Quando i bambini non vogliono fare la doccia

La doccia o il bagnetto per alcuni bambini è un vero incubo. La scorsa estate mi ricordo di aver assistito allibita alla scena di un bambino di forse 4 anni che urlava per liberarsi dalla stretta della madre che lo infilava di forza sotto il getto dell’acqua. A pensarci bene sono scene anche abbastanza comuni negli spogliatoi in piscina, e che probabilmente riguardano non poche famiglie.
Ma perché alcuni bambini hanno così tanta paura di fare una doccia?

No so esattamente come siamo arrivati a quel punto, ma intorno ai 2 anni e mezzo mio figlio aveva iniziato ad odiare così tanto il bagnetto o la doccia da rendere praticamente impossibile l’intera operazione, a meno di usare la forza bruta e tapparsi le orecchie ad ogni lavaggio. Cercavo di limitare il tempo, agendo più in fretta possibile, ma era una situazione insostenibile. Per lui e per me. Io mi sentivo male a forzarlo, e lui si sentiva peggio, violentato e costretto a fare qualcosa che non voleva.
Abbiamo provato ad usare uno di quegli anelli che si mettono sulla fronte per impedire che l’acqua scivoli giù, ma non aveva funzionato. Qualcuno potrebbe pensare si tratti semplicemente di capricci e ostinarsi a forzare la mano, ma per me era evidente che si trattava di paura.

L’unica soluzione che io ho trovato è stata quella di fermarmi a riflettere.

Mi sono ricordata della mia paura dell’acqua, quando da bambina sono scappata dalla piscina mentre nessuno guardava. Mi sono ricordata di quanto odiavo l’acqua saponata negli occhi, ma anche l’acqua e basta, e sono riuscita finalmente ad empatizzare con lui, e a dimenticare la fretta e la necessità di lavarlo per pensare invece alla sua paura e a come aiutarlo.

Mi sono posta una domanda: quanti giorni può stare un bambino di 2 anni e mezzo, che si rotola nella sabbia tutto il giorno senza lavarsi i capelli?
Pochi, decisamente pochi. Ma alla fin fine forse un po’ di sabbia nei capelli per qualche giorno di troppo non è la fine del mondo. Quindi ho deciso di non contare i giorni e di procedere a piccoli passi.

Un posto rilassante

Il primo step fondamentale era quello di aiutarlo a considerare il bagnetto come un posto rilassante. Per farlo ho azzerato tutto: poca acqua e niente sapone. Gli ho giurato che per nessun motivo al mondo gli avrei lavato i capelli a meno che lui non si sentisse pronto, ho cercato di riacquistare la sua fiducia per aiutarlo a sentirsi sicuro nel bagnetto. Ho cantato canzoncine e ho giocato con lui con le paperelle facendo attenzione a non schizzarlo mai negli occhi.

Giocare con l’acqua

Quando ho visto che aveva ricominciato a sentirsi sicuro sono passata al secondo step ho iniziato a giocare con i pescetti che volevano saltare nell’acqua, e oops qualche schizzo è andato ance sul viso. Poco male quando si è rilassati.

A quel punto sono passata al prossimo step. Ho preso qualche bicchierino di plastica, e abbiamo giocato ai travasi. Poi ci siamo divertiti a rovesciare l’acqua sulla pancia, poi sulle spalle, poi sul collo. Poi gli ho detto di mettere la testa indietro e che gli avrei messo l’acqua del bicchiere in testa. Lui non voleva, ma l’ho guardata negli occhi è gli ho detto più o meno “ti ho detto che puoi fidarti di me. Non ti manderò MAI l’acqua negli occhi. Se ti mando l’acqua negli occhi non facciamo MAI più il bagnetto.” Mi ha guardato con due occhioni aperti e spaventati, cercando di capire se poteva effettivamente fidarsi di me. Ha ceduto. Io gli ho rovesciato l’acqua sulla coda dei capelli, facendo estrema attenzione a non mandarla sulla fronte. Una sola volta. Poi gli ho chiesto “va bene così? Ti è andata negli occhi?” lui ha scosso la testa felice che l’operazione avesse avuto successo.

Riconquistare la fiducia

Nei bagnetti seguenti ho continuato il gioco dei bicchierini, osando sempre di più verso la fronte fino a poter effettivamente bagnare tutti i capelli, mettendo una mano sulla fronte per impedire all’acqua di scendere sul viso. Quando ormai aveva imparato a fidarsi di me, sono finalmente passata ad usare pochissimo shampoo in modo da limitare al massimo il tempo del risciacquo e così via gradualmente fino a tornare ad un lavaggio normale.

Lo so, non ho fatto assolutamente nulla di speciale. Mi sono solo fermata a riflettere e ho capito che avevo bisogno di riconquistare la sua fiducia. Per qualche mese siamo andati avanti così, e io ero l’unica autorizzata a lavargli i capelli. Inutile dire che ormai che ha 6 anni il lavaggio dei capelli non è più un problema, però mi capita talmente spesso di assistere a scene di bambini urlanti sotto la doccia, che ho pensato di condividere la nostra storia con voi, sperando di essere utile a qualcuno.

E a voi come va con il bagnetto e la doccia? I vostri figli hanno paura dell’acqua negli occhi? Cosa fate per aiutarli a superare la paura?

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30 thoughts on “Quando i bambini non vogliono fare la doccia”

  1. Sperò davvero che funzioni con mia sorellina, odia davvero la doccia e ogni volta urla come una matta e si vede che ha paura, dunque iniziata ad odiare la doccia.
    Grazie mille 👍🏻✨

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  2. Grazie davvero per aver condiviso questa tua esperienza.. sono anche io alle prese con mio figlio terrorizzato dagli schizzi in faccia e lo shampoo diventa una vera tragedia…. fino a qualche mese fa andava tutto liscio e non sono ancora riuscita a capire quando lui abbia avuto una negativa esperienza con lo shampoo… ma ci sarà stata di sicuro perchè non si arriva a strilla e pianti per un capriccio… sto provando da circa una settimana a fargli acquistare fiducia nel bagnetto solo come gioco e poi lentamente provare a giocare e poi arrivare al bagnetto completo… e leggere oggi questo tuo post mi ha rincuorata perchè temevo di stare intraprendendo una strada senza uscita e invece come te ci avevo visto lungo sull’utilità di questo tempo che può sembrare “perso” ma che invece grazie a te e al tuo racconto so che potrà essere senzaltro utile a lui e a me. Grazie davvero.

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  3. Mi sembra tutto molto bello ma poco pratico, praticamente il bambino per quanti gg rimane sporco con questa tecnica??!!???

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    • Sabina curioso che ti sia soffermata su questo particolare non credi? Quanti giorni resta sporco sono i giorni necessari a riprendere confidenza con l’acqua, e il livello di sporcizia dipende dall’età e dal tipo di attività svolte dal bambino. Ovviamente questa tecnica è servita a me e a mio figlio e non ha valore universale. Però chiediti cosa pensi sia più importante per te: che sia pulito o che abbia un buon rapporto con l’acqua? Datti delle priorità, dei tempi, e trova la soluzione che fa per voi. Buon lavoro!

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  4. occorre accettare tutto con serenità. se siamo sicure di noi stesse e anche se gli altri come dici tu ci addossano le colpe.. se siamo ben informate, sia conil buon senso che con la pedagogia. non crolleremo mai!!!

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  5. @Maria Pia è proprio perchè non siamo perfette, piene di dubbi e insicurezze, continuamente messe in discussione da noi stesse e dal mondo umano che ci circonda ma cerchiamo di fare del nostro meglio tutti i giorni che frasi come “premesso che se il bambino ha paura dell’acqua la colpa è della madre” ci danno l’orticaria. Le madri non hanno bisogno di essere colpevolizzate (specialmente se sempre e solo loro), ma casomai aiutate e supportate. Sono certa che non volevi colpevolizzare nè giudicare nessuno ma solo dare buoni consigli e giuste informazioni, ma ti assicuro che lo sono anche tutte le altre 835485439043458 persone che nei quattro anni e mezzo da che sono madre hanno usato espressioni simili in tutti i contesti immaginabili.
    E’ una questione di modi di esprimersi più che di contenuti, ma quando una persona si mette continuamente in discussione e tende ad addossarsi anche già da sola tutte le colpe (anche quando non ci sono colpe), frasi come quella sono una pugnalata al fegato.
    Quando ho detto che quella frase è bandita non intendevo dire che non mi prendo le mie responsabilità, ci mancherebbe, solo che ho smesso tempo fa di farmi dire da altri che la colpa è mia se a mia figlia non piacciono i fagioli. E da allora sto molto meglio.

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  6. Rispondo al signor Flying Dragoness : hai ragione, non puoi capire, anche se riformulassi la frase come dici (che è chiarissima) .. non saresti in grado di comprendere. Ti consiglierei di documentarti sugli autori che ho menzionato,,, in tal modo sono sicura che capirai tutto il concetto. Altro consiglio.. occorre ammettere i propri errori di genitori(a prescindere dal discorso dell’acqua..) Noi genitori nonm siamo perfetti e a volte sbagliamo.. genitori non si nasce.. si diventa, conl’esperienza e il buon senso. Quando parlo di “cople della madre” forse tradusicamolo in responsabilità della madre. ” Non sono balle.. quando io ho sbagliato l’ho sempre ammesso.. e questo è il primo presupposto per migliorare tutto. Grazie e buona giornata a tutti. ps. non lo faccio in buona fede.. ho esperienza e tanta.. credimi.. ed è la verità (se vorrai scrivermi in privato ti spiegherò le patologia causate da un errato rapporto con la madre nei primi mesi di vita del bambino..)

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  7. @ Maria Pia Paglialonga
    Si capisce che lo fai in buona fede, ma sul serio: la frase “la colpa della madre” la sentiamo più volte al giorno tutti i giorni su tutti gli argomenti. Two balls. Il marketing è saturo. Prova a riformulare la frase, magari la prossima volta ti riesce meglio.

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  8. accetto il tuo appunto, ma sono sicurissima di ciò che ho affermato.. ho tenuto corsi su questo argomento… pertanto, la mamma è il punto di riferimento, il bambino vive nei primi tempi in simbiosi con la madre.. Proprio per questo, ci sono a a volte delle patologie relative ad un “dialogo tonico” non consolidato. Sono elementi di studio di autori quali il Piaget, Vajer, Lapierre Aucuturier, ma qui ci addentriamo in un argomento più profondo.. fidati di me.. i miei figli ora hanno una trentina d’anni, ed ho insegnato a tantissimi bambini che ora a loro volta sono genitori.. Hanno sempre messo in pratica ciò che dicevo loro, e incontrandomi i nonni e gli ex bambini mi dicono: ” avevi ragione, i nostri nipoti non hanno paira dell’acqua e abbiamo fatto ciò che ci insegnavi tu!!” Cordialmente un caro saluto a tutte le mamme. Siate sempre rilassate soprattutto nella muscolatura .. anche quando tenete per mano i l vostro bambino e fate una passeggiata in acqua.. il bambinio lo percepisce,, poichè percepisce tutto con il suo corpo..tranquillizzatelo cn la voce. e non fate MAI vedere l’orizzonte del mare o la piscina con voi alle spalle.. tenetelo sempre davanti a voi!! Se guardate su facebook il mio profilo, ho nelle foto una bellissima immagine di quando ero in piscina conil mio bambino di 3 mesi. lo avevo in braccio e riemergevamo da un’apnea.. mio figlio sorrideve contento e felice.. ed io conlui contemporaneamente!!

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  9. @maria pia scusami ma ti devo fare due appunti. Il primo è generale: i bambini non sono solo il frutto dell’educazione che ricevono. Possono spaventarsi da piccoli per un “incidente”, tipo tirare su l’acqua dal naso, e non voler ripetere l’esperienza per settimane o mesi e poi semplicemente prendere l’abitudine di non andar sott’acqua e poi si devono rieducare, da soli o con l’aiuto di qualcuno. O semplicemente hanno il loro carattere, non gli piace stare con l’acqua che scorre in testa o a mollo senza toccare il fondo della piscina…
    Il secondo è che temo la frase “la colpa è della madre” sia praticamente bandita da questo sito (Silvia, Serena non vi arrabbiate se prendo l’iniziativa). Anche perchè potrebbe essere, sempre se fosse colpa di qualcuno, del padre, dei nonni, della tata iperprotettiva, del fratello/sorella grande… 🙂

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  10. Sono nsegnante di ed fisica, ma ancor prima istruttrice di nuoto.. Feci la tesi tantissimi anni fa sull’acquaticità.. ho avuto 3 figli.. li ho educati all’acquaticità secondo le tecniche più elementari del buon senso e del nuoto.. vediamo dunque la ricetta:
    premesso che se il bambino ha paura dell’acqua la colpa è della madre che in qualche modo anche inconsciamente ha trasmesso l’avversità all’elemento acqua, (o con la rigidità nell’abbraccio quando si trovava in acqua.. o allontanandolo dall’acqua .. o togliendogli le gocce di acqua dagli occhi.. o dicendogli di chiudere la bocca.. ecc. ecc.)..dobbiamo ricordare che il neonato ha vissuto per 9 mesi nel liquido amniotico, pertanto.. occorre non fare dimenticare al bambino ciò.. Se nei primi 3 mesi lo abituiamo nel bagnetto.. a essere rilassato.,. a giocare nell’acqua.. rigorosamente con la mamma o conil papà.. lui o lei.. non avrà più paura dell’acqua.. a meno che ovviamente nel percorso non ci sia qualche evento traumatizzante.

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  11. Ciao,

    ho appena incontrato il tuo blog e mi sono commossa nel leggere la vostra stiria, così vicina alla mia esperienza!
    Anche per me è stata una svolta fermermi e cambiare punto di vista: l’obiettivo non era più fare lo shampoo a mia figlia, ma evitare che l’acqua le andasse sul viso, per non spaventarla.

    Io ho risolto con l’uso di una spugna, con cui la bagno e la risciaquo… ho raccontato la nostra esperienza qui
    http://www.mammadicuori.com/2012/08/le-prime-paure.html

    grazie per la tua condivisione!
    Isabella

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  12. Mal comune mezzo gaudio!anche a casa nostra urla disumane al solo nominare la parola bagnetto.
    Poi si riesce a entrare calmi in vasca ma appena si inuzia a bagnare la testa… Aj aj aj… Grida da far paura.
    Ho notato che va meglio,moooolto meglio se le dico che non le andra’ l’acqua in faccia e le lavo la testa solo con la spugna,senza usare la doccia. il risciacquo non e’ proprio facile con la spugna,ma con un po’ di pazienza ci si riesce.
    Io penso le dia fastidio il getto d’acqua,bu,vai a capire.

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