Un parto non si dimentica

Serena: “Però questo mese un post sul racconto di un parto ci vuole. Scrivilo tu”
Silvia: “IO??? Ma sono passati più di 7 anni, non mi ricordo quasi nulla e poi è stato un parto banalissimo!”
Serena: “Io un parto l’ho già raccontato qui, quindi ora tocca a te. E poi è questo il punto: dimostra che il parto non si dimentica, anche se non è successo niente di particolare. Ogni parto è uguale a tanti, ma assolutamente unico. E poi, come tutte, lo avrai raccontato alle amiche con figli, a tutte quelle che dopo hanno avuto figli, a sconosciute neomamme ai giardinetti, a tutti i parenti, insomma, potrai raccontarlo un’altra volta, no?”.
Silvia: “Tu dici?… Allora provo…”

Il mio è stato un buon parto.
Ora, ripensandoci a più di sette anni di distanza, mi ricordo tanti particolari e ben poco della visione d’insieme. Sarà che la partecipazione emotiva è tanta, anche quando ti senti ben razionale e piuttosto tranquilla, come mi sentivo io e così quello che resta sono solo le immagini più dense e palpabili.
Mi ricordo frasi, immagini sparse, momenti, più che una vicenda nel suo insieme.
Eravamo alla 41a settimana e tre quarti… insomma, un giorno dopo e lo avremmo dovuto sfrattare con un’ingiunzione. Quello che mi sono domandata spesso è: ma perchè uno che per 9 mesi non ha dato un calcio decente, si è fatto vivo a malapena con qualche sfarfallio, praticamente non si è mosso e si è chiuso a riccio ad ogni ecografia, è rimasto lì dentro finchè non siamo andati a tirarlo fuori con le buone o con le cattive…. poi, una volta uscito, non si è più fermato per i successivi 7 anni?
Finora una risposta non l’ho trovata e, col tempo, sto decisamente dimenticano anche la domanda. Ma tant’è, quasi alla fine della 42a settimana era decisamente ora di uscire.

Tarda mattinata, monitoraggio… Basta: c’è un posto in reparto (wow! Agognato posto nel reparto strafigo!) e comunque dovremmo convincerlo a uscire. “Signora si faccia portare la valigia, andiamo a partorire”.
Primo metodo per convincere un neonato a uscire allo scoperto: rompergli le acque. Come si fa? Con i ferri da calza!!! Sì, esatto, è così: arriva un’ostetrica, apre una bustina sterile e tira fuori, come fosse un grande grissino nel pacchettino monoporzione, una specie di ferro da calza in legno e lo usa proprio per bucare e far uscire le acque…
Quando al corso pre parto vi dicono che, in caso di rottura delle acque, potete anche non correre in ospedale, perchè comunque c’è tutto il tempo di andarci con calma, sappiate che è assolutamente vero! Anche così, nessun cenno di movimento verso l’uscita: per lui era solo bassa marea… Intanto si è fatta sera tardi…

E così non resta che l’ossitocina. Brutta parola… L’ossitocina provoca le contrazioni. Ecco, no, non proprio. L’ossitocina provoca un’unica contrazione ininterrotta, senza pause per riprendere fiato. Una contrazione artificiale, che quindi non ha il ritmo di quelle naturali: non è gradata e non è cadenzata. Quindi insomma, fa un male cane. Ecco, quel momento me lo ricordo proprio con poca simpatia.
Sento fuori dalla porta: “Dottore’, je chiedo se vòle l’epidurale qui alla signora?” (gli ostetrici sono molto professionali, ma questo era proprio di Roma!). Sì, sì, sì, epidurale por favor!
“No” Oddio come no… “No, che glielo chiedi a fare, certo che la vuole, sta scritto qui che è d’accordo e con quella botta di ossitocina che le abbiamo dato l’epidurale la vuole di sicuro, te lo dico io!”. Santa donna, ginecologa e sicuramente madre, anche il fiato mi hai fatto risparmiare: hai ragione, certo che la voglio! Dai, chiamate l’anestesista.
L’anestesista si materializza nella sua deliziosa felpina di pile blu da turno di notte in pieno inverno: rapida e sicura, con una manina delicata, infila l’aghetto come nulla fosse e voilà… Dopo un po’ tutto diventa magicamente sopportabile! Il dolore resta, le contrazioni restano, le sensazioni restano. Ma tutto si abbassa di un tono, tutto perde il tono disperante: c’è, ma si sopporta. E allora, a quel punto, è proprio il caso di mettercela tutta! Ragazzi, facciamo presto, che qui c’è qualcuno che deve nascere: mettiamoci lucidamente a spingere con convinzione!

Il bello di questo ospedale è che non ha né sala travaglio, né sala parto, ma stanzette personali destinate ad accogliere le partorienti e i papà, dal travaglio alle due ore successive al parto. Insomma, fin dal corso pre parto, mi si decantavano i benefici della privacy e dell’intimità…
Il mio però, si dimostra da subito un parto affollatissimo. L’ospedale è anche sede della facoltà di ostetricia e quindi a me tocca, fin dal momento della rottura delle acque: un’ostetrica titolare, una tirocinante del terzo anno e una tirocinante del secondo anno (e siamo alle prime 3 persone). Ognuna dà ordini all’altra in scala gerarchica: l’ostetrica impartisce istruzioni alla tirocinante, la quale, per sentirsi importante, devolve una parte dei suoi compiti alla tirocinante più giovane… Ok, fate pure, del resto sono un parto semplice, se non imparate su di me… da qualcosa dovrete pur cominciare… Nel momento clou si fa viva la ginecologa (quella di cui avevo solo sentito la voce angelica che dava l’ok all’epidurale), ma dato che giù in pronto soccorso pare che non ci sia gran movimento, un’altra ginecologa di turno chiama al telefono e chiede di poter salire, se c’è un parto in corso, perché ha con sé una specializzanda alle prime armi che vorrebbe tanto assistere. Così salgono su entrambe. Ora ci sono 6 persone…
Insomma, ci sono sei giovani donne che fanno conversazione, commentando amabilmente il mio parto. Ragazze, volete un tè, pasticcini o meglio dei pop corn?
Fortunatamente, questo mi vale una discreta serie di complimenti: ma che brava, come spinge bene! (Grazie ragazze, non vedo l’ora che vi togliate dai piedi, per quello cerco di spicciarmi!) Ma del resto, largo ai giovani, fate pure, visto che tutto va bene, ho deciso di darvi fiducia (e sono sempre di buonumore per l’epidurale – ma cosa ci mettete dentro oltre all’analgesico??)!
Ad un certo punto, dopo solo tre ore scarse di travaglio, francamente molto gestibile, sgattaiola fuori questa personcina: piuttosto carino e per niente sgualcito, neanche troppo rosso… Insomma, sembra che lui non abbia fatto nessuna fatica. Eccolo lì, sporco come poi scoprirò riuscirà a sporcarsi anche in futuro, sdraiato finalmente su di me, bello come il sole, con gli occhi aperti puntati dritti nei miei occhi e le rughe sulla fronte in un’espressione che gli è rimasta ancora oggi: ecco, questa è un’immagine folgorante, un esserino che ti guarda e sembra dire “oibò, cos’è successo?”. Niente piccolo mio, sei nato… ora comincia il bello.
A quel punto il papà (molto più provato di me, ammettiamolo) lo accompagna alla sua prima visita medica (che è un po’ la prima gara, infatti danno il punteggio APGAR, quindi è cosa da papà!) e al bagnetto, come da protocollo dell’ospedale: facciamolo sentire partecipe, mentre io mi risistemo le budella!
Per la giovane medico specializzanda pare io sia la sua prima placenta dal vivo (che emozione!) e così la mia ginecologa titolare, ad un certo punto le fa: “Come te la cavi con i punti?”. Questa domanda non mi piace… secondo voi glielo sta chiedendo così, a titolo di curiosità? NO, continua così: “Dai, fammi vedere” e le cede il posto!!!!! Ve l’ho detto, sono un parto tranquillo e comunque devo ammettere che in quel momento ho fiducia in tutto il mondo. Infatti mi chiedono se per me è un problema e mi scopro a rispondere: “Ma no, faccia, faccia pure…” La mia parte razionale sta protestando: “No dico, ma sei pazza???”. Però c’è da dire che mi è stata praticata un’episiotomia che si ricuce con DUE soli punti! Ma da dove dovevano farla cominciare questa poverina, se non da me??? Fortunatamente sento dire: “Ah però, hai un’ottima mano…” Ecco, grazie di averlo detto dottoressa!”
In effetti devo ammettere che non ho alcun ricordo di fastidio di punti nei giorni successivi: un talento quella ragazza!

Ora, tornati i due uomini di casa, ci toccano due ore di assoluta intimità e solitudine nella nostra stanzetta. Stavolta spariscono tutti: siamo nel cuore di Roma, ormai è l’alba e la finestra dà sul Tevere e sui ponti. Non mi viene in mente un posto più bello dove nascere. Io mi riposo un po’ sul letto, Andrea dorme beato nella culletta e il papà lo guarda incantato. (Goditelo: non dormirà così dal 5° giorno al terzo anno di vita! Ma per ora non possiamo saperlo e tutto è perfetto).
Già trascorse le due ore? Dobbiamo tornare nella stanza? Bene, andiamo piccoletto. Mi alzo, guardo stupita un tizio che mi viene incontro con una sedia a rotelle: e per chi è questa? No, grazie, io ho solo partorito, sto benissimo. Spingo la culletta in camera e ce ne andiamo insieme là fuori a fronteggiare l’assalto dei nonni…

Ecco, alla fine è stato un racconto lunghissimo. Qualcuno è arrivato alla fine? Allora adesso continuate voi.
Qui di seguito, nei commenti raccontateci il vostro parto: mettiamo insieme una raccolta di immagini e racconti di parti. Naturali, cesarei d’urgenza, cesarei programmati, epidurali, mancate epidurali, esperienze positive e negative. Una carrellata di veri parti per ricordarci il momento iniziale, quello in cui si dà il via.

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Tema del mese: il parto

L’epidurale e il valore del dolore

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50 thoughts on “Un parto non si dimentica”

  1. l’anno scorso di questi tempi ero nevrotica, attendevo da un momento all’altro l’arrivo del piccoletto, tutti chiamavano ma come ancora niente? e il mio umore peggiorava….adesso a quasi un anno di distanza vi posso raccontare come è andata.
    ho metabolizzato l’evento.
    la mattina del 26 dopo aver lasciato la grande a scuola sono stata accompagnata a fare il monitoraggio, l’ennessimo! ero stanca e incavolata, pensavo che anche per lui ci sarebbe stato da aspettare tanto con tutto il corteo alle calcagna, pensavo che tra qualche giorno ancora sarebbe stato il compleanano della fanciullina e che sarebbe passoto sotto tono perche il fratellino aveva deciso di nascere lo stesso giorno, insomma durante il monitoraggio ero davvero sconfortata e mi stavo sfogando con la povera ostetrica quando il battito è andato giu’ ed è stato il panico perchè in un secondo mi sono ritrovata sdraiata con la ricerca di quel battito che non si sentiva più per degli istanti che sono stati troppo lunghi. E poi il ginecologo, l’ambulanza per il trasporto in sala parto ( il monitoraggio era, per chi vive a roma, alla columbus, 300 mm dal gemelli)sempre con l’ostetrica che controllava il battito e via diretta senza passare dal ps e chiama andrea al telefono per dirgli di venire senza farlo preoccupare troppo e l’ostetrica che continua a dire a tutti che io ero medico, perchè si sa’ che lecomplicanze succedono ai medici o ai parenti dei medici……
    e tante infermiere , anestesisti, ostetriche tutti intorno a me per vedere che era successo..il parto non era aperto , le settimane erano 41 i giorni 3 e il battito era ripreso e il cesareo d’urgenza scongiurato.
    intanto è arivato andrea a tenermi la mano , bianco come un lenzuolo e io che tremo come una foglia per lo spavento ma sembra tutto tranquillo al momento.
    i mie pensieri sono lugubri, il mio piu’ grande timore è una paralisi cerebrale infantile da sofferenza perinatale .
    nel pomeriggio mi rivoltano come un pedalino e trovano un giro di cordone si pensa attorno alla spalla, il ginecologo visto il tempo, visto che sono una collega e che il giro c’è decide di fare lo stripping o scollamento delle membrane per avviare il parto sulla minima dilatazione presente. questo alle 19, alle 20 cambia il turno , passano il giro visita in sala parto e la ginecologa mi rompe le acque. alle 21e 15 il piccolo è nato, l’epidurale non c’è stato tempo di farla, o meglio l’abbiamo fatta ma non ha fatto in tempo ad agire. il dolore è stato tanto ma la felicità di averlo tra le braccia è stata inmensa.
    forse questa avventura è stata la peggiore della mia vita ma adeso lui è qui che mi tiene la mano ancora mezzo addormentato. ancora non parla ma già quasi corre…ed è sano!!!!!! tra qualche girno compierà un anno.

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  2. il mio triste ricordo… 8 ore interminabili di travaglio, la gioia che di lì a poco avrei conosciuto la mia bambina dandole la vita,… e invece di corsa in sala operatoria per cesareo d’urgenza perche tutto ad un tratto la mia bimba ha smesso di muoversi… da quel punto in poi mi ricordo solo paura, dolore… tanto dolore.. lacrime perche non riuscivo a tenere in braccio la mia piccolina per i punti che sembravano lacerarmi la pancia e poi la febbre che nn andava via, la vena rotta dagli antibiiotici, gli ematomi da eparina… erano i giorni piu importanti per la mia piccolina ed io non mi sono potuta occupare di lei come avrei voluto… non è questo che avevo sognato per lei e per me come nostro primo incontro.. dio mi perdoni per quello che dico ma non voglio piu altri figli

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  3. Eccoci, ci provo anche io!

    Il parto di Mia, la mia prima (e a tutt’oggi, domani chissà) unica, adorata, figlia.

    Notte del 17 maggio 2009, (39+6) mi sveglio di soprassalto perchè sento dei doloretti alla pancia (panciooone), guardo la sveglia 3.08. Vabbè mi dico, ci sta tutta, domani finisco le 40 settimane…resto calma (e sveglia) ma senza svegliare il socio che se la russava beatamente, altri doloretti, un pò più forti, guardo la sveglia 3.28, passati 20 min, vabbè…resto lì ed inizio ad impanicarmi…ma tutto passa, altre fitte un pò più rognosette…solita sveglia 3.48…tò altri 20 min…mi alzo, penso sia meglio andare in bagno a vedere che succede…(il socio sempre zzzzzzzzzzzzzz), nulla nn succede nulla a parte che faccio fatica ad infilare le ciabatte lasciate a terra la sera prima perfettamente indossabili invece in quel momento erano diventate strette…(i piedi gonfi…forse??). Insomma nottata passata così, contrazioni più o meno regolari e che tendevano ad avvicinarsi. La mattina alle 8 si sveglia il futuro (riposato) padre, gli racconto della nottata insonne e visto che i dolori continuavano (consumavo il pavimento salone-camera-camera-salone) alle 9.30 decidiamo di andare in ospedale (con tanto di borsa pronta da circa 2 mesi, prevenire è meglio…), arriviamo, entriamo in pronto soccorso, spieghiamo la situazione e mi portano subito la carrozzina ed io “ma dai, ce la faccio..nn serve” e l’infermiera “signora mmmhhh nn è ancora il momento allora…” arrivo in reparto, visita (dolorosa) e dilatazione 2 cm circa, mi rimandano a casa dicendo che sarebbero passate ancora tante ore, torniamo a casa, ricomincio la passeggiata salone-camera-camera-salone ma trascinandomi, respirando come un’affamata di aria, dolori sempre più forti e vicini, alle 12 di corsa in ospedale (eravamo venuti via 2 ore prima!!), entro in pronto soccorso gridando “una carrozzinaaaaa” entra l’infermiera di prima, che con aria tra il divertito, e il “e qua t’aspettavo!” mi porta in carrozzina su in reparto, visita di corsa, dilatazione 7 cm, altrettanto di corsa a cambiarmi e voliamo in sala travaglio, il tutto abbastanza calma ma col socio che tramava. Da qui in poi non so raccontare molto, è tutto come ovattato, ho ricordi di dolori molto forti, di medici che andavano e venivano per controllare, dell’ostetrica (bravissima) che mi assisteva in tutto, gestione delle spinte in primis, le mie urla (io non urlerò mai, avevo sempre detto) e del socio che mi asciugava il sudore, mi incitava a respirare, mi accarezzava (è stato fondamentale averlo vicino, sono strafelice che ci fosse). Verso le 17.00 mi portano in sala parto, mi effettuano l’episiotomia perché la bimba non riusciva a scendere causa cordone intorno al collo e possibili danni che questo stava causando al suo battito cardiaco ed alle 17.08 ecco che con un’ultima forte spinta nasce la mia bellissima, meravigliosa, creatura. In attimo svaniscono i dolori, è come se mi si fosse riaccesa la luce…me la mettono sulla pancia e mi accorgo di quanto sia bella, il suo pianto è stata la musica più estasiante che abbia mai sentito. In quel momento ho capito cosa fosse la felicità allo stato puro. Ero una mamma, lui era un papà e quella gioia tanto attesa era arrivata a cambiarci la vita e a renderla incredibilmente migliore.
    Ho un ricordo del parto fantastico, ma la sensazione unica, strepitosa, paragonabile a null’altro, è stato sicuramente l’attimo in cui è uscita…eravamo un’unica cosa e in un attimo lei era una persona a sé, decisamente i secondi più belli della mia vita. Grazie di esistere polpettina di mamma. (domani compie 2 anni auguriiiii amoreeee)

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  4. Beh, dopo la storia di Massimiliano il mio e’ stato un normalissimo parto naturale, ma per noi una grande avventura dopo il primo cesareo.

    Domenica scorsa festa di compleanno del grande. Lunedi mattina acque rotte alle 4. Come col primo la ilatazione perte alla grande, ma questa volta ci sono anche le contrazioni,evviva!!! Solo l’ultima ora ho avuto bisogno di ossitocina per aumentare le contrazioni. Il mio compagno dice di no, ma io sono convinta di aver ululato tutto il tempo…Le ostetriche sono state fantastiche e mi hanno consigliato tutte le posizioni piu’ adatte per aiutare la gravita’, ma lasciandomi libera di fare quello che volevo (scappare…..). Poi in quattro balletti la ranocchia e’ sgusciata fuori, me lo hanno dato all’istante e non c’e’ stato che lui, ce lo siamo beatamente coccolato qualche oretta in sala parto. Adesso e’ qui di fiamco a me che se la ronfa beatamente….

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  5. Massimiliano… roba da brividi: di panico, di emozione, di freddo, di qualsiasi cosa… ma da brividi!
    Complimenti per lo “srotolamento” efficace. 🙂

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  6. e se il parto ve lo racconta un papà?
    sarò schematico.
    siamo al secondo.
    è notte.
    è agosto.
    ed evidentemente diluvia.
    il primo dorme nel suo letto. ha tre anni.
    alle due apro gli occhi e la mia compagna non c’è.
    mi alzo, è in soggiorno che cammina. dico, ci siamo?
    le è diretta, dice no.
    va bene. mi metto tranquillo.
    contiamo il tempo tra una contrazione e l’altra.
    in effetti, c’è tutto il tempo.
    almeno così pensavo.
    però abbiamo i nonni distanti almeno 30 minuti di macchina, e piove forte.
    decido di chiamare ugualmente.
    tempo dieci minuti e la mia compagna dice, ma dove c…. sono i tuoi?
    li richiamo, dicono che sono sotto casa, bene.
    lei esce in terrazza a prendere le scarpe. si ferma di scatto, mi guarda e dice, si son rotte le acque.
    inizio ad agitarmi. sono euforico ma anche impaurito, tutto sta procedendo troppo velocemente.
    quando entrano i miei lei fa fatica a muoversi. io scendo a prendere la macchina e dico a mio padre di accompagnarla.
    saliamo e le contrazioni sono sotto i tre minuti.
    lei urla, ovviamente.
    io faccio i duecento in tangenziale, ovviamente.
    arrivati a mezzo chilometro dall’ospedale, lei mi dice che non resiste più.
    decido che comunque bisogna arrivare in ospedale.
    una decisione dovevo pur prenderla.
    arrivo in macchina davanti all’entrata del pronto soccorso di ostetricia. scendo di corsa. l’aiuto a scendere. entriamo nell’atrio. urlo alla portineria di chiamare un medico.
    ma lei dice, sento la testa.
    le urlo di sdraiarsi, ma lei dice che non può.
    guardo sotto la gonna e vedo la testa di giacomo già completamente uscita.
    lei era lì in piedi, sullo tappetino d’ingresso dell’ospedale.
    una spinta e io lo prendo al volo.
    urlo MA NON E’ UN C…. DI PRONTO SOCCORSO QUESTO? DOVE C… SONO I DOTTORI?
    ma poi mi accorgo che il bimbo non respira perché ha il cordone tutto arrotolato attorno al collo.
    così decido di far qualcosa. trovo il verso giusto e gli libero il collo.
    lo squoto delicatamente, e il bimobo inizia a piangere.
    sua mamma si china e mi abbraccia. non ci crederete ma mi dice, mi dispiace.
    ci abbracciamo.
    aspettiamo almeno cinque minuti.
    poi arrivano tre infermiere con una barella.
    dicono in coro, eeeeeeh, ma è già nato!
    prendono madre e figlio e li portano via.
    io resto lì. in un ospedale deserto. fradicio. esausto. solo.
    come david dopo aver ucciso golia.
    ecco.
    la mamma continua a dirmi che è stato un parto bellissimo.
    non credo.

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  7. vorrei raccontare anch’io la mia esperienza, ho due bimbe, ergo, due parti, il primo abbastanza nella norma (ammesso che ci sia una norma, ogni parto è a sé), avevamo scelto un ospedale in cui si praticava il parto attivo, senza epidurale, ed avevamo avuto la fortuna di avere la famosa “stanza rosa”, arredo in legno, pareti rosa, piscinetta per il travaglio (è un ospedale pubblico, non privato), non è stato tutto così naturale come speravo (evidentemente avevano fretta anche lì perchè mi hanno stimolato con l’ossitocina) ma è andata bene, ho partorito carponi, su un materassino, e, a parte qualche punto nessun problema. il secondo parto è stato ancora più naturale, ho contattato un’associazione di ostetriche per il parto domiciliare, ed essendo stata una gravidanza regolare (doppi controlli, in ospedale quelli classici più le visite a casa dell’ostetrica che mi avrebbe seguito a casa) ho potuto realizzare il mio sogno: la mia seconda bimba è nata in soggiorno, nella piccola piscina portata dall’ostetrica, con i miei ritmi, i miei tempi, gestendo il travaglio con calma (e soprattutto senza nessuno intorno, a parte l’ostetrica e il mio compagno), a casa mia… meraviglioso. ovviamente è stato tutto molto professionale, e nel caso fosse servito sarei stata accompagnata all’ospedale, ma non è servito, è andato tutto così perfettamente liscio che ho dovuto solo godermi il nuovo arrivo e presentarlo alla mia prima bimba (arrivata un’ora dopo, era con i nonni), niente punti, nessuna fretta, tante, tante coccole e tanta emozione!

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  8. mha, leggendo un pò di post mi rendo conto davvero che ogni parto è diverso e che, soprattutto, ogni donna è diversa! @adriana: non so come hai fatto a fare sonnellino/doccia/colazione durante il ravaglio! io n’altro poco non riuscivo a camminare dal dolore! e vabbè, anche queste sono fortune 🙂
    cmq anche a me sembrava di perdere i sensi, o meglio ancora di addormentarmi tra una contrazione e l’altra!

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  9. Giulia è nata che succhiava il pollice, come a dire che tutto sommato non era così stressante il viaggio per lei. E francamente anche per me non è che sia stato poi tutto sto’ gran fare. Le contrazioni sono cominciate alle sei del mattino, dopo una notte con dolori intermittenti. Il travaglio l’ho fatto a casa, cosa che consiglio a tutte le primipare. Ho fattto un sonnellio, camminavo, ho fatto la doccia, mi sono asciugata i capelli, ho fatto colazione, poi sono partita verso le 10.30 vs l’ospedale. Ero dilatata di 5 cm. Doloroso sì, ma nemmeno poi tanto. IN SAla perto ho messo il cd di renato zero e tra una contrazione e l’altra perdevo i sensi, mentre mio marito mangiava la cioccolata. Ho strappato i capelli al gine quando mi ha detto di cominciare a spingere, ed ho urlato a mio marito che poteva andare a quel paese che un figlio non lo facevo più. Una goduria davvero. Con mezza testa di giulia fuori ho camminato fino al lettino con le staffe…e vai di samba. Tre spinte e mi si sono rotte le acque, alla quarta lei è uscita. SOLLIEVO. Il dolore vero io l’ho provato quando hanno dovuto far uscire la placenta. Ho urlato come un’invasata e per poco non davo una craniata all’ostetrica. Mamma mia…no no, il parto non si dimentica…MAI.
    Ah, sono già al 7 mese e tra poco più di 2 mesi nascerà Aurora.

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  10. L’11 NOVEMBRE SONO DIVENTATA MAMMA

    Che dire…da dove posso iniziare..potrei raccontare i dettagli, e’ si, anche le emozioni, ma le emozioni non si possono descrivere bisogna provarle.
    alle 8 mi sono svegliata con contrazioni poco dolorose ma regolari,avevo un impegno con papa’ che non ho disdetto anzi ho fatto finta di niente e siamo usciti.
    Verso l’ora di pranzo si sono rotte le acque, avevo invitato un amica a pranzo l’ho chiamata per avvisarla che stavamo andando in ospedale e li mi ha raggiunto.
    Avendo superato le 41 settimane quel giorno mi sarei dovuta comunque ricoverare, ma Tommaso ha deciso di nascere prima e farci una bella ed inaspettata sorpresa.

    Andrea e Vanessa, la mia amica, erano con me e ogni volta che avevo una contrazione mi escludevo dalla conversazione per fare profondi respiri. Inizialmente mi guardavano preoccupati, ma poi, forse nel tentativo di tranquillizzarmi, hanno iniziato a far finta di niente.
    Alle 17.30, terminato l’orario delle visite (era passata anche mia madre che non riusciva a far finta di niente) le contrazioni hanno cominciato a farsi più intense. E cosi’ eccomi sola soletta a rigirarmi nel letto.

    Alle 19.30 Andrea era di ritorno ed io non ero esattamente come mi aveva lasciata ma, dolorante e un po’ insofferente. Di li a poco l’ostetrica ha deciso di visitarmi e mi sono ritrovata a correre verso la sala parto. Le contrazioni diminuivano ma l’adrenalina cresceva ed era troppo tardi per l’epidurale di li a pochi minuti sarebbe nato.

    La presenza di Andrea e’ stata essenziale solo sentendo la sua voce che mi dava la carica ho iniziato a spingere sempre più’ forte. Dopo parecchie spinte a causa di un cordone ombelicale corto che faceva lo yo yo, finalmente usci’ la testina e poi tutto il resto. Erano le 20.37.
    Tommaso e’ nato piangendo e incavolato nero!
    Ecco arrivare i nonni e gli zii all’inizio da me poi, non appena Tommi fu messo nella nursery, tutti per lui!
    La notte non ho chiuso occhio, non credo si dorma mai la notte successiva al parto soprattutto se la tua vicina di letto russa!

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  11. Be, credo sia la prima volta che parlo del mio parto… avendo avuto tre gemelli nessuno mi ha più filata da dopo la nascita e quindi nessuno era veramente interessata a me quanto a sapere dei bimbi 😀 a parte il maritino.
    […]

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  12. Anche su questo mi rendo conto di essere stata molto fortunata. Nell’ospedale dove ho partorito, durante il corso preparto, ci sono state illustrate molte posizioni possibili, ci è stato consigliato di sperimentarle nell’ultimo periodo della gravidanza, per verificare se ne sentivamo una più congeniale e ci è stato assicurato che avremmo potuto partorire in qualsiasi posizione desiderata. Avremmo potuto cambiare posizione anche durante il travaglio, dato che i letti erano quelli “trasformabili”, oppure avremmo potuto partorire in piedi o accovacciate. Le ostetriche erano tutte preparate ad assistere il parto in ogni posizione.
    Anzi, consigliavano il parto accovacciato.
    Per il consenso all’epidurale o comunque all’anestesia, secondo me, è comunque opportuno darlo prima, per non dover pensare anche a quello in un eventuale momento di urgenza. Tanto si può sempre non chiederla durante il parto. Comunque il colloquio con l’anestsista e la firma dei moduli di consenso non erano obbligatori, solo consigliati.

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  13. Ciao Miriam,
    non vorrei sbagliare ma credo che l’esame anestesiologico e la firma siano richieste comunque per un’eventuale anestesia da cesareo – cioè la cosa non riguarda solo l’analgesia epidurale.
    Poi non credo che sia legale obbligarti a nulla, certo è che si presume che un laureato in ostetricia ne capisca di piu’ della donna che partorisce su alcune dinamiche… eppure: leggevo una ginecologa lamentarsi del fatto che nel suo ospedale considerano “da alternativi fricchettoni” o addirittura “poco dignitoso” far partorire in posizioni diverse dalla litotomica!!!

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