Alla ricerca del proprio stile genitoriale

stile-mammaAlla fine di questo mese mi urge il post personale sul mio stile di accudimento e sulle mie scelte genitoriali. Potete saltare subito al tema del mese successivo 😀 , dato che questo sarà un post privo di qualsivoglia utilità.

Personalmente io leggerei solo romanzi. E quando sono stanca e bisognosa di relax, leggerei solo romanzi gialli, di ogni genere e stile, possibilmente con trame molto complicate.
L’idea di leggere un saggio senza esserne obbligata da un esame, da un corso di aggiornamento o dalla necessità professionale, mi è del tutto estranea.
Prima di incontrare Serena, avevo letto sì e no la Garzantina di Puericultura (ottimo testo, comunque) e qualcosa sull’allattamento (convincendomi, peraltro, prima che nascesse il Piccolo Jedi, che l’allattamento a richiesta, totale e assoluto, fosse l’unica via possibile).

Ero sostanzialmente un genitore pieno di ottime teorie basiche, del tutto inapplicabili nella loro assolutezza, informato superficialmente su questioni pratiche, scettica su quelle psicologiche e comportamentali e con una gran voglia di leggermi un bel giallo quando avessi ricominciato a dormire la notte.

Avevo provato ad applicare il metodo Estivill per circa 2 minuti della nostra vita familiare (ma avevo letto il libro, consigliato da una giovane commessa della Feltrinelli che ancora oggi cerco di incontrare di nuovo per discutere dei suoi suggerimenti nel reparto puericultura e pedagogia), ritenendoli più che sufficienti per capire quanto fosse inadatto alla nostra situazione.
Avevo già deciso che anche un occasionale biberon di latte artificiale, oltre a quello mio tirato col tiralatte, avrebbe potuto benissimo sostentare il pargolo per qualche ora in caso di mia assenza.
Mi ero già resa conto che no, quel bambino che mi era capitato, non era esattamente come tutti gli altri. Era come alcuni altri. Più arrabbiato, più rumoroso, più attivo, più sensibile, insomma, con il volume un po’ troppo alto in ogni sua manifestazione: come dire… amplificato!
Ma, insomma, se avevo dieci minuti liberi, non mi veniva davvero in mente di cercare un saggio o un manuale che mi chiarisse queste questioni: al limite cercavo di ricordarmi a che punto del mio giallo ero dieci giorni prima, ovvero l’ultima volta che ero riuscita a leggere due pagine scarse.

Poi ho incontrato Serena, che mi ha “spacciato” un paio di testi che si sono rivelati delle vere epifanie. Primo fra tutti “Rising your spirited child” della Kurcinka e “Intelligenza emotiva per un figlio” di John Gottman.
E poi è nato genitoricrescono ed è stato necessario leggere, documentarmi, informarmi, capire le diverse voci e teorie e anche prendere una posizione rispetto all’una o all’altra. Insomma, mi sono buttata sulla saggistica pedagogica, certo, non con la scrupolosità della mia socia, ma sicuramente con un interesse nuovo.
E posso dire che è iniziato un percorso.

Non perché in questi e in altri libri ho trovato delle risposte preconfezionate alle mie domande, non perché ho trovato una teoria da seguire e applicare nella pratica come un manuale di istruzioni. Non perché ho trovato le regole di accudimento che mi risolvevano ogni dubbio e problema. Non perché il mio “stile” genitoriale si plasmava sulle letture di saggistica.
Semplicemente perché ho iniziato a riflettere e a rendermi più consapevole di certi comportamenti, miei, di mio figlio, di mio marito come padre, di noi due insieme come genitori, di noi tre come famiglia. Semplicemente ci ho pensato.
Prima di tutto non ero la sola a pormi quei dubbi e a cercare risposte. E questo è già un punto di partenza non banale, quando si è genitori da poco.
Poi, in questo tipo di libri, trovavo degli spunti. Non in tutti: mi sono imbattuta anche in manuali utili solo per il loro autore e forse neanche troppo. Ma selezionando e valutando, si trovavano motivi di riflessione, parallelismi tra diverse prassi, brani in cui ti identificavi, voglia di provare un modo piuttosto che un altro.
E così mi sono resa conto che uno stile nell’accudire e crescere i figli, lo abbiamo tutti, anche se la maggior parte di noi non sta lì a codificarlo. Ripetiamo dei comportamenti, che sentiamo consoni. A volte li modifichiamo quando non funzionano più, perché la vita si è evoluta. A volte ci rendiamo conto che sono fallimentari. A volte i risultati ci gratificano e ci danno una pacca sulla spalla.
Non sempre, però, andiamo per tentativi. Molti di noi si costruiscono uno schema che provano a seguire: se lo schema non è rigido, è adattabile ed è stato reso personale dall’esperienza, è un bene.

Io, per esempio, ho passato dei momenti in cui ho applicato quasi quasi alla lettera i suggerimenti di Gottman per stimolare l’intelligenza emotiva nel rapporto con mio figlio. Perché ne avevo bisogno. Forse mi ci sono aggrappata perché non sapevo più come uscire da certe situazioni. Poi ho metabolizzato il metodo. E a quel punto non è stato più un metodo appreso ed applicato: è stato il mio modo di essere madre. Forse l’unico modo per esserlo.
Da lì ho cominciato a fornire al Piccolo Jedi le parole per esprimere le sue sensazioni e le sue reazioni. Da lì ho cominciato a mettere i miei occhi all’altezza dei suoi.
E poi non ci ho più pensato su. Il dialogo è partito e lo abbiamo trovato adatto a noi.
Non funziona mica sempre. Siamo due testardi che si urlano contro spesso e volentieri.
Abbiamo imparato anche a dirci “non ti sopporto“, perché sappiamo che vuol dire “qui e ora, in questa circostanza” e allora è lecito e ci può stare, reciprocamente.
Ora è un dialogo con un novenne ed è tutto diverso da quello con un quattrenne, un seienne e via dicendo. Ma abbiamo cominciato un giorno, solo per provare una cosa che avevo letto e mi aveva fatto pensare. E ci siamo trovati bene.

A che serve questo post? Mah… non so. Forse a dirvi: siate possibilisti. Se vi incuriosisce una lettura di saggistica pedagogica, fatevi tentare.
Nessuno mai vi darà istruzioni valide e preconfezionate, ma magari inizierete a riflettere su di voi e sui vostri figli, a guardarvi un po’ dall’esterno, a valutarvi e soppesarvi. A cambiare punto di osservazione. E potrebbe farvi un gran bene.

E comunque io resto sempre un’avida lettrice di gialli…

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11 thoughts on “Alla ricerca del proprio stile genitoriale”

  1. Ciao sono Sabina ed ho una bimba di 18 mesi. Ho trovato interessante la tua edperienza , io sto cersando.
    Libri di pedagogia per sviluppare dei ” metodi” miei in base al nostro essere e crescere indieme

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  2. Bel post Silvia e grazie per i vostri sforzi! Per me sono utilissimi perché mi spingono a riflettere e a tentare di avere un piano, invece che procedere solo a tentativi.
    Mi piacerebbe riuscire a lavorare di più sull’intelligenza emotiva, anche mia perché di carattere sarei poco incline alla discussione pacifica e mi inalbero facilmente.
    Mia figlia ha lo stesso carattere e già ci scontriamo, lei ha solo 4 anni e contesta da quando ha l’uso della parola (anche prima a dire la verità, ma era più facile far finta di niente…)
    Qualche volta però va abbastanza “da manuale”. L’altro giorno mi ha detto “mamma, non mi fai parlare, parli troppo!” “Sì, hai ragione. Anche tu però sei una bella chiacchierona” “Mmmm. sì!” 🙂

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  3. “Siamo due testardi che si urlano contro spesso e volentieri”…. Solo per questa frase il post è utile, almeno per me, e oltre ai saggi vale la pena leggere voi. Hai fatto un ritratto quotidiano mio e del mio quasi seienne amplificato. Nessun altra frase potrebbe descriverci meglio.

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  4. Io ho trovato utilissimo “Il linguaggio segreto dei neonati”, e anche “Intelligenza emotiva”.
    Ma più di tutto mi hanno supportato il mondo di internet e del mommy blogging.
    Devo molto ad alcune mamme blogger.
    E proprio oggi riflettevo sullo stile “fisico” del mio rapporto con mia figlia, molto probabilmente comune tra le mamme separate come me.
    Abbiamo una grande opportunità noi, che i nostri genitori non avevano, che è quella della condivisione attiva, del poter chiedere, scambiare, condividere.
    Secondo me aiuta molto, soprattutto come dici tu, a riflettere.

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  5. Per niente inutile il tuo post. Fa proprio piacere leggerlo e come dice deborah fa venire voglia di raccontarsi.

    ho fatto atto di umiltà ed ho rinunciato a partecipare attivamente al blogstorming, ma non c’è praticamente stata mattina in cui non abbia dedicato un pensiero a come avrei potuto partecipare. Il tema era però molto difficile. Genitori crescono anche in silenzio. E sento che in questo mese sono cresciuta tanto grazie alle letture da voi proposte. Grazie.

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  6. Io invece penso di aver letto tutti i libri di puericultura in commercio, mi è sempre piaciuto leggere (adoro pure i gialli 😉 )e se c’è un argomento che mi interessa lo approfondisco leggendo tutto quello che trovo sull’argomento…Ho svaligiato la biblioteca della mia città (e a volte mi vergogno della cronologia dei miei ultimi prestiti tutti riassumibili alla voce “il bambino e il sonno” ahah)e alla fine è stato utile anche per scoprire autori che mi erano finora sconosciuti (come ad esempio Jesper Juul) e questo sito contribuisce ai miei approfondimenti 😉

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  7. Ecco la prima parte assomiglia alla mia poi siete apparse voi, proprio con i libri che hai citato e puf! la montagna insormontabile ha iniziato ad abbassarsi. Il percorso è stato lungo, ancora procede, ma tutta l’angoscia dei primi anni è svanita proprio grazie a nuovi punti di osservazione.
    Nessuno può dirti “come fare” ma una stampella talvolta fa miracoli, poi la strada è solo quella che si costruisce la coppia mamma-figlio.
    Grazie sempre e sempre.

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  8. Invece è proprio un bel post, di quelli che ti lasciano la voglia di raccontare qulacosa della tua esperienza.
    Ed è buffo pensare che per me l’approccio è partito esattamente dal lato opposto. Essendo infatti una persona che punta più sulla cerebralità che sulla fisicità, ho letto una montagna di saggi già in gravidanza. E manuali , anche. Neppure si trattasse di montare un oggetto , invece che crescere una persona! E infatti. Quando mia figlia è nata ha ribaltato tutto il mio approccio alla “questione”.. Ho rivalutato talmente tanto la fisicità, da essere spesso rimproverata di stomachevole zuccherosità dal paparino (invidioso, eh!eh!). In reltà non è proprio così. Però, per dire, non sono mai riuscita a mettere in pratica Esteville, perchè prevede un distacco fisico totale dal bambino. Molte delle arrabbiature epiche di mia figlia duenne, vennero semplicemente risolte con degli abbracci contenitivi. Ancora adesso, nei nostri momenti, ciò che più ci piace è stare assieme nel lettone a giocare alla lotta o rotolarci o abbracciarci. Insomma, per dire che questi figli ti arricchiscono sempre, fanno scoprire lati della tua personalità che neppure pensavi di avere. Poi, certo, ben vengano i saggi, sia che si tratti di libri sia che si tratti di persone.. 😉

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  9. Ah ah ah! Condivido la tua stessa passione per i romanzi (in generale) e per i gialli (soprattutto quando necessito relax), e ammetto la tua stessa iniziale indifferenza per la saggistica pedagogica (per quanto trovo estremamente rilassanti e corroboranti altre branche della stessa).
    Mi sono ritrovata anche in parte nel tuo percorso di avvicinamento graduale alla “teoria genitoriale”. Partendo come una genitrice alla “cazzodicane” (si può dire?), mi sono via via accorta che leggere di altri genitori, conoscere teorie e prassi sperimentate da esperti, informarmi in ogni caso sulle varie possibilità educative e pratiche di vita non poteva che giovarmi, allargare il mio punto di vista, aprirmi gli occhi su meccaniche e comportamenti che prima non avrei considerato e suggerirmi risposte alterative a quelle che trovavo io, istintivamente, e che non sempre approdavano a una soluzione positiva.
    Ho avuto anche io un approccio semi-disastroso nel rapportarmi alla mia prima figlia, ma posso dire che siamo cresciute insieme, e ora mi sento molto più genitore di quanto non fossi un paio di anni fa.
    Il tema di questo mese mi stuzzicava molto, e ho sperato di poter partecipare al vostro storming, dove più o meno avrei detto le cose che qui dici tu, meglio di come sicuramente avrei potuto fare io.
    Purtroppo dopo l’arrivo della fatina piccola non ho trovato il tempo utile per farlo, ma vi ringrazio comunque per gli ottimi spunti di riflessione che mi avete offerto, e come sempre offrite. Splendido post di chiusura!

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