Vacanze di lavoro

Da bambino mio padre faceva il servo in campagna per lo zio ricco, usciva da scuola, gli mettevano un pezzo di pane in mano e poi tirando l’asino recalcitrante faceva a piedi avanti e indietro dalle piane al paese, diversi chilometri in salita e in discesa in un posto che si chiama non per niente il Forno d’ Abruzzo.

Che poi se ci riflettiamo bene, il motivo per cui in Italia e nel resto del mondo le vacanze lunghe si fanno nella stagione del raccolto, è proprio questa. Già era difficile convincere i genitori a mandare i figli a scuola, una volta, se gli toglievi pure le braccia nel momento di maggior bisogno, col cavolo.

Solo che, ecco, adesso nessuno di noi manda i figli in campagna ad aiutare con la trebbiatura e tutto il resto, quindi mi spiegate che ci facciamo ancora in Italia con tre lunghi mesi caldi e i figli a casa? Mi ricordo ancora un’ osservazione della mia maestra alle elementari a proposito della proposta di allungare le vacanze in inverno e lei che diceva: ma mica tutti possono permettersi di andare a fare la settimana bianca, quindi che senso ha? e a me veniva da rispondere: ma per i bambini la vacanza vera è non dover andare a scuola, quindi va bene lo stesso.

Per dire che forse non sono l’ unica che si interroga sulla necessità di un piano vacanze che dal punto di vista dell’ apprendimento scolastico non ha nessun senso, anzi è solo dannosa, che è scomoda per i genitori che lavorano e che in fondo per i bambini la vacanza è potersi rilassare un attimo dagli obblighi, e allora queste pause perché non dargliele quando servono maggiormente?

Da questo punto di vista il modo in cui sono state suddivise le vacanze nei Paesi Bassi, spalmandole per tutto l’ anno scolastico, non è così sbagliata. Partendo dal presupposto di evitare che i bambini in ferie dimentichino proprio tutto, le vacanze estive durano sei settimane. Il resto glielo spalmano nel corso dell’ anno e vi dico anche come. L’ altro presupposto è che ogni sei settimane circa ai bambini fa bene un po’ di respiro.

Qui dai quattro ai dodici anni i bambini frequentano la scuola elementare (l’ obbligo scolastico inizia a cinque anni, quindi in totale sette anni di insegnamento obbligatorio elementare, e finisce a sedici, con una permanenza ulteriore di altri quattro anni in qualche tipo di superiori) e in questi sette anni di insegnamento elementare i bambini devono godere di un minimo legale di 7520 ore di insegnamento a scuola. Come queste ore vengono distribuite durante la settimana, sta alle scuole deciderlo, eventualmente in concertazione con i genitori e in base alle indicazioni del ministero.

Ma in genere si tratta di cinque giorni alla settimana, o tutti i giorni dalle 8.30 alle 14, oppure dalle 8.30 alle 15, con il mercoledì pomeriggio libero per attività varie. In genere dalle 12 alle 13 c’ è la pausa pranzo (il pranzo e la ricreazione non vengono conteggiate nel monte ore, così come neanche le giornate obbligatorie di formazione per gli insegnanti), e una volta, non molti anni fa, toccava riprendersi i bambini per quell’ ora e poi riportarli a scuola. Poi, panino per panino, visto che in Olanda si pranza a panini e bicchiere di latte, da un paio di anni le scuole hanno l’ obbligo di provvedere alla sorveglianza a pranzo. E tranne eccezioni, per i primi anni di elementari i compiti a casa non si danno, anche perché alle 18 i bambini cenano e verso le 20 vanno a dormire, quindi se li prendi alle 15 tutto questo tempo libero per attività varie non è che ci sia.

Partendo dall’inizio dell’ anno scolastico i bambini a metà-fine ottobre hanno le vacanze d’autunno, poi quelle di Natale che come da noi dipendono un po’ da come cadono i weekend all’ inizio e alla fine, ma non avendo la Befana se le vacanze cominciano presto, il 2 gennaio, se di lunedì, si rientra a scuola. O viceversa.

A febbraio hanno le vacanze del croco, che nelle regioni cattoliche dove si festeggia il Carnevale possono essere anche spostate alla settimana di Carnevale, così i bambini hanno modo di non perdersi neanche un secondo dell’ ubriachezza generale che caratterizza questa festa nel sud dei Paesi Bassi (e anche questa secondo me l’ hanno inserita per il discorso di Carnevale, che come la trebbiatura, alla gente non togliergli troppo le feste comandate a cui sono abituati o tengono i figli a casa e il tuo monte ore va a ramengo. Solo che siccome poi i protestanti protestavano, che in questo paese la religione tollerata per quieto vivere e buona educazione è proprio quella cattolica, sempre secondo me a posteriori ci hanno costruito la scusa del croco intorno. Forse per i figli dei vivaisti che dovevano legar mazzolini? Vallo a sapere).

Poi arriva maggio e il bel tempo rimena, si spera, però è anche vero che in questa valle di lacrime, pardon, di gocce di pioggia che è l’ estate nei paesi del nord (voi lo capite allora che tre mesi di vacanza di seguito con la pioggia battente e i bambini da intrattenere in casa proprio non si potevano fare?), e diciamocelo pure, a maggio in genere c’è il tempo migliore di tutta l’ estate e quindi anche qui una settimana di vacanza.

Solo che poi tra maggio e giugno ci hanno infilato una serie di feste religiose e secolari, tipo Ascensione, Pentecoste, il compleanno della regina il 30 aprile (che l’attuale regina il compleanno l’ avrebbe il 31 gennaio, ma le visite di stato con la messa in piega e il cappellone tra due ali di folla inneggiante per strada capite anche voi che di aprile vengono meglio che sotto alla bufera, e quindi Beatrix si è saggiamente tenuta il compleanno della mamma come festa della regina, che è anche meglio, e il suo compleanno vero lo festeggia come le pare). Insomma, a maggio oltre alla settimana di vacanza ci sono i ponti di Ascensione e Pentecoste e alcune scuole, prima che l’ ispezione scolastica le becchi, perché poi abbiamo capito che in realtà non si potrebbe, ci appiccicano uno o due giornate di formazione delle maestre tra la settimana di maggio e qualche ponte contiguo in modo da permettere ai genitori un assaggio di vacanze lunghe.

Chi può se ne va al sole del sud, chi invece fa le vacanze in uno degli innumerevoli camping, casette ricreative, orti di città eccetera, comincia a piantar le tende e strappare le erbacce (In genere le abitazioni ricreative da vacanza in Olanda sono accessibili al pernottamento solo da Pasqua a ottobre, per esempio in certi camping dove di anno in anno fai l’ abbonamento alla piazzola, in inverno il camper, roulotte o bungalow che ci piazzi va portato in rimessaggio, in genere da qualche contadino dei dintorni che te lo viene a prendere con il trattore e te lo piazza sul pascolo, tanto pure lui le mucche le ha appena rientrate in stalla. Poi uno dice l’ impiego razionale del territorio).

E finalmente arriva l’estate, ma non arriva per tutti insieme. Allo scopo dichiarato di dividere il traffico e la stagione per le strutture turistiche, le vacanze estive sono state suddivise a scaglioni. Ogni due settimane una delle tre regioni nord, centro e sud inizia le proprie vacanze, in modo che ci sia un minimo di sovrapposizione per chi vuole fare le vacanze insieme a chi vive in un’ altra regione, ma non troppa. Quindi è capitato che negli anni in cui cominciavamo presto (come mi pare che ci tocchi il prossimo anno) iniziavamo ai primi di luglio per ritrovarci in classe prima di Ferragosto. Quest’ anno invece ci tocca tirare il fiato fino solo a fine luglio, ma poi agosto non me lo toccate. (le belle vacanze al mare di giugno o settembre me le scordo).

Come tutti gli emigranti che hanno un altrove che possono chiamare casa, a me le sei settimane all’ inizio stavano strettine. Come stavano strette a tutti i marocchini e turchi emigrati in Olanda che ogni paio d’ anni, quando riuscivano e mettere da parte i soldi e i giorni di vacanza del pater familias, partivano in questi esodi infiniti di furgoni, carovane di macchine, soste agli autogrill per tre ore di sonno dell’ autista, per tornare a casa, un po’ come tutti i nostri  ‘milanesi’ e ‘torinesi’ e ‘svizzeri’ di quando il volo low-cost ancora non l’ avevano inventato. Una volta che partivi e stavi in macchina e traghetto quei 3 giorni di andata e altrettanti di ritorno, quando arrivavi a casa a fare lo zio d’ America ti piazzavi per un paio di mesi, anche i bambini che dovevano andare a scuola.

Per questo sull’obbligo scolastico sono diventati severissimi, perché le scuole si ritrovavano poi in classe bambini che già magari avevano dei deficit linguistici e che nel frattempo l’ olandese se l’ erano dimenticato e toccava ricostruirlo daccapo, mentre il resto della classe era andato avanti con il programma. Quindi le vacanze nei Paesi Bassi sono tante e ben spalmate, con grande gioia dei genitori che lavorano, perché va bene le madri con il part-time o il modello di famiglia con uno stipendio solo, al massimo uno e mezzo, ma ognuna di queste settimane di vacanza comporta una logistica complessa tra doposcuola, nonni, zii, scambi tra amici (però è anche vero che ci sono, nelle grandi città, svariate possibilità per mandare i figli in vacanza anche con pochi soldi, per esempio le varie colonie giornaliere in cui portano i bambini in spiaggia con i volontari, una tradizione fantastica nata originariamente per far prendere un po’ di aria e sole ai bambini delle famiglie povere, e che negli ultimi anni sono state scoperte in massa dai genitori che lavorano come un modo sano ed economico per far divertire i figli mentre loro continuano ad andare al lavoro).

Però dal punto di vista del rendimento scolastico e della stanchezza dei bambini è innegabile che questo modello sia molto meglio della vacanza unica tutta concentrata in estate.

Ottenere un paio di giorni extra dalla scuola olandese si può solo per ottimi o gravi motivi: funerali, matrimoni e giubilei in famiglia solo di parenti di primo grado; lavoro dei genitori che rende impossibile fare le vacanze “in famiglia”, si specifica, nel periodo preposto (per esempio chi lavora nel turismo); oppure, il sempre ottimo e mai tramontato lavoro agricolo. Cosa di cui io intendo fare buon uso andandomi a piantare un altro paio di olivi e finalmente, visto che mia madre adesso ha un’età, andando a fare l’ olio io portandomi i bambini. Nei casi riconosciuti basta compilare un modulo e sperare che la direzione lo accolga. Per assenze di più di una settimana la direzione manda il modulo all’ ufficiale dell’ obbligo scolastico che valuterà caso per caso prima di dare o non dare l’approvazione. Il padre di un nostro amichetto, che si è visto rifiutare il giorno causa motivi infondati, si è pagato la multa e il giorno se l’è preso. Però anche qui un paio di volte ci sono state discussioni se sia giusto farne solo una questione di possibilità economiche.

Comunque da alcuni anni ci sono anche gli ufficiali dell’ obbligo scolastico che fanno le poste uno o due giorni prima dell’inizio ufficiale delle vacanze negli aeroporti, chiedendo alle famiglie con bambini in partenza se hanno il permesso di assentarsi da scuola. E se non ce l’ hanno, multe. Perché il fatto che anche i low-cost conoscano le date di inizio vacanze, in cui i prezzi aumentano di brutto, non costituisce un motivo accettato per anticipare le partenze.

Così che alla fine mi sa tanto che l’opzione migliore a casa nostra è quella di caricarci il furgone, come nella parodia degli emigranti del gruppo satirico Jiskefet, che vi lascio tanto (non) si capisce neanche in olandese e partire. Cosa che spero anche di voi, se non l’ avete già fatto. Con un pensiero sentito ai compagni di sventura nel  nord, che è ormai la seconda estate di seguito che sembra autunno e il nostro bioritmo veramente non ci è abituato. Prima o poi andremo in vacanza pure noi.

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65 thoughts on “Vacanze di lavoro”

  1. Articolo molto interessante. Io sinceramente sarei già per l’introduzione del tempo prolungato e il sabato di vacanza, piuttosto che i canonici 6 giorni di scuola e poi i bambini lasciati da soli il pomeriggio. Poi, la questione delle vacanze spalmate è anche da prendere in considerazione. La realtà è che in Italia è difficile cancellare certe “tradizioni”, un po’ per pigrizia, un po’ per un irrazionale rifiuto del nuovo. Tutti ci siamo goduti i 3 mesi di vacanza, ma è anche vero che passato l’iniziale entusiasmo o per chi non si poteva permettere di fare vacanze prolungate, subentrava la noia e passare l’estate in città non è neanche questa gran cosa, per non parlare del fattore dell’istruzione (è vero che tre mesi sono una pausa un po’ troppo lunga e i compiti delle vacanze servono quello che servono). Forse la soluzione migliore sarebbe dare poteri alle regioni di gestirsi autonomamente vacanze e pause, un po’ come accade in Germania.
    Sullo stato degli edifici scolastici sarebbe da aprire un altro capitolo, un problema annoso e ancora lontano da una soluzione auspicabile.

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  2. @Mario scusami ho dato una letta rapida all’articolo che hai linkato e nella tabella finale direi che ci sono degli errori. Non mi risulta che in Svezia ci siano 13 settimane di vacanze estive, sarebbero più di tre mesi. Anche i 200 giorni di scuola italiani mi sembrano un pò ottimistici e ho fatto un calcolo a spanne: 365 meno 90 (tre mesi estivi) fa 275, togli due settimane a Natale e una a Pasqua fa 254, moltiplica per 5 e dividi per 7 (weekend) e si arriva a 181.4, senza contare ponti e altre feste comandate.
    Per quanto riguarda gli Stati Uniti non ho trovato quanti giorni di scuola all’anno facciano, ma le vacanze estive sono comunque più corte delle nostre e in generale i genitori lavoratori hanno meno ferie di noi, quindi è tutta la società che è organizzata in modo diverso. Poi loro hanno alcune feste comandate di giovedì proprio per fare i ponti lunghi in famiglia eccetera.

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  3. Ben riassunto il punto 1 🙂

    Le ricerche fatte sul tema propongano approcci discordanti comunque.

    Negli USA per esempio si propone una migliore organizzazione del tempo estivo senza modificare il calendario scolastico.
    In Europa si parla invece di modificare il calendario, spalmando appunto. Non mi sembra che sia ancora chiaro cosa è meglio.

    http://www.adiscuola.it/adiw_brevi/?p=5673

    Non è chiaro se nell’analisi siano considerate anche le ore giornaliere o solo i giorni di scuola. Questo fa la differenza per la stanchezza a fine stagione.

    Interessante il punto secondo il quale tra gli studenti si formano dei gap tra quelli con meno possibilità e quelli benestanti grazie al tempo meglio speso durante l’estate.

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  4. Allora bella gente, ho letto tutto e penso si possa sintetizzare la discussione con i due campi:
    1) Chistooooooo e ‘o paeeeseeeee dooo sooooleeeee che pensa che la vita è dura, l’ estate è calda e i bambini come se li spupazzano i genitori, nessuno.
    2) il campo due invece si chiede: ma allora è vero che esistono mondi possibili? E, almeno a livello teorico, possiamo dire che non è giusto che i mondi possibili siano riservati a pochi privilegiati, ma è cosa ottima e giusta discuterne ed evidentemente pretendere in cambio di quel gran pacco di tasse che paghiamo, anche dei servizi pensati sul benessere dei bambini, i futuri contribuenti di domani.

    Poi magari c’ è il campo tre che dice: ma quali tasse? Ma che, si pagano? ma a questo giro per fortuna si è astenuto, sennò complice Caronte si ritrovavano tramutati in soffritto.

    Ho capito bene? Mi sono scordata qualcosa? Vi ringrazio comunque, Serena e Silvia per l’ opportunità e voialtri per la partecipazione. perchè non ci scordiamo che è vero che quassù abbiamo discussioni appassionanti, interessanti e che offrono sempre punti di vista nuovi (penso a pollicina, per citarne una per tutti, e le sante cose che dice sulla contingenza del problema e la partecipazione alla soluzione dello stesso). I figli crescono, le tette crollano, la prostata incombe, ma i commentatori di questo blog sono e resteranno sempre dei privilegiati, a mio modesto avviso, fosse solo perché il problema del digital divide in qualche modo lo stiamo affrontando.

    E se nonostante le ottime argomentazioni e gli inviti a parlare di cosa sia meglio per i figli, le vacanze in una botta sola o sparse, nonostante si sia detto a gran voce che tutte le osservazioni e ricerche fatte confermino che le vacanze spalmate sono meglio, il fatto che questo pubblico privilegiato sia tuttora diviso tra chi ci crede e chi lo contesta, ci dà la misura di quanto sia difficile cambiare le cose e perché. Figuratevi quelli che un blog non sanno manco cosa sia.

    Chiuderei qui e passerei al blog sulle letture di oggi, che mi sembra anche un bell’ argomento educativo.

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  5. @serena: scusa, ma dove ho scritto qualcosa di simile a “genitori cattivi – tate straniere”?
    Non mi permetto di giudicare le scelte di nessuno, mi sono limitato a scrivere quella che è stata la mia esperienza, che reputo non convenzionale ma positiva.
    E sui tre mesi estivi sono fermamente convinto che siano necessari ai bambini… qui oggi ci sono 30 gradi e si sta decisamente meglio che nei giorni scorsi, l’idea di avere i miei bimbi chiusi nella loro aula a cuocere o ad inalare aria condizionata mi ripugna. E in altre parti d’Italia è molto peggio. Non siamo in Svezia, qui l’estate non è sempre e solo una benedizione.
    Non è proponibile fare andare i bambini a scuola fino a metà luglio e dai primi di settembre, non è adatto al clima del nostro paese.
    Sarebbe sostenibile invece tentare di organizzare delle alternative alla scuola, istituzionali e non.
    Spero di aver chiarito e motivato la mia posizione in maniera abbastanza chiara da non dover più leggere interpretazioni del tipo “genitori cattivi e tate straniere”

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  6. (ma comunque questo e’ ancora off topic rispetto al tema del post, non stiamo parlando di downshifting qui, o comunque vuoi chiamarlo, cosa di cui abbiamo parlato tantissimo in questo sito, ma dello specifico “vacanze intere vs vacanze spalmate, pro e contro per genitori e bambini”, tema che e’ pertinente a prescindere da se i genitori lavorano o no, credo)

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  7. @marcello, veramente una scelta del genere, se leggi un po’ fra i blogs, partendo da questo ma anche altri, e’ stata fatta da un considerevole numero di mamme in ascolto 🙂 ti concedo che non e’ comune fra i papa’, e hai tutto il mio rispetto per questo, perche’ immagino le occhiatacce e gli sguardi commiserevoli

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  8. Mi considero un privilegiato non da un punto di vista economico in quanto i nostri redditi ci permettono di vivere dignitosamente ma facendo molta attenzione a non sprecare soldi… i nostri figli li vestiamo con l’usato del Baby Bazar, al supermercato è una caccia alle offerte speciali, la verdura la compriamo da un conoscente che ha l’orto, in vacanza andiamo in montagna perchè costa 1/3 che andare al mare… ecc. ecc.
    Fino a 5 anni fa io lavoravo 8-10 ore al giorno fuori casa, in maniera “canonica”, facevamo i salti mortali per incastrare tutto e 1500 euro al mese li spendevamo in tata/baby sitter (niente nonni,zii, cugini di supporto). Poi è successo che ho perso il 90 per cento del lavoro e sono dovuto ripartire tagliando tutto il possibile, e intanto è arrivata la terza bimba… taglio dopo taglio sono arrivato in questa posizione di “privilegio” che si traduce in un lavoro solitario (o meglio eremitico), un ambiente di lavoro totalmente virtuale, e priorità sempre ai bimbi… tempo fa in certi momenti era un problema persino fare una telefonata di lavoro, difficile sembrare professionali con un coro di bimbi in sottofondo.
    Credete che ci siano molti papà (o mamme) disposti a fare una scelta del genere?
    Considero un privilegio avere del tempo da passare con i miei bimbi, non tutti la pensano come me, raccolgo spesso sguardi di compassione quando spiego che mia moglie è al lavoro e io sono da solo con i tre uragani.
    Solo per puntualizzare perchè mi pare che la parola “privilegio” abbia portato un po’ fuori strada.
    Insomma io capisco che ognuno è libero di tentare di realizzarsi, fare carriera, fare un lavoro stimolante, ecc. ecc. Noi, con tre figli ci siamo trovati a dover rivoluzionare la nostra vita, e se oggi mi sento fortunato visto che perdere la maggior parte del lavoro si è rivelato in realtà una benedizione, non mi sono sentito così, quand’è successo.
    Tornando in tema, mi sembra assurdo auspicare che i bambini non abbiano i tre mesi estivi di pausa. Mandarli a scuola con questo caldo mi pare una tortura, non siamo nel nord europa, e anche aspettare aiuti dallo stato mi pare un’utopia fino a che non facciamo piazza pulita dei cialtroni che abbiamo messo a rappresentarci.
    Bisogna organizzarsi tra cittadini, sì … l’arte italica di arrangiarsi, quella che ci rimane, la devono mettere in opera gli adulti, non i bambini.

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    • @marcello si però torniamo sempre a bomba. Te evidentemente in seguito a mille sacrifici e privazioni ti puoi permettere (o se preferisci hai scelto) di stare a casa con i tuoi figli 3 mesi l’anno. Ma quelli che non hanno questa fortuna che fanno? Come se la cavano? poi mi sembra che tu continui a partire dall’assunto che sia meglio per i bambini farsi questa lunga pausa estiva, e questo aspetto lo stiamo mettendo in discussione, perché non sembrerebbe essere il caso. Ecco, ti inviterei a riflettere anche su questo aspetto e uscire dal binomio “genitori cattivi”-“tate straniere” nel quale mi sembra ti sei andato ad incastrare.

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  9. Ancora una considerazione, che mi è venuta in mente leggendo i vari commenti.
    Un altro problema è che noi genitori, passato il periodo dell’urgenza, ci dimentichiamo dei problemi.
    Ad esempio, l’inserimento lento alla materna dei miei due figli è stato drammatico per me: ferie e permessi che non bastavano mai, nonni lontani, marito con orari di lavoro impossibili … Ma adesso è passata e mi rendo conto che, purtroppo, non lo considero più un mio problema e quando qualcuno ne parla, non ci presto attenzione.
    Lo stesso succederà per le vacanze estive: tra qualche anno i miei figli potranno stare a casa da soli e quindi non avrò più il problema delle lunghe vacanze estive e quindi non cercherò più di risolverlo.
    Questo secondo me succede anche nelle “alte sfere”, dove questi problemi andrebbero affrontati e risolti. Ma probabilmente chi potrebbe prendere in mano la cosa, non ha l’urgenza di trovare una soluzione e le cose rimangono così come sono, perché è più facile non cambiarle.

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  10. il mio super papà ha centrato il punto completamente per me. un conto sono le visioni e le scelte personali tutte legittime, un conto è il nucleo di valori intorno ai quali si deve organizzare la società per adulti e bambini INSIEME a partire in primo luogo dalla maggioranza delle persone che privilegiata non è e aggiungerei in secondo battuta ANCHE per tutelare le diverse scelte personali. ma se io sono in difficoltà e arranco, arranca anche mio figlio e i margini di scelta presente e futura sia per me sia per lui si restringono inevitabilmente.

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  11. Sì, solo che stanno tagliando servizi dappertutto, figuriamoci se mettono fondi per centri estivi di alta qualità. Purtroppo non vedo una vera soluzione che arrivi dallo stato, credo invece, e a malincuore, che l’italica arte di arrangiarsi vada quanto mai affinata per i prossimi anni.
    Il vero quesito è: che cosa posso fare io, da solo, per vivere più felicemente? Il fatto che non si possa far conto sui servizi pubblici, se non sporadicamente e in casi fortunati, mi pare abbastanza assodato, purtroppo!E mi sembra dunque un bell’esercizio intellettuale quello di prevedere di spalmare le vacanze nel resto dell’anno scolastico, quando poi i figli sono sempre e solo della famiglia, mai della società e la famiglia deve fare le capriole per incastrare la prole da qualche parte per il tempo libero.

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  12. Mi fa piacere che si riporti il problema nei termini corretti. Io, come molti, non devo scegliere tra mirabolante carriera, auto aziendale, privilegi… e vita di famiglia. Cerco, senza peraltro riuscirci, di arrivare alla fine del mese. Una soluzione possibile: d’estate si organizzino corsi di lingua di altissimo livello, laboratori didattici integrativi di qualità. Ma a prezzi accessibili, cofinanziandoli magari risparmiando un po’ sugli stipendi di chi per due mesi e mezzo non lavora. Così chi non può sarà compensato con strumenti per potersi un giorno permettere casa al mare, vacanze in montagna, ecc…

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  13. Credo che ognuno possa scegliere di fare e gestire il tempo, la carriera, il presente e il futuro come vuole, ma questo lo può fare anche dentro una società che cerca di cambiare, di tener conto soprattutto di chi non ha la possibilità di scegliere (quanti sono costretti a lavorare in due per tirare alla fine del mese, mica per pagare una tata o fare tre mesi al mare). Un conto sono i valori e le visioni personali: tutte hanno un dignità legata a scelte e storie personali. Diverso è riflettere, in maniera oggettiva, come propone il “post d’ingresso” sul costume italiano delle vacanze lunghe con tutte le conseguenze che determina (o non determina per chi ha il privilegio di potersi gestire il tempo in assoluta tranquillità). Se guardo alla mia esperienza sono fortunato: nonni a supporto, lontani e vicini, possibilità di ferie intrecciate con mia moglie. L’estate vola, magari non sempre come la desisderemmo, ma non ci possiamo lamentare. Ma se osservo attorno a me, conosco molte famiglie simili a quelle di Chiara, senza molte possibilità. Ma una società giusta (per adulti e bimbi insieme) su quali modelli deve costruirsi? Sui fortunati, i privilegiati o su chi (e sono la maggioranza) ha maggiori difficoltà? I due o tre mesi estivi completamente liberi sono specchio della vita o solo di un’impostazione didattica consolidata? I bambini hanno bisogno di tempo libero o di tempo in famiglia? Non so rispondere a tutto, ma il senso di disagio che mi generano queste questioni mi fanno pensare che non tutto è al posto giusto. Le guide del nostro paese (notoriamente giovani e pratiche di vita quotidiana) hanno estromesso una generazione e da causa di molti mali che ci circondano pretendono di risolverli con ricette formalmente inecceppibili, ma socialmente distoniche.

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