Se avessi tempo…

Marina non è una new entry nel panorama dei blog italiani, la conoscono e seguono in molti, e decido di intervistarla perché il nome del suo blog “Se avessi tempo” fatalmente è perfetto col tema di questo mese. Come sempre mi preparo le domande leggendo il blog dalle origini ai giorni nostri e qual è la mia gioia nel (ri)scoprire una scrittura leggera, ariosa, divertente senza diventare mai superficiale: solo lei può costruire un intero post su una risposta semplice come un , o su uno sbrocco mattutino uguale ai nostri. Benvenuti nel mondo di Marina e delle sue figlie, Infanta e Revoluciòn (o anche Èunangelo e Verdun).

seavessitempofareiCom’è cambiata la percezione del tempo da quando sei mamma?
In modo strano. Con la prima maternità il tempo è svanito del tutto, al suo posto mi son ritrovata una serie di scadenze minime e improrogabili, crisi mistica se ero in ritardo per la pappa di dieci minuti, orrore di mandare la bimba al nido col bavagliolo non stirato, poi più avanti la pressione di dimostrare che essere mamma non inficiava le mie capacità lavorative. Con l’arrivo della seconda bimba, il tempo è tornato, ho vissuto quello che ho sentito chiamare da alcune mamme amiche “il miracolo del secondogenito”. Non si sa come, le ore si moltiplicano, riesci a mettere qualcosa in tavola, a mandare in giro figli abbastanza puliti, a cambiare i pannoli e a portare il grande al parchetto. E pensi a quei bavaglioli candeggiati e stirati con una certa compassione.
In linea di massima, non è il tempo a mancarmi, è il tempo libero, che non avrò mai più davvero, non nello stesso modo. Tempo libero dai pensieri, con la testa piacevolmente vuota a parte il vago desiderio di un Bellini, tempo per dedicarmi ad un’attività qualsiasi, dal leggere Eco a rimestare pancakes, senza la consapevolezza che in qualsiasi momento un urlaccio dalle camerette possa ribaltare i programmi.
Il tempo delle mamme è un tempo diverso, elastico e fragile, prezioso e buttato via. E’ un tempo fatto di tanti presenti, ti costringe a vivere qui e adesso.

Quando hai iniziato a scrivere avevi un marito, una figlia e un lavoro. Oggi il marito è lo stesso, le figlie sono due e il lavoro, purtroppo, non c’è: hai mai pensato di rendere redditizio il blog?
Ahi che male. Senza nascondersi dietro al dito, perdere il lavoro per me è stato quasi un lutto. C’è voluto tempo (mio) e pazienza (di tutti gli altri, perchè sono stata lagnosa e odiosa e noiosa e mi capita di esserlo ancora, meno di prima ma capita) per farsi passare il magone.
Mi sono ritrovata in una vita che non sentivo mia, che non mi tornava, ad affrontare un sacco di tempo vuoto – o almeno, impiegato in attività ad alto impegno intellettuale tipo passare l’aspirapolvere – che mi fissava negli occhi e mi urlava MA TU, CHI SEI?
A furia di sentire quella voce ho capito che non era un’accusa, ma una domanda. Troverò un lavoro prima o poi e chissà che lavoro sarà, ma io chi sono? cosa voglio, cosa mi piace fare? Sono BRAVA a fare qualcosa o sono nata per sbrogliare fatture?
Sono ancora in fase rimuginatoria. Se ho pensato di far rendere il blog? Pensarci ci ho pensato, ma mi son fermata lì. Sono timida e incostante, pessima combinazione, e non saprei da che parte iniziare.

Qual è l’aspetto al quale eri meno preparata prima di diventare mamma? È proprio vero che col secondo figlio sei molto più “easy” e meno paranoica?
Ma io di mio lo sarei anche stata, più easy, più don’t worry be happy, più tranqui sista. Il problema è che la mia seconda non era d’accordo: s’è presentata con un metabolismo pazzesco per cui mangia anche le gambe dei tavoli ma cresce pochissimo, e pesala e ripesala e faccia preoccupata della pediatra e guardare con risentimento la cuginetta che ha otto mesi di meno e pesa tre chili di più. Già un annetto se n’è andato via per capire che era semplicemente fatta così. Aggiungiamo che ha un carattere mica da ridere, e facciamo ciao ai propositi di essere easy.
In realtà non penso che esistano mamme easy, penso che esistano bambini easy, la mia prima lo è. Hai voglia a dire “oh, a me non importa se si rotola nella melma, un po’ d’acqua non ha mai ucciso nessuno!”, se però ti ritrovi con un bimbo che soffre che ne so, di broncospasmo, vedi che cominci pure tu a urlare “non sudareeee non bagnartiiii andiamo a casa che prendi freddooooooo”.

Fra cinque anni le bimbe saranno “grandi”, pensi che il tuo blog subirà una qualche deviazione rispetto al racconto della vita di famiglia?
Fra cinque anni? Santo cielo. Il mio blog, devo rivelarlo, è costantemente sabotato da una tizia bassa grassa e coi capelli a spinacio, che scrive post insulsi, si scorda di rispondere ai commenti, non trova nemmeno il tempo (e te dai) di dargli un’estetica decente, e non bastasse ogni tre mesi si fa venire la stufia e rimugina di chiudere baracca e burattini. Cara grazia se sarà ancora qui fra cinque mesi, il blog… Il mio orizzonte degli eventi per ora si limita alla visione celestiale delle vacanze di agosto. Come dicevo prima, in questo momento il mio è un tempo qui e ora.
(Poi oh, non cucino abbastanza bene da buttarmi nella giungla spietata delle foodblogger, ho una manualità che vien da chiedersi quando mi consegnano il pollice opponibile – quindi le crafters posso solo invidiarle- per me il massimo del fashion è l’oviesse, non è che abbia tutte ‘ste blog-autostrade spalancate davanti!!!)

Ultima domanda: cosa faresti, adesso, se avessi tempo?
Se avessi una settimana, farei un viaggio con mio marito, perché avremmo tutti e due tanto bisogno di un po’ di tempo insieme.
Se avessi un giorno, porterei le bimbe al mare.
Se avessi un’ora, un’ora garantita senza urlacci e senza mammaaaa la sorellina mi ha mangiato i pastelli, non farei proprio niente, mi siederei sotto il portico a guardare la pioggia.

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14 thoughts on “Se avessi tempo…”

  1. @duda tissa io A VOLTE riesco a pensare che sia un momento salutare, almeno per me, visto che sono abbastanza allergica all’introspezione. A volte invece son frustrata e basta 🙂

    @mela faccio un esempio stupido: io sono easy su un mucchio di cose, se si sporcano la felpa bianca nuova di pacca, scema io che gliel’ho messa per giocare, se mangiano una merendina in più amen, se si sgarra sull’orario di nanna pazienza. Però, siccome sia io che il marito da piccoli soffrivamo di convulsioni febbrili, e sono ereditarie, le mie figlie con 37.5 si beccano il nurofen e il trattamento da “malate”. Ognuno è easy (può permettersi di esserlo) su certe cose, e su altre no, e il criterio è il bambino che ti ritrovi davanti 🙂

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  2. “In realtà non penso che esistano mamme easy, penso che esistano bambini easy” ecco questo è il mio credo da sempre, ma haivoglia a spiegarlo alle mamme dei bimbi “mangiaedorme” 🙂
    Ti ho appena scoperta e già ti adoro e ora corro a leggermi “L’eroa”!

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  3. Come ti capisco, come mi identifico! A parte che io ne ho solo uno di figlio, ma anch’io mi ero ritrovata senza lavoro, anch’io cercavo e cerco di capire chi cavolo sono e cosa cavolo voglio davvero! E come tutte le mamme sono in debitissimo di tempo. E ora corro a leggere il post “eroa”

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  4. Io ti amo, va bene? Mica sono come ElGae che cincischia sulla questione. Ma proprio carnalmente, intendo, sappilo. E amo pure Chiara che vi stana tutti quanti dalle nicchie.

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  5. Anche per me il citato “l’eroa” è un capolavoro: se avete poco tempo, iniziate da quello, poi tanto continuerete

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  6. @closethedoor, il tè e il bango bollente erano la mia seconda opzione 🙂

    @lastaccata se dici così mi fai arrossire le orecchie – ma concordo, l’eroa è uno dei miei post preferiti, ma il merito è… dell’eroa!!!!

    @claudia così mi viene l’ansia da prestazione XD

    @el_gae ah, il lusso di non fare niente… che meraviglia 🙂

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  7. Io adoro il blog di Marina. Se avessi (più) tempo non mi perderei un post, ma recentemente – causa sfighe titaniche – ne ho meno del solito. Fra le sue tante riflessioni, una di quelle che merita una ola è sicuramente “L’eroa”. Ho riso un quarto d’ora, mi permetto di linkarlo perché stramerita: http://seavessitempofarei.blogspot.it/2013/01/leroa.html
    Dipinge alla perfezione una delle situazioni più tipiche e grottesche in cui si viene a trovare un genitore.

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  8. a parte che un figlio col broncospasmo ce l’ho avuto e non mi preoccupavo minimamente di dirgli di non sudare o di non farlo rotolare nel fango, direi che mi ritrovo molto nella situazione.
    il tempo libero dai pensieri ormai mi sa che lo ritroverò nella tomba.
    😀
    e adesso vado a leggermi il blog, compermesso.

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