Il primo giorno di scuola

Non sono ancora riuscita a raccontarvi del primo giorno di scuola del Vikingo che è avvenuto i primi di giugno.
Si lo so che il primo giorno di scuola a giugno non suona proprio bene, ma qui a Stoccolma pare sia una specie di prassi per tutte le scuole.
In pratica i bambini che devono iniziare la scuola dopo l’estate vengono accolti nella nuova scuola una mattinata in tarda primavera per vedere come è.
In realtà lui non inizierà la prima elementare, ma una classe propedeutica (non so come chiamarla, primina?) le cui materie di insegnamento includono giochi con le lettere e numeri, in stile Montessoriano se ho capito bene, ad esempio andando nel bosco a contare i ramoscelli, o formando lettere con il proprio corpo, un po’ di propedeutica alla scrittura e alla lettura, cose così, per prendere confidenza con lo studio in modo divertente. Lui in realtà mi sembra già un bel po’ avanti con i numeri, infatti mi ha chiesto “ma se questa non è la prima, allora è lo zero. E lo zero significa niente. Quindi non c’è. Giusto?” 😛

Fortunatamente la cosa sulla quale lavoreranno di più in questo primo anno è la relazione tra i bambini, le skill sociali di cui si ha bisogno per formare una buona classe. Parleranno di cosa significa essere un buon amico, di emozioni e sentimenti, e lavoreranno sull’intelligenza emotiva. Io sono al settimo cielo. Spero la realtà sarà al pari dei discorsi fatti, ma al momento promette bene.
E già questo primo giorno di scuola in primavera è un buon segno.

Inutile dire che per un bambino restio alle novità come il Vikingo questa è stata una possibilità incredibile per fare amicizia con il nuovo ambiente, e mettersi in testa qualcosa su cui riflettere nei mesi estivi, quando tutti ti chiedono se sei contento di iniziare scuola e tu non sai nemmeno che significa, e il tuo cervello immagina chissà che roba incredibile. Per alcuni bambini questa attesa può essere solo un esercizio della fantasia per poter immaginare il nuovo mondo meraviglioso che li attende, per altri può essere snervante: un periodo nel limbo in cui non si è più all’asilo e non si sa esattamente a cosa si va incontro.
Per lui era già diventata snervante. L’idea di andare nella nuova scuola infatti lo aveva reso irrequieto già da un po’, e ogni volta che tentavo di indagare ricevevo in risposta sempre la stessa domanda: “ma i genitori possono rimanere con i bambini?”
La risposta che avrei dovuto dargli era che no, i genitori non stanno con i bambini, perché questo era il programma previsto dalla scuola. E invece ho scelto di dirgli che forse, non lo so, vedremo. Quindi una non-risposta, che invece di tranquillizzarlo lo ha fatto arrivare alla mattina della visita a scuola terrorizzato. A 200 metri dall’ingresso della scuola mi ha strizzato la mano e ha detto “mamma io ho paura”. Mi si è sciolto il cuore e ho cercato di mantenermi calma, e gli ho spiegato che era normale avere paura, che tutti i bambini hanno paura il loro primo giorno di scuola, perché non sanno come sarà. Magari si chiedono se gli altri bambini saranno simpatici, oppure come sono le insegnanti, e sicuramente non sanno esattamente come sarà la vita li dentro, se si divertiranno oppure no. Lui mi ha ascoltata e poi ha risposto: “ma io ho proprio paurissima mamma!” e mi ha stritolato ancora di più. A quel punto gli ho detto che non doveva preoccuparsi perché io sarei rimasta con lui tutto il tempo che gli sarebbe servito per ambientarsi e sentirsi sicuro. E’ stato uno slancio generoso il mio, senza sapere se me lo avrebbero concesso, che però lo ha tranquillizzato almeno così sembrava. “Che strane queste scale mamme” ha esclamato osservando i gradini di marmo consumati da migliaia di piedi veloci che li hanno saliti prima di noi, ma questa apparente tranquillità è scomparsa quando siamo arrivati nella classe, nonostante un’insegnante ci abbia accolto sorridente.
Sono quindi rimasta in classe con lui, fortunatamente c’era anche un’altra mamma e un papà i cui bambini erano anche un po’ in difficoltà, e mi sono potuta godere il suo inserimento in questo nuovo ambiente con meno sensi di ineguatezza (mal comune?). I bambini erano tutti un po’ tesi, ma qualcuno è riuscito addirittura a scherzare: è proprio vero che ogni bambino è diverso!

Passata la prima mezzora tra appello e canzoncine di accoglienza, mi sono resa conto che il Vikingo aveva iniziato ad ambientarsi,e mi sono preparata alla fuga dando l’avviso degli “ultimi 5 minuti”.
Era solo un pochino teso, ma era chiaro che ce l’avrebbe fatta, quando mi ha detto quel ciao strozzato in gola.
Quando sono tornata a prenderlo mi è corso incontro e mi ha raccontato tutto quello che ha fatto, inclusi gli animali, i disegni, i giochi. Ma soprattutto mi ha raccontato con entusiasmo di avere usato una sega nel laboratorio!
Siamo usciti trotterellando affamati come lupi, con molta meno paura del futuro di quando siamo entrati. Insomma ho l’impressione che le prove generali siano andate bene.

Naturalmente questi incontri non li organizzano solo per i bambini, ma sono anche un modo per le insegnanti di conoscere i bambini e di dividerli nelle classi in modo più consapevole, magari evitando di mettere tutti i bambini “problematici” insieme. Insomma mi è sembrata una bellissima iniziativa, sia per i bimbi che per gli insegnati.
Ma in Italia ci sono iniziative simili? E le classi come vengono decise? E negli altri paesi all’estero come funziona?

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7 thoughts on “Il primo giorno di scuola”

  1. Ciao Serena,
    ti porto la nostra esperienza,
    Nostro figlio frequenta una scuola Montessori.
    A partire dall’ultimo anno della scuola d’infanzia (5 anni) iniziano delle piccole attività con la scuola primaria, (orto, pranzo, merenda, biblioteca…)
    Le due scuole si trovano nello stesso edificio quindi per la verità gli scambi con le classi della primaria iniziano già dai 3/4 anni.
    A maggio/giugno organizzano una giornata speciale di incontro con la loro futura maestra, con tanto di invito scritto a mano! A fine giornata l’educatrice regala un sacchettino dove riporre, durante l’estate, tutte le cose belle e interessanti delle nostre vacanze, a settembre condivideranno questi ricordi.
    L’inizio a settembre (12) è graduale nei primi 4 giorni, dalla settimana successiva si parte con l’orario vero, ma in nessun caso è prevista la presenza di un genitore in classe.
    Insomma un passaggio molto morbido preparato con grande anticipo e attenzione dai maestri, dalla direzione didattica e dai genitori, che sono sempre caldamente invitati a partecipare alle giornate aperte.
    Però l’ex-pargolo ogni tanto mi dice:… mamma ho paura della maestra nuova, se fosse troppo “seria”?… Presuppongo che seria stia per severa. 🙂
    Insomma, crescere è faticoso e i cambiamenti spesso fanno paura anche ai grandi.
    Buone vacanze.

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  2. Quanto siamo lontani…. All’asilo inserimento individuale, bimbo per bimbo, il primo giorno si sta lì un po’ insieme, il secondo stai 5 minuti poi esci, il terzo la lasci lì due ore, il quarto mangia pranzo… Ma solo perché è un privato! Al comunale nada, giornata aperta in primavera per vederlo, poi via, primo giorno i genitori arrivano, lasciano, salutano, si esce. Finito. Ok, tornano prima di pranzo… E si parla di asilo…

    Alle elementari non siamo messi molto meglio, l’asilo (se vuole) organizza delle gite in una delle scuole, quella in cui è iscritta la maggioranza della classe. L’asilo di mia figlia l’ha fatto, due gite, una a febbraio una a maggio, sono andati lì, in una classe, merenda grandiosa e un lavoretto.

    Carino, ma non sarà la sua scuola. Nella sua scuola entrerà il primo giorno, io starò sul fondo dell’aula 5 minuti e poi me ne andrò con tutti gli altri genitori, che le piaccia o meno. Ok, sono grandi, ce la possono fare, anche perché lei per fortuna ha due amichette che vanno con lei, ma abbiamo rischiato fino all’ultimo che si trovasse sola, e in quel caso sarebbero state tragedie… O forse sono solo io mamma che non sono pronta! 😉

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  3. il commento sullo zero è favoloso!!! direi che basta questo per passarlo di diritto in prima saltando lo zero, pardon la primina. una curiosità: ma tuo figlio sa qualche parola di svedese? o è arrivato lì digiuno di tutto???
    nella scuola dei miei figli c’è una cosa chiamata “continuità” i bambini della scuola dell’infanzia (scuola materna) hanno dei contatti periodici con i bimbi della prima primaria (si incontrano per giocare o disegnare assieme o per ascoltare una canzone o una storia), una volta mangiano pure assieme (verso la fine dell’anno a maggio) e così fanno pure (con diverse modalità a seconda dell’età e della scuola) i bimbi del nido con quelli della materna e i bimbi della primaria con quelli della media…. mi sembra che con i miei abbia funzionato…. 🙂

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  4. Io mi sono trasferita da circa un anno in un paese in prov. di Torino, mia figlia ha frequentato l’ultimo anno di scuola dell’infanzia nel nuovo asilo, e contrariamente a quanto sento raccontare da amici e parenti, qui il passaggio alla scuola primaria è un vero e proprio rito. Che tra l’altro mi piace tantissimo. Durante l’anno i cinquenni hanno avuto più di un’occasione per visitare la scuola elementare adiacente (uno sguardo ai monti dal piano più alto, spettacolo di Natale, biblioteca..), a giugno c’è stata la festa di commiato con lancio di palloncini beneauguranti e il passaggio del testimone da parte dei bambini di quinta elementare che hanno donato a ciascun cinquenne un leccalecca colorato. Inoltre a settembre, il primo giorno di scuola, ci presenteremo mezz’ora prima all’asilo per un saluto alle maestre e vecchi compagni, e le maestre accompagneranno direttamente bimbi e genitori alla scuola elementare, dove ci sarà il passaggio di “consegne” e la presentazione alle nuove maestre. Mentre lo scrivo ho già il groppo in gola…. però secondo me è un’idea fantastica, soprattutto per chi come mia figlia, odia i cambiamenti.
    Le classi sono state decise sulla base di giudizi e spunti delle maestre d’asilo, che hanno provveduto a segnalare eventuali elementi di incontro e di scontro fra i bambini. Essendo materna e primaria attaccate l’una all’altra, credo che il 60-70% dei compagni che aveva quest’anno li ritroverà l’anno prossimo.
    E per il resto….. incrocio le dita…

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  5. Ammazza che sillogismo quello sullo zero, direi degno di un filosofo! 🙂
    La cosa che mi ha colpito di più nel racconto è questa enfasi sui rapporti umani, sulla costruzione di skills emotive che credo siano importantissime.
    Io ho vissuto l’esperienza di mio nipote (scuola pubblica) devo dire molto positiva: le maestre hanno insistito molto con i genitori (e sottolineo con i genitori) sul fatto che la prima elementare serve ad abituare i bambini alla scuola, che i voti non vanno presi alla lettera e non devono essere l’unico scopo dell’apprendimento, che il bambino che ha problemi ma si impegna avrà 10 come quello che riesce senza fatica.
    Ho paura però che da noi questi aspetti non siano formalmente inseriti dei programmi formativi, ma siano lasciati alla sensibilità degli insegnanti. Spero di sbagliarmi!

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  6. Qui i bambini non iniziano tutti insieme ma solo il giorno del 4to compleanno, quindi sono da soli e si beccano tutte le attenzioni e le coccole individuli, poi all’ inizio ci sonon i giorni per abituarsi, quindi rimangono poco, solo la mattina per esempio. Invece se cambi scuola causa trasloco o altro, allora c’ è un giorno per venire ad annusare e soprattutto per bambini che hanno già un percorso scolastico alle spalle ed entrano in una classe già formata mi sembra bello.

    Sappi invece che questa mattina Gnorpo One ti ha pensata e citata, gli avevo raccontato (spero fossi tu e non mi sia confusa con altri) della volta che in inverso il caff’è della macchinetta che ti portavi dietro ti si è raffreddato di colpo, e lui si rammmaricava molto, solo che davvero non so più se fossi tu, mi sa di no, era un’ altra italiana scandinava, medico, ma non mi ricordo pi¨`. Any idea?) Cielo che bella la coerenza mentre scrivo.

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    • @mammamsterdam ma come il giorno del 4rto compleanno? Le elementari le iniziano a 4 anni???? E qui che iniziano a 7!!! O mamma!
      Comunque quella del caffé non ero io. Sono felice di non avere responsabilità nel preoccupare lo Gnorpo One 😛

      @Lorenza guarda la faccenda dello zero mi ha lasciato di stucco. Non me l’aspettavo proprio. Saranno i geni (nel senso della genetica) che aiutano? Bah! Anche io dal sentito dire, ho la sensazione che purtroppo in Italia sia tutto troppo basato sulla fortuna. Però chiariamo che la fortuna ti serve anche in un sistema più “organizzato” come può essere quello svedese. La differenza è che qui l’insegnante non è mai lasciato a se stesso, e si lavora veramente in gruppo con gli altri insegnanti. Quindi le pecche di uno vengono compensate sempre in qualche modo.

      @Monica che bello il passaggio di consegne! Certo questo sistema funziona bene in un paese in cui probabilmente non ci sono molte scuole. Da noi i 6 bambini che erano insieme all’asilo sono finiti (per scelta dei genitori) i 4 scuole differenti, tutte nello stesso quartiere. Questo ovviamente rende impossibile il passaggio graduale di nozioni tra le insegnanti. Che tristezza!

      @Cinzia i miei figli sono nati in Svezia. Il Vikingo ha sentito parlare solo italiano a casa, ma a partire dai 13 mesi ha iniziato a frequentare l’asilo svedese, e ha acquisito la lingua. Diciamo che ora è “quasi” in pari con i suoi coetanei, anche se mostra ancora un vocabolario meno vasto nelle singole lingue prese separatamente (ma non nel complesso).

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