non hanno funzionato.

Ieri io ho sbroccato di brutto, ma non nella rubrica, proprio in 3D, anzi 4, con tutti gli odori, le luci, i colori di questa splendida primavera, che era pure una giornata bellissima. Insomma uno sbrocco gigante con ricchi premi e cotillon. E avevo già sbroccato qualche giorno fa e quella volta mi ero già detto: aiuto, io una cosa del genere in vita mia non l’avevo mai avuta, allora sono proprio al limite. No, ieri era peggio perchè nella vita una tende a migliorare i propri risultati, sempre. Si chiama evoluzione.

attacchi-panicoE allora penso di fare cosa socialmente utile condividendo alcune cose che in entrambi i casi mi hanno aiutata molto. Ovvio che tutti siamo diversi e ognuno gli sbrocchi se li gestisce a modo suo, il motivo per cui scrivo cosa è capitato a me non è tanto per raccontare come reagisco io sotto stress, ma il fatto che ci sono state persone intorno a me a cui mi sono potuta rivolgere.

E credo che nei momenti neri le persone che ti sei messo intorno nei momenti buoni, e soprattutto le strategie comunicative che hai implicitamente concordato con loro, possano fare tutta la differenza del mondo. Quindi se i miei sei punti possono aiutare a riflettere su cosa funzionerebbe per voi, non sbroccate subito ma preparatevi prima la borsina delle emergenze, che non si sa mai se serve nella vita.

1- Urla (e fatti portare il cioccolato)

Io per gli olandesi che mi circondano urlo troppo, per i miei gusti vorrei poterlo fare di più. La mia amica G. per esempio non si fa mezzo dei miei sensi di colpa all’urlaccio: lei sa che uno strillo al momento giusto schiarisce l’aria e chiarisce inequivocabilmente la sua posizione e i suoi limiti. I figli lo accettano serenamente, le danno retta o la contraddicono a seconda della loro posizione in quel momento e quindi hanno saputo gestirsi l’urlo come un campanello di allarme: fin qui e non oltre. I confini inequivocabili e chiari a tutti sono in fondo il miglior segreto di un gruppo, famiglia o altro, in cui ognuno difende i propri spazi e rispetta quelli degli altri, Con gli anni il suo marito batavo ogni tanto ci prova anche lui, ma con lui i figli si offendono: “Come ti permetti”, reagiscono indignati. “Ma come”, fa il poveraccio, “da mamma lo accettate”. “Ma mamma è italiana”.

Ecco, io adoro questo aneddoto perché ognuno di noi ha il suo stile comunicativo e imitare quello degli altri perché per loro funziona, ma tu non lo senti davvero tuo e neanche lo hai mai proiettato all’ esterno come tuo, con tutti gli annessi e connessi, a volte non funziona.

Io ieri dopo una serie di giorni in cui avevo alti e bassi, mi svegliavo alle 4 per angosciarmi sulla qualunque e non dormivo più, arrancavo in qualche modo ma in salita, ho telefonato per la quarta volta a mio fratello, che mi conosce e si impressiona di meno degli altri maschi che mi circondano, ho urlato, lo ho accusato della qualunque, intanto che parlavo cercavo con gli occhi qualche barattolo vecchio da lanciare contro il muro, ma poi mi toccava ripulire le schegge e non avevo voglia, ho tirato con forza una tenda tirando giù il portatende, tanto con tre viti lo rimetto, era uno dei modelli migliori dell’Ikea e infatti lo hanno tolto dal commercio, e poi alla fine della telefonata stavo da dio. Infatti mio fratello mi ha chiamato 15 minuti dopo per chiedermi come lo volevamo l’uovo di Pasqua, che era andato apposta a prenderceli.

“Bianco esiste”?

“Ti dice bene, ce l’ho davanti proprio in questo momento, della Lindt”.

Con un fratello dalle spalle larghe in effetti mi ha detto proprio bene. E pure il cioccolato, che fa bene alle endorfine, buttalo via.

2 – Piangi

Piangere fa bene alla pelle, butti fuori le tossine, ti scarichi, ma la cosa che mi preoccupava da una settimana è che ogni tanto mi rimettevo a piangere e non riuscivo a smettere. Mio marito quel paio di volte mi ha fatto pat-pat incoraggiandomi a farlo, una volta tanto, che io sono Wonderwoman dalla lacrima facile, ma appunto fin da piccola predico bene e razzolo male: dico che piangere è importante e fa bene, poi nel momento del bisogno mi vergogno. Fondamentalmente devo aver paura di caderci dentro e non uscirne più. Che è un mito, ovviamente, ma qualcuno me lo deve ricordare.

La cosa buona nella vita è che il santuomo mi ha vista piangere tante di quelle volte e in tante di quelle circostanze diverse e non si è mai impressionato, si è limitato a stare lì, farmi fare, allungarmi i fazzoletti, aspettare che passasse un po’ per darmi i bacetti. Lo auguro a chiunque una presenza così, se vi manca il coinquilino io ho anche avuto dei cani da piccola che erano meravigliosi su questo.

Ieri però mentre piangevo ero sola e ho avuto una specie di attacco di panico. Mi dicevo a voce bassa da sola “aiuto”.  Il che mi porta al punto successivo.

3 – Chiedi aiuto

Wonderwoman ovviamente non deve chiedere mai, ma una decina di giorni fa quando ho capito che si stava mettendo male sono andata dal medico. Non mi veniva in mente nessun motivo di salute specifico, ma la volevo vedere e fare un controllo. Le avevo anticipato che sto messa così, che a volte penso che siano gli ormoni, visto che due anni fa mi disse di tenere un po’ d’occhio quando mi venivano gli sbalzi di umore, e mi ha tranquillizzata dicendo che in fondo ne avrei di motivi per sbarellare ogni tanto e di piantarla di fare Wonderwoman.

Così ieri mentre ci ho portato un figlio infortunatosi a calcio, come ha finito di visitarlo ho fatto a tempo a dire “dottoressa, io non mi sento molto bene” e buahaaa sono scoppiata in lacrime. Ha cacciato il figlio dicendogli di rivestirsi di là, ha finito di scrivergli l’impegnativa per i raggi e mi ha detto quel paio di cose sensate da fare, per esempio chiamare un’amica nel momento di crisi, dicendomi che se volevo un sostegno psicologico di cominciare a informarmi, se necessario mi faceva in qualsiasi momento l’impegnativa pure a me.

Questo mi ha aiutata a rompere la sindrome da Wonderwoman che da sempre mi assilla. Mentre nel pomeriggio singhiozzavo disperatamente nel letto e mi dicevo “aiuto” pensavo a un wazzap di gruppo da mandare a quelle 3-4 amiche che mi abitano relativamente vicino casa o hanno la macchina o so che potrebbero essere libere nel pomeriggio per accorrere. Il maschio lo avevo escluso, era a 2 ore e mezzo di macchina e tanto valeva aspettarne il rientro naturale.

Così ho fatto una telefonata pateticissima alla mia amica A. che oltre che amica e santa donna, di mestiere fa la coach e so che è abituata a gestire professionalmente gli sbrocchi. Infatti ha proceduto così:

  • mi ha tranquillizzata
  • ha esposto subito i suoi limiti dicendomi quello che poteva e non poteva fare: era fuori città anche lei e non poteva venire subito, sarebbe passata domani
  • avrebbe detto al marito di prendersi da scuola anche figlio 2 insieme al loro, lo avrebbe tenuto a cena e me lo avrebbe riportato dopo cena (io di figlio 2 non mi ero manco posta il problema, visto che ormai torna a casa da solo e figlio 1 lo avevo già in casa, ma solo l’idea mi ha sollevata enormemente, che ho riattaccato e ho dormito due ore filate).

4 – Ricordati se ci eri già stata da quelle parti

Ultimamente, da 3-4 anni, ho scoperto che mi aiuta moltissimo ricordarmi se sono già stata male così. In genere è sindrome premestruale, con l’età gli sbalzi di umore stanno diventando una roba in technicolor mai vista. Anche per quello le prime volte il medico mi ha detto di controllare se mi venivano soprattutto in quel periodo lì. Ma sto sviluppando un automatismo, che nel mezzo del patema, la disperazione, il pianto, la botta di insonnia mi porta a dirmi: “Aspetta, ma io qui ci sono già stata. E mi ricordo che la volta scorsa proprio nel momento peggiore, ecco, tre secondi dopo ha iniziato a passarmi.”

Insomma riuscire a ricordarmi che ho avuto momenti no e che come sono venuti sono passati e ho trovato una soluzione è la cosa migliore per me. Ecco, la settimana scorsa l’unico dettaglio era che mi sono detta: si, ci sono passata, ma così male ancora non mi aveva preso. E sono andata dal medico, ho detto preventivamente ai bambini che in quel periodo stavo dormendo male e non stavo bene, e di avere pazienza con me e darmi i bacetti se sbroccavo per il sonno. Ha funzionato e sicuramente ha funzionato la settimana dopo quando mi sono messa a piangere dal medico davanti a figlio 1, gli abbiamo detto subito di non preoccuparsi e poi gli ho rispiegato la questione che non dormivo bene. Ha capito, e entrambi non si impressionano più, mi fanno piangere e poi passano a darmi un bacetto. Che è quello che faccio io da sempre con loro, ma non sapevo che funzionasse così bene anche per me.

5 – Chiudi bottega e dormi

Da un po’ di tempo mi rendevo conto di sentirmi sovraccaricata da esigenze altrui nei miei confronti. Io sono sempre stata pessima nell’indicare i miei confini agli altri, sempre per la sindrome di Wonderwoman che mi porta a dirmi sempre e comunque: e vabbè, ma che mi costa, ma che ci vuole? Poi finisce il carburante e io sbrocco, ecco cosa mi costa. E la cosa peggiore è che tendo a sovraccaricarmi perché sembrano tutte cose belle. Se fossero delle scocciature tout-court saprei fermarmi prima, no?

Insomma, per fortuna l’età e gli ormoni portano anche un filo di saggezza e spirito di sopravvivenza, e avevo iniziato a limitare gli impegni, passare lavori ai colleghi, avvertire che avevo da fare. Ma trovi sempre gente a cui non basta dire 3 volte no, gliela devi dire anche la quarta, possibilmente urlando se sono duri d’orecchio. E non è colpa loro del tutto, sono io che li ho abituati così. Spesso sono i più estranei alla mia vita. Possono uscirne.

Quindi ieri ho mandato al volo alcuni messaggi a colleghi e persone con cui avevo cose in sospeso dicendo che non stavo bene, che ci saremmo risentiti dopo Pasqua, e di procedere come d’accordo per tutto quanto già concordato. Ho disdetto una cosa in corso rimandandola a giugno, ho chiuso le mail e il telefono, e pace.

Abbiamo deciso che a Pasqua resto a casa a riposarmi e darmi alle pulizie/giardinaggio/libri che devo ancora leggere e che i ragazzi andranno da soli dai parenti (deciso, deciso, è una settimana che torno indietro su questa decisione un giorno si e uno no, vedremo dove risorgo domenica). Siamo una famiglia numerosa e io in questo momento troppa gente e troppo rumore non li reggo, anche se mi mancheranno.

6 – Fatti fare pat-pat

Ovviamente a buon intenditor poche parole, gli amici e collaboratori più stretti hanno capito subito che qualcosa non andava se Wonderwoman arrivava a chiudere bottega così di botto (vedi lo stile comunicativo implicito, come funziona, nel bene e nel male). E mi sono stati a sentire, ci siamo scritti su Facebook, hanno detto di fare un fischio e sarebbero arrivati con biscottini e generi di conforto, posso andarci a pranzo se a Pasqua una famiglia di 2 + gatto penso di reggerla e pace.

Ecco, io nel momento in cui stavo malissimo e ho deciso che avevo bisogno di aiuto mi sono anche resa conto che non avevo idea di chi chiamare se si fosse messa peggio mentre mio marito è troppo lontano per accorrere prima di quelle 2-3 ore. Che fai quando ti prende un attaccone di panico e pianto? Chiami l’ambulanza? Non è un po’ come sparare con il cannone ai passerotti? Per fortuna ho un sacco di amici vicini e lontani per il sostegno materiale e anche quello morale. Anche la chiacchierata su Facebook o la telefonata fiume fanno moltissimo. Per questo penso che anche Genitorisbroccano sia geniale.

Riassumendo, quindi: tieni sottomano qualcuno di cui ti fidi da chiamare nel momento di crisi. In alternativa chiama il 118, la scocciatura è che a volte, almeno qui da me, ti mettono in attesa prima che risponda qualcuno, e ovviamente questo non è facile se sei in crisi. Puoi chiamare il tuo medico, che, come dice un mio amico psicologo: “Se chiami il medico come minimo te impasticca, se è bravo invece ti ignora, se è bravissimo ti manda da uno psicologo“.

E la mia conclusione è che quando uno sta veramente male perché non ce la fa più, ognuno si trova i suoi meccanismi consolatori: chi si ingozza, chi si sbronza, chi si fa le fantasie sul suicidio, chi piange senza riuscire a smettere, chi prende a calci il muro o fa testamento. Ma il punto è che in quel momento ti senti profondamente solo al mondo e non sai che fare. Pensi che solo tu stai così. Magari ti vergogni pure per stare come stai. Basta ricordarsi invece che non siamo mai soli,  abbiamo intorno un mondo di persone che possono aiutarci a uscire fuori dal buco nero, che lo fanno volentieri perché ci sono magari passati, o comunque sappiamo tutti che oggi a me e domani a te, e che quindi fa piacere dare una mano sperando che quando ne avrai bisogno ci sarà qualcuno ad aiutarmi.

C’è chi lo chiama Karma e chi lo chiama cittadinanza attiva. Bello sapere che c’ è.

E infine: chiama la mamma

Ho telefonato a mia madre che si è detta pronta a salire un aereo e arrivare tra Pasqua e Pasquetta. Sono fortunatissima, ho una mamma da chiamare nel momento del bisogno. C’è chi non ce l’ha. E ho contato le mie benedizioni.

“Se tua madre non può, posso sempre chiedere a mia madre di venire a farti il sostegno morale” mi ha presa in giro il maschio stamattina. Quello è stato risolutivo. Sono risorta al volo come la fenice dalle sue ceneri.

Ecco la cosa migliore che ho imparato:

Prima o poi potrai riderci sopra.

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Ogni montagna verrà abbassata

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6 thoughts on “Wonderwoman e 6 consigli contro lo stress”

  1. Ehilà ragazza, davvero siamo così sulle montagne russe? Coraggio taglia i rami secchi e riposati queste feste !!
    PS Ti invidio un po’ il sant’uomo che ti porge il fazzoletto e resta lì quando piangi, il mio sant’uomo è piu’ emotivo di me ;(

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  2. Carissima Barbara, mi dispiace che stia così e ti capisco benissimo perchè anch’io sono/stata nella stessa situazione anche se con sfumature un po’ diverse.
    Questo post è fantastico: onesto, toccante, ironico e soprattutto utile.
    Grazie di averlo scritto, ti abbraccio e ti voglio benissimo 🙂

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  3. Marò come casca a fagiuolo questo post.
    Continuo a leggerlo e rileggerlo, tipo mantra! Sono almeno 6 mesi che sono esposta a forte stress ma fino ad ora ho tenuto botta… fino ad ora.
    La scorsa settimana ho sbroccato con figlio 1 mai come prima (e da bravo amplificato gli sbrocchi con lui accadono) e mi sono spaventata.
    Per ora scrivo mail fiume alla mia migliore amica, che però abita lontana e non vedo da anni. Comunque mi sta aiutando. Da due giorni, con enorme fatica, mi alzo un po’ prima (sempre che figlio 2 non decida di movimentare la notte) ed esco a fare una passeggiata con i cani. Mezz’ora ma tutta per me.
    Ho la fortuna di avere la mamma vicina vicina, ma non posso dirle nulla. Lei mi vede quanto sto messa male e si preoccupa. Ma siccome parte dello stress è causato dal marito, meglio non gettare benzina sul fuoco.
    Maledetta sindrome da Wonderwoman!!!

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    • Bravissima, stai facendo tutte le cose giuste e allora ti dico anche la perla di saggezza elargitami sabato all’ amica Marina: è come quando scarichi completamente la batteria del telefono e la metti a ricaricare. Non è che se hai due tacche significa che ti devi rimettere a correre come prima. Significa che ti metti bella tranquilla e la fai riempire prima tutta. Ecco, da quello che racconti mi sento di regalarla anche a te questa perla. (Guarda, io pure ho un consanguineo adulto che mi crea notevoli botte di stress. Fargli due urlacci gli e mi ha fatto solo bene, magari iniziano a prenderci sul serio, però tu lo sai).

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