Viaggiare con l’asilo a km zero

Lunedì è stata la festa della Repubblica Italiana, e questo lo sapete bene tutti. Quello che non sapete è che venerdì scorso ho ricevuto una email dalla maestra della scuola materna di mio figlio che ci informava che avrebbero festeggiato questa festa – nell’asilo di mio figlio – a Stoccolma e ci invitava a portare qualcosa.

Capirete che mi sono messa in agitazione. Cavolo! Si tratta di scegliere qualcosa, un simbolo, una canzone che ci rappresentasse. Ho chiesto su Facebook:

festa-nazionale-asilo

I voti maggiori sono andati al coccodrillo come fa, solo che non ho trovato il CD, e quindi abbiamo riversato su un grande classico: la Tartaruga di Bruno Lauzi.

Inutile dire che è stato un gran successo. All’asilo di mio figlio, in quel di Stoccolma, festeggiano tutte le feste nazionali di tutte le nazioni rappresentate dai bambini stessi. Finora abbiamo avuto Kenia, Germania e ora Italia. E’ un’occasione per parlare ai bambini dell’esistenza di altri paesi al di fuori di quello in cui vivono, e per farlo si usano come ambasciatori gli stessi bambini immigrati. E’ talmente facile da farci rimanere senza parole, vero? Io lo chiamo viaggiare nel mondo a km zero, a si potrebbe anche parlare di integrazione, di capacità di trasformare un possibile svantaggio in un vantaggio, di vedere la ricchezza laddove altri vedono un impoverimento. Le insegnanti parlano del paese in questione, come se ne può parlare a bambini dai 3 ai 5 anni, gli fanno vedere dove è sulla cartina, disegnano la bandiera, mettono il bimbo proveniente da quella nazione al centro dell’attenzione chiedendogli di portare della musica di quel paese, e si fanno insegnare alcune parole chiave in quella lingua, cose che possono sempre tornare utili.
“Mamma, oggi ho insegnato a tutti a dire gelato in italiano!” mi ha informato entusiasta mia figlio, e dal modo in cui i suoi amichetti quattrenni e cinquenni mi hanno accolto mitragliando la parola “gelato” a ripetizione, direi che lo hanno imparato davvero e non lo dimenticheranno molto facilmente.

festa-repubblica-bambiniIo mi ricordo ancora molto chiaramente quando ho capito che il mondo non finiva intorno a me. Ero grande, credo fossi in seconda o in terza elementare. Ad un certo punto ho capito che esistevano altre lingue, e altri popoli, e altre nazioni. E che non tutti dicevano gelato come me. E ancora ora, dopo aver vissuto all’estero per 14 anni, dopo aver visitato vari paesi, dopo aver imparato 4 lingue, ancora adesso in fondo al cuore sento che l’unico modo giusto, quello intrinsecamente vero di chiamare il gelato è gelato, e mi ci vuole un certo sforzo razionale per accettare che altri possano chiamarlo diversamente.

Ho sorriso vedendo che il menù del giorno includeva un piatto Thai, ma all’uscita al maestra ha commentato che c’è stato un fraintendimento con la cuoca, e che il prossimo anno provvederanno ad allertare la cucina con un po’ più di anticipo. Insomma, paese che vai, cucina e ovviamente lingua che trovi. E pensare al patrimonio che c’è in Italia da questo punto di vista, con l’immigrazione e i problemi di integrazione annessi, non sarebbe una cosa bellissima se più asili e scuole adottassero iniziative come questa per viaggiare a km zero?

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5 thoughts on “Viaggiare con l’asilo a km zero”

  1. Bella iniziativa, bene anche condividere la lingua madre con gli altri amici dell´asilo. Passi in avanti che sono purtroppo il seguito di un grande passo indietro: quello di togliere l´insegnante madrelingua all´asilo. Ora responsabile dello sviluppo della madrelingua di tuo figlio è la maestra dell´asilo, almeno fino alle elementari. E devo dire che sei stata fortunata a trovarne una così scrupolosa.

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    • Hai ragione Maurizio, sono cosciente di essere fortunata (dopo qualche cambio di asilo, siamo finalmente arrivati in una struttura che ci piace). Il primo figlio ha usufruito dell’insegnante di madrelingua già all’asilo, anche se non era obbligatoria nemmeno allora. Dipende dal budget, sempre purtroppo in calo. In realtà credo che questa attività specifica sia più importante sul piano dell’integrazione e del venire a conoscenza di realtà diverse che sul piano della madre lingua, che oggettivamente non viene in alcuno modo sviluppata. E anche in questo sensori sento fortunata ad avere incontrato insegnanti così brave e aperte.

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  2. Che bella iniziativa! Anche nella scuola materna di mia figlia quest’anno i bambini hanno viaggiato per tutto il mondo insieme alla Mongolfiera Oliviera!
    Le maestre hanno scelto alcuni paesi del mondo che i bambini hanno “visitato” insieme a Oliviera.
    Purtroppo non ho l’elenco completo, ma di sicuro hanno visitato l’India, la Cina e l’Australia.
    Per ogni paese visitato i bambini hanno dipinto/colorato con i pennarelli/decorato con il collage la bandiera nazionale, hanno imparato qualcosa di caratteristico legato al cibo, alla natura o all’arte (il riso cantonese per la Cina / il mandala per l’India / i canguri e i koala per l’Australia).
    È stata davvero una bella idea visto che anche nella nostra scuola ci sono bambini che provengono da altri paesi e continenti (Africa / Sud America / Francia etc).

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    • Bellissima l’idea della mongolfiera Oliviera! In quel modo ci si può spingere anche oltre le nazionalità dei bambini presenti all’asilo. Grazie per il messaggio Murasaki

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