Tema del mese: Social media, maneggiare con cura

Ci sono giorni in cui ho voglia di chiudere Facebook e tutti i social e allontanarmi da questo ambiente così dannatamente ostile e giudicante. Poi mi ricordo che alcune delle persone a cui voglio più bene al mondo le ho conosciute anche grazie ai social media, e riesco ad avere contatti quotidiani con loro grazie ai social media, e allora resto. Respiro profondamente, cerco di prendere le distanze, e resto.

I social media sono entrati prepotentemente nella nostra vita senza che ce ne accorgessimo sul serio. Al mondo ci sono più di 2 miliardi di persone che hanno un account Facebook, e di questi 1.32 miliardi entra in Facebook quotidianamente, e ci spende in media 20 minuti al giorno.
Ho letto statistiche che riportano che un terzo degli utenti nella fascia 18-34 anni, controlla Facebook appena sveglio e prima di andare in bagno; onestamente non so se è del tutto realistico, ma senz’altro è verosimile. E di fronte al numero crescente di persone che si incontrano e innamorano online, c’è un numero crescente di divorzi causati da qualcosa scritto su Facebook. Insomma che i social media siano una realtà alla quale è quasi impossibile sottrarsi è un dato di fatto.
Anche al minimo dell’utilizzo da parte dell’utente, ci sono i gruppi whatsapp dei genitori, i gruppi su Facebook delle squadre sportive, i compiti a casa dei nostri figli che includono la visione di video su YouTube, insomma, sottrarsi totalmente a tutto ciò, è sempre più difficile se non impossibile, e pretendere che i nostri figli preadolescenti o adolescenti non facciano parte di tutto ciò, è come chiedere ad una persona di non respirare.

Ci resta solo una cosa da fare, imparare ad utilizzare questo nuovo mezzo di comunicazione e, possibilmente, imparare ad utilizzarlo in sicurezza, avendo l’accortezza di pensare all’incolumità nostra, dei nostri cari, e possibilmente di tutti gli utenti con cui ci troviamo a interagire, anche nostro malgrado.
Perché il problema è che nessuno metterebbe una motosega o una pistola, ma nemmeno un coltello in mano ad una persona senza spiegargli come maneggiarlo in sicurezza, ma così non è con i social media. Si parte dall’assunto che basti il buon senso e a quel buon senso, che ognuno interpreta come crede, nulla più si aggiunge.
Ecco mi pare sia sotto gli occhi di tutti che il buon senso non è sufficiente, né per i ragazzi né per gli adulti. E non (solo) perché il buon senso non è di questo mondo, ma perché i social media hanno dinamiche di relazione completamente differenti da quelle della vita reale, pur rappresentando ormai una realtà di vita molto concreta. C’è bisogno di una riflessione più profonda per capirlo e, soprattutto, c’è bisogno di iniziare ad usarli bene.

E’ facilissimo fraintendersi sui social, e sembra molto facile, e quasi indolore, insultarsi. Incomprensioni, hate speech, cyberbullismo. Quale è la nostra responsabilità in tutto questo? Cosa possiamo fare per rimanere umani? Che ruolo possiamo e dobbiamo avere nell’educare i nostri figli ad un uso consapevole di un mezzo, che noi stessi maneggiamo in modo così impacciato?
Spesso mi domando se sia un nostro problema generazionale: siamo una generazione di eterni adolescenti che fanno fatica a crescere, o è stato proprio l’impatto con i social media che ci ha fatto regredire ad adulti che innescano dinamiche infantili con sorprendente facilità? Forse sarà più facile per i nostri figli trovare un equilibrio, dato che nelle dinamiche social ci sono cresciuti? O invece rischiamo di condizionarli con il nostro uso eccessivo? Eccessivo in ogni direzione: come quantità, per il tempo che ci dedichiamo, ma anche come qualità, per gli eccessi che non riusciamo ad evitare.

Crescere in un mondo in cui anche la politica si esprime attraverso le polemiche sui social media, che effetto farà ai nostri figli? Farà apprezzare il dibattito e l’impegno, li renderà più diffusi, o allontanerà dall’impegno sociale, chiudendoli all’interno di mondi reali sempre più piccoli ed egoriferiti? Crescere in un mondo dove tutti esprimono un’opinione e questa ha la stessa diffusività di ciascuna altra opinione, è la massima espressione della democrazia o è solo un terribile rumore di fondo che distoglie da ogni concentrazione?

E’ comunque certo che ai social media non possiamo più rinunciare e i nostri figli “vivono” in social del tutto diversi da quelli che frequentiamo noi, come del resto è sempre capitato per i locali o per le zone della città. Quindi in fondo tutto si ripete, in nuovi luoghi, reali o virtuali. Ora il nostro compito di prima generazione nei social media è trovare un equilibrio e un’educazione che dobbiamo darci da soli, per poi trasmetterla ai figli e sperare, come sempre, che sappiano fare di meglio.

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