La sicurezza online dei nostri figli

Quanto si parla di sicurezza online dei bambini? Quali sono i timori più diffusi e le strategie di difesa consigliate? Quanto sono preoccupati e quanto sono informati i genitori?
Domande che ormai ricorrono da tempo, in rete e sui media tradizionali e che trovano risposte tanto più lucide e razionali, quanto più si conosce il web.

Foto utilizzata con licenza CC0

Per cercare delle risposte, prendo spunto da alcuni dati emersi da una ricerca su Come usano la Rete i bambini dai 7 ai 14 anni?:

  • l’81% dei genitori è favorevole all’utilizzo della tecnologia da parte dei propri figli, anche se solo a determinate condizioni e fornendo loro tutte le informazioni utili per una corretta gestione della loro presenza in Rete.
  • I genitori sono favorevoli all’utilizzo della tecnologia, ma pongono delle regole: la limitazione del tempo(62%), la presenza di un adulto (40%), il divieto di navigare da soli in camera propria (30%) e quello di utilizzare i social network (30%)
  • In questa fase di età, i bambini utilizzano i supporti digitali soprattutto per l’intrattenimento: il gioco, ma anche i video e la musica. La presenza sui social e la ricerca di informazioni si intensifica ovviamente con il crescere dell’età
  • Quanto agli strumenti di protezione online il 57% ha dichiarato di sorvegliare i figli mentre navigano. Il 46% ha spiegato loro i rischi in cui potrebbero incorrere navigando online e si fida del loro buonsenso. Una buona percentuale utilizza sistemi di Parental Control (32%) o sistemi che consentono di bloccare i siti con contenuti inappropriati (30%). Solo l’11% non usa nessuno strumento per la sicurezza online
  • Il 23% dei genitori intervistati ha ammesso che ai propri figli è capitato di visionare contenuti inappropriati o di attivare servizi a pagamento (16%) e addirittura il 10% ha dichiarato che il proprio figlio è entrato in contatto con degli sconosciuti.

Conoscere, informarsi, accompagnare

Il primo dato mi sembra confortante: l’81% dei genitori è favorevole all’uso della tecnologia dai 7 ai 14 anni. Sì, ma il restante 19% cosa pensa di fare? Spiegatemi come in quella fascia d’età si possa restare lontani dalla tecnologia? Certo, astrattamente è possibile, ma starne lontano e quindi essere impreparati, espone i ragazzini a pericoli minori o maggiori?
Il contatto con gli strumenti tecnologici è inevitabile: può essere al limite rimandato. Ma è anche e soprattutto un incontro fruttuoso e costruttivo: la tecnologia non è buona o cattiva, la tecnologia è un mezzo, una chiave, una porta. Può servire a qualsiasi utilizzo e per questo, in quanto strumento potente, è meglio farci amicizia, conoscerla, saperla manovrare. Sempre in modo adeguato all’età.
Sì, ma come possiamo essere tranquilli noi genitori che l’uso dei mezzi tecnologici sia adeguato ai nostri figli? In un solo e unico modo: conoscendoli.
Ma conoscendo chi? Gli strumenti tecnologici o i figli? Ah… pensavate che il riferimento fosse solo ai primi? Eh no! Mi riferivo a entrambi.
Perché non solo dobbiamo conoscere le funzioni dei device che offriamo ai nostri figli e il mondo a cui permettono loro di accedere, ma dobbiamo davvero conoscere a fondo anche i nostri ragazzi, al di là delle nostre aspettative e desideri.
I nostri figli hanno interessi e inclinazioni, hanno curiosità, domande, bisogni e desideri. E dato che loro stanno crescendo, sono interessi che si modificano e crescono con loro. Quando avranno il mano una finestra spalancata sul mondo, come è il web, andranno a cercare ciò che li interessa di più. E se noi sappiamo cos’è, perché non offrirci di accompagnarli, soprattutto all’inizio?

Imporre regole chiare e condivise

Le regole sono essenziali. Sul web? No, sempre. Solo per i ragazzi? No, per tutti.
Le regole possiamo darle se noi per primi conosciamo le regole del gioco. Gestione della privacy, permanenza delle informazioni in rete, uso della propria e altrui immagine, leggi, buon senso, educazione. Le regole della Rete sono molto più simili a quelle della “vita reale” (come se l’altra non fosse reale!) di quanto si pensi.
Questo è il punto: comportati sul web come ti comporteresti nella vita di tutti i giorni. E con un po’ di prudenza in più, perché le dimensioni sono tutte più grandi e i confini più labili. Se riusciamo a far passare questo concetto, non dovremmo dare ai nostri figli regole nuove, ma solo insegnare loro ad adattare quelle della vita quotidiana anche alla loro attività sul web.
Mi chiedo allora, ha davvero senso stabilire che un ragazzino possa navigare solo alla presenza di un adulto o che gli sia vietato navigare da solo nella sua stanza?
La presenza dell’adulto è necessaria, soprattutto per i più piccoli, ma non come controllore, bensì come accompagnatore attivo e coinvolto. La nostra presenza deve essere uno stimolo: aiutiamoli a scoprire cosa li interessa di internet, facciamo sperimentare loro l’infinità di possibilità. Musica, immagini, informazioni, divertimento, giochi, arte, creatività: andiamo ad esplorare insieme all’inizio.
Mandereste a 7 anni vostro figlio da solo in giro per la città? E a 14? Probabilmente avrete risposto no alla prima domanda e sì alla seconda. Il motivo è ovvio. Ecco, vale anche per il web. Ma ricordiamoci che nostro figlio a 11 o 12 anni potrà prendere il bus da solo, soltanto se a 6 o 7 lo avrà preso più volte insieme a noi.

Cosa fanno i ragazzi sul web?

La maggior parte di loro fa esattamente quello che fa fuori dal web: gioca, scherza, ride, si diverte: quello che piace fare a qualsiasi ragazzino in qualsiasi ambiente sia. Anche a scuola il momento migliore è la ricreazione!
Per questo la potenzialità del web vanno sfruttate per far scoprire loro quanto si può giocare “bene” in rete. Anche imparare può essere un gioco bellissimo se troviamo i siti giusti.
Mio figlio ha scoperto la musica e ha sviluppato i suoi personalissimi gusti musicali (diversi dai nostri) quando ha avuto a disposizione un tablet e Spotify, libero di provare, scegliere, farsi incuriosire.
Sull’uso del social network credo sia giusto non accelerare i tempi: mi capita di notare che i figli di genitori non presenti sui social network hanno un loro account molto prima dei loro coetanei i cui genitori sono attivi sui social.
Personalmente ho spiegato a mio figlio perché ritengo giusto il limite dei 13 anni e ho potuto spiegarglielo perché lo so: conosco le dinamiche, l’esposizione, la difficoltà di gestire le relazioni e le conversazioni. E’ bene che si faccia “palestra di socialità” nell’ambiente più protetto della cerchia di conoscenze reali, per poi essere preparati a quella più ampia ed evanescente dei social.

Proteggere, proteggersi

Per quanto prudenti e rispettosi degli orari consigliati dai dermatologi, mandereste al mare i vostri figli senza crema con protezione solare? No, vero?
Formulo una domanda simile: per quanto informati e per quanto abbiate stabilito regole, dareste ai vostri figli un device senza blocco di alcuni siti e senza sistemi di parental control? Come si!?!
Dai risultati della ricerca risulta che un 11% dei genitori non applica nessun sistema di protezione. Attenzione: i genitori che hanno risposto all’intervista sono tutte persone che usano internet, che sono presenti sui social e appartengono alla fascia degli “informati”. Avete idea della percentuale di persone che non sanno neanche di cosa stiamo parlando?
Spesso si pensa che i nostri frugoletti non andrebbero mai alla ricerca di siti sconvenienti o peggio, quindi perché preoccuparci? Ammettiamo sia così, che appunto loro non intendano cercare, per esempio, della pornografia.
Vi è mai capitato di incappare in un malware? Alcuni malware, che possono “contagiare” qualsiasi computer navigando in rete in modo un po’ superficiale, provocano un reindirizzamento verso siti pornografici o l’apertura di pop up di contenuto pornografico.
Se capita per errore a un adulto, chiude il sito e passa il computer con gli adeguati strumenti di ripulitura. Ma se capita a un decenne? Probabilmente non sa di cosa si tratta ed è curioso. Magari è convinto di aver combinato qualcosa al computer e quindi preferisce tacere con i genitori. Le immagini pornografiche sono, per un ragazzino, spesso scioccanti, perché non si tratta di nudità o anatomia, né di informazione sulla sessualità, che magari interessa molto a quell’età. Spesso la pornografia presenta una sessualità violenta, falsa, distorta, aggressiva e angosciante per un ragazzino. Capitare su un sito porno, può non essere un male da poco.
Allora, perché non permettere ai nostri figli di scegliere come e quando essere curiosi?
E la pornografia è solo un esempio: ci sono siti con contenuti violenti, razzisti, omofobi, inadatti alla loro comprensione e valutazione.
Bloccare l’accesso si può, ed è nostro dovere di “accompagnatori”.

Sconosciuti, questi sconosciuti

La paura più grande è che nostro figlio venga in contatto con sconosciuti. Sicuri sia questo, così generico, il pericolo? Ma non siamo online per conoscere quello che non sappiamo? E quindi non navighiamo anche per conoscere idee e storie di persone che non conosciamo?
Sapete che probabilmente anche il vostro figlio più prudente è venuto in contatto con qualche sconosciuto se gioca online? Ho scoperto con mia grande sorpresa che molti genitori, anche mediamente informati, non conoscono l’esistenza delle chat nei videogiochi online. Chiunque giochi, per esempio, a Clash of Clans, per nominare un gioco molto noto, di sicuro è in contatto con altri giocatori. Li conosce tutti personalmente? Ovviamente no. Quindi è in pericolo? Di per sè no, non lo è affatto.
Quando si viene in contatto con utenti che non si conoscono, l’importante è che il contatto sia adeguato e coerente con l’attività online. Se vengo in contatto con un utente sconosciuto sulla chat di un videogioco e interagisco solo per motivi di gioco, non accade nulla che vada oltre quel gioco. I ragazzi devono imparare a mettersi in allarme se dalla conversazione sul gioco si vira verso altro: se consentiamo loro di giocare online, dobbiamo essere certi di averli informati su ciò che non va divulgato a sconosciuti. Ciò che non è attinente all’attività online che stanno svolgendo, non ha motivo di essere condiviso, riferito, comunicato: dati personali, indirizzi, password, localizzazione, devono essere informazioni “sacre”. Se un ragazzino non è consapevole di questo, non può stare sul web da solo.
Perché è giusto non aver paura degli altri, ma solo se siamo pronti a mettere un deciso “alt” al momento opportuno.

Solo genitori informati, competenti e cosapevoli possono rendere i figli sicuri e responsabili sul web… ma non solo sul web!

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