Tema del mese: discipliniamoci

Qualche settimana fa sono stata messa in punizione dal Vikingo. Dopo una bella lite, di quelle che nonseneparlanemmenochetivediunaltrofilm! Lui mi ha guardato negli occhi, rosso di rabbia e ha detto:
“Allora, se tu non mi fai vedere un film, io non voglio che tu mi accompagni mai più all’asilo”
scusa Vikingo, intendi MAI MAI più? ho chiesto con un velo di ironia
si, mai mai mai più! ha confermato deciso il Vikingo.
Potete immaginare la mia disperazione all’idea di smollare le crisi del mattino al padre, che era appena stato eletto per forza accompagnatore ufficiale. Continuavo a pensare “e vai! I capricci se li becca tutti lui!”
Poi però la punizione non è durata molto. E il giorno dopo, ahimé, mi è toccato portarlo all’asilo.

Però questa punizione mi ha dato da pensare. Che forse è proprio questo il senso delle punizioni? Portare il punito a riflettere?
E così ho iniziato a passare in rassegna i vari metodi di disciplina: sculacciate, punizioni, time out, adesivi premio, ricatti emotivi, ricatti pratici, angolo dei cattivi, play therapy, e tutto quello che in qualche modo mi è capitato di provare sulla nostra pelle, oppure osservare in altre persone.
Tutti questi metodi disciplinari hanno una cosa in comune: funzionano.
Se si è abbastanza decisi, si ottiene senz’altro che il capriccio del momento finisca. Ok, forse non sempre, ma spesso.
E allora quale è il problema? Il problema è che ci sono degli effetti collaterali non indifferenti. Attraverso la scelta di quale metodo disciplinare applicare non ci limitiamo mica solo a risolvere la crisi del momento, facciamo molto di più: veicoliamo valori, comunichiamo messaggi, rafforziamo o indeboliamo l’autostima. Formiamo cioè delle persone. Degli individui che domani saranno uomini, donne, cittadini.

Questo mese vogliamo passare in rassegna i vari metodi disciplinari più diffusi, studiando bene le instruzioni per l’uso, e gli effetti collaterali indesiderati o sperati.
Come sempre abbiamo bisogno del vostro aiuto, che non vorremo dimenticarci di qualche cosa, e magari ci perdiamo un metodo disciplinare che non sia ancora giunto alle nostre orecchie.
Quindi non esitare a raccontarcelo: quale è il tuo metodo disciplinare preferito?

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32 thoughts on “Tema del mese: discipliniamoci”

  1. Ho letto tutti i vari scritti con molto piacere, mi aiutano in un momento di grande stanchezza dove mi ritrovo a prendere la via più breve per gestire la gelosia di mia figlia di due anni e mezzo per la sorellina di sette mesi e non solo.Capisco benissimo che mia figlia mi richiede una serie di cose che in questo momento faccio fatica a darle. Sento però che forse questo momento è difficile per tutti…Credo molto nella relazione e nel dare quello che si è senza ipocrisie e devo dire che con mia figlia è stato ed è così, anche in questo “crudo” momento dove la mamma è stanca e non ha molto spazio mentale per accoglire anche quella parte di lei che si ribella che mi odia che vorrebbe far sparire la sorella ecc… I nostri figli spesso hanno bisogno anche di questo, una madre che accolga se stessa e poi loro per quello che sono.In questo momento io sono così, ho una stanchezza fisica per mille motivi che purtroppo le mie figlie un po pagano ma questa è anche la vita, l importante è dirselo, consapevole del fatto che sono una mamma sempre presente nella cura ma so bene che non basta, avere dei figli è una cosa più complessa se si spera di dar loro la possibilità di essere una persona serena.Grazie a tutte, perchè per un attimo ho svuotato la testa e pensato a noi mammme e figlie.

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  2. Genio… veramente non è la prima volta che succede, Alessia a casa piange pochissimo, ma in macchina ci sta proprio mal volentieri, e se è stanca invece di dormire… urla!!!
    Una sera ero stanca io, stanca lei, lei urla, Sara le urla di smettere, e dopo 5 km urlavo anche io… Diciamo che ogni tanto mi va meglio, dipende dal momento e dalle energie che ho!

    Ma a proposito di disciplina, c’è un argomento simile che mi interessa: i metodi diversi in famiglia, tra moglie e marito, quando le personalità sono davvero diverse, meglio che i figli si abituino, meglio accordarsi anche se si perde naturalezza, meglio lasciar fare a uno solo?

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    • @Daniela, lo stesso argomento è stato richiesto anche un’altra mamma sul commento al post Aut aut: metodo educativo o ultima spiaggia?. Già che siete in due, lo tratteremo sicuramente 😉

      Fammi aggiungere solo, che nessuno a questo mondo è perfetto. Nessuno riesce sempre a reagire nel modo migliore possibile, e siamo qui proprio per confrontarci, metterci in discussione, e prendere sicurezza. Ma le energie sono limitate per tutti, e a volte non si riesce a fare come vorremmo. In quei casi va anche bene chiedere scusa ai nostri figli, soprattutto se abbiamo adottato un atteggiamento che normalmente critichiamo in loro (tipo urlare!). Insomma, siamo persone, non macchine!

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  3. E’ vero Daniela, devo ricordarmi ogni volta di “proteggere” tutti e tre i miei figli, e spesso con la grande me ne dimentico, le chiedo di avere pazienza, ma ci soffre anche lei, non si finisce mai di imparare, di pensare…ma per fortuna sempre con un gradino in più.
    Se si riesce a scoperchiare la nostra bussola interiore è molto più facile capire che direzione prendere, in qualunque punto del mare noi ci troviamo in quel momento…ma è davvero difficile ritrovarla in mezzo a tutto il ciarpame di impalcature, schemi mentali, alienazioni, preconcetti, costruiti ed imposti negli anni.
    Per fortuna se la responsabilità dei loro sentimenti la lasciamo a loro, sono poi in grado perchè liberi di esprimersi,di dirci che non va mica bene, che sentono che c’è qualcosa che non va e questo è un grande aiuto per aiutarli :-).

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  4. Ti assicuro che ti leggo con un interesse enorme…

    In effetti mi hai ricordato un episodio dolcissimo. In macchina la piccola piangeva, non voleva il ciuccio, non guardava il gioco e piangeva. Sara ha iniziato a urlarle basta, e le ho detto che se urlava anche lei la cosa non migliorava, che l’unica era cercare di restare calme. E lei mi ha risposto “io la odio quando fa così, la picchierei”. Ci sono rimasta malissimo, mi ha davvero spezzato il cuore, l’ha sempre adorata, ma ora che sta crescendo e che la piccola sta diventando invadente stanno nascendo i primi conflitti e quella frase ha fatto crollare il mio sogno di due sorelle in simbiosi. Ma non ho detto nulla, le ho solo detto “ti fa davvero stare male sentirla piangere così, vero?”

    Dopo un po’ ha iniziato a mettere il broncio, e quasi a piangere, e mi ha detto “mamma, sono triste perché ho detto una cosa brutta, è mia sorella, e io le voglio bene…”. TEsoro…

    Sai, io non ho un gran esempio di madre, anzi… assente, infantile, non c’è mai stata e ha sempre criticato, sono insicura, tantissimo, e ho il terrore di sbagliare sempre. E questo non aiuta, me e lei. E leggendoti mi rendo conto di quanto la accuso e quanto la faccio sentire sbagliata. Il problema è che poi al momento non riesco a fermarmi. Ma ci proverò, ho fatto passi da gigante, ne farò altri, in fondo, meglio tardi che mai…

    Alice Miller, non so chi sia, ora cerco.

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    • @Daniela sai che anche il Vikingo reagiste malissimo quando il fratellino urla. Gli abbiamo spiegato anche noi che urlare in due non aiuta nessuno e al contrario fa star male tutti. Poi siamo arrivati insieme alla conclusione che se sente il fratellino piangere e non ce la fa, può allontanarsi e andare in un’altra stanza. E così ora spesso succede che dice: “mi sto innervosendo, è meglio che mi allontano!” e ci lascia a risolvere la questione con il piccolo. Certo non è applicabile in macchina. Però sei stata bravissima con tua figlia. Con la tua semplice domanda “ti fa davvero stare male sentirla piangere così, vero?” le hai fatto capire che non ce l’avevi con lei per le cose dette, ma che capivi perfettamente il perché lo avesse fatto. Lei hai dato l’attenzione e il riconoscimento di cui aveva bisogno, e infatti lei ci ha pensato su, e si è pentita di come ha reagito. Direi che sei un genio dell’allenamento emotivo 😉 Meglio di così?

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  5. Ciao Daniela, il bisogno è quello di sperimentare…e nei bimbi è molto forte, è come se prendesse tutta la loro concentrazione, in certi casi hanno anche bisogno di farsi male…intendo un male piccolo, perchè altrimenti il loro cervello non registra la cosa.
    Non è che non sia successo nulla, non è che non hai fatto nulla….ti sei dispiaciuta…e questo in realtà colpisce i bimbi che non hanno già dovuto corazzarsi.
    Quello a cui voglio arrivare è che anche le nostre sensazioni e sentimenti danno ai bimbi la misura.
    Si è abituati che la reazione deve essere forte e ferma, per potersela ricordare…
    Ti racconto una cosa, c’è stato un periodo in cui mi arrabbiavo col mio bimbo, perchè davvero ne faceva una dietro l’altra, e lui faceva come se io non ci fossi, tirava dritto, dentro di me equivaleva ad un “nonmenefreganulladiquelllochedici” che mi montava ancora di più…una volta invece mi ha rotto involontariamente la scatolina a cui tenevo, mi sono accucciata per prenderla e sono rimasta per terra triste, dicendo che ero molto dispiaciuta per la mia scatolina, ecco lui è venuto e mi ha detto che gli dispiaceva e si è messo anche a piangere un pochino, piccino.
    Lasciando da parte l’arrabbiatura ho espresso i miei veri sentimenti non riguardo al bimbo, ma riguardo a quello che era successo…lui allora non si è più sentito attaccato come prima (si difendeva ecco perchè tirava dritto, era troppo dolorosa per lui l’accusa)ed ha potuto esprimere anche i suoi sentimenti in modo libero.
    In realtà non serve una unica lezione e ben data, ma cresceranno, gli imput si danno mano a mano, ora il suo sistema neurologico è probabilmente troppo immaturo per poter razionalmente fermarsi e calmarsi…non ci riesco nemmeno io a volte, a meno che non riesca a darmi empatia (ma questa è un’altra storia) o a comprendere meglio, l’unica cosa da fare è mettere in sicurezza, spiegando quello che si sta facendo e prendendosi la responsabilità di questo, oppure si sdrammatizza, si trasforma la situazione, ma ogni genitore è geniale se ha spazio libero mentale.
    Cioè prova a pensare che nemmeno tua figlia riesca a controllare il suo stesso corpo, deve essere aiutata a difendersi e a rapportarsi con le sue stesse sensazioni, che ancora non riesce ad incanalare.
    Non è razionale ma è molto istintivo…ma non è l’istintivo pazzo e selvaggio, è un istinto da ritrovare e rivalutare ..ha sempre un perchè, potrebbe anche aver trovato una rigidità da abbattere nel rapporto umano con l’adulto che ha di fronte.(il bambino è competente J.Juul).
    Non è facile sai tolta la rabbia capire le nostre vere sensazioni riguardo ad una certa situazione, ma sono quelle le cose che i nostri figli vogliono conoscere di noi, per trovarle dentro di sè.
    Insomma non dobbiamo diventare genitori migliori, ma persone migliori, il resto viene da sè 🙂 .
    Io ho trovato in questo, molto illuminanti i libri di Alice Miller.

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  6. Emy, sai che ti ho pensata stamattina? 😉
    Dell’edicola il grave era il calcio, e gliel’ho anche detto, glielo dico sempre, puoi dire no quanto vuoi, puoi arrabbiarti, ti capisco se ti arrabbi, va bene, me lo dici, cerchiamo un modo per riuscire a stare meglio, ma per nessun motivo al mondo si fa male alle persone o si rompono le cose. Gliel’ho detto anche dopo: capisco che volevi il giornale, non si poteva, mi spiace che la cosa ti abbia fatto arrabbiare, ma non puoi per questo rompere delle cose per non più tue.

    E qui di nuovo stamattina. Tutto ok finché sono stata esclusivamente attenta a lei, poi una sciocchezza, prendo la spazzola, voglio pettinarla, no faccio io. C’è un nodo e si arrabbia, e sbatte la spazzola in terra. Le dico che non si fa perché la rompe, che se vuole la aiuto, o lasciamo stare. Ma lei ormai è arrabbiata e la sbatte di nuovo due volte. Allora le dico “no sara, non puoi fare così, ora la spazzola la prendo io perché non posso lasciartela rompere”. La cosa la fa arrabbiare e la tira, oltretutto senza guardare dove e a momenti prende in testa la sorella. Sul momento mi saltano i nervi, ma poi penso a te (mamma mia che roba internet) ed evito scenate e un castigo inutile. Però mi fermo a chiedermi: qual è la conseguenza?

    Ecco, io non accetto che passi il messaggio “non fa niente” non si rompono le cose, non si fa male alle persone, e se lo fai il problema c’è. Gliel’ho spiegato dopo con calma e mi ha promesso che non lo farà mai più. Come fa ogni volta. Ma domani sarà uguale, e il problema del lasciar stare è che a parer mio, senza conseguenze il lancio della spazzola addosso a qualcuno ha lo stesso peso dell’incidente non voluto (per esempio se ti cade o si rompe un bicchiere, il danno c’è, ma ovviamente la risposta è “non importa, capita, ora rimediamo”). Per questo vorrei che capisse il concetto di “conseguenza”. Così come ora sta passando un periodo in cui cammina su tutto, anche sulla palestrina a forma di pianoforte, cosa che è un rischio per lei (che può cadere) e per le cose che ovviamente rompe. Non credo ci sia un bisogno dietro, la conosco, spesso nei suoi giochi è sovrappensiero, e nemmeno ci fa caso, è solo una bimba molto attiva e vivace, e non le basta di sicuro il pavimento, ma non può farlo, io non posso svuotare la casa, e deve capire che se rompe qualcosa una conseguenza negativa c’è. Ma quale? NOn posso certo far pagare lei…

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  7. Mi piacciono queste discussioni, sono sempre stimolanti.
    Daniela, Cosa era veramente grave in ciò che è successo in edicola?
    Che poteva rompere qualcosa, che ha protestato dopo che avevate fatto un accordo, che ti ha fatto sentire in qualche modo una madre sbagliata…o si è mostrata maleducata…che ha protestato
    Cerca di focalizzare bene.
    Comunque è abbastanza facile che se l’accordo lo fai tu, lei magari si dice disponibilissima ad accettare, ma in realtà non SA veramente a cosa va incontro, in ogni caso quello che hai scelto è qualcosa che tu ritienevi giusto per la situazione che avevi o alla quale andavi incontro…il fatto che lei protesti, è una conseguenza molto probabile….diciamo che forse rompere gli espositori non era il caso, ma almeno protestare poteva no?.
    Il rischio altrimenti è di passare il messaggio che non solo non hanno la possibilità di ricevere quello che desiderano(beh le risorse sono limitate perciò giustamente se si può si può, se non si può…peccato)ma non possono nemmeno protestare per questo, insomma dovrebbero prendere e portarsela a casa addirittura con un autocontrollo che nemmeno io ho a volte.
    I giornali hai comunque fatto bene a prenderli del resto tu sapevi quello che ti sarebbe servito, lei per un momento di arrabbiatura, si sarebbe invece trovata ad annoiarsi al ristorante, magari rompendo anche a te .
    Comunque non sempre si riesce a capire cosa gira nel cervellino.

    Isabella è vero “l’energia gira”, pur non amando usare la parola energia in questo modo, immagino di capire il senso; ho ricevuto molto da tantissime persone e sono belli questi scambi.

    Morgaine I bimbi passano la fase “lanciotutto”, prima di prendere le dovute precauzioni, hai capito quale è il bisogno suo?
    C’è un articolo dei “si che aiutano a crescere” in cui si parla del poter deviare quello che sarebbe stato un no, in un nostro Si, la cosa funziona se si riesce ad intivare il bisogno che muoveva il bimbo (prove tecniche di volo, provocazione di rumore, proteste,) e trasformarlo in qualcosa di umanamente accettabile (lanciare palline di gommapiuma, proporre un canestro).
    A volte si arriva a dover stoppare, ma spesso è per mancanza di disponibilità mentale o tempo a disposizione.
    Ovviamente certo meglio togliere gli oggetti pericolosi o a cui teniamo.
    Per quanto riguarda la coerenza, io di solito non la vedo come una fatica, non lo deve essere, intendo la coerenza verso la situazione e verso i miei bisogni e il rispetto del bimbo, non coerenza alle regole o a comportamenti che ho avuto in precedenza in situzioni simili, infatti probabilmente mi comporterò in modo simile, ma semplicemente perchè le circostanze lo richiedono non perchè ho un precedente (lo trovo molto faticoso altrimenti).

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  8. Morgaine, come dicevo anche qui https://genitoricrescono.com/aut-aut-metodo-educativo-o-ultima-spiaggia/ , concordo con te sull’impossibilità di ricorrere alle “punizioni” per bambini piccoli, come per esempio per il Mezzovikingo duenne.
    Sulle pene corporali poi, ritengo che abbiano anche una scarsissima efficacia pratica: sono solo un modo per insegnare a reagire allo stesso modo, senza lasciare alcun insegnamento sul contenuto di quello che si voleva trasmettere.
    Insomma, le punizioni corporali, secondo me, è come se non entrassero nel merito e si limitassero alla forma: quindi, oltre ad essere spiacevoli, sono anche inutili per chi le riceve.

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  9. Beh, con un bambino di neanche due anni parlare di punizioni é ancora fuori programma. Diciamo che ci sono dei comportamenti che lui adotta e che noi non vogliamo, e piú o meno abbiamo preso la filosofia di Daniela ed Emy. Per dire, il nostro Mezzovikingo ha l’abitudine di tirare oggetti, spesso duri e contundenti, perché si diverte. Ma noi non vogliamo perché puó fare male a qualcuno e rovinare degli oggetti.
    allora, le regole sono: non si fa male agli altri e non si rompono le cose. Quando comincia a lanciare, gli diciamo No!, gli spieghiamo che non si tira perché sennó qualcuno avrá ahiahiahi (concetto che capisce benissimo), se insiste si tirano via le cose lanciabili a portata di mano.
    Secondo me la cosa piú difficile é essere coerenti in ogni momento e non venir presi per stanchezza (anche i genitori sono umani!).

    Un punto fermo invece é l’assenza di punizioni corporali, e non solo perché in Svezia sono un reato: io ne ho prese tante da piccola e le considero un mezzo di soppraffazione, diseducativo e che educa alla violenza contro chi é piú debole fisicamente e psicologicamente. dal canto mio, non riesco ad associare alcun risultato a quelle che ho prese, anzi avevo la netta impressione che fossero solo una valvola di sfogo di mia madre quando aveva avuto la giornata no.
    Quindi botte mai e poi mai.

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  10. Ciao a tutte le mamme, è da qualche tempo che non scrivo e proprio in questi giorni che sto cercando di pensare se il mio modo di educare è giusto o no (anche se so che non c’è il bianco e il nero)ecco apparire questo bellissimo post.
    Emy mi hai fatto piangere…quando ho letto le tue parole mi sono emozionata…è pazzesco mi hai proprio detto quello di cui avevo bisogno, sì perché mi sto rendendo conto che il mio modo di educare è “razionale”.
    Io studio e leggo ogni giorno perché la mia famiglia di origine non è per me un buon esempio (anche se cerco di ricordarmi che è anche grazie ai miei genitori se sono la donna che sono) ma questo spesso mi allontana dal lato emotivo che tu hai spiegato benissimo “che bisogna pensare a farlo sentire accettato ed amato…per permettergli di essere una persona che non è detto che corrisponda ai nostri canoni, ma che saprà amarci in modo incondizionato… che sarà originale e unico”
    Grazie a tutte perché è bellissimo leggere le vostre parole e confrontarsi ed anche se ora “prendo” e non “do”, sono certa che arriverà il momento dello scambio perché l’energia gira…
    😉

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  11. Ma il mio problema è proprio questo! Ieri 5 ore (e più) bravissima, senza sonnellino, ha pure giocato con una bimba prepotentina senza protestare (e qui al posto suo avrei protestato). Poi magari oggi per ogni cosa mi fa crisi, scenate… Ecco, stamattina ha sbattuto la porta e urlato per un cerchietto, non ha voluto la colazione, ha fatto il muso tutta la mattina. Poi magari domattina si sveglia, si cambia da sola, arriva in cucina facendomi “cucù”per farmi vedere che ha fatto tutto, mi prepara anche la tavola… E altri giorni sono liti per ogni sciocchezza! E io ci provo a capire se c’è un motivo, ma morire se lo trovo!
    Però devo dire che se fino all’anno scorso era utopia (5 ore al ristorante? L’ultimo matrimonio l’ho passato fuori a correrle dietro, e a portarla dentro chiedendole 5 minuti di pace, per poi ricorrere), ora si è calmata molto, è molto più tranquilla e gestibile su molti fronti, e per ora l’unico problema che mi resta sul serio è la cena, che è sempre una guerra…

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  12. Sono qui da poco e ho già rivoluzionato il mio mondo con mia figlia… Emy, sai che ti leggo, e più ti leggo e più ti dò ragione? In effetti io chiamo punizioni, ma cerco sempre di fare in modo che siano conseguenze, in realtà. Ma non è sempre facile, insomma, se a tavola disturba le dico di scendere perché noi vogliamo cenare insieme passando dei bei momenti (ovviamente dopo averle chiesto di smettere e detto il perché), se sporca le chiedo di pulire, ma poi in realtà questi episodi sono rarissimi.
    Però sul momento, mettere in pratica è davvero difficile.
    Per esempio, in edicola scorsa settimana: ci sono dei fascicoli di giochi che secondo me sono adatti a lei, ma che lei non vuole per non rinunciare ai soliti che prende. Mi sembra giustissimo e le lascio sempre scegliere un giornale che vuole, ma visto che c’era un’occasione speciale (un pranzo al ristorante noioso, e quindi cercavo qualcosa da farle fare) le dico: “ne scegliamo uno a testa, uno tu e uno io”. Lei sceglie il suo,io guardo quello da scegliere io, lei ne vede un altro e lo vuole. Le dico che i patti erano uno a testa (e quell’altro erano poche pagine da colorare, e a casa ne ha già) e che o cambia il suo o rinuncia a quello, io ho già scelto altro. Si arrabbia e dà un calcio all’espositore. Le dico che non si fa e lo ridà. SUl momento avrei dovuto posare i due giornali e andare via, ma non ci ho pensato, ho pagato e le ho spiegato che non si fa, che ero arrabbiata e che i giornali glieli avrei dati solo se se li fosse meritata perché quello che aveva fatto era grave.
    Ora, non è l’episodio in sè, alla fine parlando solo di questi episodi sembra una peste mentre invece è abbastanza gestibile (insomma, domenica poi 5 ore al ristorante, ovviamente non seduta a tavola, ma calma e bravissima, quindi…), però in quel caso la conseguenza qual è? Sul momento come si fa ad avere sempre la lucidità per trovare tra tutto quello che ti frulla in testa il pensiero giusto?
    Insomma, hai ragione, e vorrei riuscire ad adottare quel metodo, ma non nego che non ci riesco sempre. A tavola probabilmente lei sa che in quel modo riesce a sfidarci, è nel periodo delle sfide, sa che a me spiace farle saltare la cena, ma che non mi piace se si comporta così, e credimi, lo fa per quello, ha 5 anni e i perché glieli ho detti mille volte e glieli spiego ancora ogni volta. E credo che il “se disturbi si scende perché la cena è un momento di serenità in famiglia” sia un messaggio giusto e la conseguenza giusta, ma poi ovviamente farle saltare il pasto mi spiace, io temporeggio, lei lo vede, continua, e alla fine quando mi decido siamo ai nervi… Ecco, qui la mia colpa la vedo, ma non credo che sia in quella che io chiamo “punizione” ma che in effetti è la “conseguenza”

    Poi mi rendo anche conto che io sono una ansiosa, sempre con la paura che succeda il finimondo, Alessia alla soglia dell’anno chiede la mia presenza più di prima, tutte e due per quanto brave non sono bambine tranquille, e questo mix non è il massimo.

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    • @Emy, Daniela questo ricco scambio è molto interessante. Ho già in programma un post per questo mese per approfondire proprio il discorso delle “conseguenze”. A volte la differenza tra punizione e conseguenza può essere molto sottile, e non è sempre facile per il genitore (e per il bambino).
      Daniela, certo che tua figlia è una santa! 5 ore ad un pranzo buona e tranquilla! Ma nemmeno se gli portavo tutto il set di blocchi da colorare/perline da infilare/libri da leggere/at libitum mi ci stava il Vikingo! Senza parlare poi del prezzo da pagare dopo per averlo tenuto fermo per 5 ore 😉

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  13. Ho letto questo scambio tra Emy e Daniela con grande interesse e questa ultima frase di Emy “ai miei figli vorrei insegnare che è la conseguenza il motivo della regola, e non la punizione” ne è una conclusione perfetta.
    Mi sono resa conto spesso anche io che se ho “il nervo scoperto”, come dice Emy, quando io non sono ingrado di gestire la situazione, non c’è metodo che funzioni. Quando io riesco a resistere alla tempesta, questa si placa in breve. Mai dimenticarsi che, comunque, gli adulti siamo noi e la nostra responsabilità, ora, è questa.
    Poi ogni tanto sento di aver fatto un lavoro decente quando mio figlio dimostra di riescire a “prevenire se stesso”, avvertendomi che si sente agitato o che sta per agitarsi e chiede di essere aiutato ad evitarlo. Così come, se io riesco a rimanere salda, lui riesce a dirmi che è in grado di calmarsi da solo. Se io sono tranquilla, lui sa gestirsi, se io crollo prima di lui, si spaventa, si disorienta e non trova più la strada per controllarsi.
    Ma forse anche io vado per altri argomenti

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