Tema del mese: genitori allo sbando

Vi sentite mai allo sbando? Sentite mai di aver perso la direzione, di non sapere dove state andando e come? Soprattutto lo sentite nel vostro ruolo di genitori? Avete presente quelle situazioni o quei periodi in cui teoria e pratica si disallineano irrimediabilmente? Quando avete perso di vista l’obiettivo, andate avanti per inerzia e vi sembra di sbagliarle tutte, con i figli, con l’organizzazione familiare, con le relazioni personali, col lavoro.

Ecco, a noi capita. Per esempio adesso: figli adolescenti un po’ fuori controllo, ruoli da ridefinire, stanchezza fisica e mentale che non manca mai… Io personalmente mi sento come su una nave: un giorno sono un affaccendato capitano, che, pur nelle difficoltà quotidiane, tiene la rotta, o almeno sa dove andare; il giorno dopo mi sento il violinista del Titanic, che continua a suonare diligentemente la musica del suo spartito, mentre la nave affonda. Un giorno so quello che faccio, il giorno dopo mi chiedo “ma cosa sto facendo?”.

Ma poi a pensarci bene, ci sentivamo allo sbando anche quando i figli erano piccoli, e tra notti insonni e pannolini da togliere non c’era giorno in cui non ci chiedevamo quale fosse esattamente il piano.

Ma serve davvero un piano per andare avanti, o è meglio andare a sentimento, navigando a vista? Serve una visione di lungo periodo, o si può costruire giorno per giorno la propria vita?
Forse dipende dal carattere, ma anche le stagioni della vita hanno il loro ruolo. C’è un momento in cui hai la visione di lungo periodo, o almeno ne sei convinto. Poi c’è un momento successivo in cui ti accorgi che la tua visione si è scontrata con centinaia di altre visioni: quella delle persone che hai accanto, figli per primi, che si dimostrano del tutto imprevedibili; quella lavorativa, che dipende sempre da altri; ma anche quella sociale e politica.
Del resto sembra tutto un po’ allo sbando: politica, scuola, informazione. Ma se nessuno ha più una visione dell’obiettivo, che facciamo? Oddio! Ci estingueremo tutti?!
Forse sì, ma magari non subito! Quindi conviene convincersi che il panico non serve a nulla: il piano c’è, anche se non si vede sempre. E se invece non c’è, faremo un pezzo di strada così come capita. Che poi magari si incontra qualcuno, si vedono posti nuovi, si cambiano idee e posizioni. Magari lo sbando è un motore, magari è una spinta.

Vuoi vedere che i figli, quando ci sembrano senza obiettivi, o meglio, quando li accusiamo di essere senza obiettivi, guardano al momento attuale con più coscienza di noi? Maestri del qui e ora, loro nello sbando ci sguazzano, annaspano, ma poi trovano il ritmo e iniziano a nuotare. Certo, hanno dalla loro la gioventù, ma proviamo a farci ispirare: quando ci sentiamo allo sbando, magari è perché siamo in un momento di crescita intensa, anche noi genitori. E allora, seguiamo un po’ l’onda, vediamo dove ci porta.

La vita è lunga e nel suo corso gli obiettivi cambiano, alcuni li lasciamo per strada e altri nuovi li scegliamo. Ogni volta che ne perdiamo di vista uno, sentirsi allo sbando ci sta. Ogni volta che ce ne allontanano uno, ce lo spostano o ce lo rendono irraggiungibile, ci sta anche la frustrazione e lo sconforto.

Avete presente quelle sere in cui diciamo basta, basta all’organizzazione ferrea, alla pianificazione, alla routine, cediamo alla stanchezza e al disordine e per cena facciamo due toast da mangiare tutti insieme sul divano? Quelle stesse sere in cui, alla nostra sconfitta di pianificatori, i bambini reagiscono con “Wow! Che superserata! E’ bellissimo mangiare toast sul divano!”. Ecco, cerchiamo di applicare il loro entusiasmo alle nostre sbandate.

Non è facile, i momenti bui non si rischiarano sempre con due toast sul divano, lo so. E a volte sentirsi allo sbando non è né costruttivo, né propulsivo del cambiamento: anzi, genera crisi sempre più profonde, quando davvero ci si rende conto di aver perso la direzione profonda, la propria identità. Per quello possiamo almeno sostenerci a vicenda, condividere e aprire queste pagine al confronto, perché non sentirsi isolati e soli è il motivo per cui abbiamo iniziato questo cammino di genitoricrescono.

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Costruirsi una strada, coi figli. Eppure sbandare.

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3 thoughts on “Tema del mese: genitori allo sbando”

  1. Grazie, grazie davvero per questo post…L’idea di voler fare sempre la cosa giusta, soprattutto con mia figlia, mi consuma, anche perché spesso non esiste la cosa oggettivamente giusta da fare, oppure non si riesce a farla per mille umani motivi, o anche si crede di farla per poi accorgersi che era un errore. Io di solito, poi, mi faccio un pò interiormente del male…Bisognerebbe avere più leggerezza nel vivere l’oggi, sempre con la prospettiva del domani, che è un dovere del genitore che aiuta a crescere un figlio, ma anche con la gioia del qui ed ora, superando anche gli errori passati

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  2. Ciao Silvia, penso che sentirsi allo sbando, almeno per me , sia un requisito fondamentale del genitore… del genitore che è in me.
    per anni ho cercato e voluto la perfezione poi mi sono svagliata dal sonno profondoe ho capito… farmi prendere e divorare dal mare in balia delle onde è indispensabile, per me per qulla chesono perchè laperfezione che cercavo non esiste e seguire sei figli pensando di no sclerare o di no farsi domande è impossibile.
    adesso sono fieramente e felicemente un genitore allo sbando che vuole prendere un po’ diistantaneità dai figli per goderseli al meglio.l’adolescenza divora ma le notti in bianco no sono tanto meglio eh!!!!!

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  3. Ciao Silvia, è un post bellissimo, questo.
    A volte mi sento allo sbando, ma mi sono detta che crescere dei figli è un obiettivo mooolto impegnativo, e mooolto a lungo termine. Purtroppo sono gli obiettivi più a breve termine che ti danno la carica per andare avanti, perché vedi la fine. Come, non so, un progetto di lavoro, che entro qualche mese sai com’è andato a finire, se hai fatto bene o male. Con un figlio adolescente invece l’obiettivo è ancora sfuocato e lontano, e in più hai accanto un rompiscatole industriale e hai l’impressione di aver sbagliato tutto, di esserti sacrificato tanto invano, pensi che avresti potuto lasciarli piangere di notte e metterti i tappi alle orecchie, o che avresti potuto evitare tutti quei mesi di allattamento, o tutto lo sbattimento dell’inserimento all’asilo. Ma io ho fiducia che non sia stato tutto inutile, e che quando resto invece che scappare, anche se resto con il muso lungo o alienata da 3 figlie che polemizzano continuamente e quando non polemizzano parlano di manga, ecco, quando sono lì (sempre) io sento che sto andando verso l’obiettivo, anche se non posso apprezzarne subito i frutti.

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