Una scuola manda una lettera con i risultati degli esami che dice ‘ci sono molti modi di essere intelligenti’

lettera-barrowford “Caro Charlie Owen,
Ti accludo i risultati del tuo test KS2 di fine anno. Siamo tutti molto orgogliosi di te, hai dimostrato un enorme impegno e hai fatto del tuo meglio durante questa complessa settimana.
Tuttavia, siamo anche preoccupati che questi test non sempre valutino quello che rende tutti voi speciali e unici. Le persone che creano questi test e li correggono non conoscono tutti voi – nel modo in cui i vostri insegnanti vi conoscono, nel modo in cui io spero di conoscervi, e sicuramente nel modo in cui le vostre famiglie vi conoscono. Non sanno che molti di voi parlano due lingue. Non sanno che suonate uno strumento musicale, che ballate, o dipingete. Non sanno che i vostri amici contano su di voi, o che la vostra risata illumina i giorni più anonimi. Non sanno che scrivete poesie, o canzoni, fate sport, speculate sul futuro, o che a volte vi prendete cura dei vostri fratellini o sorelline dopo scuola. Non sanno che avete viaggiato in un posto meraviglioso, o che sapete come raccontare storie fantastiche, o che vi piace davvero passare del tempo con persone speciali, in famiglia o fra amici. Non sanno che sapete essere affidabili, gentili, e riflessivi, e che ogni giorno fate del vostro assoluto meglio… Il punteggio vi dirà qualcosa, ma non vi dirà ogni cosa.
Quindi, gioite dei vostri risultati e siatene orgogliosi, ma ricordate che ci sono molti modi di essere bravi”

Questa è la lettera inviata ai ragazzini di sesta (11-12 anni) dal direttore della Barrowford Primary School, e dopo essere stata condivisa su Facebook dalla madre del ragazzo, sta facendo il giro dei social, commuovendo genitori di tutto il mondo.

Ma perché ci commuove e ci stupisce tanto? Forse perché è un esempio di come vorremmo fosse la scuola dei nostri figli? Una scuola che non uniforma, ma che coglie e valorizza le differenze e le potenzialità di ogni alunno, vedendolo per la persona speciale che è? O forse anche perché siamo stufi di vederci consegnare pagelle, di vedere incasellare il complesso comportamento e rendimento scolastico in un numero asettico? O perché siamo stanchi di sentirci dire “suo figlio dovrebbe impegnarsi di più” senza proporre soluzioni applicabili? O perché ci piace quando i bambini e i ragazzi vengono incoraggiati a dare il meglio, ma senza paternalismi, usando le uniche parole possibili: tu sei speciale, continua ad esserlo perché essere fedele a te stesso ti renderà migliore.

Cosa vi colpisce ed emoziona di questa lettera? Potete immaginare una cosa simile nella vostra scuola?

(L’articolo originale lo trovate sul sito dell’Indipendent)

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20 thoughts on “Una scuola manda una lettera con i risultati degli esami che dice ‘ci sono molti modi di essere intelligenti’”

  1. @Chics, concordo che per alcuni aspetti il rapporto fra genitori e insegnanti andrebbe rivisitato, del resto proprio qui su GC si parla di scuola e di esempi positivi, l’importante come dici tu è parlarsi senza dare per scontato che ci sia torto o ragione da una parte sola

    @ Andrea, quello che scrivi è davvero molto interessante, sarei curiosa di sapere che ne pensa un inglese madrelingua. In effetti avevo notato qualche commento critico alla lettera, ma mi era sfuggito completamente questo aspetto.

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  2. Volevo scrivere un commento simile a quello di chics, ma mi ha preceduto 🙂
    Anche a mio avviso lo stile della lettera è molto incerto ed è questo forse il fattore che mi innervosisce maggiormente.
    La traduzione, a mio avviso, è inesatta in quanto l’inizio è molto da “lettera commerciale” in quanto usa le formule tipiche delle lettere ufficiale. Da notare anche che non dice “Dear Charlie”, ma “Dear Charlie Owen” che è molto più formale (e ovviamente generato automaticamente dal computer).
    Una traduzione più vicina allo spirito dell’originale potrebbe essere:

    “Gentile Charlie Owen,
    accluso alla presente troverà i risultati del test XY”

    Segue poi il pezzo sulla “settimana difficile” e su “quanto sono orgogliosi”.

    Se provate ad attaccare la traduzione che suggerisco io al resto della lettera vedrete istantaneamente come le due messe insieme stonino. Si passa da un registro formale a uno informale, e da “you” singolare” a “you” plurale (senza spiegare mai a chi si riferiscano effettivamente con il loro “each of you”).

    Mettiamola così, se dovessi scrivere una lettera informale non comincerei certamente con “Dear XY, please find enclosed” perché il registro è totalmente errato. In questo la traduzione italiana è fuorviante perché invece ha modificato il tono rendendolo uniforme.

    (PS Ma come faccio a ricevere le notifiche? mi tocca ritornare su questa pagina periodicamente a ricontrollare)

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  3. Credo che la scuola sia sempre un punto dolente per tutti, perchè è molto difficile scrollarsi dosso il proprio vissuto personale, perchè è molto difficile veder giudicato il proprio bambino e anche molto difficile giudicare. Credo che la lettera commuova per questi motivi. Anche a me infastidisce il tono di confidenza in contrasto con il prestampato. A scuola ci siamo andati più o meno tutti e tutti ci siamo convinti di poter giudicare il mestiere perchè siamo convinti che averlo “subito” significa conoscerlo e magari saperlo praticare. Praticarlo invece è tutt’altra cosa. Ovviamente parlo da insegnante che lavora spesso con un gruppo classe e non con un singolo e che spesso deve giudicare i comportamenti, anche in base a quanto siano funzionali o meno alla serenità e riuscita del lavoro di tutti. Anche i comportamenti dei genitori diventano fondamnetali per il lavoro in classe. A volte funziona l’indulgenza e l’incoraggiamento, a volte si deve energicamente bloccare un comportamento, spesso si sbaglia. Spero sempre che si impari a parlarsi e a confrontarsi con apertura mentale, mi è spesso

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  4. Credo che la scuola sia sempre un punto dolente per tutti, perchè è molto difficile scrollarsi dosso il proprio vissuto personale, perchè è molto difficile veder giudicato il proprio bambino e anche molto difficile giudicare. Credo che la lettera commuova per questi motivi. Anche a me infastidisce il tono di confidenza in contrasto con il prestampato. A scuola ci siamo andati più o meno tutti e tutti ci siamo convinti di poter giudicare il mestiere perchè siamo convinti che averlo “subito” significa conoscerlo e magari saperlo praticare. Praticarlo invece è tutt’altra cosa. Ovviamente parlo da insegnante che lavora spesso con un gruppo classe e non con un singolo e che spesso deve giudicare i comportamenti, anche in base a quanto siano funzionali o meno alla serenità e riuscita del lavoro di tutti. Anche i comportamenti dei genitori diventano fondamnetali per il lavoro in classe. A volte funziona l’indulgenza e l’incoraggiamento, a volte si deve energicamente bloccare un comportamento, spesso si sbaglia. Spero sempre che si impari a parlarsi e a confrontarsi con apertura mentale, mi è spesso capitato di capire meglio i ragazzi dopo aver sentito i genitori, ma mi auguro che dall’atra parte ci sia lo stesso atteggiamento.

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  5. (OffTopic: Piccola proposta: mi piace molto come avete impaginato il nuovo sito, però per me sarebbe bello poter vedere i commenti al post un po’ prima… noto che ormai gran parte del dibattito si è spostata su Facebook ma qui ci sono sempre delle discussioni molto carine, e fra i vari link e banner, ci si perde un po’.)

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  6. Andrea, condivido in parte il tuo punto di vista: sono preoccupata anche io del fatto che abbiamo preso una china per cui la severità va sempre meno di moda e qualcuno arriva premiare l’impegno e non il risultato perfino alla maturità e all’università – atteggiamento che considero pericolosissimo, dato che con il diploma e la laurea poi si lavora, ed è criminale far laureare un ingegnere che è tanto una brava persona ma sbaglia i calcoli.
    Detto questo, trattandosi di ragazzini di 11-12 anni (giusto?), il problema secondo me cambia nettamente aspetto se si tratta di esami che gli studenti fanno per scelta, per esempio per entrare a Oxford, oppure sono costretti a farlo.
    Mi torna in mente un episodio: in un liceo di mia conoscenza uno studente del classico, costretto dagli insegnanti a partecipare, insieme al resto della classe, alle Olimpiadi di matematica, compilò il questionario con un nome falso e sapendo che gli sarebbe arrivato un 8 in condotta, scrisse nel giornalino una lettera (fantastica) sostenendo che un concorso obbligatorio era un paradosso.
    Se ho capito bene in questo caso parliamo di prove tipo le nostre INVALSI: quello che ci salva come italiani probabilmente è che nel caso dell’INVALSI gli insegnanti difendono anche involontariamente gli studenti che vanno male perché sono loro per primi a contestare la congruenza di queste prove e arrivano a sabotarle facendo sciopero. Forse è un cliché, ma mi chiedo se questa situazione non sia tipicamente italiana e sia totalmente impensabile in UK, dove evidentemente il problema è posto in un altro modo.
    Teoricamente tutti i professori dovrebbero riuscire a comunicare agli alunni che li “vedono” come persone anche se hanno brutti voti, è qualcosa che probabilmente i nostri maestri elementari sono più allenati a fare mentre a partire dalle medie inizia la divisione che poi porterà a differenziare i percorsi scolastici. Leggevo sulla bacheca della maestra Larissa un acceso dibattito sulla proposta di una collega di rilasciare attestati di merito e …demerito a bambini delle elementari. Già il voto stesso secondo la maggioranza di quelle maestre, è un peggioramento rispetto alla formulazione di giudizi che permettevano di comunicare una visione d’insieme del bambino. Insomma, paradossalmente mi preoccuperei più del fatto che questa lettera sembra una ”resa”, cioè si dà per scontato che lo studente in realtà non viene mai visto come persona e quindi si sente la necessità di ribadirlo.
    Quando dici che la lettera farebbe innervosire chi si è impegnato di più perché gli direbbe che non conta nulla. Conta sempre l’età e il percorso. È vero, se avessi ricevuto questa lettera alle superiori mi sarei indispettita, dato che – come quasi tutti i miei compagni di ginnasio – avevo iniziato a sacrificare la maggior parte delle mie giornate per quel famoso risultato scolastico e la lettera mi avrebbe ricordato che nel mondo c’è anche altro, che non stavo suonando nessuno strumento musicale e avevo smesso di disegnare, per fare le versioni di greco. A conti fatti però alla fine avrei ringraziato quel preside.

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  7. credo che troverete questo articolo interessante:
    http://blogs.telegraph.co.uk/news/tobyyoung/100280299/nicky-morgan-should-read-this-plagiarised-letter-and-then-sack-the-headteacher-who-wrote-it/
    (NB Nicky Morgan è la nuova ministra – orribile parola – dell’istruzione)

    Traduco di corsa un passaggio a mio avviso chiave:

    La lettera “non avrà un grande impatto tra i bambini delle classe più agiate – i bambini dei genitori che dicono di essersi “commossi” dalle emozioni espresse al suo interno, ma che, in realtà, fanno del loro meglio per assicurarsi che i loro piccoli tesori sappiano quanto sono importanti questi esami – ma avrà un impatto sui bambini provenienti da un background meno privilegiato. Se i loro insegnanti gli dicono che è sufficiente “guardare al futuro con stupore” e non si devono preoccupare di imparare a leggere, scrivere o far di conto, è improbabile che saranno in grado di competere con i loro pari provenienti da famiglia più agiate.”

    Sarebbe quindi interessante quindi sapere se l’articolista ha ragione analizzando la provenienza di tutte queste condivisioni e Mi Piace… forse da genitori di bambini con scarsi risultati (accademici) o magari da chi dice una cosa e poi si comporta in modo opposto, perché sa che a lui e ai suoi figli la cosa non tocca (in quanto prendono comunque bei voti). Dopo tutto il fenomeno del “mindless sharing” su FB è ben noto.

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  8. let’s say we agree to disagree Andrea, le prospettive sono diverse 🙂 (no, non sono state abolite le Grammar, stanno solo pian piano scomparendo, nella mia zona ce ne sono tantissime)

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  9. Sì, può essere uplifting, ma NON in questo contesto. È un po’ come dire che hai fatto una gara, ma poi al momento del giudizio i giudici ti dicono che siete arrivati tutti primi.
    Tra l’altro è un po’ un controsenso, prima mi dici che uno è attaccato ai voti, ma poi ammetti che i genitori vogliono che i propri figli vadano alla grammar school (ma non erano state abolite? o forse non ne fanno solo più di nuove?)
    Tra l’altro, andando avanti nella vita, quando devi andare all’università dubito che per entrare a Oxbridge o qualunque altra università prestigiosa puoi presentare una lettera così come “reference”.

    Comunque il fatto del copia/incolla non è cinico, ma un dato di fatto. Se fai una lettera d’amore copia-incollandola da quella di un altra e il tuo lui ti scopre, mi sa che non ci rimane bene 🙂 (se poi dai l’attribuzione, magari un minimo ti salvi).

    Comunque non se ne esce… gli esami sono quello che sono ed è inutile girarci intorno. Forse si preferisce il modello Italiano dove si fa praticamente tutto “in house”? Se non sbaglio solo alla maturità c’è qualcuno di esterno, ma anche lì sia commissari interni che esterni ti permettono di copiare a più non posso (vissuto in prima persona all’epoca e quest’anno dettomi da un nipote che ha fatto la maturità).
    Non vedo proprio come sminuire i risultati di un esame dicendo in sostanza che non contano possa essere utile ad alcuno, né ad aumentare l’autostima.

    Invece chi ha ricevuto un voto alto, come ho già detto, la scuola gli dice che è stato fesso la prossima volta è meglio che si metta a scrivere canzoni o poesie.
    Onestamente non credo proprio che i bambini in questione se la bevano.

    Se io faccio qualcosa a cui tengo e il risultato (positivo o negativo che sia) viene accompagnato da una lettera così, mi verrebbe solo il nervoso. Se invece a me non importa niente, di sicuro la lettera non fa differenza.
    Di nuovo, così facendo, come viene spronato il bambino a fare meglio? Se davvero voleva entrare alla grammar sa bene quali sono le regole del gioco.

    (Ma perché devo reinserire i miei dati ogni volta?)

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  10. si ho visto la storia del copincolla, ma mi pare l’ennesimo cinismo del cavolo, sono parole molto generiche queste, che diciamo continuamente anche noi ai nostri figli, dire che siano state copiate e’ come dire che chi fa una dichiarazione d’amore a napoli abbia copiato uno a dublino 😀
    La scuola dei miei figli insiste molto nel dire sempre, ad ogni colloquio, che i bimbi li conoscono molto meglio loro di qualsiasi risultato di un test (questo nelle chiacchierate verbali, sono anch’esse copincollate?) e tutta la procedura di “appello” contro i risultati dell’esame di ammissione alla Grammar, basati sull’esperienza dell’insegnante in classe, sono basati appunto su questo assunto. Non so, i molti genitori (migliaia e migliaia, di qui e di lì) e gli insegnanti che hanno condiviso questa lettera mi paiono tutti concordare che sia uplifting – è solo chi è molto nella logica del voto e della performance che puo’ vederci un doppio senso, considera che questa lettera è arrivata anche a chi ha avuto un punteggio molto alto, e in questi casi ha ancora più senso, secondo me.

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  11. @Super, indubbiamente la partenza di Gove sembrava davvero orchestrata apposta. Non posso non chiedermi se la preside non abbia voluto prendere una qualche posizione politica sulle spalle dei bambini. Però c’è da dire che questi esami esistono in un formato o in un altro, da molto tempo e grosso modo sono equivalenti a quelli di quinta elementare e di terza media tutti assieme.

    Inoltre la preside, esaltando l’unicità degli alunni, ha omesso di dire che la lettera è un semplice coppia/incolla di una lettera che gira in America (anche il tono della lettera è molto americaneggiante), e non si è neanche premurata di inglesizzarla… A parte questo però e in questo contesto non capisco davvero che messaggio volesse mandare ai bambini, se non quello che se si sono applicati per ottenere buoni risultati, hanno perso tempo, e se invece sono andati male, hanno 100 scusanti, anzi, hanno fatto bene, tanto scrivono “canzoni e poesie”.
    Nessuno dice che i bambini debbano essere distrutti se falliscono un esame, ma nel contesto dell’esame dire “bravo lo stesso” certo non aiuta a fare meglio la prossima volta.
    (ma le notifiche dei nuovi commenti non arrivano più?)

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    • Andrea io preferisco questo “patronising” a quello che sento spesso in Italia: “ti ho messo 9 (o 10), ma guarda che devi impegnarti di più, perché così non va proprio bene”. Cioè che me lo hai messo a fare il 9, o il 10, se poi mi devi fare la filippica che non va bene.
      Nella cultura svedese si dice bravo di default, e anche io ho trovato questa cosa irritante, tanto quanto il non vedere l’individuo che ho davanti, perché il risultato è lo stesso. Nel post chiedo il perché questa lettera ha commosso così tante persone, e mi interrogo se dipende dal fatto che ci sono tanti genitori che sono stanchi del sistema dei voti e dei test che appiattiscono, e della totale impersonalizzazione della pagella. Poi, mica ci si deve commuovere tutti, va bene anche che a te non piaccia e non dica nulla di speciale. Però il fatto che in tanti abbiano sentito il bisogno di leggerla e condividerla, significa qualcosa sulla percezione del sistema scolastico, e a giudicare dalle condivisioni di questo post, direi che la faccenda non riguarda solo l’UK. Ecco, vorrei parlare di questo.

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  12. Andrea, magari (visto che sei in UK) potresti rileggere questa lettera nel contesto delle anelate dimissioni di Mr Gove come ministro dell’istruzione? E’ un interessante scherzo del destino che siano arrivate nello stesso giorno le due notizie, e dopo i vari scioperi degli insegnanti, e le polemiche sugli esami che, ricorda, non sono imposti dai presidi ma dal “sistema” 🙂 nonche’ la recente revisione del curriculum, che impatta parecchio le primarie soprattutto. E’ una lettera magari uguale per tutti, certo, ma che lascia secondo me un buon sapore in bocca all’inizio delle vacanze, e che va letta soprattutto dai genitori, non dagli alunni, che tanto quanto.

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  13. Nemmeno io sono particolarmente commossa. Per quanto ammirevole sia il suo intento, si tratta di una lettera che di personale ha solo il nome del destinatario impostato da un software.

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  14. Veramente a me sembra (dato che è inglese) patronising e condiscending.
    La mia risposta sarebbe, “allora perché mi hai fatto fare un mazzo così per sostenere questi esami se poi un minto dipo mi dici che non servono a niente?”

    Francamente a me non commuove minimamente. Piuttosto mi innervosisce.

    L’inizio: “Siamo tutti molto orgogliosi di te, hai dimostrato un enorme impegno e hai fatto del tuo meglio durante questa complessa settimana.” lo posso rileggere con un “OK, all’esame hai fatto (mezzo) schifo, ma non te lo posso dire se no ci rimani male”.

    Poi, sorpresa sorpresa, c’è il temuto “However” a seguire, con tutta una serie di scuse su questo e su quello.

    Onestamente io non vorrei che i miei figli ricevessero una lettera del genere.

    Serena, non capisco come fai a dire che questa lettera non suoni paternalistica.

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  15. Sì, la lettera mi emoziona parecchio. In realtà pensando a me stessa forse a 11 anni non ne avrei sentito il bisogno, perché le prime vere difficoltà a scuola le ho avute a 14 anni. Però ricordo ancora la nostra vecchia prof di latino cercare di parare l’equivoco in cui incorre chi si prende, poniamo, un 3: “Voi ricevete questo voto e pensate, io valgo 3. No, voi non valete 3. Ma quello che avete fatto faceva schifo”. Questa frase piena di buone intenzioni in realtà sembrava contraddire l’esperienza diretta, il clima in classe soprattutto. Ma l’ho capita un po’ meglio quando mi sono trovata dall’altra parte della cattedra e ho dovuto assegnare dei voti a delle persone. Ricordo in particolare una 5^F e un 18enne di nome Andrea, che umanamente era un carro armato: era capo scout, studiava moltissimo e aveva ottimi risultati dappertutto… tranne che nella mia materia dove si allontanava a fatica dal 4. Certo oggi non mi sognerei di dirgli da insegnante che faceva ‘schifo’ nella mia materia, ma certamente proverei a far capire che quel 4 riassume una prestazione e non una persona. Che un domani avrebbe potuto scegliere di lavorare dove riusciva meglio e in quello che gli piaceva di più. Che comunque lui ai miei occhi non era quel 4. Questo sarà ancora più difficile da capire e far capire a un ragazzino di 11 anni che magari si trova tutti 4. Per questo trovo che la lettera del preside, così neutra ma così ben indirizzata verso chi ha difficoltà a scuola, metta l’accento sulle cose giuste.

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    • @Close The Door “Voi ricevete questo voto e pensate, io valgo 3. No, voi non valete 3. Ma quello che avete fatto faceva schifo” ecco questa è l’essenza di questa lettera. Grazie, il punto è proprio questo.

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