La scelta della scuola primaria

Allora ricapitoliamo. Quest’ultima scuola mi sembrava buona, fanno inglese una volta a settimana, e sport tutti i giorni, che per il Vikingo sarebbe il massimo.
Si però hai visto le classi erano piccole, e poi il fatto di portarsi il cibo da mangiare in classe non mi piace. Da sbattere la testa al muro!
Le insegnanti sono tutte giovani però.
Io preferisco quella in cui gli fanno suonare violino sin dall’inizio.
Ma è una scuola troppo grande!
Si però la scuola piccola ha i suoi svantaggi. Se i 20 compagni che ti capitano ti stanno antipatici te li porti dietro fino alla quinta.
Si però nella scuola grande rischi di perderti.
Quello è perché voi amplificati non tollerate il casino, che invece è fonte di creatività, di stimoli, di idee.
Ecco, appunto, stimoli.
Si lo so. Uff! Comunque non capisco perché la scuola comunale aveva violini, computer, lavagne touch screen, e una biblioteca da far paura, e quella privata nulla. Mi sa che la differenza tra private e comunali qui non è come da noi.
Ma poi in realtà lui non farà la prima elementare. Giusto? Ma che farà?
E’ una specie di via di mezzo tra un asilo e una prima, iniziano a lavorare con la lettura e la scrittura e un po’ con la matematica, ma nulla di che. Si chiama scuola dei 6 anni.
Ma i libri ce li danno loro?
Si certo. E i compiti a casa fanno ridere. Mentre in Italia fanno ricerche sui bovini, in Svezia colorano disegni. Chissà se fanno le cornicette anche qui!
Bah! Ma perché in Italia si fanno ancora le cornicette a scuola? Mamma mia che incubo!
A me è piaciuta quella in cui hanno fatto il discorso sull’intelligenza emotiva, e sul fatto che lavorano una volta a settimana sulle emozioni e i sentimenti, sulle relazioni e sul prendersi cura degli altri.
Si, ma facevano inglese ogni due settimane. Ma come fanno gli svedesi ad imparare l’inglese se iniziano così tardi?
E poi era una scuola piccola, con una classe per ogni anno. Non si può dai.
Mi sa che alla fine l’unica cosa importante è chi gli capita come insegnante, e su quello abbiamo ben poco da scegliere.
E allora che facciamo?
Andiamo a vedere queste ultime due scuole che sono rimaste e poi decidiamo.

In quel di Stoccolma si rimugina sulla scelta della scuola, perdendosi tra le differenze culturali del paese che ci ospita, amplificando i dubbi e le domande tipiche di questo momento di passaggio. Ma in fodo si fa anche un po’ per distrarsi da quello che è l’unico vero pensiero: ma che davvero siamo già arrivati alla scelta della scuola?

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20 thoughts on “La scelta della scuola primaria”

  1. Ciao a tutti! Sono in procinto di scegliere la scuola adatta per mio figlio, detto onestamente ne vedo molte ma vorrei aiutarlo e fare assieme a lui la scelta migliore. Ho visto una in particolare che si chiama scuola dei talenti, hanno i percordi dedicati a diversi indirizzi e lavorano molto sul lato caratteriale emozionale dei nostri ragazzi. Qualcuno di voi ha già avuto a che fare con loro? Potete darmi qualche opinione in merito e qualche suggerimento per vostre esperienze vissute? Grazie MILLE ANTICIPATAMENTE

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  2. io devo scegliere entro sabato la scuola primaria per mio figlio!!! In una scuola ci saranno 4 o 5 suoi compagni della scuola dell’infanzia (18 bb circa saranno gli iscritti), l’altra è invece una scuola montessori (26 iscritti) ma non avrà “vecchi amici”. Quanto è importante, secondo voi avere degli amici che hanno frequentato l’infanzia insieme? Ne devo tenere conto? grazie e ciao a tutti

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  3. @Serena, ti dico solo che dopo una settimana di prima elementare mio nipote (14 anni ora, borderline amplificato) alla domanda “Beh, com’è questa scuola elementare?” sbuffò e rispose: “Faticosa! Si fanno un sacco di lavori…”. E lui andava ad una Montessori storica, dopo 3 anni di materna Montessori, quindi il passaggio avrebbe dovuto essere graduale… Comunque gli fece benissimo, le maestre lo capirono abbastanza bene e lo seppero prendere abbastanza per il verso giusto. Ovvero ogni tanto lo mandavano a farsi un giro di corsa in cortile e non pretendevano che fosse in grado di stare seduto buono e zitto per più di qualche minuto per volta. Certo, poi lui una volta portò una compagna sul tetto e un’altra rimase chiuso fra due porte tagliafuoco, ma questa è un’altra storia e in ogni caso non ha ancora smesso con questi begli episodi. E naturalmente il fratellino di 16 mesi sembra già ricalcare le sue orme piuttosto pesantemente…. a proposito, non ho fotografie ma è ancora aperto il CHC contest? Forse dovreste farne una rubrica aperta e continuativa, senza contest, solo per farci due risate dopo una sbroccata…

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  4. @Serena:Io sto leggendo dello stesso Robinson :”The Element” Oltre al fatto che è stata un’opportunità per rispolverare il mio inglese (non essendo disponibile una versione in Italiano) le sue argomentazioni confermano molti dubbi che io avevo sulle modalità di insegnamento nelle Scuole italiane. Detto questo, io che comunque ero una fin troppo diligente allieva, credo che la parte dei genitori negli anni maggiormente formativi sia fondamentale. Mia figlia il prox settembre frequenterà la prima elementare.Molti genitori, quando i figli iniziano il cursus honorum degli studi tendono, proprio come gli insegnanti , a considerarli come dei piccoli Robot. Cioè, alla fine, conta il voto e basta. Ecco, la lettura di Ken Robinson mi ha fatto riflettere sul fatto che , paradossalmente , il voto non basta. Perchè “l’andare bene a scuola”non esaurisce la complessa, multiforme e prismatica intelligenza dei nostri bambini. Anzi, c’è il rischio forse che vada ad appiattire la loro creatività. Allora va bene la scuola , ma:non appiattiamoci anche noi genitori sul “voto” Non diamogli troppa importanza. Guardiamo i nostri bambini così come erano in culla. Un monte di meravigliose potenzialità!

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  5. devo dire che ero in ballo con un sacco di menate sulla scuola, soprattutto per la qualità della scuola media della figlia grande … poi ho visto questo
    http://pontitibetani.wordpress.com/2011/01/14/cambiare-i-paradigmi-delleducazione/
    e devo dire che il mio sguardo sulla scuola è stato un pò diverso.
    non so in che modo inciderà sulla scelta della scuola superiore ma di certo inciderà nel modo di guardare a ciò che insegneranno e a ciò che a noi famiglia resterà da aggiungere.
    per la piccola è presto ….
    🙂

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    • Monica bellissimo il video e allo stesso tempo inquietante. Ma dove si trovano scuole che non seguono quegli schemi di irrigidimento? A volte penso che l’unica soluzione sarebbe l’homeschooling, ma poi rinsavisco e lascio stare 😉

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    • Sabrina, bello il pdf sulla scrittura delle lettere. Però non sono caratteri di corsivo scolastico, ma di calligrafia. Comunque gli esercizi sono validi per ogni tipo di codice grafico: almeno sapere da dove si inizia a scrivere una lettera!

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  6. ciao
    io vi porto la testimonianza della prima nella scuola steineriana. che non e’ nè pubblica nè privata. non è pubblica perche è una scelta pedagogica diversa con programmi e modi completamente diversi di fare quasi tutto. non è privata perche non è una società che riceve finanziamenti pubblici dallo stato (come le private) ma è una libera associazione di genitori e maestri senza scopo di lucro. infatti lo svantaggio è che i maestri guadagnano pochissimo, però il vantaggio è che le rette non sono neanche lontanamente paragonabili ad una privata.
    a parte questo
    la prima è un po’ come la scuola dei 6 anni in svezia. l’obiettivo non è imparare a leggere e scrivere ma a familiarizzare con l’alfabeto nel modo in cui ha familiarizzato il genere umano nelle varie fasi della sua evoluzione. ovvero prima a grandissime linee sperimentando le forme con il corpo, poi arrivandoci con il disegno di forme, e poi solo alla fine associando il significato alla forma.
    per ogni lettera il maestro racconta una storia, comincia a far immaginare ai bambini come potrebbe essere fatta quella lettera riflettendo sul suono, ecc… e’ una cosa lunghissima e secondo me pregna di un grande valore e sapore. certo se uno ha fretta di imparare qui diventa matto.
    ma la fretta di imparare a chi giova?
    e’ forse solo una abitudine consolidata nella nostra cultura? imparare a lettere a 8 anni è davvero un grosso danno per il genere umano?
    o forse prima impari e prima ti stufi, proprio perche quando era ora di giocare di hanno rotto le scatole con questa benedetta lettura?
    io sono ancora qui che ci penso nei prossimi anni sapro’ dirvi meglio…

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    • Sabrina la riflessione che poni è molto interessante. Ti confesso che noi all’inizio ci siamo fatti prendere un po’ dalla fretta di imparare. Ci siamo visti in confronto ai coetanei italiani che entro 3 mesi imparano a leggere e scrivere, mentre il Vikingo starà li a giocare con le lettere e i numeri proprio nel modo che descrivi te. Formando lettere con il corpo, o con vari materiali, contando ramoscelli e foglie nei boschi, recitando filastrocche. Insomma una scoperta dell’alfabeto e dei numeri molto più graduale. Ma la cosa che ci hanno spiegato è che in questo anno propedeutico impareranno sopratutto a stare bene in classe e con i loro nuovi compagni, oltre che con l’insegnante. Lavoreranno sulla conoscenza di se stessi, le relazioni con gli altri, rifletteranno sul significato della parola amicizia, faranno esercizi di intelligenza emotiva. E con questo punto, mi hanno convinta definitivamente 😉

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  7. Olala! E pensare che stiamo già guardando pure noi qui a Parigi: pubblica o privata? Inglese subito o con calma? Non è una scela facile, anche perchè poi sugli insegnanti che saranno assegnati alla classe non si ha potere decisionale, ma è u fattore fondamentele per la buona riuscita della scolarizzazione “dell’obbligo”…. per fortuna abbiamo ancora un anno, ma proprio solo un anno per gennaio 2012 si chiudono le iscrizioni…

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  8. Ecco, qui invece quella dell’intelligenza emotiva sembra una cosa buttata la per far bella figura il primo giorno di scuola… Ma vabbè, oggi sono un po’ polemica…

    In prima si dà più o meno per scontato che i bambini siano scolarizzati, anche se poi, ci sono sempre quelli che non sono in grado di star seduti o di seguire una lezione strutturata, ma i maestri lo sanno e sono pronti, almeno per i primi mesi, ad arginare i fiumi in piena.
    Inglese si fa per due ore a settimana fin dalla prima, ma non è detto che ci sia un insegnante specifico. A noi va di lusso perchè la nostra maestra è laureata (anche) in lingue. C’è un laboratorio con i computer ed infatti il lavoro di fine anno dell’anno scorso è stato la realizzazione di due cd, uno di italiano/scienze ed uno di matematica, che illustravano il lavoro svolto.
    Educazione motoria (un’ora a settimana, pagata extra dai genitori se si vuole un insegnante apposito, se no ci pensa la maestra principale)è orientata allo sviluppo dello spirito di gruppo.
    Per la scrittura, da noi hanno applicato un metodo-urto: niente puntini da unire, niente letterine da colorare (ma il lavoro di pre-scrittura e pre-lettura è previsto nell’ultimo anno di scuola materna, insieme alla scolarizzazione), ma subito molte lettere da imparare nei 4 codici: stampatello maiuscolo, stampatello minuscolo e poi, dopo un po’, corsivo minuscolo e maiuscolo.
    A Natale erano, chi meglio, chi peggio, tutti in grado di leggere.
    E per le cornicette… oh quanto mancano anche a me!!!! Comunque anche quelle sono nel “programma” dell’ultimo anno di materna (ops, si dice scuola dell’infanzia).
    Il problema è che in molte materne non si curano affatto di scolarizzare in modo adeguato e di svolgere lavori di pre-scrittura/lettura.

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  9. Non sono un’esperta, ma da noi l’offerta varia molto da scuola a scuola e dagli insegnanti. Da mio nipote su al nord una buona metà della prima elementare la passano in attività di “scolarizzazione”, cioè a insegnare ai bambini a stare seduti, a usare i quaderni etc. Fanno 2 ore di inglese a settimana e hanno dei computer con programmi interattivi. Anche la ginnastica sembra più mirata al coordinamento motorio; i compiti sono disegni, colorare le lettere, unire i puntini per formare le parole etc.
    Per noi è ancora presto visto che la Piccola l’anno prossimo passerà dal nido all’asilo, però sto iniziando a guardarmi intorno, soprattutto per trovare una scuola buona che sia vicina, per evitare di passare le ore in macchina. Questa per me è una priorità, se fossi costretta a scegliere preferirei un po’ meno di inglese in una scuola raggiungibile a piedi piuttosto che il contrario. Cerco di sentire i parei di altre mamme, credo che il passaparola sia utile in questi casi.
    Ma poi che avete contro le cornicette? A me piacevano un sacco… 🙂

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  10. Ehi, qui nessuno in prima fa ricerche sui bovini e, in caso, sono più interessanti che colorare disegnini! E le cornicette sono fuori moda anche da noi…
    E poi, in prima anche da noi la preside ha fatto il discorsetto sull’intelligenza emotiva. Poi metterlo in pratica è un’altra storia…
    Che a me sta Svezia inizia a stare antipatica…

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    • ma Silvia era una lode verso la scuola italiana, mentre quegli scansafatiche degli svedesi coloranno disegnini!
      Ma allora cosa si fa in prima elementare in Italia?
      Quella dell’intelligenza emotiva in realtà sembra una cosa strutturata per bene. Fanno incontri settimanali in cui fanno attività specifiche insieme ai bambini. Insomma dovrebbe essere più della solita fuffa, poi staremo a vedere.

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  11. Ma l’anno di transizione tra l’infanzia e la primaria è geniale!
    Per il resto, che dire… io l’inglese ho iniziato a studiarlo alle medie e l’ho imparato lo stesso, anche se non a grandi livelli, ma più di questo la scuola qui non offre (ho fatto liceo scientifico a seprimentazione linguistica… una schifezza di sperimentazione, a dire il vero, ma la colpa è stata degli insegnanti e di chi gli ha permesso di farlo).
    In bocca al lupo per la scelta.

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    • Si Claudia è ottima soprattutto per quelli che ancora non hanno raggiunto la maturità di starsene fermi dietro ai banchi per svariate ore al giorno! 😉

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