Viaggio nel sud della Svezia: una giornata con Pippi Calzelunghe

Mercoledì si parte alla volta di Vimmerby, città natale di Astrid Lindgren, che ospita un parco a tema in suo onore, prendendo spunto dalle fantastiche storie partorite dalla sua fervida fantasia. Paghiamo il biglietto una cinquantina di euro per tutta la famiglia, nella speranza di riuscire a rimanerci almeno un paio d’ore prima che il Vikingo crolli stremato e noi con lui.Quasi immediatamente il Vikingo scopre un percorso di tronchi su cui camminare. Non si schioda più di li.
E no, non siamo venuto fin quaggiù per gingillarci con dei tronchi!
Ora si visita questo bellissimo parco a tema e ci si diverte. Volenti o nolenti!
Lo trascino via con sotterfugi e meschine promesse.
Cerchiamo di evitare gli spettacoli teatrali che si susseguono richiamando folle di gente, visto che il Vikingo non ama le folle. Anzi non ama raggruppamenti di più di 3 persone, e quello nei giorni buoni.
E’ già arrivato ad uno stato di eccitazione pericolosa e inizia ad entrare in loop motorio.
E siamo dentro solo da un’oretta e non abbiamo ancora visto nulla.
Vandalizziamo il vascello, litighiamo con un paio di bambini, attraversiamo un fiume con una zattera tirata da funi, finchè passa di li Pippi Calzelunghe in persona! Il Vikingo è elettrizzato. Si segue Pippi fino a Villa Villacolle. E naturalmente ci ritroviamo nel mezzo della folla e dello spettacolo che avevamo abilmente evitato fino a quel momento.
A questo punto anche GG è sopraffatto.
Ora la situazione è difficilissima. Devo tenere tranquilli figlio e marito amplificati, e occuparmi possibilmente anche del più piccolo che per fortuna richiede solo latte a intervalli regolari. Chiediamo al Vikingo ripetutamente se vuole andare via. Ma lui è ipnotizzato e continua a scuotere la testa. Nulla di buono all’orizzonte. Finito lo spettacolo le sue riserve di energia sono prosciugate interamente. Vuole ritornare ai tronchi. Non c’è nulla da fare. Cerco di deviarlo su altre strade, ma si ricorda perfettamente dove sono, e si dirige li. Decide di effettuare il percorso ad ogni costo. E decide di farlo al contrario. Cioè contro corrente. Decine di bambini che andavano nell’altro senso (quello giusto)
hanno rischiato la vita, con lui che urlava perchè gli davano fastidio. Un momento di distrazione di GG che lo seguiva passo passo, e il Vikingo mette un piede in fallo e finisce nell’acqua bagnandosi un po’ i pantaloni e le scarpe. A questo punto le urla contro i bimbi si sono traformate in urla contro il mondo intero, contro l’universo e tutto quello che vive e si muove sotto le stelle. Applico un paio di tecniche di allenamento emotivo “oh come ti capisco. Ti fa proprio rabbia che sei caduto nell’acqua. Volevi proprio riuscirci a fare tutto il giro da solo” insomma dopo un po’ ce la faccio. Procediamo verso la casa di Karsson sui tetti, incontriamo Emil il terribile e ci trasformiamo in esseri piccolissimi entrando nella casa di Nils Karlsson-Pyssling in cui tutto ha dimensioni enormi.
L’eccitazione è alle stelle. La stanchezza avanza. Siamo pronti al crollo.
Ad un certo punto però dichiara “voglio tornare in macchena” e da li in poi non c’è stato nulla da fare.

La sera dormiamo in un ostello nel mezzo del bosco. Dalla finestra vediamo persino un capriolo pascolare a 200 metri da noi. Ma nessuno ci ha risparmiato la crisi per il nuovo cambio di letto.

Prova a leggere anche:

Previous

In vacanza con l’amplificato

Intervista ad una famiglia in camper

Next

11 thoughts on “Viaggio nel sud della Svezia: una giornata con Pippi Calzelunghe”

  1. Da turista, piuttosto che da residente come Serena, confermo totalmente. Stoccolma è piena di luoghi ed attività per bambini: basterà una buona guida per scoprire quelle preferite. I mezzi pubblici, i musei ed i ristoranti sono i più adatti ai bambini che abbia mai trovato in giro.

    Reply
  2. ciao Daniela! Partite con fiducia. La Svezia sembra fatta apposta per i bambini. Non ho consigli per itinerari o B&B. In ogni ristorante però è previsto qualche piatto per i bimbi, o è possibile chiedere metà porzione. Le polpettine svedesi con la marmellata sono un must per i piccoli.

    Reply
  3. ciao serena, è la prima volta che mi imbatto sul vostro sito
    è vermente simpatico ed interessante..
    mio marito vuole portarci in svezia nelle ultime due sttimane di agosto.
    hai qualche consiglio -itinerario-b&b da consigliarmi?
    la mia grandona ha 4 1\2 anni e la piccola ne ha 10mesi (con svezzamento in corso!)
    che mi dici della cucina?

    Reply
  4. Avete tutta la mia più profonda ammirazione…credo che mantenere i nervi saldi in certe situazioni sia un’ impresa ciclopica!! E’ certo che quando si tratta dei propri figli certe energie vengono sempre fuori! e meno male!! A volte mi intenerisco e meraviglio nel vedere mia figlia di soli 2 anni (il prossimo 8 agosto),sapere perfettamente quali sono i punti deboli del suo papà e della sua mamma…e portandoci al limite della sopportazione..all’improvviso a seconda di chi si trova davanti ci spiattella il suo dolcissimo e affettuoso lieto fine!!…che volpe…

    Reply
  5. @ Silvia
    penso proprio che il prossimo libro che comprerò sarà quello di Gottman, in tutti quelli che ho letto fino ad ora, più o meno interessanti e più o meno scientifici, ho sempre trovato qualcosa di positivo da mettere in pratica. Io parto dalla convinzione che non si nasce genitori e che certi comportamenti dei nostri figli vadano compresi. Ma per comprendere qualcosa occorre avere gli strumenti giusti che magari si possono apprendere in alcuni libri. Certo non troverò mai la soluzione, ma con tali strumenti posso avventurarmi a cercarla. Io trovo che questo periodo dei due anni sia fantastico perchè vedo la mia piccola ogni giorno fare delle conquiste, in primis quella del linguaggio, e scopro che tutto quello che gli è stato detto precedentemente non si è perduto, ma era lì che aspettava di venir fuori. D’altro canto affrontare i suoi momenti di nervosismo non è facile, soprattutto perchè a volte è difficile capire perchè si è innervosita.
    @Serena
    ho sempre cercato di parlare alla puledrina con voce calma e mettendomi al suo livello. Raramente ho alzato la voce, ma ho anche notato che occorre in alcuni casi essere abbastanza rigida, altrimenti recepisce il messaggio che mamma tollera tutto, anche le sue schiaffe. Vedo che con il padre, che adora, certe libertà non le prende perchè sa che da lui riceverà un altolà deciso.
    Inoltre noto che il suo essere “amplificata” si verifica in due situazioni particolari: 1- quando è particolarmente eccitata da una sorpresa (esempio la visita inaspettata degli zii o dei nonni, l’arrivo di un bambino…); 2- quando sta male e quindi si sente agitata.
    Comunque credo che l’AE sia qualcosa di fondamentale da far apprendere ad un bambino con la speranza che da adulto possa comprendere e gestire al meglio le sue emozioni “amplificate”.
    P.S SCUSATE SE SONO PROLISSA, MA TROVO QUESTO SCAMBIO DI IDEE MOLTO EDIFICANTE

    Reply
  6. @mammadicorsa in realtà penso che più che altro serva un po’ di incoscienza a volte, per buttarsi con la fiducia che le crisi le affronteremo quando capitano.
    Un piccolo consiglio sull’allenamento emotivo. Le tecniche di ae non possono essere applicate al momento della crisi vera e propria. Se tua figlia sta urlando con tutto il fiato in gola non sarà in nessun modo in sintonia con quello che dici tu (e questo indipendentemente dall’età). Prima cosa devi cercare di calmarla, magari usando una voce ferma, chinandoti al suo livello per farle capire che sei con lei e non contro di lei, spostandola in un luogo tranquillo se sei nel mezzo di una folla o in un luogo pubblico. Una volta che si è calmata, anche se ancora piagnucola, puoi iniziare con l’empatia e tutto il resto.
    Le prime volte che applichi queste tecniche, lei sarà poco recettiva. Soprattutto se sono molto diverse dai metodi che usavi prima. Ad esempio, se prima usavi la forza fisica o urlavi e improvvisamente inizi con l’empatia, lei sarà spiazzata. A forza di insistere, troverete un vostro passo. IL Vikingo ormai ha imparato e quando gli dico “stai urlando, e sai che non si urla così” mi risponde “forse sono un po’ stanco, mamma”. Sta imparando a capire le sue reazioni alle emozioni che prova, il che è un primo passo verso il controllo. Ma io sono 2 anni che tento di applicare queste tecniche. Sono passi lenti ed è facile scoraggiarsi. Però bisogna pensare che sono nella direzione giusta.
    Fammi sapere come va, e se hai altri dubbi non esitare a scriverli qui.

    Reply
  7. Tranquilla, ci siamo passati un po’ tutti.
    Le tecniche di allenamento emotivo non sono certo una formula magica e non funzionano in modo istantaneo. E’ un modo di porsi che, piano piano, diventa spontaneo e può (ripeto, può) migliorare la comunicazione. A due anni sembra più difficile applicarlo, mancano gli strumenti di comunicazione più naturali per noi adulti: bisogna scoprire quelli che funzionano con il proprio bambino. E’ un lavorone… che paga più di tante altre fatiche inutili che facciamo ogni giorno.
    Il libro di Gottman è interessante, assolutamente alla portata di tutti, anzi, come tutti i saggi americani è (secondo me) anche un po’ ridondante: ripete le cose tante volte, come per paura che chi legge possa non aver capito bene… Sarà che il lettore italiano (secondo me) è un po’ più brillante ed intuitivo 🙂 e quindi si potrebbero sforbiciare anche parecchie pagine (opinione personalissima).
    Però ci sono consigli pratici adeguati ad ogni fascia di età dei bambini, quindi si può imparare anche una chiave di lettura dei duenni.
    E comunque, non dimenticare che nessun genitore che li abbia passati, vorrebbe mai tornare ai terribili due anni dei propri figli!!! (Che, ricordiamoci, per un amplificato arrivano intorno all’anno e mezzo e finiscono verso i 4………)

    Reply
  8. Cara Silvia, ho letto sia l’ultimo post di Serena, sia il post sull’intelligenza emotiva che mi ero persa. Inutile dire che la lettura del vostro blog è sempre illuminante. Seguendo alcune indicazioni prese qua e là in libri diversi, sto già adottando l’atteggiamento di empatizzare con i sentimenti di mia figlia, tuttavia non è facile. Primo perchè la bimba ha ancora due anni e nonostante sia molto sveglia, risulta difficile intraprendere un vero e proprio discorso sui sentimenti provati; secondo perchè ogni volta che cerco di interpretare i suoi sentimenti con tutta la calma del mondo, ignorando il fatto che si sta avventando su di me, lei reagisce come se fosse ancor più indispettita, sai spiegarmi come mai? Io credo che abbia un carattere molto “focoso” e che spesso non riesca proprio a controllare le sue reazioni. Infondo come non capirla se io ero la regina delle reazioni incontrollate. Comunque appena posso voglio avventurarmi nella lettura del libro di Gottman, sperando di poterne essere all’altezza.

    Reply
  9. @ mammadicorsa: il racconto del viaggio di Serena & Co. in giro per la Svezia, prevede ancora tre puntate che seguiranno nei prossimi giorni… non te le perdere, sono molto… consolatorie! 🙂
    Comunque le tecniche di allenamento emotivo che cita Serena nel post (con link al post che le spiega) sono veramente utili soprattutto con gli amplificati ed in particolare in casi di “tilt” totale familiare come quello che descrivi.

    Reply
  10. Mamma mia Serena, complimenti! Perchè ci vogliono nervi saldi, tanta pazienza e tanta resistenza con un figlio tanto amplificato! Io e bigs75 ne sappiamo qualcosa, ma non arriviamo a tanto se non quando la piccola Pippi sta male come la settimana scorsa che si sentiva talmente frustrata e impotente nei confronti del fastidio che provava che è arrivata ad ingaggiare una lotta personale con me a suon di graffi e schiaffi. Devo dire che in queste situazioni mi sento frustrata quanto lei! Comunque leggendo il post sento una sana invidia perchè avete visitato il parco di PIPPI, per Elisa sarebbe la cosa più emozionante da quando è nata, chissà forse un giorno….

    Reply

Leave a Reply to Silvia Cancel reply