Pillole di ricordi estivi: il pattino

pattino (1)Negli anni ’70, primi anni ’80, sulle spiagge del medio Tirreno si noleggiava il pattino.
Il pedalò era un oggetto esotico, di cui si sentì parlare solo nella seconda metà degli ’80, da qualcuno che era andato sull’Adriatico una volta nella vita.
Il pattino degli anni ’70 era rigorosamente di legno: per metterlo in acqua serviva o il papà, o il nerboruto bagnino. Quindi toglietevi dalla mente il moderno pattino in vetroresina, usato per lo più per il salvataggio.
Il pattino di legno aveva i remi di legno pesanti e rappresentava una iniziazione: se riuscivi a prendere i remi e a farlo spostare, eri davvero diventato grande.

Per me il pattino è legato indissolubilmente al mio papà. Imparare a remare è una delle attività estive che lego di più al suo ricordo. Io ero “brava” perché sapevo remare sul pattino fin da piccola! E sapevo remare all’indietro, proprio come i grandi. A volte si faceva anche un remo per uno, seduti sulla panchetta stretta, ma solo all’inzio, perché poi sapevo andare anche da sola.
Si portava mamma a prendere il sole a largo e poi io facevo il bagno tuffandomi dalla punta di uno degli scafi. Oppure si andava con gli amichetti e papà ai remi, a pescare i vongoloni dal fondo sabbioso.

Il pattino, il saper remare, il dimostrare che potevo farcela anche io, bambina pigrotta e cerebrale con un padre “ex” di qualsiasi sport (tra cui anche il canottaggio, ovviamente), a compiere un'”impresa sportiva”, è un’icona delle mie estati al mare e la metafora di tanto altro con cui ancora faccio i conti.

Ho remato ancora tante volte sul pattino, su uno di quelli di oggi, leggeri ed agili, così facili da portare rispetto a quelli di legno degli anni ’70, che è come guidare uno scooter nel traffico. Mi ricordo quella volta in cui ho recuperato mio marito, che aveva avuto una rottura sul windsurf e non riusciva a rientrare, a remi, con un pattino in prestito, facendo una certa fatica visto il vento contrario… per accorgermi solo qualche giorno dopo che ero incinta e magari un'”ammazzata” del genere sarebbe stato meglio risparmiarmela.
Insomma, a casa mia, chi si mette ai remi, se capita, sono io. Per via di tutti quei pattini delle estati bambine.

(La foto, bellissima, è tratta dal blog La Vie en beige, in particolare dal racconto “Acqua” di Vera Behles. Non ho trovato indicazione di diritti, ma sulla foto non c’è firma, quindi so che, a termini di legge, la posso usare. Ciò non toglie che io voglia ringraziare l’autore, perché è un’immagine che mi ha emozionata. Il racconto da cui è tratta, poi, è proprio in tema di memorie estive.)

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