Vaccino obbligatorio si o no? Un esercizio di ragionamento pratico.

La vaccinazione obbligatoria è un argomento scottante. Cosa porta alcuni paesi a prendere decisioni politiche in contrasto tra di loro?

Foto di Sanofi Pasteur utilizzata con licenza Creative Commons
Foto di Sanofi Pasteur utilizzata con licenza Creative Commons

La vaccinazione obbligatoria è un argomento scottante per molti, le associazioni di cittadini che si oppongono alla vaccinazione, o semplicemente gli scettici che decidono di non vaccinare i propri figli e sé stessi, si moltiplicano ogni giorno. L’angolo però da cui vorrei parlare del vaccino, o dei vaccini obbligatori, meglio, non è tanto questo, non sono interessata ad aprire una discussione sull’opportunità o l’efficacia del vaccino, né di eventuali alternative di tipo non medico, o della malafede delle case farmaceutiche (vi pregherei quindi di non prendervela se considererò questo tipo di commenti OT) ma di come Paesi differenti possano prendere decisioni differenti su questo problema, e come tutte queste decisioni siano comunque razionali e giustificate. E’ una questione politica, nel senso del termine che riguarda le decisioni prese per una collettività, ma non una questione DI politica.

Il dilemma è: posto che ci sono malattie potenzialmente mortali, è opportuno garantire che la popolazione ne sia immune (quindi salvaguardare la salute pubblica) imponendo una misura come la vaccinazione obbligatoria, oppure è opportuno lasciare che il cittadino decida da solo cosa è meglio per lui, e, si spera, per la collettività (quindi salvaguardare il libero arbitrio)? Il dilemma sta nello scegliere fra due valori positivi (il libero arbitrio e la salute della popolazione) che però può accadere che portino a decisioni contrastanti.

Il dilemma viene affrontato diversamente in Paesi diversi. In UK per esempio, la legge del 1867 che rendeva alcune vaccinazioni obbligatorie, con ripercussioni sia pecuniarie sia detentive per i genitori che si rifiutassero di aderire, venne soppiantata pochi anni dopo, nel 1898, da una legge che invece rimuoveva l’obbligo, e quindi la pena, per qualsiasi vaccino, e lasciava ai genitori la possibilità di chiedere un’esenzione se ritenevano opportuno non vaccinare i propri figli. Il principio vige tuttora, un buon secolo dopo. Un genitore in UK oggi ha il diritto di rifiutare un vaccino per i propri figli, qualsiasi vaccino, anche contro un parere medico che sostenga che le sue ragioni sono infondate o mal informate. In altre nazioni, come l’Australia, nonostante si lasci libertà di non vaccinare, ci sono misure a valle, tipo, alcuni sussidi non sono disponibili a chi non ha aderito al programma di vaccinazioni. In altre nazioni ancora, come in USA, vige un regime ibrido in cui la vaccinazione è obbligatoria, ma è consentito chiedere un’esenzione sulla base di motivi e credenze personali; tuttavia, non viene concesso l’accesso alla scuola pubblica ai bimbi non vaccinati.

Le strategie sono quindi diverse: un sistema di libertà totale (puoi decidere in autonomia, senza ripercussioni), un sistema di obbligatorietà (devi vaccinare, altrimenti ci sono sanzioni) o un sistema che impatta sui privilegi (puoi decidere di non vaccinare, ma in tal caso non hai accesso a servizi, come la scuola pubblica).

In UK si è sempre ritenuto, nello spirito che la libertà individuale venga prima di tutto, che l’eliminazione di privilegi, per quanto sulla carta sembra lasci libera scelta, sia comunque una forzatura del diritto alla scelta individuale, perché di fatto negano a chi sceglie diversamente l’accesso a risorse che invece sono disponibili ad altri. Meglio, sostengono qui, dunque un aut-aut: o è obbligatorio, per tutti, oppure no, senza sconti e senza penalizzazioni in entrambi i casi. Ma la questione si riapre periodicamente, anche in concomitanza di fatti di cronaca, e in UK un comitato, il JCVI, ha il compito di fornire al governo raccomandazioni su questo tema, incluso quello di introdurre penalizzazioni. Il dubbio se cambiare una legislazione (e una filosofia!) così radicata si è acuito quando sono stati divulgati dati sulla diffusione di malattie come il morbillo o la rosolia, che sono a livelli record ultimamente. Nel 2008 ad esempio il morbillo è tornato ad essere, dopo 14 anni, dichiarato “endemico” nella popolazione, e i casi crescono ogni anno. Se, come me, siete stati bambini in Italia negli anni ’70, probabilmente guarderete a questo dato con indifferenza, noi l’abbiamo preso tutti il morbillo, chi per cause accidentali, chi forzatamente, grazie ad una mirata coabitazione con altri bambini col morbillo “così glielo passano e ci togliamo il pensiero”. Ovviamente nessuno si poneva il problema che il morbillo fosse una malattia molto seria, e potenzialmente invalidante, se non fatale. Certo sono casi estremi. Certo non capita mai. Epperò.

La situazione-morbillo in UK risente ancora degli strascichi dello scandalo dello studio sul vaccino “MMR”, la trivalente, e il suo supposto legame con l’autismo, cosa che, benché quello studio sia stato più e più volte dichiarato non solo non affidabile scientificamente, ma anche in malafede, evidentemente ha ormai segnato l’immaginario collettivo in modo indelebile, vedi come a volte le suggestioni fanno molto più presa dei fatti. Come si fa ad annullare l’effetto di un argomento palesemente non valido ma di facile presa?

Ma insomma, tornando al dibattito. A parte le opinioni personali, o le motivazioni personali, sulle quali non c’è molto da opinare, è interessante, per me almeno, capire come uno Stato, a nome della collettività, scelga di adottare una misura come quella di rendere o meno una vaccinazione obbligatoria.

I motivi di paesi come gli USA sono la priorità a garantire l’immunizzazione della popolazione, e l’eventuale debellamento di alcune malattie pericolose. Se vi siete emozionati anche voi nel vedere i servizi, sull’obiettivo praticamente raggiunto dell’eradicazione della polio in India, grazie al massiccio programma di vaccinazioni, troverete anche voi questo un motivo necessario e sufficiente per introdurre l’immunizzazione obbligatoria. Certo, direte, ci sono contesti e contesti. E infatti, per esempio, nel contesto USA, dove la possibilità di fare domanda per ottenere un’esenzione dal vaccino ha fatto sì che le richieste siano in costante aumento, raggiungendo anche il 20%, si è ritenuto che la percentuale di persone che si sarebbero perse per strada eliminando l’obbligatorietà sarebbe stata troppo alta. Il dibattito infatti al momento in USA pare sia quello di eliminare anche la possibilità di richiedere l’esenzione, tipicamente chiesta non per ragioni mediche, ma per personale credo o tradizione o appartenenza politica.

I motivi di paesi come l’UK sono fondamentalmente la difesa del libero arbitrio: non è ritenuto etico, e quindi legale (un caso in cui queste due nozioni vanno nella stessa direzione), forzare il cittadino a vaccinarsi, o a vaccinare i propri figli, anche in casi di epidemia, mentre lo sforzo dello Stato deve concentrarsi sull’informazione, sul consentire al cittadino la possibilità di fare una scelta oculata e informata. Questo atteggiamento, di uno Stato meno paternalistico e impositorio, come alle volte succede in paesi come l’Italia, ma più volto a fare il possibile, mediante campagne informative, affinché la scelta del singolo vada nella direzione che si spera sia giusta, è tipico di molti contesti in UK: educazione e “empowerment” innanzitutto vengono spesso prima di obblighi e sanzioni.

C’è da dire che questo sembra funzionare, se in effetti, al contrario degli USA, la percentuale di chi alla fine opta per la vaccinazione in UK è davvero alta, se considerate il secolo appena passato e il livello di effettiva immunità raggiunta, inclusa quella per le malattie coperte dalla trivalente, i “livelli record” di cui parlano per il morbillo si riferiscono comunque a numeri a tre cifre, si parla di 964 casi laddove l’anno precedente ce n’erano 497. Per mettere in contesto questo dato, ad esempio, in Italia nel 2008 ci sono stati 5311 casi di morbillo, che costituivano più della metà dei casi di tutta l’Europa messa insieme, tanto che a gennaio 2017 il ministero ha iniziato a pubblicare un bollettino di monitoraggio settimanale che rivela che ad esempio nei primi 4 mesi del 2017 ci sono già 2224 casi. Il monitoraggio è importante perché, bisogna ammettere, uno dei motivi per cui i genitori che non vogliono vaccinare possono farlo tranquillamente, è che la diffusione della vaccinazione garantisce che la malattia sia tutto sommato rara. Ci si affida, come si dice, alla herd immunity, all’immunità “del branco”: siccome la maggior parte della popolazione è immune, diventa difficile anche per i non immuni contrarre la malattia. Come direbbero gli inglesi, si beneficia di una corsa gratis, e questo perché gli altri pagano il biglietto. Ma devi avere un “branco”, una massa critica di persone che garantiscono col loro comportamento che l’intera comunità non ne venga a soffrire. E cosa succede se questo non accade, o alla lunga viene meno? Cosa succede se i livelli di contagio diventano alti? Se decidere di non vaccinare non è piu una questione di libero arbitrio, ma significa potenzialmente mettere altre persone a rischio?

Trasliamo il ragionamento ad altri ambiti (vi avevo detto che l’esercizio era parlare in astratto, no?). Le tasse ad esempio. Potrebbero essere rese facoltative soltanto se ci fosse una buona, sostanziale massa critica di cittadini a pagarle comunque, quindi rendendo la “corsa gratis” di alcuni ininfluente. La scuola: cosa succederebbe se decadesse la scolarizzazione obbligatoria? Come funzionerebbe, quanti manderebbero comunque i figli a scuola? Probabilmente tutti quelli che conosciamo noi, e anche di più, ma cosa succederebbe al divario, già considerevole, fra le classi sociali? O fra le diverse etnie? Oppure, l’obiezione di coscienza: si può acconsentire che questo diritto venga esercitato soltanto se esiste una massa critica di non obiettori a garantire ciò che lo Stato ha promesso ai suoi cittadini.

Come per tutte le questioni complesse, insomma, la decisione non è semplice. Ridurre tutto a vaccini si o no. Obbligatori si o no. Piano personalizzato per ogni bambino si o no. Impedire accesso a scuola si o no. Insomma, ridurre ad una questione semplice e nel particolare, diventa uno sminuire l’importanza e complessità del problema generale. Uno stato che sia giusto ed equo non può prendere una decisione in maniera isolata da altri fattori, così come dei buoni genitori, quando decidono qualcosa, lo fanno anche pensando alla visione generale, al livello di responsabilità dei figli, al rapporto aperto o meno che si ha con loro, a se i figli riescono ad abbracciare l’idea che la famiglia sta decidendo per il loro bene anche se nel particolare caso questo ha portato ad un divieto non digerito bene, o sono oppositivi e nascondono e mentono.

Insomma, il ragionamento pratico, la capacità di prender decisioni, o analizzare le decisioni, sulla base della visione globale, lo usiamo ogni giorno, possiamo provare ad esercitarci ad estenderlo anche a questioni che vanno oltre la vita quotidiana.

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63 thoughts on “Vaccino obbligatorio si o no? Un esercizio di ragionamento pratico.”

  1. Elisabetta, supermambanana, sono assolutamente d’accordo. Lo Stato che si occupa di informare deve essere innanzi tutto credibile, e qui da noi la credibilità è a dir poco bassissima. Quindi al momento, in Italia, io sono assolutamente pro vaccinazioni obbligatorie, almeno per quelle che già lo sono, e magari anche per aggiungere quelle che sono in crescita (morbillo su tutte).

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  2. Bel ragionamento. Ma il problema col libero arbitrio sorge quando le famiglie che scelgono di non vaccinare non si limitano alla propria scelta ma discutono anche l ‘autorità medica che dice che è un bene. Che succederebbe se all’ improvviso parte dei genitori dicesse che non è vero che il seggiolino e la cintura sicurezza proteggono dagli infortuni e che le leggi della fisica sono messe in giro dalle multinazionali automobilistiche?
    Spero che l esempio sia chiaro se non del tutto equivalente.

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    • Vero. La responsabilità dello stato è quindi di martellare con campagne informative corrette, il libero arbitrio lasciato a se stesso diventa irresponsabile, ma se lo stato è forte, presente e soprattutto pronto a mettere a disposizione mezzi e opportunità, si può fare, come indicano i numeri in UK. E’ anche magari un modo diverso di porsi come cittadini, immagino, una cultura che in certi paesi è più presente che in altri, la situazione US mi pare indicativa, anche se spesso tendiamo ad accorpare “inglesi e americani” evidentemente ci sono differenze culturali abissali

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  3. Cerco di non essere OT. La vaccinazione obbligatoria obbliga anche lo Stato. Pensiamo a paesi altamente rurali: squadre di sanitari organizzano grosse campagne di vaccinazioni in tutte le zone abitate per permettere il raggiungimento di tutti. Per malattie come la polio per esempio in India, questo è stato un grosso punto di forza. Se la vaccinazione contro la polio non fosse stata obbligatoria, lo Stato non sarebbe stato obbligato a raggiungere tutti gli abitanti e il risultato di immunizzare tutta la popolazione non sarebbe mai stato raggiunto.
    Quindi secondo me in alcuni casi l’obbligatorietà è sia necessaria che utile. Sinceramente mi piace l’idea di togliere alcuni servizi a chi non è vaccinato: non mi sentirei tranquilla (umanamente prima che legalmente) a portare in campo scuola naturalistico un alunno non coperto dall’antiteyanica o ad avere in classe con mia figlia compagni non coperti contro la meningite, e non mi piacerebbe dover dare come contribuente una pensione di invalidità a uno che non si è vaccinato contro la polio (allergie e immunideficienze escluse, ovviamente). Libertà di scelta CON assunzione di responsabilità, insomma, in modo che la scelta sia REALMENTE informata. Specialmente considerando che se un vaccino è obbligatorio deve anche essere gratuito. O meglio, a carico dello Stato, visto che si tratta di una decisione per la salute pubblica e quindi un obbligo civile per creare l’immunità di branco.

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    • vero, ma fino ad un certo punto. In UK lo stato è obbligato a fornire il servizio, e gratis, a tutti. E a fare informazione, ma non solo: a rendere la mia vaccinazione “facile” abbastanza da non farmi desistere soltanto per mancanza di opportunità. Fa parte della missione di essere stato.

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  4. dici? non e’ soltanto il fattore salute, ma anche il costo di far applicare la legge da considerare. Sulle sigarette magari posso darti ragione, ma l’alcool? E chi li controlla tutti i vigneti, per dire la prima cosa scema che mi viene in mente?

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  5. Stesse premesse? Stesse conclusioni! 🙂
    A livello di Sistema Paese, la valutazione caso per caso dell’utilità proprio economica della vaccinazione è sovrapponibile a quella del proibizionismo di alcol e sigarette.

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  6. cos’e’ la coerenza? 🙂
    Credo che non esistano i bianchi e i neri, ma le valutazioni caso per caso. L’importante e’ stabilire un criterio per decidere quando si opta per una cosa e quando per l’altra. Che puo’ essere anche quello economico, anzi, molte decisioni ottime sono prese proprio basandosi sull’aspetto economico, quanto puo’ far risparmiare alle casse dello stato (e quindi a tutti i cittadini in toto) una politica piuttosto che un’altra.

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  7. Il ragionamento che porta Paesi a decidere il bene comune imponendo il rispetto della Salute Pubblica attraverso obblighi come quello delle vaccinazioni infantili dovrebbe per coerenza rendere fuorilegge le sigarette e gli alcolici.. Al volo di linea dirottato con 50 persone a bordo per farlo schiantare su un centro commerciale con 51 persone presenti si spara per farlo esplodere in volo 😉

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  8. per quanto poco credibile (davvero?) pare che sia andata proprio cosi’ marcel. Non mi stanco mai di riproporle, chiedo scusa a chi se lo è già sorbito, ma le “lezione di giornalismo scientifico” dell’ottima Silvia Bencivelli si applicano in pieno al caso, soprattutto questa qui: http://silviabencivelli.it/2012/lezione-di-giornalismo-scientifico-for-dummies-3-e-se-avesse-ragione-lui-uno-su-mille-ce-la-fa/
    Wakefield magari insisterà molto, ma insiste parlando dal di fuori, non ha accettato di stare alle regole del gioco, e finché non decide di farlo è difficile che il suo grido nel deserto possa avere autorità, e, aggiungo, meno male.

    Comunque, penso che la digressione andrebbe chiusa qui, non era l’argomento del post, e ho precisato non volevo lo diventasse, grazie.

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  9. As of January 2011, Wakefield has continued to maintain his innocence. He said:
    “I want to make one thing crystal clear for the record – my research and the serious medical problems found in those children were not a hoax and there was no fraud whatsoever. Nor did I seek to profit from our findings. … despite media reports to the contrary, the results of my research have been duplicated in five other countries … I continue to fully support more independent research to determine if environmental triggers, including vaccines, are causing autism and other developmental problems. … Since the Lancet paper, I have lost my job, my career and my country. To claim that my motivation was profit is patently untrue. I will not be deterred – this issue is far too important.”
    __________

    this issue is far too important …
    Per essere un truffatore in malafede è uno che insiste parecchio, avendo avuto pure la possibilità di ritrattare dopo le pressioni che deve aver subito.

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  10. @marcello in realtà pare che all’inizio se la prendessero con la trivalente dicendo che fosse la combinazione dei tre vaccini a creare problemi, e che questo Wakefield fosse d’accordo con la casa farmaceutica che produceva i tre vaccini separati.

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  11. Quindi questo Wakefield avrebbe fatto ricerche fasulle pubblicando dati falsi in combutta con gli avvocati per poter racimolare soldi facendo causa a destra e a manca supportando con le proprie pubblicazioni il legame tra vaccino per il morbillo e autismo… mi sembra davvero poco credibile, sorry

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  12. Il nodo e’ proprio qui. Dal punto di vista dello”stato” e’ appunto una questione di costi-benefici. Allora e’ preferibile esporre ad un rischio minimo la maggioranza per ottenere il risultato assolutamente prezioso dell’ eliminazione di certe malattie. Il fatto e’ che dal punto di vista del singolo il prezzo di questo rischio minimo su larga scala diventa cambiando prospettiva un rischio che ha un prezzo molto alto. Personalmente ho anch’io qualche ragionevole dubbio che mi ha portato a fare scelte diverse con la secondogenita dopo alcune vicissitudini del primo con visibile differenza. Non e’certo possibile provare che un diverso sviluppo immunitario dipenda senz’altro dalle vaccinazioni fatte e non fatte ma ripeto questo ragionevole dubbio io ce l’ho come altri qui e scelgo di conseguenza.

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  13. due note, visto che non ho molto tempo:

    – morbillo, parotite, rosolia etc. non sono malattie ‘innocue’, la percentuale di bambini che ne moriva o ne rimaneva menomato erano tutt’altro che irrisorie (0,1%, un bambino su mille);

    – rischio di aprire la grande sub-polemica omeopatia… cmq, giusto come informazione aggiuntiva: l’omeopatia e’ nata sulla scia delle prime vaccinazioni tentando di applicare lo stesso principio a tutte le malattie (il simile cura il simile ma a concentrazioni ridotte) peccato che non sia la stessa cosa.

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