Pensare non fare. Fare non pensare.

Non pensare è stato uno dei moniti di Supermambanana per la mamma OGM che più mi hanno colpito.
Non pensare, è il rimprovero più ovvio che sale sulle labbra di chiunque mi osservi per un po’ e tema che dietro i miei impianti razionali si nasconda l’impossibilità di sentire o un’insensibilità emotiva.
Non pensare, è, però, per il mio sentire, uno spazio di scarsa attenzione nei confronti dei miei figli, che non ritengo giusto concedermi (Anche se condivido il discorso di Supermambanana che “tutto funziona alla grande non appena si innesta il pilota automatico e ci si disfa di un pochetto di fifa”). Quasi come se fosse un lusso. Il lusso di pretendere che il mio istinto, le mie reazioni emotive, le risposte istantanee con cui reagisco agli eventi e agli stimoli dei bambini rappresentino la risposta migliore per loro (ero rimasta molto colpita quando una conoscente rifiutò in regalo dei libri sull’evoluzione del bambino, in parte perché impaurita dal linguaggio, in parte perché preferiva decidere di sua testa che cosa fosse meglio e che cosa no. Quei libri li presi io, ben contenta di conoscere che cosa avevano scoperto sui bimbi, allora per me alieni sconosciuti).

Un conto infatti, io credo, sono le risposte immediate che ho avuto e gestito nella vita prima dellaPulce e del Pulcino, un conto è continuare a usarle adesso che ci sono loro. Non sempre quella che è la mia prima reazione è la reazione funzionale ai loro bisogni. Con questo non voglio dire che penso di non essere la mamma adatta a loro. Ci ho messo mesi a rielaborare il pensiero che alla fine sono proprio la mamma giusta per loro, quella che ci vuole per il loro carattere e per quello che potranno essere nella loro vita.
Nello stesso tempo, però, sono consapevole dei limiti delle mie singole reazioni. E sono sempre più consapevole di come nei primi faticosissimi anni i bisogni emotivi, psicologici e fisici dei bambini, dei neonati, non siano sempre comprensibili nell’immediato e primo istante. Non so se varrà anche per il futuro, ma per adesso… Quante volte un neonato piange perché è troppo stimolato e ha bisogno di dormire? E in questi casi, quante volte ci viene da giocare e quante volte dobbiamo fermarci e comprendere che va aiutato a riposarsi? E quando ci sfida, con i continui no, la reazione immediata non è forse più quella di reagire che di contenere? E quando piange, vedendoci (perché vuole testimoniarci che gli siamo davvero mancati e che è contento che siamo arrivati e può finalmente posare il suo fardello su di noi) ci viene spontaneo accogliere questo pianto come segno di amore o ci sentiamo in colpa e magari accusate?
Sapere, essere consapevole di quello che può essere implicito nelle loro reazioni per me non è uno sforzo intellettuale quanto il desiderio di alzare il velo e concentrarmi su di loro. Per vivere meglio anch’io, come sono, con loro e avere un rapporto efficace con i loro bisogni.

Così sono giunta a pensare che … pensare, alla fine, non è poi così male. Anche se… è vero, a volte penso troppo… e sbrocco per questo 😉

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14 thoughts on “Pensare non fare. Fare non pensare.”

  1. @Super: ecco, sono quasi al varco. in quel momento, spererò intensamente che il pilota automatico funzioni…

    @Monica: io mi dico che sono “giusta” perché sono convinta che comunque vada anche dai miei sbagli i miei figli trarranno motivo ed energia per diventare quello che davvero sono nel più intimo del loro animo… o almeno spero che i miei sbagli servano almeno a questo!

    @Silvia N: siamo in due… 😉

    @Silvia: ok “je la posso fa'” sarà il mio prossimo mantra ! siamo in due contro la sopravvalutazione dell’istinto materno!

    @Serena: no, non buttarmi giù, c’è bisogno di speranza 😀

    @Lorenza: ma sai che anch’io ultimamente sto ragionando per scenari? però – sarà la maturità di cui parla silvia? – riesco a collocarmi in uno scenario di mediazione!! hip hip hurrà!!

    @mammadicorsa: grazie per questo passaggio, la tua sintesi mi piace molto. non ignoranti,ma consapevoli! grazie, davvero.

    grazie a tutte e scusate il ritardo con cui vi rispondo… è un periodo di … troppo fare!

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  2. Io non ho mai pensato di non essere giusta come madre delle mie figlie, ma penso di non fare magari la cosa giusta. Prima della nascita delle mie figlie, in particolare della seconda, tutto doveva essere programmato, calibrato e pensato, tutto doveva avere una logica spiegazione. Con la loro nascita ho imparato che molte cose non possono essere calcolate e spiegate. O meglio ho capito che se anche in fondo in fondo la spiegazione c’è, noi non sempre possiamo saperla. Non mi piace ricorrere alle frasi fatte, ma credo che quando si è genitori sia giusto pensare che “non si nasce imparati”, che non possiamo sapere tutto e comportarci sempre nel modo migliore con i nostri figli. Certo mai essere “ignoranti” nel senso di non voler sapere, ma perdonarsi per ciò che non abbiamo capito e per ciò che non abbiamo fatto. Amarsi insomma per quello che siamo, per i genitori che siamo e per quello che facciamo è a mio avviso una lezione importante da comunicare ai nostri figli.

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  3. Io purtroppo sono geneticamente modificata per pianificare il minimo dettaglio e per ogni situazione devo avere almeno un piano B (se non C, D, etc.).
    Sono nata così, in più sono economista e gli economisti ragionano per scenari, quindi anche per le incombenze di tutti i giorni ho il “best case” (supermamma fa tutto) e il “worst case” (è tanto se riesco a comprare il latte). Ovviamente quest’ultimo tende a prevalere, chissà perché 🙂
    Però essendo molto pragmatica alla fine le elucubrazioni sono piuttosto veloci e sfociano quasi sempre in qualcosa di concreto. Insomma leggo, ascolto, ma poi spesso vado a naso.
    Non mi sono mai posta la domanda di essere la mamma giusta, mi accontenterei di essere una brava mamma.
    Spero che i miei figli da grandi diventino persone equilibrate e contente di sé, magari mi rinfacceranno qualcosa per cui li ho stressati, ma sarei soddisfatta se non dovessero andare dall’analista per colpa mia.
    Silvia e Silvietta, je la possiamo fà?

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  4. Io tendo ad arrovellarmi, quindi posso essere definita diabolica… 🙁 Certe volte io stessa autosbrocco (sbrocco con me stessa) perchè la vita non può essere sempre pensata, va anche un pò vissuta di pancia… Ma poi ritorno sui miei passi e mi ripeto che non si può sempre e solo vivere di pancia, bisogna anche attivare il cervello, e soprattutto collegarlo con la lingua, almeno ogni tanto. Il giusto equilibrio…. quello tanto difficile da raggiungere… quello è l’ideale.
    Sulla faccenda della madre giusta per i propri figli…: chi può dirlo? Cosa è giusto e cosa sbagliato? Qual è la madre adatta ad un figlio? Io sarò anche diabolica, e se mi concentro bene potrei andare avanti ore con quesiti di questo tipo, per concludere poi che non c’è risposta. Ognuno ha il figlio che merita, nel bene o nel male, e ogni genitore ha i propri limiti, caratteriali e non. Sarà banale, ma una madre “giusta”, secondo me, è una madre che ama e che pensa e agisce per il bene del figlio. Chi di noi può dire di non esserlo? Quale madre non ha mai sbagliato?

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    • Io più che l’istinto materno (che forse ho, ma non ho ancora ben capito cosa sia) ho l’istinto di arrovellarmi… Però poi, dopo molto pensare e non fare, mi scatta la molla e faccio.
      Credo che comunque questo istinto materno come toccasana di tutto sia un po’ sopravvalutato, anche perchè si rischia di credere che Le Madri debbano avere la risposta a tutto in virtù del loro Istinto Materno. Ecco, iniziando a togliere le maiuscole, che qui di sacro e intoccabile c’è ben poco, la verità è che spesso le risposte proprio non si hanno e non c’è istinto che tenga quando ti domandi se stai seguendo la strada giusta. Crescere vuol dire riuscire a contemperare il fare e il pensare: secondo me è proprio un elemento di maturità. E poi, in modo molto fatalista, credo che capitino i figli che si è in grado di crescere: insomma, ho sempre pensato che se mi è capitato un amplificato, vuol dire che “je la posso fa'”!

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      • Eh Silvietta io con il mio Istinto Materno ci faccio a botte dalla nascita del mio primo figlio. Perché il mio Istinto Materno, ma forse è più un istinto umano di sopravvivenza, mi direbbe di fare cose che non è bello fare, e per fortuna vengono bloccate dall’amore materno per i propri figli. Per me se non ci fosse il pensare non sarebbe stato possibile essere mamma. Al contrario di Silvia quella storia che i problemi vengono a chi può risolverli, mi è sempre sembrata una caxxx—a! E infatti è pieno di mamme che non ce la fanno, e di figli che vivono male con i genitori. Io spero di cavarmela, ma certe volte mica ne sono così certa 😉

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  5. ecco, visto che mi chiami in causa 🙂 direi che il mio punto di vista e’ superbamente riassunto da Caia: pensare e’ naturale, arrovellarsi diabolico. Ho letto molto sulla genitorialita’, non tanto la fisicita’ di gravidanza e primi mesi (non mi ha mai completamente interessata la questione “meccanica” e non mi si addicono le letture olistiche sull’essenza della maternita’) ma proprio sul relazionarsi con i bimbi, pero’ arriva un certo punto in cui il famoso pilota automatico lo devi inserire, sperando che tutte le “teorie” lette abbiano lasciato una app automatica installata 😛

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  6. @lanterna: mah, è vero che la ragione aiuta a dubitare di tutto ma magari anche a comprendere le ragioni, tollerando gli errori e relativizzando le cose. per quanto riguarda l’essere la mamma che va bene, pensavo a una cosa molto in “Grande”, come ho scritto qui… https://genitoricrescono.com/la-mamma-perfetta/

    @Mammame: stessa linea di sintonizzazione, niente di totalizzante, ma un aiuto per decodificare. certo, magari aumenta la confusione, inizialmente, ma forse ci aiuta ad avere più informazioni da mettere a confronto.. per crescere!!

    @Caia: bella sintesi, invece!!

    @Cosmic 😀

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  7. come sempre il giusto è nel mezzo… ci vuole equilibrio anche se non è affatto facile trovarlo. quindi pensare prima ma anche dopo, per capire se si è fatta la scelta giusta e imparare con l’esperienza. l’istinto aiuta e non va messo da parte, ma quante cose il nostro istinto ci fa sottovalutare/sopravvalutare? un esempio su tutti, visto che avete anche riproposto la campagna “se lo ami legalo”, quante mamme danno ai loro figli solo cibo biologico, li coprono all’inverosimile per paura che si prendano un raffreddore, non li portano fuori d’inverno perchè fa freddo, non li lasciano giocare per terra perchè sennò si sporcano/mettono in bocca le mani piene di microbi, e così via, e poi li portano in braccio in macchina o li lasciano liberi di girare per l’abitacolo perchè sennò poverini piangono? insomma secondo me le parole chiavo sono: BUON SENSO e INFORMAZIONE.

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  8. ahahah
    mitica!
    ma secondo me pensare e’ naturale, arrovellarsi diabolico. 😀
    e poi dipende a cosa si pensa.
    a me guardarmi dall’esterno aiuta. se penso a quello che mi dicono gli altri invece no.
    boh, sono in fase anarchica, perdonami 😀

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  9. Tocchi un tema oggetto di parecchi dissidi con il mio compagno che, specialmente all’inizio non condivideva il fatto che io cercassi di sviluppare un pensiero anche “documentandomi” sui processi di crescita ecc, liquidandomi come troppo cerebrale e sostenendo che c’è una sapienza che si sviluppa sul campo. che poi non è sbagliata nemmeno questa obiezione. però il mio scopo era ed è cercare delle risposte per decodificare questo fiume in piena di emozioni, di richieste, di dinamiche di fronte alle quali spesso ci si trova proprio completamente disorientati e in definitiva io credo si tratti di cercare una strada tutta mia che nessun pensiero razionale , nessun libro mi può dare ma che tutti i pensieri, tutti i libri e le informazioni, tutte le riflessioni e le condivisioni, possono aiutarmi a trovare, accendendo nuove consapevolezze mentre si mischiano alla variabile della mia identità e di quella dei miei nani.

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  10. Mah, io non ho paura di dire (e pensare) che magari non è del tutto vero che io sono la madre giusta per i miei figli. Magari per uno sì e per l’altro no. Magari per nessuno dei due. Magari per alcune cose sì e per altre ci vorrebbe un’altra persona (che a volte è mio marito, e va bene, ma a volte nemmeno lui è quello giusto).
    Non lo so, io non sono più di tanto convinta che ragionare mi aiuti più di tanto su questa strada. Perché a volte la ragione ti porta a dubitare di tutto, soprattutto quando i risultati non si vedono.

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