Strategie per non essere preda dei figli tiranni

Da quando sono rimasta incinta del primo figlio ho letto svariati libri, tanti regalatimi da amiche e altrettanti comprati da me dopo aver visto alcune recensioni online.
Molti mi sono stati utili ma altri mi hanno gettato un po’ nello sconforto, perché spesso ho trovato molte difficoltà a passare dalla teoria alla pratica.
Non tanto i primi anni dell’infanzia dei bambini, quanto invece in seguito, quando sono cresciuti e ho iniziato ad avere grosse difficoltà nella gestione dei conflitti tra loro.
Benché leggessi spesso cose utili, in alcuni casi addirittura illuminanti, non riuscivo ad applicarle e a farle mie.
Ogni volta ne uscivo sconfitta, e ricominciavo da capo, auspicando nella crescita e nel naturale cambiamento.

Foto di Kia Kruse utilizzata con licenza Flickr CC
Ammetto di non essere una grande stratega, spesso mi perdo in un bicchiere d’acqua e gioco le carte che ho a disposizione nel momento sbagliato, trovandomi poi in salita a cercare di recuperare.
In questi momenti la triade di “uomini” che ho messo al mondo mi appare come una montagna da scalare. Un universo maschile diverso, estremamente fisico, vivace e altrettanto litigioso: decifrarne i messaggi mi è spesso ostile e difficoltoso.
In uno di quei giorni, un po’ scoraggiata, ho ripescato in casa un libro letto tanto tempo fa, un regalo di una mamma conosciuta al corso preparto della mia prima gravidanza.
Quando l’ho visto sullo scaffale, mi sono ricordata immediatamente che era un libro intelligente, e mi aveva aiutato in un paio di occasioni quando i miei figli erano più piccoli.

Hai finito di tirarmi scemo. Strategie per non essere preda dei figli tiranni.

Il titolo mi aveva fatto sorridere, “Hai finito di tirarmi scemo”, la lettura mi aveva appassionato al tempo, e nuovamente mi ha rapito quando l’ho riletto pochi giorni fa. L’autore, Nigel Latta, è uno psicologo, terapista specializzato in casi difficili, e ha un approccio diretto e immediato, volto alla soluzione del problema, con suggerimenti facili che per me sono il punto di forza del libro.
Dopo alcune premesse sacrosante sulle regole e sull’importanza delle relazioni e della giocosità all’interno della famiglia, l’autore passa a illustrare casi pratici, divisi per sezioni a seconda della problematica rilevata. La chiusura del capitolo è dedicata alla soluzione.
Si parla di:

  • Sonno
  • Alimentazione
  • Spannolinamento e problemi di adattamento all’uso del water
  • Comportamenti da correggere
  • Sicurezza dei bambini

Il principio è semplice: lodare le cose buone e ignorare le cattive, ovvero riservare ai buoni comportamenti valanghe di attenzioni e lodi, ai cattivi assolutamente nulla.

La scala del fato inevitabile

Ho trovato negli ultimi capitoli un caso simile al mio, mi sono immedesimata nel racconto della famiglia e nei comportamenti dei miei figli che a volte faccio fatica a correggere. Ho letto con attenzione e ho provato a sperimentare “la scala del fato inevitabile” anche qui e mi sento decisamente più tranquilla.

Il metodo va utilizzato con i bambini di età superiore a sei anni, o comunque che hanno maturato già un’idea abbastanza precisa del concetto di tempo.
Si parte disegnando una scala rudimentale, come quella della foto, una per ogni figlio. Si prosegue segnando in alto l’ora in cui il bambino va solitamente a letto, e su ogni scalino si scende di mezz’ora, fino all’ora in cui si rientra a casa. Si attacca quindi il foglio al frigo e si appoggia un magnete o calamita in alto.
In caso di cattivo comportamento, il magnete scende di uno scalino. Se il comportamento non cessa entro pochi secondi, si scende ancora di uno. Allo stesso modo, se il bambino rifiuta di fare una cosa in un dato tempo (per misurarlo si può usare un timer), la calamita scende di un gradino. Il magnete continuerà a scendere finché la nostra richiesta non sarà stata esaudita o finché si arriva al momento in cui si sta svolgendo l’azione. A quel punto è necessario che il bambino vada a letto.
E’ necessario e importante dare la possibilità ai bambini di recuperare i minuti persi, in un’ottica di lode per le buone azioni. Se dunque il bambino aiuta in casa, o fa un gesto gentile nei confronti dei fratelli, o pulisce la propria stanza (o altro da definire), ha la possibilità di far risalire la calamita di uno o addirittura due scalini, a seconda di ciò che decide di fare.
Per la buona riuscita è fondamentale essere rigorosi nell’applicare il metodo. Se il bambino deve andare a letto ad una certa ora, cascasse il mondo deve andare nella propria stanza, anche se sono le sei del pomeriggio. Ovviamente non salterà la cena, ma dovrà mangiare in camera sua, e restarci fino all’ora in cui andrà a letto.
Sarà riconosciuto un premio speciale se la calamita resterà in alto per più giorni consecutivi, senza scendere mai. In quel caso potrà essere data una ricompensa ai bambini, come segno di riconoscimento per il buon comportamento.
E’ fondamentale non discutere, evitare scontri o urla, ma essere inflessibili nell’abbassare la calamita a fronte del comportamento da censurare.
La scala porta almeno a quattro vantaggi:

  1. porta i genitori a liberarsi delle emozioni negative, dando sicurezza e tranquillità. Senza perdita di controllo o discussioni senza fine, semplicemente si porta più in basso la calamita, e si va avanti;
  2. Assegna al bambino la responsabilità del suo comportamento, portandolo a capire che ciò che succede e’ unicamente la conseguenza delle proprie azioni;
  3. Insegna i bambini a riconoscere le emozioni e a calmarsi, cercando di indirizzare le proprie scelte nel modo giusto;
  4. Incoraggia i bambini a rientrare in un circolo virtuoso compiendo buone azioni, che vengono subito premiate con il recupero dei minuti persi.

Non è banale come sembra, e mi sono resa conto che sono diminuiti gli scontri, i dispetti, le grida, e in questi giorni ho visto i miei figli cercare il modo di collaborare in casa per recuperare scalini.
Riccardo ha fatto un dolce, Tommaso ha spolverato la stanza, Mattia ha aiutato i fratelli a ripetere la lezione di storia e ha svuotato la lavatrice e steso i panni.
E invece dei litigi estenuanti, i bambini ora sanno che non mi farò cogliere in fallo: a regole infrante, mi alzerò per andare ad abbassare la calamita. Mezz’ora o un’ora in meno alzati è una spada di Damocle molto efficace a casa mia, e cercano di evitarla.
Ah dimenticavo, state tranquilli. Fino ad ora non è mai capitato che arrivassero a mangiare in camera. Si sono fermati molto prima che la scala scendesse così in basso!

Se ti è venuta voglia di acquistare il libro, puoi farlo tramite questo link: Hai finito di tirarmi scemo. Strategie per non essere preda dei figli tiranni di Nigel Latta. E’ un link affiliate, ossia noi riceveremo una piccola percentuale del tuo acquisto, senza che a te costi nessuna spesa aggiuntiva. Grazie

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13 thoughts on “Strategie per non essere preda dei figli tiranni”

  1. Ma leggere “preda di figli tiranni” mi fa venire i brividi. E’ in questo modo che considerate i VOSTRI figli? Dei tiranni? Loro che crescono seguendo il vostro esempio e vi imitano in tutto? Io non mi rapporterei mai con mio figlio in questo modo e mai lo additerei come un tiranno. Non ho parole.

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    • Ciao Giorgia, in realtà è un titolo provocatorio di un libro,. L’approccio risulta comunque improntato a riconoscere e fare rinforzo alle azioni positive, è un libro di strategia ma da dei consigli che personalmente in alcuni momenti ho apprezzato.

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  2. Ciao, mi chiedevo se, a distanza di qualche mese, applichi ancora questo metodo e, in caso, se continua a funzionare. Grazie!

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    • @ Gina. Ho sospeso per la pausa estiva. In generale però, il metodo continua a funzionare! Per uno dei nei figli, però, intraprenderò anche un atto percorso per cercare di lavorare sulle sue insicurezze. Buona estate!

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  3. E come lo convincete a stare in camera sua per la punizione, senza disturbare tutto il condominio per le urla e i capricci o senza svegliare il fratellino piccolo, che magari dorme? Io credo che la vita reale sia un tantino più complicata dei libri…

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    • @elsa nel libro un genitore fa la stessa domanda al terapeuta. Ovviamente non è semplice, ne è semplice in alcuni casi applicarlo. In quel caso il genitore dovrebbe stare in stanza insieme al bambino il tempo necessario. So bene che nella vita è complicato a volte applicare certi metodi, nessuno dice che sia semplice, io per prima ho le mie difficoltà .

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  4. È carino questo metodo, ma alla fine si tratta sempre di un ricatto, giusto? Se ti comporti bene ti lodo, se ti comporti male vai a letto prima…Ma io mi chiedo una cosa: è questo l’unico modo di convincere i bambini a rispettare delle regole o a smettere un comportamento sbagliato? La mia non è una polemica, mi interessa davvero saperlo… Perché il ricatto è utile con i bambini piccoli (2-4 anni) che non possono capire certi ragionamenti e allora il rinforzo positivo ed eventualmente una punizione funzionano bene per stabilire alcune buone abitudini… Ma poi? Un bambino di 5/6/7 o più anni è in grado di fare una cosa giusta solo perché gli si dice di farla (magari spiegando il motivo in modo per lui comprensibile e ovviamente lodandolo quando si comporta bene) o obbedisce solo se sa che se non lo fa ci saranno conseguenze dirette su di lui? Vorrei capire se c’è un punto in cui l’educazione esce dalla logica “se fai questo ti do quello” o se questo è l’unico modo per far rispettare delle regole ai bambini. Voi che ne pensate?

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    • anche a me non piace questa idea, e ho pensato lo stesso leggendo l’articolo. Non credo nel valore delle punizioni, se non nel loro senso strattamente “pratico”, cioè, secondo me, sono veramente l’ultimo stadio. Detto questo attendo la testimonianza dell’autrice che è una mamma esperta e sicuramente potrà darci delucidazioni in merito!

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      • @primearmi grazie per la mamma esperta, cerco un modo efficace per far capire ai miei tre figli che stiamo meglio tutti se si trova il modo di andare d’accordo (parlo della litigiosità dei tre fratelli che a casa mia e’ ai massimi livelli).
        @franci a casa mia si parla molto, da sempre, ma a volte nei miei figli staccano delle dinamiche che prescindono dai ragionamenti. Mio figlio grande, che è un ragazzino sveglio e volitivo -e con cui è davvero piacevole parlare – a volte proprio non ci vede dalla rabbia. Credimi, lo capisco che gli scatta qualcosa che prescinde dal ragionamento. A quel punto posso spiegare, parlare, ma nella sua testa e’ molto più efficace il ricordo della sera prima in cui è andato a letto mezz’ora prima dei fratelli, rispetto a tutto il resto. Apprezzo un sistema come questo, perché è utile ma non eccessivamente penalizzante. Non lo vedo come un ricatto e mi piace il principio secondo cui si possa “recuperare”, per dare la possibilità ai bambini di capire che hanno sbagliato e poterlo concretamente dimostrare. Viene vissuto meglio di altre punizioni, e nei bambini è molto chiaro – almeno i miei che sono i po’ più grandi – che in effetti ciò che capita e’ la conseguenza del loro comportamento sbagliato, non dell’intervento punitivo della mamma. Intendo che per la prima volta li vedo ragionare sugli errori, cosa per me più importante di tutto il resto.

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        • Valewanda, ma non ti capita che poi al momento di “andare a letto prima degli altri”, loro si ribellino alla punizione e ti dicano di NO? E si rifiutino?

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  5. Mai sentito questo libro ma se ha un approccio pratico, allora mi piace! Ottima l’idea della scala! Anche io gioco sull’pra di andare a letto e sui minuti di cartoni concessi in base ai comportamenti buoni o cattivi ma non è visualizzabile da mio figlio e questo è un limite: mi hai dato un’ottima idea!!!

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