Quale è l’età giusta per iniziare lo svezzamento?

C’è sempre un gran dibattito intorno allo svezzamento, che riguarda sia i tempi che i modi in cui questo viene proposto, a seconda delle indicazioni ricevute dal pediatra di riferimento. Ahimè non tutti i pediatri sono d’accordo su questo argomento (come su molti altri) e spesso si possono ricevere indicazioni totalmente contrastanti.

Ma cosa significa svezzare? Diciamo che normalmente ci si riferisce allo svezzamento in modo improprio parlando del momento in cui si introducono nuovi cibi nell’alimentazione del bebè, ma la realtà è che il “vezzo” del latte continua per molti mesi dopo l’introduzione dei primi cibi, e il latte materno continua ad avere un ruolo importante nell’alimentazione del primo anno di vita del bambino (l’OMS consiglia di allattare anche fino ai 2 anni di età).

Foto Gail utilizzata con licenza Flickr Creative Commons
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Come si fa a capire quale è la giusta età per iniziare ad introdurre nuovi cibi? Le raccomandazioni che io ho ricevuto dalla mia pediatra erano di vedere quando il bambino iniziava a mostrare interesse per il cibo che noi stavamo mangiando. Un buon modo di procedere è infatti quello di permettere al bambino di sedersi a tavola con gli adulti durante i pasti. Intorno ai 4-6 mesi inizierà a gettare in terra il sonaglio che gli avete messo in mano e a mostrare interesse per quello che voi avete nel piatto: questo è il momento giusto per procedere al primo assaggio e, a meno che non stiate mangiando un piatto molto particolare o particolarmente insano, non c’è veramente nessun motivo per negarglielo. Certamente se si tratta di bambini al di sotto dei 6 mesi è bene procedere con prudenza perché l’apparato digerente non è ancora completamente sviluppato. Per i miei due figli il pediatra mi ha consigliato di iniziare con pappe lattee, e al limite qualche assaggio di frutta selezionata, mentre con il cibo vero e proprio non abbiamo iniziato prima del compimento dei 6 mesi di età.

In realtà alcuni bambini faticano più di altri ad accettare il passaggio alle pappe, e mentre da un lato molti neonati già dal quarto o quinto mese iniziano a mostrare interesse per il cibo, ce ne sono altri che continuano a preferire di gran lunga la tetta della mamma e non sono minimamente interessati ad assaggiare null’altro. In questi casi bisognerebbe resistere alla tentazione di forzare la mano introducendo pappette prima che il bimbo sia effettivamente pronto, visto il rischio che si corre nell’instaurare circoli viziosi negativi, che gettano le basi per i primi problemi di rifiuto del cibo.

Cosa dar da mangiare al bambino è anche un motivo di preoccupazione per molti neo-genitori. A me piace pensare allo svezzamento come ad un momento di grande scoperta: assaggiare tanti sapori nuovi, entrando in contatto con cibi di consistenza diversa, mi dà l’idea di un gran bel gioco. Per questo è importante evitare che diventi un motivo di stress per mamma e bambino, aspettando i tempi giusti ed evitando di forzare la mano con cibi che per sapore o consistenza non sono graditi. In ogni caso è chiaramente consigliabile scegliere cibi sani, evitare fritti e cibi particolarmente salati, e evitare assolutamente cibi crudi di origine animale, quali miele, carni poco cotte, o uova crude. Ma in tutto ciò possiamo chiaramente farci guidare dal buon senso, visto che certi cibi non sono consigliabili nemmeno per noi adulti.

Quando il bambino è allattato con latte artificiale, di solito si tende a proporre lo svezzamento prima possibile. In fondo, si pensa, non gli si sta togliendo il latte materno e tutti i suoi benefici, ma si tratta soltanto di latte artificiale, magari per sostituirlo con cibi freschi. Per questo motivo lo svezzamento dei bambini allattati artificialmente tende a essere anticipato allo scoccare dei 4 mesi. E’ evidente però che bisogna considerare anche in questo caso che lo stomaco del bambino non è completamente sviluppato, e quindi bisogna procedere con molta cautela, e che il latte artificiale è pur sempre un prodotto studiato specificatamente per l’infanzia.
Inoltre anche un bambino allattato con LA può non essere pronto allo svezzamento. Il latte del biberon è il “suo” latte, il suo alimento base e separarsi da questo tipo di alimentazione può non essere facile. La fretta di procedere allo svezzamento può essere controproducente anche in caso di allattamento artificiale, anzi, un bambino non abituato al cambiamento del sapore del latte (come capita invece per quello materno, al variare dell’alimentazione della mamma), può essere anche più restio a lanciarsi nell’avventura del cibo. Sempre con il pericolo che instauri fin da subito un rapporto conflittuale con il cibo.

Ovviamente è bene ascoltare il pediatra in caso ci siano dubbi, ma l’osservazione delle reazioni del bambino e le sue risposte allo svezzamento, sono altrettanto importanti e i genitori devono saperle cogliere e registrare, per un confronto informato e partecipe con il pediatra.

Quale è stata la vostra esperienza? A che età avete iniziato ad introdurre cibi solidi? Come vi siete regolati?

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