Un papà stratosferico? No, solo Stratobabbo

Lasciatemi esprimere la mia più viva e vibrante soddisfazione per il fatto che oggi vi presento un blog che c’entra col tema del mese… Stratobabbo è il blog di Gaetano, aka El Gae, papà di 3 figli arrivati in 15 mesi (sì, due sono gemelli), e marito innamoratissimo di “Silver”: lui, da vero musicista, chiama la sua famiglia “The Crew”.
Io sono rimasta conquistata dalla sua ironia e dalla sua sensibilità, seguo con curiosità la costruzione della casa della Stratofamiglia, mi commuovo quando rileggo di un blues che non c’entra con la musica.

Molte colleghe blogger ti conoscono e già ti apprezzano per i tuoi post e i commenti pungenti che lasci nei vari blog. Vuoi presentarti a chi ancora non ti ha letto?
Mi chiamo Gaetano, ho 38 anni e sono vicentino. Sposato dal 2005, ho tre figli di massimo tre anni e un amore appassionato per la chitarra; amore non ricambiato, visto quanto male riesco ancora a suonarla dopo tutti questi anni. A differenza di quello che pensano in molti “Stratobabbo” non significa babbo stratosferico (non sono così presuntuoso) ma è l’unione di Stratocaster (la mia chitarra) e Babbo.

Ci sono moltissimi blog di mamme e pochi di papà: perché secondo te? Che rapporti ci sono tra voi daddyblogger?
Parto dal perchè ho aperto il mio blog: eravamo in un momento di grossa fatica. La gestione di tre figli piccoli ci assorbiva completamente e i momenti di affanno erano tanti. Il blog, per me, è stato il mio modo di buttare fuori le tossine, di imparare a scherzarci su. Raccontarsi serve.
Con il blog mi sono educato a scherzare sul cestino dei pannolini sempre pieno (il famoso merdamix), sulle difficoltà di addormentamento e di sonno in genere, sulla macchina perennemente carica di passeggini, cambi di vestiario, seggiolini, sulla casa che, tra cibo sparso e giochi per terra, sembra un serraglio per le galline, sulla drammatica consapevolezza che non sei più tu a decidere praticamente nulla del tuo tempo…
Può darsi che questo affanno sia ancora tanto femminile e, di conseguenza, le mamme si gettano sui blog. Ma può anche essere semplicemente una questione di diverse sensibilità. Un maschilista direbbe che le donne hanno più tempo da perdere 😉 (e noi gli spezzeremmo le gambe, n.d.r.)
Non ho molti rapporti con altri daddyblogger (non è nemmeno facile trovarne). Ma ce ne sono un paio che leggo volentieri.

Quando un uomo si occupa dei suoi figli “come farebbe una mamma” viene definito (o, peggio, si autodefinisce) “mammo”. Quanto odi questa parola?
La considero così poco rilevante da non arrivare neppure ad odiarla. Credo che la parola Papà sia più che sufficiente.

Su GC si è parlato molto in questo mese di congedo parentale per i papà. Come avete gestito in famiglia la possibilità per entrambi i genitori di godere del congedo per maternità?
In realtà noi siamo un caso limite. Mia moglie non poteva godere della maternità perchè assunta con un contratto a progetto. Con i gemelli ho fatto qualche mese a part time usufruendo di una parte della paternità. Questo ha permesso a Silver di prepararsi per un concorso, passarlo ed essere assunta a tempo indeterminato. Credo che senza la necessità legata al concorso non avrei preso in considerazione lo stacco dal lavoro. Col senno di poi mi pento di non averlo fatto anche con la prima paternità. A onor del vero, per una serie di motivi, la mia possibilità di sganciarmi totalmente dal lavoro è abbastanza limitata ma, fortunatamente, faccio parte di un’organizzazione molto sensibile a queste tematiche ed i colleghi hanno cercato di facilitarmi in ogni modo.

Hai una visione molto moderna della gestione dei figli da parte dei genitori: perché secondo te continua a resistere invece la separazione netta dei ruoli tra mamma e papà?
Purtroppo credo di non avere una risposta precisa a questa domanda. Io sono cresciuto con l’esempio di mio padre che è sempre stato molto “moderno”: ha sempre fatto la spesa, se serve riassetta casa; da piccoli ci caricava in macchina e ci portava al cinema o in piscina, andava a parlare con i professori. In una parola: “c’era” (c’è ancora, a dire il vero). Penso che chi arriva da famiglie più “tradizionaliste” debba prodursi in uno sforzo maggiore del mio. Ma anche le donne devono metterci la loro parte, fare da specchio ai propri compagni, stimolarli a crescere. Credo sia soprattutto un’educazione da dare ai propri figli, maschi e femmine. Non è facile cambiare la cultura, i modi di pensare e di strada da fare ce n’è ancora tanta.

– di Chiaradinome

Prova a leggere anche:

Previous

Il rifugio dei papà

Papà si prende il congedo

Next

29 thoughts on “Un papà stratosferico? No, solo Stratobabbo”

  1. Stratobabbo grazie della bella intervista! 🙂 Una domanda: da bambino ti è mai sembrato che tuo papa’ ti volesse più bene di quanto succedesse ai tuoi coetanei con i loro padri?

    Reply
  2. “E’ uomo ma con gli attributi e ce la fa” grande Daniela, mi dico che è questo il messaggio da passare 🙂 Le parole sono importanti

    Reply
  3. Conoscevo già STRATOBABBO e niente volevo dire che la cosa della chitarra stratocastor l’avevo capita, cioè me l’ha spiegata mio marito chitarrista pure lui.
    Splendida intervista, splendida persona. baci

    Reply
  4. Bello! L’articolo dico, poche parole ma superefficaci!

    Per i calci in… beh, io ho un marito alfa da famiglia tradizionale, però non ho mai mollato, ho urlato a volte, alzato bandiera bianca altre (poche, sono guerrigliera 😛 ), malignato, ironizzato, insomma, lui devo dire che la buona volontà ce l’ha messa, un po’ dietro richiesta, ma devo dire che non mollare ha aiutato a creare una famiglia non paritaria ma equilibrata (ebbenesì, lui ancora fa il cambio dell’olio all’auto e io stiro… Però per il resto, fa il papà, e non il mammo che mi irrita).

    Come? Levandomi di torno. C’è da preparare la pasta. “amore assaggi?” “Anche no, hai la bocca”. Io non assaggio. Vabbene. Ecco, scotta, stracotta, prima o poi impara. Anzi no, 11 anni di matrimonio e non la sa assaggiare, ma ha capito che deve aggiungere 2 minuti a quelli da confezione per averla come gli piace 🙂
    Bagnetto idem. No, non glielo faccio, mi fa paura. Tranquillo che non muore. Ho detto di no, fallo tu. Senti caro, sono 3 mesi che lo faccio io, ora sciopero, se non la lavi tu, sta sporca. Il giorno dopo ha capito che non scherzavo e ha ceduto. Inutile dire che si è divertito come un pazzo e che da allora sono suoi. Ho smesso di preparargli i vestiti (ok, però mi sono anche morsa tanto tanto la lingua quando le ho viste al parco giochi con i vestiti belli o in centro a passeggiare con quelli sgualciti… ohm ohm che tanto alle bambine non gliene frega e non le vedono con me 😀 ), i cambi (ok, una volta è uscito senza pannolini, ma non se n’è più dimenticato), i giochi.

    E poi i compromessi. Istruzioni dettagliate con dosi precise per preparare il risotto (e ormai le sa a memoria e non gli servono più), o la lavatrice (ancora passo passo al telefono, ma col tempo…).

    Insomma, pazienza ma mai mollare, tanta ironia, e poi la soddisfazione, quando ai pranzi le mogli si lamentano che “il mio non fa mai niente” e i padri che “i miei con me non vogliono dormire, e non riesco nemmeno a fargli fare i compiti”. S’illumina d’immenso a dire che è lui a metterle a nanna e a sentirmi rispondere che da noi no, si fa in due, che è uomo ma con gli attributi e ce la fa 🙂

    Reply
  5. Non conoscevo El_Gae, mea culpa, ma ho già rimediato leggendo 5 suoi post random. E’ ironico, divertente, mi piace. Non penso che sia un alieno, anche se sono ancora moltissimi quelli che intendono un compagno collaborativo come una sorte di mutazione genetica del maschio. Ne conosco diversi di papà come lui, ne ho anch’io un “esemplare” in casa. Il nostro dividere i compiti quasi al 50% ( e quel “quasi” indica che poichè io lavoro part time e la mia occupazione è piuttosto flessibile, mentre lui deve timbrare il cartellino ad orari stabiliti, per forza di cose qualche mansione in più devo ciucciarmela io) è stato un processo naturale, ci è “venuto così”, senza stare troppo a pensarci su. E’stato un rimescolare le carte automatico; probabilmente perché mio figlio è stato un bimbo particolarmente impegnativo si è sempre autoproposto per prendersene cura. Certo, talvolta ha bisogno di essere spronato perché la tendenza a sgattaiolare dai suoi compiti ogni tanto lo coglie(di solito durante le notti di luna piena, quando il livello di testosterone sale alle stelle), ma c’è. Cacchio se c’è. E non ringrazierò mai abbastanza la mia buona stella per questo.

    Reply
  6. Hai perfettamente ragione sulle piccole cose, a un certo punto, complice un qualche manuale, ho deciso di sfruttare la propensione del maschio a ‘provvedere’ (genericamente: buttandosi sulla carriera, master, specializzazione, politica, qualsiasi cosa pur di non essere a casa ad aiutare nelle ore di punta. Gli ho chiesto di fare lui la spesa, che sta pure in macchina, aveva un grosso supermercato vicino al lavoro e se faceva prima la spesa e poi partiva evitava l’ ora di punta, o quanto meno il suo peggio. Continuava così a tornarmi dopo le 20, ma almeno io avevo una cosa in meno da fare, lui il senso di contribuire in modo utile, quel tempo lo passava meno in coda e andando prima al supermercato almeno si procurava delle mele per superare il momento di bulimia in coda, invece dei mars comprati quando fai benzina. Tout se tient. Sembra una cazzata, ma in quel periodo della vita ci ha salvati dal divorzio e dall’ esaurimento nervoso. E si sceglieva lui cosa mangiare, così magari evitavo anche di pensare io alla cena, che pare niente.

    Reply
  7. @mammame a noi le carte le hanno rimescolate i figli, e ti posso dire in maniera davvero importante. Paradossalmente quanto, in certi casi, hanno inciso rendendo anche dura la nostra vita di coppia, tanto in certi momenti sono stati determinanti nel rincollare gli strappi. Poi ogni storia è a sè, perchè siamo geneticamente non programmabili e reagiamo nel tempo in maniera differente. Cercavo di dire, che in tutto questo ci vuole un pizzico di sana ironia, è necessario valorizzare quanto si riceve e non solo quello che costa fatica. Mantenere il gusto di sorridere sulle cose nella mia famiglia è un bel viatico! Non so se le nostre basi siano realmente solide, forse è proprio perchè siamo consapevoli che non lo sono proprio così tanto, cerchiamo di usare il tempo che passa per renderle sempre un po’ meno fragili.

    Reply
  8. @mammame, ti quoto in toto. Noi siamo MOOOOOOOLTO cambiati, entrambi. Gli equilibri di coppia sono totalmente saltati. La prossima volta che sento dire che i figli stabilizzano le coppie mordo.

    Reply
  9. @vittorio, sono assolutamente d’accordo che sia in atto un profondo cambiamento sugli equilibri e le dinamiche di coppia e che ci sia una nuova generazione di padri e di madri, però io vedo questa cosa come un percorso in divenire, appunto un nuovo equilibrio da costruire, come dici tu, quando lo inizi questo percorso, quando scegli dei figli, non sai davvero come si rimescoleranno le carte della tua identità e di quella del tuo compagno/a,quale riflesso avrà la tua educazione di partenza e quanto elaborerai di nuovo ed è innegabile che ci possano essere delle scosse e che possono essere anche profonde nella coppia anche se sei partito consapevole e ben equipaggiato e con solide basi, come sembrate voi.

    Reply
  10. A me sembra che le cose stiano cambiano, per predisposizione e necessità o più semplicemente perchè gli equilibri di coppia si stanno costruendo con dinamiche diverse.
    In più io sapevo già, perima del matrimonio e dei figli com’era fatta mia moglie, che certe cose sarebbero spettate a me. Se avessi pensato da subito che una ferrea divisione dei compiti fosse la conditio sine qua non della nostra famiglia non l’avrei sposata. Anche a me pesa a volte aspettare che rientri o gestirmi i piccoli da solo con anche la necessità di badare ad altro… mi incavolo, non sono di ghiaccio, ma alla fine solo un approccio diverso – di sostanziale accettazione della realtà senza recriminazioni – mi aiuta a gustare quanto vivo (viviamo)!
    Non mi sento un alieno, ma cerco di pensare al mio essere un po’ più “uomo di casa” come una risorsa e non come un limite, come una possibilità e non come una castrazione esistenziale… Il mondo ideale del 50 e 50 (o giù di lì) in casa mia non è, per ora possibile, e quindi se genero tensioni con le mie rivendicazioni non solo non cambio nulla, ma rischio di rovinare quanto di bello stiamo costruendo!

    Reply
  11. no, io volevo solo dire a mammasterdam che a ggratis e senza rischiare divorzio, no, almeno per noi è stato impottibbile.quindi notti insonni e lunga fase uno, tutta a carico della mamma. i virtuosi che avete stanato in effetti secondo me sono un pò fuori media, forse.
    per noi come ho già detto è stato fondamentale che il maschio alfa capisse che così facendo ci si porta a casa qualcosa di importante per se stessi e per i nani, come ho detto di là. poi c’è una motivazione meno elevata e più terra terra ed è come ha detto vittorio, la sopravvivenza, cioè in effetti la pressione, il non avere alternative (nonni ecce.) ed essere messi alle strette fa tanto, ahimè e in condizione estreme viene fuori la tempra…..

    Reply

Leave a Reply to la staccata Cancel reply