Il ritorno della finlandese del castello incantato

Forse qualcuno di voi si ricorda della visita al castello incantato. Ieri ho avuto la splendida idea di ricambiare l’invito. Dopotutto mi sembrava doveroso e visto che era passato del tempo per smaltire il mio pessimo umore dopo quell’avventura, ho creduto di potercela fare e riuscire ad uscirne con la testa alta. Ho preparato il Vikingo all’evento. Gli ho spiegato che sarebbero venuti a giocare da noi, e che quanto sarebbe stato bello farli giocare con tutti i suoi bei giocattoli. Gli ho detto che potevamo mettere via qualcuno dei suoi giochi preferiti, di quelli che non vuole condividere con nessuno, e lasciare a disposizione solo quelli con cui voleva giocare anche con C.

Alle 3 sono andata a prendere il Vikingo all’asilo, dove ho trovato la regina finlandese che prendeva C. (3 anni) e M. (18 mesi) con il terzo (2 mesi) che dormiva beato in carrozzina. Siamo andati tutti insieme a casa nostra. Il Vikingo e C. erano eccitatissimi, e continuavano a fare comunella come dei piccoli teppisti.
Arrivati a casa si precipitano in cameretta, e iniziano a rovesciare ceste di giochi in terra. Tutto sembra procedere per il meglio. Facciamo merenda, e poi i bimbi tornano a giocare. Tempo 2 minuti iniziano le prima urla. E non era il Vikingo. Il povero C. ha iniziato a piangere dicendo che quello lo aveva preso lui. Il Vikingo, tenendo stretto il camion dei pompieri in mano, mi guarda e mi dice: “è mio!“. Ci siamo. Gli ho ricordato il discorso fatto, e che C. e il suo fratellino M. potevano giocare con tutto. Da lì, non ha fatto altro che peggiorare. Ho sedato crisi simili a ripetizione perchè il suo amichetto venuto apposta a giocare con lui osava…TOCCARE i suoi giocattoli! Ho dovuto trascinare il Vikingo nell’altra stanza per farlo calmare un imbarazzante numero di volte, l’ho minacciato di non invitare più nessun amichetto, gli ho detto che così non ci si comporta. Intanto C. continuava a mantenere la calma nonostante venisse maltrattato ad ogni occasione, M. si divertiva a scoprire macchine nascoste nella cameretta, e il terzo…vabbè il terzo continuava a dormire beato in salotto mentre urla disumane si diffondevano nella casa.
E per fortuna sono stati solo un paio d’ore scarse (inclusa merenda) sennò non so proprio dove saremmo arrivati.

Dopo che loro sono usciti, mi sono messa a preparare la cena per isolarmi un momento e per non cadere in tentazione di uccidere un figlio. Il Vikingo si è messo a giocare tranquillo in camera sua, finchè….se l’è fatta sotto (e non succedeva più da parecchio). Si è messo a piangere. Allora l’ho pulito mantenendo una calma quasi innaturale, nel tentativo di non far trasparire il mio nervosismo. L’ho messo sul water visto che sicuramente non aveva finito, e lui è stato li a farla tutta e a giocare con i suoi “giochi della cacca” (quelli messi appositamente in bagno per tenerlo fermo seduto abbastanza a lungo). Certo poi uno dei giochi è caduto per terra, e lui lo ha dovuto prendere, sporcando ovunque.
E GG non è tornato che dopo un ora!

Quando ieri sera Silvia mi ha chiesto quando pensavo di partorire, le ho risposto: “Se proprio vuoi saperlo, non penso di partorire. Ci ho ripensato. Non ne voglio un’altro.” Che detto ad un paio di settimane dal parto dà una vaga idea del mio livello di disperazione.

Poi ho cenato, mi sono sfogata con GG, ho dormito. Stamattina è un altro giorno, e c’è uno splendido sole in quel di Stoccolma. Ripenso agli eventi di ieri, e mi accorgo che il Vikingo è stato bravissimo in un sacco di occasioni! Come quando ha ceduto la sua sedia a M. e gli ha servito la merenda in modo incredibilmente servizievole. O gli ha concesso di giocare con il suo camion della spazzatura (che è tutto dire!).

Dopo il primo paio di crisi e i miei richiami all’ordine e a calmarsi, si è andato a chiudere in camera sua, dove l’ho trovato seduto sulla sedia, con la testa tra le mani e i gomiti sul tavolino. Quando ho aperto la porta e gli ho chiesto cosa stava succedendo ha alzato la testa e ha risposto: “sono arrabbiato con C.” Certo non avrebbe dovuto sbattere la porta, ma invece di prendere l’amico a calci e pugni, ha riconosciuto la sua rabbia e ha capito che era meglio andarsene via per calmarsi un pochino, proprio come gli ho detto ripetutamente di fare.

In un’altra delle crisi, mi ha chiamato piangendo e mi ha trascinato in camera sua, dove C. stava smontando la sua bella cassetta degli attrezzi, e dicendomi “ma io non vole che fa così”. Io l’ho rassicurato che l’avrei aiutato a rimontarla come piace a lui, e lui ha accettato, anche se con la faccia di un condannato a morte. Certo avrebbe potuto essere contento di condividere la sua bella cassetta degli attrezzi con il suo amichetto, ma invece di togliergliela violentemente dalle mani, è venuto a chiedere il mio aiuto, e ha manifestato il suo disappunto verbalmente (anche se condito di lagrime a volontà).

Quando l’ho trascinato nell’altra stanza per calmarsi, si è infilato il pollice in bocca e ha fatto del suo meglio. Tempo 2 minuti mi ha detto: “ora io sono calmo. Vado là.” L’ho fermato ricordandogli le regole: niente spinte, urla e discussioni. Se C. prende un gioco che vuoi te, devi aspettare il tuo turno con calma. Mi ha risposto “Okkei” ed è tornato sulla scena del delitto. Da quel momento in poi ha osservato in silenzio C. mentre ispezionava ogni singolo giocattolo, poi appena questo veniva poggiato anche solo un secondo per terra, lui lo afferrava e lo metteva sulla SUA montagna di giochi che si stava creando, dicendo “Den är min!” per chiarire il concetto di proprietà anche in svedese.

Al momento dei saluti, ha abbracciato calorosamente il suo amichetto C. Anche se ho il forte dubbio che questo gesto sia stato il frutto della sua gioia per il fatto che gli invasori stessero finalmente sloggiando.

Certo è che stamattina mi sento meglio. Un pò più orgogliosa di come il mio ometto stia imparando a gestire il suo temperamento, con tutto lo stress che per lui comporta. Ce la sta mettendo veramente tutta. E l’incidente della cacca non è che una conseguenza del livello di tensione con cui ha vissuto quelle due ore scarse di invasione territoriale.
E la regina finlandese del castello incantato è andata via, con il sorriso sulle labbra, dicendo che magari, con la nascita del secondo e l’arrivo della primavera, la prossima volta potremmo decidere di andare a giocare al parco. Secondo voi ha capito l’antifona?

Prova a leggere anche:

Previous

Insegnare ai bambini a non succhiare il pollice

Intervista ad una mamma con una tessera ingressi

Next

3 thoughts on “Il ritorno della finlandese del castello incantato”

  1. Dai, non ti preoccupare troppo!
    Giusto un mese fa è venuta a casa la “favorite friend” di mia figlia ed è stato il caos!
    Se la mia Nina è vivace con Viola diventa un uragano. Insieme moltiplicano x cento la baraonda. Ho iniziato a farle giocare ” in controllo”, ma poi la situazione è gradualmente precipitata, fino a che al grido “facciamo male alla mammaaaa!!!” hanno iniziato a picchiarmi. La ricciolina bionda è stata prelevata da sua madre giusto in tempo prima che mi ammazzasse.
    Piccole teppiste di tre anni prese per le orecchie e ricondotte all’ordine!
    Diciamo che c’è ancora molto lavoro da fare!

    Reply

Leave a Comment