Tema del mese: il tempo

tempo2Uno dei cambiamenti più rilevanti da quando sono diventata madre è quello subito dal concetto di tempo, ed è stato uno dei tanti cambiamenti al quale nessuno mi aveva preparato.
In primo luogo fino a quel momento il tempo mi sembrava abbondante. Trovavo più o meno sempre il tempo per fare ciò che volevo, incontrare gli amici, andare in piscina, fare shopping o leggere un libro. Forse perché prima di avere figli si è di fatto ancora degli adolescenti, cresciuti, e in alcuni casi anche molto, ma ancora spensierati, e ci si può ancora permettere di sperperarlo il tempo, stare svegli tutta la notte a leggere un romanzo che ci piace (tanto c’è tempo per dormire domani), o finanche trascorrerlo fissando il vuoto fuori dalla finestra.
Certo c’erano i periodi di esami, in cui il tempo era poco, ma insomma, la questione tempo non ha mai occupato più di tanto i miei pensieri.

Con i figli il concetto di tempo cambia aspetto, assume un’importanza strategica, e la scansione del tempo inizia a riempire le nostre vite. A partire dalla gravidanza calcolata in settimane, un’unità di tempo fino a quel momento mai utilizzata, se non per contare l’arrivo del weekend, alla scansione delle giornate con un bebè, calcolate in termini di ore tra le poppate, o persino di minuti di sonno, e ai mesi di vita del pupo che si continuano a contare in mesi fino ai 2 anni circa (ma c’è chi continua ancora più a lungo costringendo la gente a calcoli assurdi per trasformare i 34 mesi in una unità di età comprensibile agli umani privi di prole).

Ma non è solo la scansione del tempo che cambia, cambia anche il suo utilizzo. L’incastro di impegni si fa più intenso, il tempo per se stessi sembra sparire nel vortice (con buona pace della Y di Tracy Hogg), e il tempo per gli altri che non siano i figli, diventa praticamente inesistente.

Inoltre il tempo inizia a dilatarsi o ad accorciarsi in modo non lineare.
Certi momenti sembrano non voler passare mai. E mi ricordo ancora con terrore il dover giocare con la macchinina seduta sotto il tavolo a fare brum brum per far contento il piccolo, o lo spingere a lungo quel maledetto trenino Ikea di legno, che sembrava tanto un bel gioco quando era sullo scaffale. Sono minuti, o ore, che possono sembrare infiniti.
Eppure contemporaneamente i primi anni passano così in fretta, che finché non ti ci ritrovi a guardarti indietro e ricordare con piacere quel brum brum sotto il tavolo, e i pannolini, e l’allattamento, non ti sembra possibile, e non ci credi nemmeno quando gli altri te lo raccontano.

E così visto dietro la lente di ingrandimento della genitorialità, il tempo, o la sua mancanza, diventa un’ossessione. E’ una risorsa, un bene prezioso, non solo per noi ma anche per loro. I figli. I figli che hanno bisogno che gli si lasci il tempo per crescere, ma anche che gli si conceda il tempo per essere bambini.

Tempo da organizzare, tempo per attendere, tempo per la famiglia.

Il tempo nella vita del genitore, è semplicemente lì, al centro di tutto.

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34 thoughts on “Tema del mese: il tempo”

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  2. come diceva qualche post fa super anche per me la questione tempo ( e i conflitti con i bambini che la mancanza di tempo genera e non c’è più tempo per sé e i tempi moderni, signora mia) è un po’ il simbolo dal mio essere madre. e quindi per me questo tema è proprio difficile. io condivido completamente l’osservazione di medelea sul fatto che anche prima dei figli personalmente spesso non ero padrona del mio tempo, per esempio quando lavoravo anche 12 ore al giorno oppure sabato e domenica per un lavoro che comunque avevo scelto e che mi piaceva. è vero che spesso si rimpiange semplicemente ciò che non si ha. quindi forse ha ragione Lorenzo: è tutta una questione di come ci si muove dentro il proprio tempo e di cosa si decide di avere cura. ho sempre avuto con il tempo un “rapporto compulsivo” per fare un’altra citazione da qui e mi viene in mente anche l’ottima immagine del colibrì che aveva tirato fuori silvietta mi pare anni luce fa. insomma tutto ciò per dire che avevo un pessimo rapporto con il tempo prima ed ora con i figli si sono spostate le priorità e le scansioni e ciò su cui si fa investimento di energie ma tutto è sommamente, solamente peggiorato 🙂 🙂

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  3. E invece io mi riconosco abbastanza nel commento di Medelea perché data la mia gestione del tempo pre-figlia non vedo questa differenza epocale da quando è nata. Leggendo i commenti delle mamme mi rendo conto di essere una mosca bianca e che probabilmente non ero molto “normale” prima 😉 Nella mia vita pre-figlia le notti le ho usate proprio poco per dormire, ho sempre letto, studiato, scritto con orari impossibili. Per questo nella vita “post” perfino i multipli risvegli notturni per le poppate non sono stati il trauma che sono stati per molte altre mamme. In altre parole, anche se sembrerà paradossale a qualcuno, la gestione del tempo per me è cambiata in meglio, nel senso che dovendo dedicarmi a mia figlia ho sempre sentito che in fondo quel tempo lo stavo dedicando a me stessa – e non al lavoro. Oggi sto recuperando il piacere di lavorare e se mai dovessi un giorno rinunciarci, come stanno facendo tante donne, mi mancherebbe molto.
    Insomma credo di capire che cosa vuol dire Medelea: molto se non tutto dipende dallo stato mentale con cui si affronta la gestione del proprio tempo, e soprattutto l’idea di “perdere tempo” con qualcosa che non vale così tanto la pena. Scommetterei qualcosa che se lei diventasse madre, vivrebbe un’esperienza simile alla mia.

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  4. ecco, mammamsterdam e silvietta hanno reso l’idea molto meglio, gli esempi pratici son sempre utili, e’ come se da ora in poi tutto quello che prima facevi ora lo dovessi fare, che so, solo con la sinistra, o saltando su un piede solo, o parlando all’incontrario, e’ proprio la sensazione di avere un ostacolo costante anche nelle funzioni piu’ elementari, e fra l’altro un ostacolo che non aggiunge niente al tuo task “normale” 🙂

    (elena pure io quando in ufficio il venerdi’ mi dicono aaah finalmente weekend che fai di bello io li fulminerei sul posto)

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  5. Anche per me la differenza con il prima, o meglio il salto al quale non ero affatto preparata è essere SEMPRE a disposizione. Essere disponibili 24 ore su 24, anche la notte, anche quando ho la febbre, anche quando sto male. Io ho un marito molto presente, anche più di me con i figli e nell’organizzazione della casa e per questo la nostra fatica quotidiana è ben ripartita, ma nonostante questo spesso sono semplicemente troppo stanca per stare lì a pensare a com’era prima…
    E quando una qualsiasi persona mi dice: ah che bello ora c’è il we e stai a casa coi tuoi bei bambini, ecco vorrei fare cambio con lei per almeno 48 ore, perché abbia idea di cosa vuol dire non mangiare mai stando ferma e seduta, non andare mai al bagno da sola, non potermi mai leggere un libro finché loro sono svegli. Poi è pur vero che son piccoli e cresceranno… Ma anche io ho studiato come una matta nella mia vita, ho lasciato casa dei miei a 23 anni, eppure una fatica come quella che provo nella mia vita di mamma non avevo neanche idea che esistesse…

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  6. Io sono molto più terra terra, se perché da settembre al 1 dicembre ho organizzato da sola un evento che altra gente con soldi e ufficio stampa e stagisti avrebe organizzato in un anno, ho corretto le bozze del mio secondo libro, mi sono gestita l’ ordinaria amministrazione di due figli a cui si è aggiunto figlio 1 con una gamba rotta che 3 settimane intense di accudimento più altre 4 settimane di amministrazione straordinaria, tipo metterci mezz’ ora in più al mattino e al pomeriggio per trasportare a scuola lui, il fratello e una sedia a rotelle che occupa mezza macchina, e poi controlli, raggi, impegnative, fisioterapista e mezza coccola in più al fratello o gli vengono le turbe, dicevo, se sono riuscita a fare tutto questo, non mi pongo neanche il problema di quello che facevo prima e dopo i figli. Ah, ho anche seguito un corso di canto con saggio, invece al teatro ho dovuto rinunciare e mi sono limitata a fare da bigliettaia/barista un paio di volte.

    Tutto questo oltre al mio normale lavoro di traduttrice e interprete e senza contare l’ attività da blogger, che quella è come respirare, quindi non me ne accorgo manco.

    Molto più banalmente, con o senza libro, con o senza evento, con o senza figlio minorenne invalido, con o senza hobby e blog, a me piacerebbe poter decidere di andare al bagno quando mi scappa la pipì e prima di diventare stitica, e mi piacerebbe poter mangiare un pasto regolare sentendone il sapore. Mi paicerebbe poter dormire quando schianto senza dover prima addormentare a mazzate un paio di minorenni.

    Mi piacerebbe non schiantarmi il pavimento pelvico per questo, perché non penso umanamente di avere il tempo di andarmi a comprare i pannoloni e cambiarmeli. Lavarmi i capelli due volte alla settimana è già un optional.

    Prima dei figli io mangiavo, pisciavo, e cacavo e i lavavo quando ne avevo bisogno. Adesso anche volendo e potendo, faccio fatica. è abbastanza basic perchè si capisca questo o è meglio se aggiungo i disegnini?

    Comunque chi non ha figli e ha una vita piena e precaria come la mia la compiango, perché come gestione delle priorità e rendere efficiente ogni secondo ha ancora parecchio da imparare.

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  7. questo è un altro discorso Medelea, e certamente anche qui possiamo andar giù di luoghi comuni tipo è lo specchio dei tempi, è la vita moderna etc. Mi pare anche un dato di fatto che la nostalgia dei bei tempi andati ci fa vedere con gli occhiali rosa tutto ciò che è legato al passato, vedi quanti dicono che “quando loro erano bambini” ci si divertiva di più eccetera (o l’immarcescibile gruppo facebook “ti ricordi gli anni 80” e compagnia bella). Ma tutto questo ci sta e ci starà sempre, quello che forse come genitori ci permettiamo, sicuramente con una certa sicumera a volte, di dire, è che non si è mai preparati a sufficienza a gestire tutto quello e ANCHE questo, anche perché poi subentrano fattori che sappiamo tutti non dovrebbero trovare posto nella nostra vita ma tant’è, ce li teniamo (tipo l’eterno senso di colpa verso ste creature e questa contraddizione fra il sentire che ci sembra mangino tutte le nostre energie e il sentire che non stiamo dando loro abbastanza).

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  8. Cara Medelea
    Buongiorno e grazie per avermi fatto riflettere sul mio punto di vista rispetto alla questione.
    Grazie anche della tua ulteriore risposta, mi fa comprendere meglio il tuo punto di vista. Volevo però uscire dal loop della gestione del tempo senza figli.

    Credo che il punto sia mal posto. Non è (solo) “è comunque difficile gestire tempo e attività, tanto più in un momento di crisi” – che è comunque, ne convengo, una situazione in cui ci ritroviamo in molti, stretti tra necessità e aspirazioni e spesso frustrati nelle aspettative e nelle energie mancanti.
    E’ che – da genitore – aggiungi a questo “gioco” il fatto che se sei in squadra con uno “bassetto” i suoi obiettivi di gioco (non sempre espliciti) sono altri e non sempre complementari con i tuoi.

    Esempio:
    obiettivo: lavoro.
    Attività: devo entrare al lavoro e portarti in tempo dalla tata (mio compito), ho 20 minuti per farlo e 20 minuti di strada da percorrere.
    Io – magari – vorrei anche farci entrare l’attività “fare benzina” (obiettivo: non rimanere a piedi)
    Il bassetto – probabilmente – se non ha l’obiettivo “la mia identità oggi si esprime pretendendo di essere cambiato a mio piacimento” avrà l’obiettivo: “devo farmi riconoscere da mamma, pretenderò di essere preso in braccio” o meglio ancora l’obiettivo : io sono felice e esploro il mondo (tempo medio di percorrenza di 500 metri variabile tra i 15 e i 60 minuti).

    Il gioco come genitore quindi si complica non tanto (non solo) per la difficoltà a gestire le risorse soldi, tempo, attività, ma anche perché ti scegli (certo, per carità, ti scegli scegliendo la genitorialità) come
    compagno di squadra uno di cui non conosci gli obiettivi e le cui attività sembreranno sempre pensate per richiedere altri tempi dai tuoi.
    Però, come in tutti i giochi, si sviluppano strategie, alleati, tecniche.

    È questo, essenzialmente, che condividiamo qui. O meglio, che io condivido.
    Buona giornata
    silvietta

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